mercoledì 21 luglio 2010

E LE MUMMIE DEL PD TREMANO!

Dire finalmente mi sembra esagerato almeno per i tempi attuali,e un poco toccandomi i coglioni sembrerebbe che Niki Vendola grazie agli stati generali tenutisi a Bari lo scorso weekend della sua"fabbrica"riesca ad incarnare quello che manca alla sinistra italiana,ovvero uno con le palle e che abbia idee fisse in testa e che non faccia parte dell'inscheletrita ossatura dell'ormai obsoleto Pd che è un'ammuffire di politicanti già a partire dai giovani che dovrebbero essere il futuro del movimento(il loro,non quello della sinistra!).
La prima parte del post racchiude la cronaca dell'evento con un'intervista al presidente della regione Puglia tratto da Indymedia Emilia Romagna,mentre il secondo racchiude un'analisi di Mazzetta ripreso da Toscana Indymedia con alcuni spunti molto interessanti che cerco di riassumere in poche righe,e già ho reso l'idea parlando della paludosità degli elementi dell'attuale centrosinistra che ha invogliato centinaia di migliaia di potenziali elettori a non recarsi alle urne proprio per la pochezza dei suoi rappresentanti.
Vendola ha ragione a dire che prima di sconfiggere il centrodestra ha dovuto combattere con il centrosinistra per le elezioni regionali,e che la sua candidatura a leader di una nuova sinistra(nuova nel senso che i vecchi ideali vengono riproposti e non nascosti o addirittura estirpati come nel caso del Pd)ha creato diversi malumori nel partito di Bersani consci che Vendola abbia un forte carisma.
Si parla di Fini che dice più cose di sinistra rispetto al Pd,e ciò fa riflettere molto...e come anche Di Pietro non veda di buon occhio la sua candidatura a leader visto che come un avvoltoio campa sui voti della carcassa del Pd:altri aspetti sono comunque sviluppati attraverso l'analisi più avanti,speriamo che Vendola porti un'aria di rinnovamento nella calma piatta ammuffita dello scenario dell'opposizione italiana per una rinascita vera della sinistra nel nostro paese.

Vendola:carlo giuliani, borsellino e falcone eroi d'italia.

Vendola: Carlo Giulianieroe come i due giudici.Il presidente della Puglia: pronto a sfidare Berlusconi ma prima spariglio i giochi nel centrosinistra.

