martedì 7 aprile 2009

I REGALI DI PASQUA

Articolo che arriva con qualche giorno di ritardo rispetto allo svolgimento temporale del fatto in questione,ovvero della manifestazione della CGIL tenutasi a Roma sabato scorso.
A parte il fatto dell'adesione che comunqu è un fatto personale,temo che non sarà una delle ultime manifestazioni del genere visto l'andamento della crisi che si è abbattuta sull'economia globale,figlia del capitalismo.
Ho scovato nell'archivio di"Senza Soste"un ironico quanto esplicativo commento-articolo di Nello Gradirà che condivido in quanto deluso dall'arrendevolezza e dall'impoverimento della sinistra italiana,che ora in vista delle elezioni europee rispolvera simbolismi cari al vecchio PCI che solamente un anno fa erano stati accantonati.
Ed intanto i padroni spalleggiati dal governo rincarano le dosi di cassa integrazione,di soprusi economici e sociali,di calpestamento dei diritti dei lavoratori,intanto loro la crisi non la sentono nemmeno,i disagi li sentono la classe operaia che deve svegliarsi e ricominciare a lottare!
Ma a chi è servito il corteo della CGIL?

Dunque ieri centinaia di migliaia di persone (con il consueto duello di cifre tra organizzatori e questura, entrambi poco obiettivi) si sono ritrovate a Roma per la manifestazione della CGIL.
La stampa "amica" descrive l'evento con i toni a cui siamo abituati: il corteo colorato e pacifico, la fantasia dei manifestanti, i migranti, la grande voglia di partecipazione, e poi la gente che se ne torna a casa, stanca ma felice per la bella giornata trascorsa.
A quanto pare il corteo di ieri è stato un bagno di folla per tutti i politici presenti. Politici di tutte le organizzazioni della sinistra hanno ricevuto dimostrazioni di affetto e stima.
C'è Cofferati, "in rampa di lancio per Strasburgo", che gongola quando gli ricordano che con lui nel 2003 c'era più gente, e non solo nessuno lo prende a sputi in faccia per essere stato, come sindaco-sceriffo di Bologna, il vero e proprio precursore dell'ossessione securitaria che ha ormai ammorbato tutto il Paese, ma lo portano quasi in trionfo: "Duecento metri verso le auto della scorta -scrive Repubblica- ed è un tripudio. «C´è Sergio». «C´è Cofferati». Tutti a chiedergli foto, da mandare subito al paese con il telefonino. «Sergio, sei l´unico di sinistra», gli gridano". Per fortuna, con un po' di senso del ridicolo, è lo sceriffo stesso a rispondere "Allora siamo messi male".
Ci sono gli ex DS del Partito Democratico, e Il Manifesto si cura di informarci che "camminano con lo sguardo dei vincitori". Cos'abbiano vinto non lo abbiamo capito, ma certo dopo aver consegnato l'Italia a Berlusconi farsi vedere in piazza e non prendere gli insulti è effettivamente una bella vittoria.
Ci sono proprio tutti, D'Alema, Bersani, perfino Bassolino, e non risulta che sia stato contestato nemmeno lui. Ma che volete farci, è una festa popolare.
Franceschini dopo averci ripetuto per tutta la settimana a reti unificate che avrebbe aderito al corteo sembra che si sia trattenuto solo "venti minuti scarsi". Ma non solo non si registrano pernacchie nemmeno per lui, anzi, criticato dai moderati del PD "si consola con gli applausi dei manifestanti".
Una signora lo riempie di complimenti "Ci voleva un democristiano per unire davvero la sinistra" racconta Repubblica, che parla di "un calore quasi imbarazzante".
E pernacchie non ce ne sono nemmeno per Veltroni, che compare "all'insaputa di tutti", e perlomeno non rilascia dichiarazioni.
C'è anche il circo della ex Sinistra Arcobaleno in pompa magna: Ferrero e Bertinotti, Vendola e Diliberto, Giordano e Cento. Nello spezzone "politico" si fuma il sigaro sotto i flash dei fotografi, ci si saluta tutti e ci si abbraccia. Anche loro felici e soddisfatti. Ma di che?
E poi il comizio finale: Epifani è uno che quando parla ti ci vogliono almeno dieci minuti a capire se è del sindacato o della Confindustria (bisogna aspettare che dica "noi della CGIL").
Parole forti, le sue: "C'è un abisso tra quello che il governo avrebbe potuto fare contro la crisi e quello che ha fatto finora". Caspita!!
Le solite proposte: restituzione del fiscal drag, difesa del welfare, ma la crisi consente un tocco di estremismo in più: moratoria dei licenziamenti. Per quanto? Per chi? Non si sa.
Reddito minimo garantito? Neanche nominato.
Poi il piatto forte della giornata: la proposta di un tavolo al governo. Senza, per carità, anticipare alcuna rivendicazione. Il Berlusca risponde da par suo, avendo compreso perfettamente che se lo può permettere perché questa è gente che ha le polveri bagnate: "Il tavolo glielo dò in testa".
Meravigliosa battuta del capogruppo PdL alla Camera: "il discorso di Epifani rischia di risvegliare il terrorismo". Con il carisma che ha e i toni incendiari che usa, Epifani più che risvegliare il terrorismo addormenterebbe anche uno squadrone di talebani.

Brunetta ironizza: "Per chiedere un incontro c'era bisogno di portare centinaia di migliaia di persone in piazza? Bastava chiedere un appuntamento". Non gli si può dar torto.
Alemanno fa il signore: "ringrazio la CGIL per essersi impegnata a fare quelle modifiche al percorso che ci hanno permesso di ridurre i disagi". Ma per carità, dovere.
E la giornata finisce qui. Centinaia di migliaia di persone sono state portate in piazza sfruttando la loro voglia di partecipare, di opporsi, di cambiare le cose, e gli hanno fatto fare le comparse per i manifesti della prossima campagna tesseramento. I leader non si sono degnati neanche di spiegargli quali proposte reali farebbero al governo nel caso improbabile in cui si facesse davvero il tanto agognato "tavolo", ma del resto la gente sembra contenta così. Contenta di fare la scampagnata, contenta di "essere visibile", contenta di essere in tanti.
"Caro governo guardaci" un partecipante sintetizza così il senso della manifestazione. E un altro ribadisce: "è l'unico modo per renderci visibili".
Trovo che sia una cosa di una tristezza infinita. In piazza, a fare presenza, c'era tutto il ceto politico di incapaci e papponi che hanno consegnato l'Italia alla destra, ma non c'è stato un solo fischio per nessuno di loro.
E allora, se alla folla sta bene così, teniamoceli pure.
La CGIL, dal canto suo, ripropone una strategia di concertazione che non funziona più da qualche decennio, da quando cioè sono mutate le condizioni in cui funzionava il "compromesso fordista" che garantiva una redistribuzione del reddito tutto sommato accettabile sia per gli imprenditori che per la classe operaia organizzata.
Dopo trent'anni di neoliberismo e con questa crisi economica in corso riproporre una strategia concertativa o è ingenuità, che le battute sprezzanti della compagine governativa dovrebbero rendere palese, o è malafede, cioè è soltanto il tentativo di assicurare la sopravvivenza del funzionariato sindacale.
E' dalle "grandi, pacifiche e colorate manifestazioni" dei primi anni '80 contro i missili a Comiso che si sarebbe dovuto capire che le sfilate di massa con i palloncini e le maschere di Carnevale non spostano una virgola negli equilibri politici. La manifestazione di piazza può essere il momento in cui si rendono chiari gli obiettivi concreti su cui si lotta, ma poi ci dev'essere un'attività continua sul territorio, sul posto di lavoro, forme di lotta diverse e coordinate. Altrimenti si fa la parodia della lotta di classe, e si sprecano tempo e soldi. Come quando ti fanno fare un'ora di sciopero per il rinnovo del contratto e così perdi i soldi dello sciopero e quelli del contratto che non arriva.

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