mercoledì 21 aprile 2010

SOLO MERDA PER I REPUBBLICHINI


Ora che sono passati alcuni giorni dalla morte di Raimondo Vianello e visto che volevo seppur minimamente rispettare una morte ora posso parlare di come egli,dapprima servo di Mussolini poi passato a servo di Berlusconi(il vecchio ed il nuovo duce),sia stato da giovane un arruolato dell'infame esercito di Salò,costituito prima di tutto da dei confusi mentali sorpassati dalla storia che aveva visto ormai il nazifascismo seppellito dalla guerra e soprattutto dalle ideologie.
Che poi questi baldi giovani sparassero su cittadini inermi nel settentrione,rastrellavano e condannavano a morte senza processi,persecutori di ebrei,partigiani e comunisti è solo un carico di vergogna che si poteranno per sempre sulle spalle...alcuni personaggi poi diventati famosi fecero parte di questa armata,Walter Chiar,Tognazzi,Fo,Salce,Albertazzi ed ora dopo anni dai fatti questi hanno suscitato tenerezza ed ammirazione.
Per quanto mi riguarda per Vianello servo di Berluscojoni,come più volte ammesso e propagandato attraverso Merdiaset(toh che strano i video linkati dove leccava il culo al premier maiale sono stati resi non fruibili),meriterebbe l'inferno se esistesse,merda a lui e a tutti i repubblichini abominio della storia italiana.
Articoli presi da Toscana Indymedia(Mario Badino)e Roma Indymedia,viva la Resistenza partigiana e la Liberazione dell'Italia dalle merde fasciste!

Al Tg5: «onore al camerata Vianello».

C'era Gerry Scotti che faceva la telepromozione della chirurgia estetica a «Chi vuol esser milionario».Poi c'è stato il Tg5.Hanno esposto il corpo di Raimondo Vianello nello studio dove si registrava «Casa Vianello».La bara stonava con le pareti di un innaturale blu-Pdl (ricordo male? non avevo gli occhiali).Tra le interviste, Pier Silvio Berlusconi, e dopo un ex combattente della Repubblica sociale italiana (i fascisti che non si vollero arrendere, massacrarono partigiani e deportarono ebrei in Germania nel nome di Mussolini e della continuazione della dittatura) che ha fatto l'elogio di Vianello, ex volontario della Rsi.«Rendiamo onore al camerata Vianello», ha detto.Il Tg5 ha passato l'intervista senza un commento, come una cosa perfettamente normale.

E i Repubblichini fanno outing, grazie alla tivvì.

Tremaglia: ero con lui. Veneziani: ne parlò senza ritrosiaPerché uno con tanta avversione per la retorica da affidare il suo primo vero outing da vecchio ragazzo della Repubblica Sociale a un’intervista intitolata «Non rinnego né Salò né Sanremo», i blogger di ultradestra salutano adesso «il camerata Raimondo», gli dedicano post con croci celtiche e fasci littori corredati da pensieri come «Vianello presente! Onore alla tua coerenza» e da versi di Mario Castellacci, l’autore di «Le donne non ci vogliono più bene», l’inno romantico e guascone dei giovani repubblichini.
È rimasta seminascosta come un fiume carsico, ed infine è tornata su, quell’intervista del 1998 a Lo Stato di Marcello Veneziani, in sintonia ma anche in polemica coi tempi, «I giovani che sono andati a Salò dovrebbero essere più rispettati se non altro per i loro ideali ispiratori. Chi è andato su sapeva di finire male. Non va abiurato», disse allora Raimondo, al culmine della sua quarta o quinta giovinezza, dopo gli anni ruggenti di «Un due tre» con Ugo Tognazzi (altro camerata ragazzino, Brigata Nera di Cremona)«Sapevo che c’era questa storia, mandai un redattore, lui ne fu contento, non ebbe alcuna ritrosia a parlarne», ricorda adesso Veneziani.
«Raimondo Vianello, bersagliere volontario della Rsi: aderì per ribellione verso il colonnello comandante che il 12 settembre, con un piede già sulla macchina carica di roba, lo chiamò per dirgli a bassa voce come fosse una confidenza: "Vianello, si salvi chi può!" Onore a te, camerata, riposa in pace».
Mirko Tremaglia racconta: «Vianello era con me al campo di prigionia di Coltano, vicino Pisa, nell’estate del ’45. Eravamo 36 mila della Repubblica sociale. Non ha mai rinnegato la sua storia. Come Tognazzi. Come Walter Chiari. Come Giorgio Albertazzi». Un lampo: «Gli americani che comandavano il campo ci tenevano alla fame. E per punirci ci mettevano nella "fossa dei fachiri", piena di pietre aguzze, a piedi nudi».
«Loro, quelli di noi che sono diventati personaggi di spettacolo, hanno contribuito molto alla pacificazione, ci hanno avvicinato alla gente».
Anche Albertazzi raccontò a un giornale la sua storia: «E certo mi danneggiò enormemente nel cinema, un certo cinema era tutto comunista». Diversa la strada di Vianello: «Raimondo era d’istinto quello che si diceva un attore brillante, se uno pensa alla scena di Tarzan o all’indimenticabile Un due tre"...».
Dieci anni fa, uno studioso di sinistra famoso come Roberto Vivarelli, pubblicando il libro di memorie «La fine di una stagione», confessò: «Sono stato un fascista repubblicano a 13 anni e non me ne pento» (dove l’assenza di pentimento era sottolineata anche da quel repubblicano in luogo dello spregiativo repubblichino).

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