Vendola (Ansa)ROMA — Vuole crescere, Nichi Vendola. Vuole ricostruire un'alleanza che sfidi la destra e, soprattutto, vuole vincere. Obiettivo dichiarato, il posto di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Ma prima deve «sparigliare i giochi» nel suo campo, quello di un centrosinistra «asfittico, che non ha saputo interpretare la crisi del mondo, dell'Europa e dell'Italia». E, forse, anche maneggiare con maggiore attenzione le tragedie recenti del nostro Paese, visto l'accostamento a dir poco ardito tra Falcone, Borsellino e Carlo Giuliani. Da Bari il presidente della Puglia suona la sveglia al Pd. Riunisce in un camping sul mare duemila ragazzi e si lancia alla conquista della leadership nazionale. Si candida alle primarie, se e quando saranno. Sfida Bersani e mette agli atti il nome del primo avversario del Cavaliere.Tre giorni di dibattiti, incontri e seminari al villaggio turistico Baia San Giorgio di Bari per gli stati generali delle «fabbriche di Nichi» e adesso l'autocandidatura è ufficiale, «il cantiere dell'alternativa» è aperto. Il leader di Sinistra Ecologia e Libertà si butta in pista con largo anticipo e sfida i Ds, gli amici-nemici che, in primavera, gli scagliarono contro la candidatura dalemiana di Francesco Boccia alle primarie per la corsa regionale. Attacca quella sinistra che non sa declinare la parola «cambiamento» e che coltiva «simpatia per la sconfitta». Chiama a raccolta la sua gente, i suoi giovani e li sprona a «vincere senza avere paura di perdere». E pazienza se, per un attimo, gela la platea accostando le sue «fabbriche» ai meeting riminesi di Comunione e Liberazione. Un piccolo inciampo, nulla al confronto dell'accostamento tra Carlo Giuliani, il giovane attivista no-global ucciso nel 2001 durante gli scontri del G8 e i magistrati massacrati dalla mafia. «Vincere per le donne e gli eroi dei nostri giorni — declina il suo pantheon Vendola — come Falcone, Borsellino e Carlo Giuliani». L'«eroe ragazzino», così lo definisce, ucciso da un carabiniere a Genova, quando «una generazione perse l'innocenza e fece i suoi conti con la morte». Chiunque sarà, il candidato premier del Pd dovrà vedersela con lui.
«Le primarie non sono una minaccia per il Pd o per il centrosinistra — avverte, sapendo di toccare un nervo scoperto dei democratici — sono una minaccia per la cattiva politica, sono la riappropriazione da parte di un popolo di scelte fondamentali». E perché proprio lui? «Perché io sono voi quando non sopportate il centrosinistra avendo la speranza di un mondo diverso — risponde rivolto ai ragazzi che lo ascoltano —. E perché a me è accaduto due volte di dover sconfiggere il centrosinistra per sconfiggere il centrodestra». Ce n'è anche per il governo e per la nuova P2. Le «uova di serpente che furono covate da eversori di ogni tipo», le «tentacolari ramificazioni» della mafia dentro «i gangli vitali dello Stato», la «processione di camorristi e massoni deviati che accerchia Palazzo Chigi»... Il centrodestra è in crisi, sfida gli avversari Vendola e si mette in cammino «fuori dal palazzo, lungo le traiettorie delle vie popolari». Ma la soluzione non è un governo tecnico, dice a SkyTg24: «Abbiamo bisogno di liquidare il berlusconismo e di tornare alle urne». Il programma? Bellezza dell'ambiente, pressione fiscale «più equa» e redistribuzione delle risorse. E l'avversario dei sogni? «Gianfranco Fini».
Effetto Vendola.

