lunedì 26 luglio 2010

LA "LORO" POLITICA DEL FARE

Oggi propongo due esempi lampanti della politica odierna del centrodestra,uno passato sotto la lente d'ingrandimento e di cui tutt'ora sono pieni i notiziari televisivi e la carta stampata mentre l'altro passato maggiorente in sordina.
Il primo è ormai il celeberrimo caso del rappresentante del Pdl Fabio Granata che è stato attaccato dai suoi complici fascisti e mafiosi di partito perché costui vorrebbe finalmente,com'è giusto che sia,la verità sulle stragi del 1992 che coinvolsero lo Stato con le uccisioni dei giudici Falcone e Borsellino.
E fin qui tutto bene,se non qualunquistico e populista a meno che ciò non provochi l'indiavolata denuncia da parte di personaggi luciferini come La Russa e Alemanno e tutti i berlusconiani che guai volere verità scomode su fatti epocali nella storia italiani come quelli del'92!
Il secondo caso riguarda due carabinieri,i più sconosciuti Daniele Benegiano e Domenico Moscatelli,che sono stati richiamati e puniti con trasferimenti per aver adempiuto al loro lavoro senza guardare in faccia a nessuno e senza fare distinzioni tra le persone(come dovrebbe essere sempre)avendo elevato contravvenzioni verso alcuni generali di altre forze armate e ad altissimi funzionari dell’Amministrazione:non solo,vedendo che le multe poi non venivano pagate hanno denunciato questi fatti e sono stati castigati(ovvero la famosa piccola percentuale di forze del lavoro che svolge il proprio dovere e che poi vengono presi e paragonati alle merde che sono la stragrande maggioranza di loro).
Si parla molto della politica del fare,ma a centrodestra bisogna stare molto attenti a che cosa significhi"fare":se è svolgere il proprio ruolo onestamente questo diventa"sputtanare"o"fare del male",mentre quando si tende a insabbiare,coprire e spalleggiare gente corrotta come i vari Cosentino,Verdini e Mangano(a detta di Dell'Utri un eroe)oppure forze del disordine che stuprano,delinquono ed assassino allora sì che è"fare"e bene!
Il primo contributo è di"Repubblica on-line"ed il secondo di Toscana.Indymedia.

CENTRODESTRA
Granata: "Attaccano me per colpire Fini"Il Pdl: Gianfranco lo sconfessi
Il deputato Pdl punta l'indice contro Mantovano parlando di pezzi di governo che impediscono di arrivare alla verità sulle stragi del '92. Ma lui replica: Nulla di cui scusarmi, ho detto verità oggettive". Berlusconi ai suoi: Fini non superi certi limiti.

ROMA - "Non ho nulla di cui scusarmi. Ho difeso e difendo posizioni imprescindibili di legalità repubblicana. Questi sono attacchi strumentali e tendono a non colpire me, ma Fini". Resta saldo sulle sue posizioni Fabio Granata, il finiano che ha amplificato le tensioni interne alla maggioranza parlando di pezzi di governo che impediscono di raggiungere la verità sulle stragi del '92 e chiama in causa il sottosegretario Alfredo Mantovano per la decisione di negare la protezione al pentito Gaspare Spatuzza. Sdegnata la replica del diretto interessato che chiede a Fini di dissociarsi pronunciando, in Parlamento, una parola definitiva. La Russa pretende pubbliche scuse, senza le quali la strada è segnata: fuori dal partito. "Attaccano me per colpire Fini - insiste Granata - si scusino piuttosto coloro che hanno strumentalizzato le mie parole, distorcendone il senso agli occhi di Berlusconi per alimentare un clima di scontro, tra cui spiccano i miei ex amici di An quando non sono impegnati a esprimere solidarietà a Cosentino e Verdini". In serata l'agenzia Agi manda in rete un retroscena. Ecco cosa avrebbe detto Berlusconi a un "fedelissimo" per telefono: "Fini sa benissimo che può fare laguerriglia ma non la guerra, altrimenti verrebbe travolto...". "Deve capire che non può superare certi limiti...". "Fini vuole minare la mia leadership e l'immagine del governo"..

"Chieda scusa o via dal partito".
Ad aprire l'ultima giornata dei lavori del congresso di Gianni Alemanno a Orvieto era stato il messaggio con cui Berlusconi ha chiesto di mettere un freno "alle contrapposizioni delle correnti". Il premier si è detto d'accordo con la proposta del sindaco di Roma di tenere i congressi locali del partito. Ma le parole di Granata irrompono nella discussione. E l'assise si chiude con un messaggio diretto a Fini: le accuse del deputato non possono essere più ignorate. Il vicepresidente della commissione antimafia, di stretta osservanza finiana, diventa l'obiettivo centrale della maggioranza del Pdl. L'avversario. Lo confermano le parole di La Russa: "Chieda scusa o lasci il partito". E ancora: "Deve fare nomi e cognomi - insiste il ministro della Difesa - e offrire indizi forti sui pezzi del governo che starebbero ostacolando la lotta alla mafia ed in quel caso sarei io a lasciare il Pdl". La replica di Granata è secca: "Non ho nulla di cui scusarmi". E' il caos nelle file del Pdl e tra gli ex An. "Parole di una gravità assoluta - tuona Mantovano dal palco di Orvieto, seguito da un grande applauso - da componente della Camera esigo che ad esprimersi sia Gianfranco Fini".

Alemanno: "Vada a farsi un giro".
Ormai la convivenza fra Granata e la maggioranza del partito è complicata. Alemanno lo invita "a farsi un giro fuori dal Pdl, a meno di ripensamenti dell'ultima ora", e si associa alla richiesta di chiarimenti avanzata al presidente della Camera. "Se Fini lo sconfessasse sarebbe certamente un segnale importante per la ripresa del dialogo nel Pdl". In campo anche il ministro degli Interni Roberto Maroni. Che esprime "piena solidarietà al sottosegretario Mantovano, oggetto di ignobili insinuazioni". Parla pure Umberto Bossi: "Da Granata stupidaggini. Maroni i mafiosi li piglia tutti i giorni".

Fini tace.
Dagli uomini a lui più vicini non mancano dichiarazioni di apprezzamento per Mantovano. Andrea Ronchi gli rinnova "la stima personale e politica", Italo Bocchino e Adolfo Urso invitano tutti "ad abbassare i toni" chiarendo che "Mantovano e lo stesso Granata sono dalla stessa parte e cioè quella della legalità". Ma a questo punto è difficile che la pratica venga archiviata. Se ieri da più parti dello stato maggiore del partito arrivava la richiesta di sottoporre Granata al giudizio dei probi viri, oggi Alemanno insiste: partito, governo e Parlamento non possono più "ignorare" quello che ha detto.

Ma Granata insiste.
"Non ho davvero nulla di cui scusarmi - dice - perché le verità che ho detto sono oggettive e sostenibili in qualsiasi sede, anche in quella, se esiste, dei probiviri del Pdl dove La Russa e gli ex amici di An potranno chiedere con forza la mia espulsione e ribadire la loro fraterna solidarietà a Verdini e Cosentino". In serata va al Tg3: "Attaccano me per colpire Fini, sono critiche strumentali". E aveva già detto, nel merito: "La Russa continua a strumentalizzare affermazioni serie ed equilibrate da me portate avanti nel contesto della Commissione Antimafia e che erano riferite all'inopinata negazione da parte della Commissione ministeriale presieduta da Alfredo Mantovano del regime di protezione per Spatuzza, considerato attendibile da ben tre Procure sulla questione delle stragi del '92". E ancora: "Visto che La Russa mi chiede spiegazioni sulle mie affermazioni gli dico anche che io mi riferivo alle decine di esternazioni contro le Procure di Caltanissetta e Palermo colpevoli di cercare irriducibilmente la verità sulle stragi. E, per avere i nomi, La Russa può semplicemente consultare le agenzie di stampa degli ultimi due mesi".

La legge bavaglio, Dell'Utri, l'"eroe" Mangano.
Poi torna sul ddl intercettazioni e contesta le attestazioni di stima pronunciate nei confronti di Dell'Utri: "Mi riferisco anche ad un ddl sulle intercettazioni, difeso con forza dal governo in una stesura originale che, per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche ambientali, avrebbe indebolito lo strumento più importante per le indagini di mafia, se non fosse intervenuta la nostra volontà radicale di modificarlo. E alle decine di attestazioni di stima e solidarietà, anche da parte di esponenti del governo, dopo una condanna a sette anni a Marcello Dell'Utri per associazione mafiosa e dopo la sua ennesima proclamazione a eroe di un mafioso conclamato come Mangano".

