domenica 29 settembre 2013

LO SCARICABARILE

La crisi di governo nata ieri sera è il frutto di quasi sei mesi di orrori politici che hanno visto all'esecutivo mano nella mano il Pd e il Pdl che in tutto questo tempo non sono riusciti ad ottenere nulla di concreto e vantaggioso per il popolo italiano ed anzi hanno fatto solo dei danni a livello economico,sociale e politico,facendo pagare le tasse sempre più ai meno abbienti,non riuscendo a promulgare leggi contro tutti i discriminati e senza cambiare una legge elettorale immonda.
Le colpe sono di tutti i rappresentanti del governo,da dividersi equamente tra la maggioranza e la minoranza che non ha saputo trovare punti d'accordo per sostituire quella esistente e praticamente facendo qualcosa che equivale a zero mandando a troie milioni di voti da parte degli elettori.
L'articolo del Corriere della sera on line parla dello scaricabarile tra Letta e Berlusconi,con quest'ultimo che ancora tiene al guinzaglio il paese dove in molti oggi al posto degli auguri di un buon compleanno gli auspicherebbero di sparire dall'esistenza,per il bene dell'Italia e degli italiani.

PALAZZO CHIGI

Lo sfogo di Letta: «Berlusconi ribalta la frittata
Gesto folle per coprire vicende personali»

Il presidente del Consiglio: la mancata copertura dell'Iva colpa delle dimissioni annunciate dai parlamentari Pdl

«Berlusconi per cercare di giustificare il gesto folle e irresponsabile di oggi, tutto finalizzato esclusivamente a coprire le sue vicende personali, tenta di rovesciare la frittata utilizzando l'alibi dell'Iva». Usa toni durissimi il premier Enrico Letta per commentare la decisione del Cavaliere di imprimere un'accelerazione alla crisi di governo intimando le dimissioni ai ministri del Pdl. Ufficialmente per prendere le distanze dal mancato rinvio dell'aumento dell'Iva, deciso venerdì in Consiglio dei ministri e votato anche dai cinque esponenti berlusconiani dell'esecutivo. In realtà, secondo il capo del governo, per motivi completamente diversi e legati, fa trasparire tra le righe di una nota affidata alle agenzie di stampa, alla vicenda della sua decadenza che già aveva provocato nei giorni scorsi l'annuncio delle dimissioni di massa dei parlamentari pidiellini. E proprio quel gesto, compiuto in concomitanza con il suo intervento alle Nazioni Unite - particolare questo considerato dalle parti di Palazzo Chigi uno sgarbo istituzionale studiato con malizia dal Cavaliere e dal suo inner circle -, è stato il vero freno al provvedimento sull'Iva. Letta lo ha voluto precisare subito, con un Tweet, a pochi minuti dalla diffusione della notizia dello showdown del Pdl (GUARDA). E perché non ci fossero dubbi lo ha pio ribadito con la nota ufficiale.
LA TELEFONATA DI ALFANO - Del forfait dei ministri berlusconiani il capo dell'esecutivo è venuto a conoscenza poco prima dell'annuncio. E' stato Angelino Alfano, che del governo era il numero due, a metterlo al corrente con una telefonata prima che la notizia fosse ufficializzata. Fosse stato per Letta, la questione si sarebbe risolta, in un modo o nell'altro, in Parlamento, con quel «chiarimento davanti al Paese» e «lontano dalle stanze chiuse» che caratterizzavano le verifiche prima Repubblica, che aveva evocato nel suo ultimo giorno di permanenza a New Yor Il precipitare della situazione lo ha invece costretto a prendere subito posizione, con una nota dai toni a lui inusuali che esprime fino in fondo tutto il suo malumore.
IL RUOLO DI NAPOLITANO - Domenica pomeriggio Letta salirà al Quirinale per incontrare il Capo dello Stato. Napolitano sarà da poco rientrato dalla trasferta a Napoli che non ha subito modifiche di programma, nonostante l'escalation della crisi. E con lui farà di nuovo il punto della situazione e stabilirà una nuova road map, cercando magari di capire se davvero una nuova maggioranza può essere possibile. Premier e Presidente si sono già consultati al telefono e scambiati le prime impressioni. Quando si vedranno faccia a faccia valuteranno se ci sono i presupposti per tentare subito la nascita di un nuovo esecutivo, un governo di scopo che abbia come punti centrali del programma l'approvazione della legge di stabilità e il varo di una nuova legge elettorale. Senza la quale difficilmente Napolitano sarà propenso a indire nuove elezioni. Ma chi dovrà fare parte del nuovo governo e chi lo guiderà è però ancora tutto da stabilire.

(modifica il 29 settembre 2013)

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