Dopo aver trascorso un paio di giorni agli stati generali dei sostenitori di Nichi Vendola, avevo pensato di dilungarmi un po' sul fenomeno Vendola e di scrivere qualche impressione rilevata da vicino. Poi oggi, al seguito delle reazioni del mondo politico, ho trovato decisamente più divertente e interessante analizzare le reazioni che ha suscitato la sua candidatura.
Succede sempre così, la parte meno evidente della politica è destinata ad essere oscurata dalle parole e dalle azioni dei big e anche in questo caso il baricentro della notizia si è coagulato lontano dalla spiaggia di Bari. Magari ci tornerò su nei prossimi giorni, perché c'è parecchio da dire sul mondo di Vendola, anche se interessa di meno della grande politica.Bene ha fatto Vendola a candidarsi, anche se le perplessità sulla sua candidatura possono essere parecchie e variegate, si tratta di un grosso sasso lanciato lanciato nello stagno ormai paludoso e asfittico di una sinistra (e centrosinistra) italiana che da tempo ha perso di vista la politica alta, quella delle battaglie etiche e di principio, in favore di bassi traffici da mercato delle pulci. La candidatura di Vendola mette a nudo i limiti della presunta coalizione d'opposizione e costringe i suoi protagonisti a rivelarsi, ad abbandonare per un attimo le trattative sottobanco per manifestarsi all'opinione pubblica e discutere di temi diversi dalla solita fuffa consociativa e dai soliti conti da ragionieri su sondaggi spesso farlocchi. Il balbettare del PD sulla privatizzazione dell'acqua e l'incapacità di prendere una posizione netta sul tema è solo l'esempio più evidente e recente di questa incapacità, ma gli esempi a disposizione sono numerosi e spaziano dall'alleanza con Lombardo in Sicilia, fino al rifiuto per il ritorno alle urne e al preferirvi ipotesi alternative di governo emergenziale che non affascinano nessuno.Il primo kamikaze a lanciarsi contro il neo-candidato è stato Fausto Raciti, se il nome non vi dice niente sappiate che si tratta addirittura (per ora) del segretario (leader) dei Giovani Democratici, il quale ha regalato alla stampa questa dichiarazione lunare: "Vendola è parte di una minoranza che vuole prevaricare con le primarie una maggioranza”. Nessuno caccerà Raciti dopo una bestialità del genere e ciò dice molto sullo stato del PD e su quanto tengano in considerazione i "giovani", ma anche quanto siano malmessi i meccanismi attraverso i quali il PD sceglie la sua classe dirigente, se a capo dei giovani finisce uno capace di leggere e denunciare la prevaricazione in un'auto- candidatura, c'è poco da sperare nel futuro e si capisce bene chi è ad uccidere queste speranze.Non è da oggi che la classe politica italiana sceglie "i giovani" tra i più scarsi e sottomessi ad evitare minacce ai mammasantissima più anziani e poltronati e il PD evidentemente non fa eccezione. Meno ridicole, ma pur modeste le altre reazioni, dal triste Violante che riesce a sentirsi offeso perchè Vendola ha citato Carlo Giuliani, a Letta e Follini che hanno parlato diniente, fino al fragoroso silenzio di Bersani, che ci sta ancora pensando. L'unica felice eccezione è stato Civati, che ha partecipato all'iniziativa barese e che per la candidatura ha avuto parole di rispetto.Decisamente ostile e sgarbata la risposta di Di Pietro, che da tempo campa sulle disgrazie del PD e che vede come il fumo neglio occhi chiunque si avvicini a quella che ormai deve considerare una carogna da spolpare e sulla quale ritiene di avere un qualche diritto di prelazione.Ha detto Tonino: "Vendola è stato da poco rieletto Governatore della regione Puglia e per altro è più per demeriti della coalizione del Centrodestra che si è divisa che per meriti del Centrosinistra che ha guidato nei precedenti 5 anni visto che molti assessori della sua giunta poi sono finiti sotto l'attenzione della magistratura per aver fatto male il loro dovere"... "Ritengo legittimo che Vendola possa candidarsi come tanti altri alla guida del Centrosinistra ma solo dopo aver risolto i tanti problemi che affliggono la Puglia e mi riferisco all'economia a pezzi, ai giovani senza lavoro a cui evidentemente non può bastare la fabbriche immaginarie di Vendola ma ci vogliono quelle reali che a fine mese danno lo stipendio".Da Di Pietro non è che ci si possano aspettare intuizioni geniali, ma forse qualcuno gli dovrebbe spiegare che a quelle condizioni non si potrebbe candidare nessuno del PD e nemmeno del suo partito, tutti hanno qualche mariuolo in qualche giunta (anche l'IDV e quelli pugliesi sono del PD) e nessuno sembra in grado di tirar su fabbriche dal nulla per dare lavoro agli operai, ma forse discutere di logica con Tonino è una fatica senza ricompensa e allora non lo fa nessuno. Inutile chiedere a Di Pietro di volare alto, lui ormai da anni si accontenta di raccogliere quello che cade dal piatto del PD senza porsi questioni che esulino dall''occupazione del potere, come molti altri. A Di Pietro come ad altri sfugge poi che se le elezioni si terranno nel 2013 come sembra ormai scontato, Vendola avrà ancora parecchio tempo da dedicare alla Puglia.Dalle parti del centrosinistra sembra evidente che la candidatura