sabato 9 maggio 2009

GLI ANTEFATTI DELL'ASSASSINO CALABRESI

Questo articolo di Ulisse Ognistrada per"Senza Soste"spiega come il commissario Calabresi sia stato santificato ingiustamente perchè già famoso negli anni e nei mesi precedenti ai fatti di Piazza Fontana per la sua inquadratura come publico ufficiale della sezione politica della questura milanese verso gli ambienti dell'estrema sinistra e del mondo anarchico.
Pluridenunciato anche alla corte dei dirtti umani dell'Aia per i suoi metodi fascisti di interrogatori con pestaggi,calunnie,false tesimonianze e costruzione di prove false;e proprio per questo passato di grado visto che in Italia è così,più passi il limite del rispetto della persona umana e più sei applaudito,ammirato e qualificato(vedi gli ultimi fatti di Genova e dell'ospedale San Paolo).
L'anarchico Pinelli ora non c'è più,buttato dalla finestra del commissario assassino Calabresi,ma la sua storia,ricordo e memoria è passata attraverso gli anni,la rabbia della sua e delle altre morti avvenute per mano dello Stato ora è la nostra rabbia.
Calabresi ha avuto la fine che si meritava,peccato che gli esecutori siano stati presi ed abbiano pagato con la galera questo loro gesto che è stato solamente l'adempimento della sentenza formulata dalla giustizia proletaria.
Perchè se avessimo dovuto aspettare la giustizia dello Stato ora Calabresi sarebbe seduto su di uno scrannio al fianco ed alla pari dei fasci che vi sono ora,e come disse Leonardo Sciascia sugli orrendi fatti del 12 dicembre 1969"...ed è da allora che l'Italia è un paese senza verità.Ne è venuta fuori,anzi,una regola:nessuna verità si saprà mai riguardo ai fatti delittuosi che abbiano,
anche minimamente,attinenza con la gestione del potere.Perchè lo Stato non può processare se stesso".
Luigi Calabresi: il "commissario finestra".

Che la vedova Pinelli stringa la mano alla moglie di Calabresi è un fatto privato che doveva rimanere tale. Invece viene utilizzato dal potere politico per pacificare ed unire carnefici e vittime. Noi non ci rassegnamo a questi tentativi di distruggere la memoria dei nostri morti, tanti, troppi. Uccisi da uno stato che continua ad auto assolvelrsi.
Proponiamo un articolo del cartaceo che ripercorre la reale storia di Calabresi, questo è il nostro modo di dissentire dalla "giornata del ricordo di parte".

Contrariamente a quanto si pensi, l'opera di falsificazione e repressione, compiuta da Calabresi. non inizia con le indagini su piazza Fontana e con l'omicidio Pinelli, ma alcuni mesi prima.Sono tre anni che Calabresi è nella squadra politica, ma già si mette in evidenza quando deve fronteggiare le manifestazioni e lo fa con rara rabbia, da buon figlio della borghesia artigiana, riuscendo a procurarsi alcune denunce per ATTENTATO AI DIRITTI DEI CITTADINI contraddicendo le voci che (oggi) lo dipingono come un “moderato”.Il 25 aprile 1969 scoppiano due bombe alla Fiera di Milano ed alla stazione centrale, Calabresi indirizza le indagini in una sola direzione, sui gruppi extraparlamentri di sinistra e sugli anarchici, indagini che portano al fermo di 15 militanti di sinistra; si aspettano mesi per interrogare gli arrestati, ma nonostante la cocciuttaggine del commissario aggiunto, dopo sette mesi i fermati vengono rilasciati per mancanza di indizi, alzando un caso politico che finirà davanti al tribunale dell'Aia per i diritti dell'uomo.
Il 12 dicembre 1969 alle 16:37 in piazza Fontana, nel centro di Milano, esplode una bomba provocando diciassette morti e ottantotto feriti, ma in quel giorno non sono le sole: una seconda bomba fu rinvenuta a Milano nella Banca Commerciale, successivamente fu fatta brillare distruggendo elementi importanti per risalire a chi avesse preparato gli ordigni. Altre tre esplodono a Roma causando 17 feriti. Cinque attentati nel pomeriggio dello stesso giorno, concentrati in un lasso di tempo di soli 53 minuti.Le indagini milanesi guidate dal Commissario Calabresi si indirizzano, immediatamente e senza dubbi, su anarchici e gruppi di sinistra portando al fermo, senza prove o accuse, di centinaia di persone tra cui un ferroviere anarchico: Giuseppe Pinelli.Per smentire le ciarle di chi ancora oggi sostiene la storia del buon commissario, Pinelli racconta ad un fermato di sentirsi perseguitato da Calabresi e di avere paura di perdere il posto alle ferrovie, inoltre lo stesso fermato, sbirciando i fogli d'ordine lasciati su una scrivania legge del “trattamento speciale” riserbato a Pinelli: non farlo dormire e tenerlo sotto pressione per tutta la notte.Il 15 dicembre nelle stanze al quarto piano dell' ufficio politico ci sono ancora un centinaio di fermati che, dal venerdi' delle bombe, sono sottoposti a continui interrogatori e pestaggi. Aldo Palumbo, cronista dell'Unita' di Milano, muove i primi passi per attraversare il cortile ed è l'unico a sentire il tonfo della caduta di Giuseppe Pinelli dalla finestre dell'ufficio del commissario Calabresi, lo vede a terra, morente. Il giorno dopo troverà la sua casa sotto sopra in segno di chiaro avvertimento nel caso che Pinelli, morente, avesse rivelato qualche cosa. La mattina dopo tutti i quotidiani escono a grossi titoli con la notizia del suicidio del Pinelli.Perché Pinelli avrebbe dovuto suicidarsi?Tutti quelli che lo conoscevano sapevano che disprezzava i suicidi e li condannava, diceva che erano vigliacchi. Non solo: era anche un veterano degli interrogatori (oltre 20) e conosceva bene i sistemi della polizia. Il trucco della confessione di Valpreda (il maggiore indiziato come esecutore della strage) con lui non poteva funzionare.La storia di Pinelli suicida non regge perché chi si butta nel vuoto fa un salto e non sfiora il muro, come accadde a Pinelli e non rimbalza su due cornicioni. Pinelli è stato gettato dalla finestra dell'ufficio di Calabresi.Tralasciando le incongruenze, le menzogne ed i depistaggi sulla morte di Pinelli, è utile ricordare, per capire chi era Calabresi, che nel 1971, dal processo sugli attentati del 25 aprile, saltano fuori particolari umilianti per la polizia, verbali spariti, altri falsificati, biglietti messi in tasca ad un imputato. Le accuse crollano, Calabresi viene fischiato in aula e gli sono accollate tutte le responsabilità. In quei giorni la stampa rinfocola le accuse a Calabresi, anche giornali notoriamente non di sinistra lo accusano.Nonostante queste premesse, la polizia premia Cabresi nominandolo commissario capo. Un modo per dire : “bravo hai fatto un buon lavoro”.
A questo punto la figura del commissario capo Calabresi è chiara.Torture in interrogatorio, depistaggio di indagini, verbali falsificati e uccisione di Pinelli.Come sappiamo la realtà giudiziaria è una, spesso pilotata, molte volte di parte. La realta storica ha, di contro, fatto il suo processo ed emesso la sua sentenza.

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