mercoledì 22 aprile 2009

IL 25 APRILE COME SPOT ELETTORALE

Ed ora cominciamo a parlare del 25 aprile non dal lato strettamente personale ma cominciando ad analizzare le dichiarazioni di questi ultimi giorni,intrisi da veleni e polemiche la maggior parte delle volte a ragione di chi difende questo giorno.
Alla fine dopo 14 anni di presenza politica il nostro odiato premier Berlusconi si degnerà di partecipare ad una manifestazione per commemorare la Resistenza partigiana,e sappiamo già come lo farà enfatizzando il fatto che è una data di tuti gli italiani e che lui ha snobbato fino ad ora perchè ci sono le elezioni e deve farsi vedere(piangente,ferroviere,salvatore,vigile del fuoco,camminando sull'acqua...)all'intera schiera dei massmedia.
Personalmente ho avuto un mezzo colpo quando c'è stato l'assenso all'invito di Franceschini con la risposta del dubbio sul dove avesse trascorso quella data il capo del governo,mica sarebbe andato dove sarei andato io?
Per fortuna non accadrà visto che Berlusconi tornerà ad Onna vicino a L'Aquila dove ormai è un'habitué per mostrarsi alle telecamere di tutta Italia ed Europa,quindi potrò andare tranquillo a ricordare e a far festa assieme ai miei amici senza il timore di brutte sorprese!
In questi giorni addirittura il ministro La Russa ce l'ha contro i partigiani comunisti che secondo lui storico fascista non hanno il merito di essere celebrati come liberatori della patria,e detto da un simile spregevole personaggio è quasi un onore.
Un articolo de"La Repubblica"(di ieri)a firma di Andrea Montanari ed un commento di Pietro Ancona pongono fine a questo secondo post-pre-commemorazione della libertà dell'Italia dall'oppressore nazifascista.
25 aprile, La Russa contro i partigiani: "Non vanno celebrati come liberatori".

Insorge il Pd. Il premier andrà a Montelungo. Non ancora esclusa la presenza di Berlusconi a Milano. Intanto Moratti e Formigoni prendono tempo.

MILANO - L'unica certezza, al momento, è che Silvio Berlusconi parteciperà sabato, per la prima volta, alle celebrazioni per il 64° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Anche se non è ancora chiaro dove. Le ultime indiscrezioni parlano di Montelungo, dove si recherà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma restano ancora in piedi le ipotesi di una nuova visita del premier nelle zone terremotate dell'aquilano o che partecipi nel pomeriggio alla tradizionale manifestazione nazionale organizzata dall'Anpi a Milano, dove lo ha invitato nei giorni scorsi il segretario del Pd Dario Franceschini. Dal suo entourage, non trapela altro. Ma è sufficiente a far salire ulteriormente la tensione tra maggioranza e opposizione. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa rilancia: "I partigiani rossi meritano rispetto, ma non possono essere celebrati come portatori di libertà". Pronta la replica del portavoce del Pd Andrea Orlando: "La Russa ha oltrepassato il segno. Fare distinzioni tra partigiani buoni o cattivi è intollerabile oltre che menzognero nei confronti della verità storica". Chiede rispetto anche Pierluigi Castagnetti del Pd: "Quelle di La Russa sono solo manifestazioni di incapacità ad accogliere il senso storico di quella pagina gloriosa della storia d'Italia". Sulle barricate pure l'estrema sinistra. Per Oliviero Diliberto del Pdci "il premier farebbe meglio ad andare in Sardegna perché non si può diventare antifascisti in un sol colpo", mentre il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero aggiunge: "Se non dichiara apertamente il suo antifascismo, la sua partecipazione sarebbe solo una presa in giro degli italiani".
Ma anche il centrodestra si divide. Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto invita il premier a "non dover dimostrare le sue credenziali a Franceschini andando a farsi fischiare in piazza Duomo a Milano, come è già successo a Bossi e alla Moratti". Nel frattempo, a Milano è già partito sul sito Indymedia il passaparola negli ambienti vicini ai centri sociali e alla sinistra antagonista. Al grido: "Berlusconi se ne stia a casa. Antifascisti sempre". Tanto che il verde Carlo Monguzzi lancia un appello a tutte le anime della sinistra: "Se Berlusconi verrà a Milano ci sarà una piazza divisa in due: la prima fischierà Berlusconi, la seconda il Pd che l'ha invitato. Pensiamo solo a organizzare una grande manifestazione, non a Berlusconi". Il governatore lombardo Roberto Formigoni e il sindaco di Milano Letizia Moratti prendono ancora tempo e si affidano al premier. "Mi consulterò con Berlusconi, ma nel '95 partecipai e fui fischiato" - precisa il primo. "Sto valutando, anch'io sentirò il premier" - sottolinea la seconda, che nel 2006 fu costretta ad abbandonare la manifestazione insieme al padre Paolo Brichetto Arnaboldi, ex deportato a Dachau. Il suo predecessore Gabriele Albertini, ora eurodeputato del Pdl, però non ha dubbi: "Il sindaco di Milano non può mai mancare sul palco di Piazza Duomo. E se il caso si prende i fischi, come è capitato a me. Le istituzioni non possono dimenticare che Milano ha ricevuto la medaglia d'oro".
Il 25 aprile di Berlusconi.

