martedì 28 aprile 2020

LA CHIESA A PORTE CHIUSE


Chiese aperte, ma chiuse: i vescovi ostaggio del Governo - La ...
Il duro attacco della congregazione dei vescovi italiani della Cei,prontamente richiamati dal loro boss Francesco,è stata una levata di scudi cui hanno prontamente preso posizione i partiti reazionari della destra italiana,che hanno soppiantato la Democrazia Cristiana che si è spartita tra Forza Italia,FdI e la Lega(che nei primi anni non aveva dato molto peso alla religione)e il Pd.
Il breve contributo del redazionale di Left(viene-prima-la-tutela-del-sacro-o-la-salute )descrive e puntualizza sul come la chiesa cattolica deve seguire le regole dello Stato italiano e così le sue leggi ed i suoi decreti,soprattutto se riescono a salvare vite umane,le anime possono aspettare.
Se davvero i cattolici vogliono trovare dio prima del tempo necessario e dovuto che lo facciano con altri metodi,non imponendo il loro volere a fronte delle ordinanze,che esse piacciano o meno,e casi come quelli di Gallignano,qui vicino(www.adnkronos.com/parroco-multato )certifica che l'ignoranza e la stupidità di certo non fa"vade retro"a fronte dell'abito talare.
Come tutte le altre religioni riconosciute dallo Stato e che per ora non hanno avuto dichiarazioni di prepotenza come quelle della chiesa,attenderanno i tempi necessari e come tutti,senza agevolazioni,potranno nuovamente perseguire nei loro riti attenendosi alle norme di distanziamento sociale e di sicurezza per loro e per gli altri che saranno ritenute necessarie.

Viene prima la tutela del sacro o la salute?

di Redazione Left
Giriamo la domanda della Uaar ai vescovi italiani e a chiunque è interessato

«In un momento in cui tutti subiamo pesantissime limitazioni alla libertà personale, i vescovi non accettano di vedere ridimensionato l’esercizio della libertà di culto e fanno pressioni sul governo. Ma la libertà di culto deve fermarsi davanti all’interesse generale. E che i vescovi pretendano privilegi che potrebbero mettere in pericolo la popolazione è scandaloso».

Il segretario dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar), Roberto Grendene, commenta così lo scontro (per certi versi inedito nella storia repubblicana) tra governo e Conferenza episcopale italiana, in merito alla ripresa delle attività di culto, che il Dpcm del 26 aprile ha escluso da quelle che potranno ripartire dal 4 maggio. La libertà di culto è tutelata dall’articolo 19 della Costituzione, sostengono i vescovi nel pretendere da Conte che essa sia garantita mediante la possibilità di celebrare le messe già dal 4 maggio. Libertà che è stata rivendicata anche dai rappresentanti di altre religioni monoteiste, ma, va detto, nessuno lo ha fatto con la “veemenza” al limite della protervia dei vescovi cattolici.

«Le funzioni religiose – osserva Grendene – ricadono sotto la voce “assembramenti” e presentano, come ha riconosciuto il comitato tecnico-scientifico, “criticità ineliminabili”, tra cui il fatto che i fedeli sono quasi tutti anziani e che le pratiche della eucarestia sono di per sé talmente poco igieniche che non a caso hanno già scatenato cluster… In altre parole la Cei “esige” e non si fa scrupolo di mettere a rischio la vita delle persone più a rischio. Impossibile non rilevare poi come delle 12 confessioni che hanno stipulato un’intesa con lo Stato nessuna abbia fatto analoghe richieste di strappi alle regole. Il governo – conclude Grendene – ha il dovere di non cedere alle richieste di corsia preferenziale della Chiesa. Nessun presunto diritto divino prevale sulle leggi (e sulla pelle) dei comuni mortali, credenti e non credenti».

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