Mentre il corrispondente del giornale torinese sta indugiando su quello che vuole o deve dire,Piccinin senza mezzi termini dice che Assad con l'attacco di armi chimiche o gas sarin avvenuto nella periferia di Damasco non c'entra proprio nulla,forse perché non imbavagliato dalla propaganda occidentale che preferisce guarda un po' un movimento di integralisti islamici a quello che chiamano regime dell'attuale presidente.
Ciò nonostante Quirico ammette che è rimasto deluso dal comportamento dei ribelli che non aveva più lo spirito di quello della rivoluzione laica di Aleppo di molti mesi addietro ma che ha subìto l'ingresso del fanatismo religioso tradendo il significato della rivolta popolare.
Vedremo se ora il giornalista del quotidiano degli Agnelli avrà il coraggio di dire quello che ha passato senza parteggiare per una parte o l'altra,così come fece a suo tempo Tiziano Terzani che seguiva con interesse tifando Pol Pot e poi sappiamo tutti com'è andata a finire.
L'articolo preso da Senza Soste racconta delle prime dichiarazioni degli ostaggi liberati,aggiungendo pure un articolo dell'agenzia Ansa:http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/09/09/Quirico-finisce-incubo-giornalista-torna-casa-_9267269.html .
Siria: la 'smentita' di Quirico sui gas inchioda i ribelli
Le dichiarazioni del belga Piccinin appena liberato dopo una prigionia di mesi passata in mezzo ai tagliagole jihadisti sono esplose come una bomba atomica sui media intruppati dalla propaganda filo-bellica del governo statunitense.
Forse nel tentativo di metterci una toppa Quirico è intervenuto poco fa a commento delle dichiarazioni del compagno di prigionia.
Forse nel tentativo di metterci una toppa Quirico è intervenuto poco fa a commento delle dichiarazioni del compagno di prigionia.
“E’ folle dire che io sappia che non è stato Assad a usare i gas” ha detto al suo giornale, La Stampa, l'inviato di guerra appena tornato in patria.
Ma la ricostruzione di Quirico su quanto accaduto in realtà rafforza ulteriormente quanto raccontato da Piccinin alla stampa belga, e fornisce particolari che rendono ancora più interessanti - e politicamente esplosive - le cose dette dal suo compagno di sventura.
“Eravamo all’oscuro di tutto quello che stava accadendo in Siria durante la nostra detenzione, e quindi anche dell’attacco con i gas a Damasco”, ha raccontato Quirico. “Un giorno però - ha aggiunto - dalla stanza in cui venivamo tenuti prigionieri, attraverso una porta socchiusa, abbiamo ascoltato una conversazione in inglese via Skype che ha avuto per protagoniste tre persone di cui non conosco i nomi. Uno si era presentato a noi in precedenza come un generale dell’Esercito di liberazione siriano. Un secondo, che era con lui, era una persona che non avevo mai visto. Anche del terzo, collegato via Skype, non sappiamo nulla”.
“In questa conversazione - prosegue la ricostruzione di Quirico - dicevano che l’operazione del gas nei due quartieri di Damasco era stata fatta dai ribelli come provocazione, per indurre l’Occidente a intervenire militarmente. E che secondo loro il numero dei morti era esagerato”.
“Eravamo all’oscuro di tutto quello che stava accadendo in Siria durante la nostra detenzione, e quindi anche dell’attacco con i gas a Damasco”, ha raccontato Quirico. “Un giorno però - ha aggiunto - dalla stanza in cui venivamo tenuti prigionieri, attraverso una porta socchiusa, abbiamo ascoltato una conversazione in inglese via Skype che ha avuto per protagoniste tre persone di cui non conosco i nomi. Uno si era presentato a noi in precedenza come un generale dell’Esercito di liberazione siriano. Un secondo, che era con lui, era una persona che non avevo mai visto. Anche del terzo, collegato via Skype, non sappiamo nulla”.
“In questa conversazione - prosegue la ricostruzione di Quirico - dicevano che l’operazione del gas nei due quartieri di Damasco era stata fatta dai ribelli come provocazione, per indurre l’Occidente a intervenire militarmente. E che secondo loro il numero dei morti era esagerato”.
"Io non so - è il racconto di Domenico Quirico - se tutto questo sia vero e nulla mi dice che sia così, perché non ho alcun elemento che possa confermare questa tesi e non ho idea né dell’affidabilità, né dell’identità delle persone. Non sono assolutamente in grado di dire se questa conversazione sia basata su fatti reali o sia una chiacchiera per sentito dire, e non sono abituato a dare valore di verità a discorsi ascoltati attraverso una porta”.
Fa bene Quirico a dire che non ha certezze su quello che ha ascoltato. Se i media tenessero questo atteggiamento prudente su quanto sta accadendo in Siria eviterebbero almeno di sfornare titoloni a favore dell'intervento militare spacciato come un modo per punire Assad e il suo governo di responsabilità che, appunto, non sono affatto chiare.
Ma quello che dice Quirico è interessante anche per altri motivi: che bisogno hanno dei combattenti arabi, dei jihadisti, di utilizzare l'inglese per comunicare? Chi c'era quindi dall'altra parte del cavo?
Quirico è intervenuto veramente per smentire Piccinin o ha maliziosamente confermato le accuse contro i cosiddetti ribelli, dandogli ancora maggiore credibilità e spessore?
Marco Santopadre tratto da http://www.contropiano.org 9 settembre 2013vedi anche
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