lunedì 16 settembre 2013

ALTRO RICATTO NEL MONDO DEL LAVORO

La scorsa settimana si era chiusa con la poco gradita notizia della chiusura di tutte le aziende della famiglia Riva a parte l'Ilva di Taranto,e che i turni lavorativi sarebbero cessati all'istante,lasciando a spasso centinaia di lavoratori.
Tutto questo per il fatto che la guardia di finanza ha sequestrato beni ed immobili al gruppo Riva per quasi un miliardo di Euro in tutta Italia,così come in tutta la penisola si sono verificate le chiusure degli stabilimenti con prevalenza della Lombardia,e questi capricci che niente altro sono delle rappresaglie dei Riva,che fanno pagare agli operai anni di gestioni scandalose alla faccia delle più elementari regolamentazioni di sicurezza sul lavoro e della salvaguardia dell'ambiente.
L'articolo di Infoaut racconta dell'ennesimo ricatto all'italiana nel mondo del lavoro,e dopo il caso Fiat questa è la naturale conseguenza di una legge che permette di tutto e di più ai padroni e che lascia sempre più operai in cassa integrazione o a casa.(vedi anche:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/07/salute-o-lavoro.html ).

Ilva, il ricatto della famiglia Riva.

Nella giornata di ieri il gruppo industriale-finanziario della famiglia Riva ha annunciato, a partire da oggi, la cessazione di tutte le attività delle aziende riconducibili alla famiglia (eccetto l'Ilva) e oggetto di sequestro in questi giorni nell'ambito dell'indagine per disastro ambientale che ha investito i Riva.
Nel sequestro effettuato in tutta Italia tra martedì e mercoledì dalla Guardia di Finanza, infatti, sono confluiti beni immobili, disponibilità finanziarie e azioni e quote societarie per un totale di 916 milioni di euro. Nella rete sono finite 9 società controllate in via diretta e indiretta in forma dominante da Ilva Spa, 3 società controllate in via diretta in forma dominante da Riva Forni Elettrici Spa e una società controllata mediante influenza dominante da Riva Fire Spa.
La decisione annunciata dalla famiglia Riva causerà 1400 esuberi e a fermarsi saranno diverse sedi (in tutto 7), dislocate perlopiù attorno ai capoluoghi lombardi.
Il gruppo si è affrettato a dire che tali stabilimenti non sono coinvolti dai provvedimenti di sequestro ma che questa decisione si è resa necessaria in conseguenze del provvedimento del Gip che ha causato il blocco delle attività bancarie della famiglia Riva e reso impossibile la normale prosecuzione delle attività.
Certo è che la mossa ha il sapore della rappresaglia, soprattutto se si pensa che l'unica società con sede a Taranto interessata dal blocco produttivo a partire da oggi sarà la 'Taranto Energia', un'azienda che conta 114 dipendenti ma dalla quale dipende l'alimentazione dell’intero sito produttivo pugliese. A fermarsi sarà quindi anche l'Ilva, ma con tempi e modi decisi ancora una volta dalla gestione spregiudicata dei Riva, mentre migliaia di lavoratori vengono presi in mezzo dalla vicenda senza che vi siano garanzie su un reale impegno a garantire non solo il lavoro ma anche e soprattutto la salute dell'area tarantina, così come i suoi cittadini chiedono da anni.

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