Come pensavo (ed in fondo temevo) la proposta di Franceschini a Berlusconi di partecipare al 25 aprile è stata accettata dopo una non lunghissima riflessione. I pro ed i contro considerati dal capo della destra italiana al potere hanno fatto propendere la bilancia verso il si.Infatti non si tratta di una resa di Berlusconi ai valori della Resistenza che si intrecciano strettamente con quelli della Costituzione specialmente per ciò che riguarda la libertà, la democrazia e la giustizia sociale, ma al contrario di una vera e propria capitolazione del PD ad una idea dello Stato bonapartista, ad una vittoria della borghesia italiana fascistoide, scroccona,parassitaria e legata alla mafia. Berlusconi non ha fatto un solo passo verso la Resistenza. Al contrario il PD ha fatto un importante tratto di strada verso l'abiura delle sue radici, di se stesso, delle classi sociali che per un lungo periodo di tempo ha rappresentato in Parlamento. Il PD ha abbandonato l'idea della repubblica basata sul lavoro quando ha accettato l'egemonia confindustriale e la sconfitta dei lavoratori oggi
isolati, mal pagati, precarizzati, ricattati. Il PD ha abbandonato l'art.11 della Costituzione quando ha accettato il ruolo ascaristico dell'Italia nelle avventure coloniali in Afghanistan, in Irak del colonialismo anglosassone e quando ha abbandonato ad un tristissimo destino di genocidio il popolo palestinese (dopo averlo difeso per oltre quaranta anni). Il PD ha accettato il dominio, la signoria di Berlusconi sulla informazione accontentandosi
della piccola enclave di Raitre. Gli interessi rappresentati dal blocco sociale berlusconiano non vengono messi in discussione ma al contrario lusingati dalla "concorrenza" dei vari Bersani e Letta....
Siamo oramai lontani anni luce dalla coesione sociale che in qualche modo fu garantita per tanti anni dai partiti del CNL e l'Italia è devastata dall'odio sociale inoculato da campagne di stampa incessanti ed ossessionanti e da ministri che apostrofano come fannulloni i dipendenti pubblici e che, come Maroni, invitano alla cattiveria nei rapporti con i migranti specialmente se sanspapiers.
L'indomani del prossimo venticinque aprile Berlusconi potrà dire agli italiani che tutte le accuse che le opposizioni gli hanno fatto in questi anni erano infondate. Magari il ddl sulla equiparazione dei repubblichini ai resistenti diventerà legge ed "il sangue dei vinti" prevarrà su quello dei vincitori. Da qui alla criminalizzazione dei partigiani e della resistenza non ci vorrà molto tempo.....
Questo perchè il punto di sintesi, di pacificazione che oggi viene invocato non ci sarà perchè in Italia non c'è mai un giusto mezzo. Dilagheranno altre campagne di odio verso la "sinistra" intesa questa come tutto ciò
che è rappresentato dalla resistenza, dai diritti dei lavoratori, dalla libertà e dalla giustizia sociale. Da giovane ero convinto che la storia fosse una continua evoluzione verso il meglio. Non è così: E' anche regressione, oscurantismo, ritorno alla barbarie.
Celebrare la resistenza con il Capo di un Governo che ne ha sempre disconosciuto il valore e che certo non si è convertito dopo venti anni, un governo che collabora con Bossi e gli ex fascisti (non tutti sono come Fini),non è certamente un passo avanti verso la libertà. Da Sandro Pertini, Longo e Donat Cattin passiamo agli oligarchi che si dividono il Parlamento italiano a Berlusconi e Franceschini.

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