di Vendola dia molto fastidio e che non ci siano menti in grado di maneggiarla, almeno ai vertici. La lentezza del partito, lamentata nei giorni scorsi anche da Ignazio Marino, è confermata proprio dalla progressione delle reazioni alla notizia ed è stata ribadita dallo stesso Vendola, che, intevenendo a difesa di Rosi Bindi, oggetto di una delle ricorrenti offese che le dedica Berlusconi, ha interpretato con naturalezza e reattività quel ruolo di leader dell'opposizione che Bersani proprio non riesce o non è interessato ad incarnare, troppo preso dalle alchimie sui governi tecnici e dall'analisi delle d'alemate che gli astuti compagni di partito partoriscono quasi quotidianamente. Eppure il segretario del PD, secondo lo statuto del partito, è il candidato unico e indiscusso del partito alle primarie di coalizione.Dalle parti del centrodestra le rogne per il PD sono sempre benvenute e così è stato anche questa volta, tanto più che uno come Vendola rappresenta il perfetto bersaglio per il dileggio grossolano ai danni del diverso, con il quale amano intrattenersi le menti della destra italiana, convinta che basti dare a qualcuno del frocio per eliminarlo da qualsiasi competizione. Reazioni stereotipate e improntate alla soddisfazione per i guai dell'avversario che non stupiscono, semmai confermano che a destra si vola ancora più bassi che nel centrosinistra.Tanta acredine perchè, lungi dall'essere il taumaturgo della sinistra italiana, Vendola si presenta ai blocchi di partenza con la casacca del favorito cucita addosso, più per lo scadente panorama offerto dai potenziali concorrenti che per meriti propri. Lo sanno dalle parti di Bersani e anche da quelle di Di Pietro che milioni di elettori di sinistra hanno disertato le ultime competizioni elettorali perché disgustati dall'offerta politica dell'attuale opposizione e prima ancora dalle pantomime bertinottiane.Lo sanno e lo vedono tutti, che inseguendo il mitico elettorato di centro nella prospettiva di un successo nel quadro di un sistema maggioritario, l'opposizione al berlusconismo è riuscita solo ad allontanare dalla politica milioni di elettori che desiderano qualcosa di più e di diverso dall'andare al traino dei grandi potentati economici e della rincorsa a uno "sviluppo" che non arriverà mai seguendo le ricette buone solo per una ristretta oligarchia.Lo sanno e lo vedono tutti che l'opposizione è senza voce, senza proposte, senza aspirazioni che non siano la conquista del potere e del tutto priva d'idee che possano aiutare la maggioranza degli italiani. In difficoltà, quando non alla disperazione, proprio a causa di un'opposizione scialba e priva d'idee al Grande Comunicatore. Lo sanno e lo vedono tutti che il partito di Bersani è quasi indistinguibile da quelli di Di Pietro, Casini, Rutelli e compagnia centrista cantante. E a quelli che non lo sanno basterebbe osservare la considerazione che gli elettori del PD hanno per Gianfranco Fini, capace di dare battaglia sui princìpi e di incarnare idealmente proprio il ruolo che il PD da tempo non riesce a interpretare.Se Gianfranco Fini sembra più "di sinistra" del PD e dei suoi dirigenti qualche cosa che non funziona ci dev'essere, ma nel PD non sembrano preoccupati e invece di fare proposte alternative e offrire un menù diverso agli elettori continuano a inseguire la maggioranza al ribasso. È di qualche giorni fa un manifesto "leghista" del PD marchigiano che lamenta poca presa sulla "sicurezza" e scarse politiche di contrasto all'immigrazione. Questi hanno creduto davvero che la Lega Nord abbia vinto le ultime elezioni e subito gli sono corsi in scia anche se dovrebbero essere l'alternativa alla maggioranza e ancora di più alla barbarie leghistaTafazzi a questi gli fa una pugnetta, ma purtroppo nessuno caccerà o sgriderà gli astuti marchigiani come nessuno caccerà o sgriderà il povero Raciti.Vendola rompe questa narrazione grigia, si eleva al di sopra di queste miserie e si presenta come campione capace di raccogliere il consenso di quanti negli anni sono stati disgustati da questa inesorabile tendenza. Dice parole antiche e forse a tratti esagera con la retorica, ma parla, dice "cose di sinistra" e un po' meno di sinistra che sono riflessioni genuinamente politiche e che evadono la gabbia delle solite polemiche a sfondo giudiziario e si distanziano dalla retorica finto-efficientista che chiede di togliere i soldi ai tanti per darli ai pochi.Quella retorica falsa che interpreta lo "sviluppo" unicamente come l'incremento numerico delle cifre che circolano nell'economia e che è incapace di offrire agli elettori una prospettiva che non sia il semplice cambio di qualche nome tra Palazzo Chigi e il Parlamento.Già questo basta e avanza per salutare con favore la sua candidatura, il tempo delle illusioni è finito da un pezzo ed è inutile armarsi di aspettative irrealistiche, ma resta il caso di sostenere con favore chiunque con la sua azione smuova le acque di un centrosinistra alla canna del gas, nel quale prosperano solo faccendieri e mezze tacche. Abbiamo decisamente bisogno di un cambio di marcia e la candidatura di Vendola alle primarie va in questa direzione.

Nessun commento: