giovedì 30 aprile 2009

LO SPETTRO DELLA CRIMINALMONARCHIA

Tra la marmaglia di nuovi e vecchi,noti e meno noti,più o meno puzzolenti candidati per le elezioni dell'europarlamento spunta l'inquietante nome di Emanuele Filiberto di Savoia,ipotetico successore al trono d'Italia se la monarchia dovesse tornare in auge,discorso che ora può sembrare eretico ma che tuttavia ha un suo perchè.
Assieme al padre Vittorio Emanuele,noto assassino,massone,magnaccia,contrabbandiere di droga e di armi,ormai da anni il figlio,passando per un ragazzo alla buona e che fa tenerezza,si è ritagiato un ruolo di primo piano nella televisione e nei gossip italiani.
E si sa di come i mass media esaltino nel bene e nel male certi personaggi che a volte s'indirizzano dritti in politica come nel caso delle candidate veline di Berlusconi,di Magdi Allam ed Emenuele Filiberto per l'UDC,Fabrizio Corona per Fiamma Tricolore.
La scelta di candidare un possibile monarca in una Repubblica che ha abrogato tale regime è un errore colossale:un personaggio che ha chiesto milioni di euro come risarcimento al suo casato,
che come mestiere fa lo speculatore,che come il padre ha le mani ed i piedi invischiati nella prostituzione e nella droga è un suicidio politico.
Il dossier che segue tratto da Movisol-Archivio terrorismo,traccia un profilo dei due"reali"in questione e del loro passato marchiato di morte,di appartenenza alla loggia P2 e di tutti i problemi avuti con la giustizia e passati in modo pressochè indenne.La rete dei Savoia e i soliti traditori - Emanuele Filiberto - Vittorio Emanuele.
Già nel passato, quando fu coinvolto nell'inchiesta sul traffico internazionale di armi del giudice Mastelloni a Venezia, poi passata al giudice Palermo di Trento, Vittorio Emanuele di Savoia era emerso come un personaggio squallido, la cui piccolezza emergeva anche dal tipo di ruolo svolto nelle attività illecite di cui era accusato.
Negli anni '70 l'erede di casa Savoia fu coinvolto in un indagine della pretura di Venezia per traffico internazionale di armi ed è risultato iscritto alla loggia massonica della P2 con la tessera numero 1.621.
Ma la vicenda più scabrosa risale al 18 agosto 1978, all'Isola di Cavallo, in Corsica. Vittorio Emanuele era in preda ai fumi dell'alcol e, dopo una lite con il miliardario Nicky Pende, sparò col fucile. Un proiettile uccise uno studente tedesco di appena 19 anni, Dirk Jeerd Hamer, che stava dormendo con gli amici su un'imbarcazione vicina.
Vittorio Emanuele, processato in Francia, venne condannato nel '91 a sei mesi con condizionale per porto abusivo d'arma da fuoco ma prosciolto dall'incriminazione per omicidio volontario.
Bisogna dire che in trent'anni, il principe non è cresciuto, anzi. Ma aldilà degli aspetti particolari dell'inchiesta di Potenza, e aldilà di possibili letture politiche interne della vicenda (arresto a ridosso del referendum costituzionale), occorre fare presente che il principe Savoia e suo figlio Emanuele Filiberto non sono affatto due figure folcloristiche, ma molto probabilmente ricoprono un ruolo nell'ambito di un progetto politico che non è solo italiano. Emanuele Filiberto, infatti (anche lui coinvolto nell'inchiesta), ha fondato un suo movimento politico in preparazione ad una probabile discesa in campo personale. Nel frattempo, ha eletto un paio di parlamentari nelle liste del partitino di Rotondi. Il movimento di Emanuele Filiberto si chiama “Valori e Futuro”, ed ha sede a Venezia. Con riferimento alla professione del principino, viene da ironizzare sul nome del movimento; Emanuele Filiberto fa infatti lo speculatore, presso la banca d'affari italo-svizzera Albertini-Syz, ed è specializzato in “strumenti innovativi”, quelli, cioè, che moltiplicano la già ipertrofica piramide finanziaria a scapito dell'economia reale. Emanuele Filiberto si vanta di aver inventato i “fondi di hedge funds”, quei titoli, cioè, che permettono l'ebbrezza delle puntate ad alte vincite anche ai “poveracci” che hanno solo poche decine di migliaia di euro. “Valori” degli azionisti, dunque, e “futuro” in senso di “futures”?
Non dimentichiamo che Vittorio Emanuele era membro della P2, e che quindi era espressione di un mondo che ha congiurato contro la Repubblica. Ricordiamo anche che il presidente del Centro Mondiale Commerciale, filiale italiana della famigerata Permindex coinvolta nell'assassinio di Kennedy, era Carlo d'Amelio, il legale di casa Savoia. Nel 1958 la Permindex dette vita alla sua succursale di Roma, il Centro Mondiale Commerciale (CMC), sotto la presidenza di Carlo d'Amelio, legale dei Savoia in Italia. Nel consiglio di amministrazione del CMC figurano il principe siciliano Gutierez di Spadafora, ministro dell'Agricoltura di Mussolini, e Enrico Mantello (figlio di Georges Mandel-Mantello, quest'ultimo, secondo documenti del Diparimento di Stato USA, aveva gestito un racket di rifugiati ebraici durante la guerra), diverse personalità svizzere tra le quali il banchiere Hans Seligman, l'editore del National Zeitung Max Hagemann, il ministro Ernst Feisst, gli on. Bonfantini e Ceravolo. La fondazione avvenne con l'interessamento del segretario di Stato John Foster Dulles, fratello del capo della CIA Allen Dulles, attraverso un dispaccio "confidencial" del suo ministero all'ambasciata americana a Roma del 4 settembre 1958. Il dispaccio raccomandava sostegno e assistenza a Ferenc Nagy, presidente della Permindex, per la creazione della sua succursale romana, il CMC appunto, che andrà a occupare gran parte del Palazzo degli Uffici costruito all'EUR per l'Expo Internazionale del 1942. Alla cerimonia d'insediamento partecipò l'ambasciatore inglese sir Ashley Clark.
Ricordiamo che solo molto tardivamente il principe riconobbe lo stato italiano, magari facendo gli scongiuri dietro la schiena. E' quindi da ritenere che uno scenario futuro in cui la dinastia Savoia si preparasse a scendere direttamente in politica non sia affatto un'idea peregrina. E' già avvenuto in Bulgaria, dove il cugino di Vittorio Emanuele, Simeone di Sax-Coburgo Gotha, è stato Primo ministro e ora, dopo aver perso le elezioni, si prepara ad un “comeback”. Ed è proprio Simeone che Vittorio Emanuele avrebbe finanziato (o corrotto) secondo l'inchiesta di Potenza, che in Bulgaria ha riempito le prime pagine dei giornali.
Che quindi Savoia senior e Savoia junior siano pedine tuttora attive di una rete di cui la P2 è stata storica espressione, e che faccia capo ad ambienti della finanza sinarchista internazionale, è molto credibile. D'altronde non si spiegherebbe come, nonostante tutti gli scandali e le cadute d'immagine, il principe sia rimasto capo di casa Savoia a dispetto della fronda organizzata dal suo rivale di sempre, il più serio Amedeo d'Aosta. Ma forse non abbiamo ancora visto la puntata successiva.

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