domenica 12 aprile 2009

"PAPABILI" SEDI PER CENTRALI NUCLEARI

Prendendo spunto da un sondaggio trovato sul sito"DonZauker.it"ho deciso di fare un ragionamento che penso molta gente abbia fatto,ovvero se l'ipotetica costruzione di centrali nucleari di nuova generazione sicure sotto tutti i punti di vista(a detta dei propositori)perchè non le realizzano in zone simboliche?
Oltre le 4 sedi proposte dal sondaggio(villa Certosa di Berlusconi,Vaticano,sede Rai e location del Grande Fratello)perchè non le facciamo in qualche centro città abitato da centinaia di migliaia di persone,oppure in zone sismiche,o sulle Dolomiti piuttosto che all'isola d'Elba?
O per l'appunto a casa di nostri politici,accanto al Parlamento o al Pirellone?
L'esito del referendum on line ha premiato Piazza San Pietro nel Vaticano davanti alla piccola residenza sarda di Berlusconi,ora messa a disposizione dal premier per gli sfollati abruzzesi,costruzione fatta col sangue,cui dopo dedico un documento tratto da Indymedia Roma.
Ebbene,a differenza delle discariche che nessuno vuole ma ci vogliono,le centrali nucleari non servono e quindi non c'è nemmeno il dilemma di dove poterle costruire.
S.Pietrobyl.
Dove vorresti fosse costruita la nuova SICURISSIMA centrale nucleare di XIV generazione?

A Villa Certosa
In Piazza S. Pietro
Nella casa del Grande Fratello
A Roma, in Viale Mazzini 14

Vince con 1305 voti, pari al 48% del totale: ” In Piazza S. Pietro”.
E allora è tutto vero.
E’ vero che, nonostante il popolo italiano abbia mandato a fare in culo il nucleare con un referendum - la massima espressione democratica - alla fin fine ci ha ripensato. Come dicono i politici favorevoli (ma soprattutto interessati), gli italiani hanno capito benissimo che le centrali di ultima generazione sono sicure al centissimo per cento, perfino su un territorio ad alto rischio sismico come il nostro.
Lo hanno capito talmente bene e si fidano a tal punto che non esiterebbero a piazzarne una perfino in luoghi di particolare interesse. Interesse per chi o per cosa al momento ci sfugge, ma non è questo il punto.
Ed ecco che l’amore, il più autentico e tradizionale sentimento che ci distingue da tutti gli altri popoli, lo manifestiamo al meglio, e proprio in queste occasioni. Per questo i grandi contendenti per la palma di questo sondaggio sono stati il nostro amato premier e il führer della Chiesa Cattolica. Gli italiani sono così sicuri dell’affidabilità dei nuovi impianti che non esiterebbero a piazzarne uno (ma anche due o tre, perché no) sotto il prezioso ano dei due illustrissimi personaggi.
Ma, si sa, l’italiano è sì un cittadino dell’Occidente democratico, è sì il figlio del Rinascimento, ma è prima di tutto un cristiano, per dio. Per questo, nonostante un iniziale testa-testa fra i due contendenti, il santo padre ha avuto la meglio. Gli italiani hanno capito benissimo che possono dormire fra due guanciali.
P. S. Da anni, nei salotti televisivi e nei servizi dei TG si vedono affannarsi politici di ogni schieramento che si permettono di sostenere che “gl’italiani sanno benissimo che…”, “è chiaro che queste cose non interessano ai cittadini”, “il popolo italiano ha capito perfettamente che” e via dicendo. Ora, come facciano a sapere queste cose non è chiaro; sono andati di persona a sentire le opinioni di ciascuno? Bah, a casa nostra non ci sono passati. Da qui la semplice deduzione: che si tratti di uno squallido nonché drammaticamente infantile tentativo per spostare consensi e opinioni?
E allora, visto che non possiamo impedire a questi spaccascurregge di continuare la loro puerile tattichina, incastriamoli: IL PROSSIMO DI LORO CHE SI ARROGA IL DIRITTO DI SAPERE COSA INTERESSA AGL’ITALIANI E’ UN PEZZO DI MERDA. E lo vada a dire alla rottanculo di su’ madre!
Non potremo mai sapere se qualcuno di loro leggerà queste righe. Ma sarà comunque bello immaginarselo.
Berlusconi mette a disposizione la villa La Certosa, progettata per il Boss della banda della Magliana.

Tra le proprietà che il premier ha messo a disposizione per i terremotati dell'abruzzo c'è la villa La Certosa. Sorge a Porto Rotondo ed è la residenza estiva del Cavaliere. Fu progettata per il dubbio faccendiere Flavio Carboni.
Ma spieghiamo meglio chi era questo faccendiere:
COSA NOSTRA A ROMA.
Ora restiamo con gli occhi puntati su Roma dove, da qualche anno (più o menoattorno al 1972) si è trasferito Giuseppe Pippo Calò, esponente di una coscapalermitana, considerato il “cassiere” della mafia.Calò è ricercato per tentato omicidio, ma gira tranquillo per le vie del centro e si spaccia per un generale dell’arma in pensione. Salamandra, come è soprannominato,si è legato a Cosa Nostra sotto gli occhi di Tommaso Buscetta e si è trasferito a Roma come uomo di punta della “mafia dei colletti bianchi”, quella che fa affari con finanzieri, banchieri, speculatori e palazzinari, quella che “pulisce” i proventi delle attività criminali, investendoli in terreni, lotti, società, ecc…Nella capitale Calò è legato a Domenico Balducci: ufficialmente Memmo, come lo chiamano gli amici, è il proprietario di un negozio di elettrodomestici a Campo dei Fiori, gestito dal suo amico Oberdan Spurio, ma la sua vera e ben più redditizia attività è quella di strozzino o “cravattaro” come dicono a Roma, tanto che nel suo esercizio ha appeso un cartello con su scritto “Qui si vendono soldi” e c’è un apposito sportello a cui ci si può rivolgere per ottenere, oltre al denaro, anche gioielli pelli, argenteria, tappeti. Tramite Balducci, oltre al già citato Danilo Abbruciati, i contatti arrivano anche a Danilo Sbarra (imprenditore edile e usuraio) e da qui a Flavio Carboni, un ex imprenditore discografico sardo che si è riciclato con successo nell’attività di speculatore di terreni edificabili, e annovera contatti prestigiosi fra cui alti prelati vaticani e dirigenti democristiani; con loro c’è anche l’italosvizzero Fiorenzo Ravello, meglio noto come Florence Ley Ravello, curatore di grandi patrimoni. Questi sono i vertici della nascente mafia imprenditoriale stabilitasi a Roma. D’altra parte la capitale d’Italia è stata sempre terra di conquista per i criminali venuti da fuori che, periodicamente, hanno assunto o si sono spartiti leattività più redditizie lasciando, anche con il benestare più o meno consapevole, alla malavita indigena gli “affari” di piccolo cabotaggio.
Flavio Carboni (Sassari, 1932) imprenditore italiano, con attività in numerosi campi. Il suo nome appare in numerose inchiese giudiziarie degli anni ottanta.
Nel 1997, i magistrati di Roma collegarono Flavio Carboni ed un esponente della Mafia siciliana, Pippo Calò, all'omicidio del banchiere Roberto Calvi.
Flavio Carboni è infatti sospettato di aver intrattenuto rapporti di un certo spessore col banchiere assassinato, del quale avrebbe successivamente alla sua morte ricettato la borsa ed i documenti contenuti, vendendoli ad un alto prelato dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR, istituto di credito del Vaticano), monsignor Pavel Hnilica. Per tale ricettazione il 2 marzo 2000 fu condannato con il pregiudicato romano Giulio Lena, mentre il religioso (che intendeva proteggere, dichiarò, il buon nome della Chiesa cattolica e di papa Giovanni Paolo II) fu assolto per aver agito in stato di necessità. La prima sentenza fu dichiarata nulla per vizio di procedura, ma ne seguì dopo poco un'altra che confermava i dispositivi della prima.
Carboni è stato inoltre sospettato di far parte della mafia. Con l'ex compagna Manuela Kleinszig, Pippo Calò ed Ernesto Diotallevi, presunto boss della Banda della Magliana, è sotto processo ed è stato assolto in primo grado dall'accusa di omicidio aggravato e premeditato in danno di Calvi anche per effetto dello smascheramento del falso alibi inizialmente fornitogli da una parente residente nella capitale inglese. Va notato che poco dopo il rinvio a giudizio della magistratura italiana, quella inglese ha emesso un verdetto definitivo col quale ammetteva che la causa mortis era uno strangolamento operato da due o più persone. Il verdetto è stato comunicato lo stesso giorno nel quale si è chiusa in Italia la vicenda relativa alla borsa del coroner inglese che indagava sulla morte di Calvi, al quale erano stati rubati a Roma la borsa contenente il computer e molti documenti in argomento: l'inchiesta sul furto ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per concorso in ricettazione nei confronti di un italiano, un algerino ed un cinese.
Il nome di Flavio Carboni è stato legato a più riprese a quello del conterraneo Giuseppe Pisanu, ex ministro dell'Interno, con l'intento di indagare sull'eventuale reale ragione dei loro rapporti, dichiaratamente di mera confidenza fra corregionali. In affari con Silvio Berlusconi, allora imprenditore in cerca di operare investimenti in Costa Smeralda, Carboni, secondo le affermazioni dell'editore Angelo Rizzoli alla Commissione P2, avrebbe lautamente remunerato un tranquillizzante intervento di Pisanu alla Camera dei Deputati poco prima che scoppiasse lo scandalo del Banco Ambrosiano.

LA BANDA DELLA MAGLIANA, LA DESTRA EVERSIVA E COSA NOSTRA.

L'ATTENTATO A ROBERTO ROSONE, VICE PRESIDENTE DEL BANCO AMBROSIANO(…) indicazioni specifiche di un intreccio di interessi criminali tra la banda della Magliana, ambienti della criminalità economica e politica e Cosa Nostra sono emerse nell’ambito delle indagini concernenti un altro delitto "sporco"- il tentato omicidio di Roberto Rosone, vice presidente del Banco Ambrosiano (presidente Roberto Calvi) , commesso a Milano il 27.4.1982.Di tale reato - eseguito materialmente da Danilo Abbruciati che perse la vita in un successivo conflitto a fuoco, e da Bruno Nieddu - sono stati imputati Ernesto Diotallevi e Flavio Carboni, e indiziati Giuseppe Calò e tale Gianmario Matteoni.Più precisamente - secondo la ricostruzione accusatoria (esposta nella ordinanza del G.I. di Milano del 22.12.87, conclusiva della tase istruttoria del relativo procedimento) – il Diotallevi, esponente di spicco della banda della Magliana, avrebbe svolto il ruolo di tramite tra i mandanti (il noto "faccendiere" Flavio Carboni e il boss mafioso Pippo Calò) e gli esecutori (Danilo Abbruciati, scelto dal Diotallevi, e il Nieddu, scelto dall'Abbruciati al posto del Matteoni che si era offerto, ma non era stato ritenuto idoneo).
Ecco la bella solidarietà!

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