La proposta-provocazione di La Russa.
Il ministro si dice pronto a spendersi "perché si trovi un accordo tra Fini e Berlusconi". E avanza quella che definisce "un'ipotesi fantascientifica": "Se si trovassero d'accordo che Fini entri nel governo, magari al ministero delle Attività produttive, lasciando la carica istituzionale per svolgere un ruolo anche nel partito, la situazione cambierebbe radicalmente. So che è molto difficile, ma se si chiudesse anche questo spiraglio avrebbero ragione i pessimisti".


carabinieri di Roma attenti alle multe...
italia diritti e libertà comunicati mercoledì 21 luglio, 2010 10:10 by raffa
Ecco cosa succede a due Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma per averfatto il proprio dovere, una triste vicenda, degna di segnalazione…
Carabiniere contravvenziona vip. Distaccato ad altro reparto, accusa malore efinisce al pronto soccorsoRoma, 21 giu - Il Maresciallo dei carabinieri Daniele Benegiano non immaginavache elevare contravvenzioni al codice della strada lo avrebbe condotto ad essereconvocato dai superiori, ad essere destinato ad un altro reparto e, addirittura,a finire al pronto soccorso.Il sottufficiale, unitamente all’appuntato Domenico Moscatelli, con cui facevada tempo coppia fissa in pattuglia per le strade di Roma, durante lo svolgimentodel servizio, aveva contestato infrazioni del codice della strada ad alcunigenerali di altre forze armate e ad altissimi funzionari dell’Amministrazione.Per tale motivo, entrambi i militari erano stati più volte convocati daisuperiori i quali avevano rappresentato il pericolo che il loro atteggiamentoinflessibile potesse incrinare i rapporti dell’Arma con le altre forze dipolizia e con alte personalità dello Stato. In tali colloqui, peraltro, erastato fatto loro presente che era in potere della scala gerarchica di destinarliad altri reparti.I due militari erano stati poi assegnati a distinte pattuglie, ma avevanonondimeno continuato a svolgere il loro servizio con l'abituale imparzialità,attenendosi al principio di non discriminare gli utenti della stradaintercettati a seconda della qualifica o del ruolo sociale. Anzi, sospettandoche in riferimento ad alcuni verbali da loro elevati non fosse stato dato ilregolare seguito, avevano presentato due denunce penali alle Procure dellaRepubblica militare ed ordinaria di Roma.Sennonché, il Maresciallo Benegiano, allorché intraprendeva il servizio delloscorso 12 giugno, ha ricevuto la comunicazione di essere stato aggregato per“esigenze di servizio” ad altro reparto. Lo stress determinato dalla notizia,unitamente alle pressioni psicologiche subite negli ultimi mesi, hannodeterminato il crollo del sottufficiale che, durante il servizio, si è sentitomale ed è stato accompagnato in divisa al Pronto soccorso dell’Ospedale Pertinidi Roma e lì trattenuto per tre giorni.“Il caso del Maresciallo Benegiano – rileva l’Avvocato Giorgio Carta che loassiste – rammenta a tutti le difficili condizioni psicologiche in cuiquotidianamente prestano servizio i nostri valorosi Carabinieri, soprattuttonell’area di Roma. L’esito delle denunce penali presentate dai due militari nonè ancora definito, ma può già ora rilevarsi l’anomalia di un’indagine delegataalla stessa Arma dei Carabinieri e delle singolari convocazioni gerarchichesubite dai due militari”.Peraltro, è prassi dell’Arma dei carabinieri far precedere un trasferimentodefinitivo da un’aggregazione temporanea. “Contro l’eventuale trasferimento perincompatibilità – prosegue l’avvocato Carta – esperiremo ogni opportuno ricorso,atteso che il Comandante di reparto dei militari non è più quello dell’epoca difatti oggetto di denuncia e, quindi, sarebbe difficile ravvisare oggi validimotivi di opportunità alla permanenza dei due militari nella attuale sede diservizio”.

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