martedì 31 dicembre 2013

NOVITA' PER L'EPPK

In occasione della nuova composizione del direttivo del collettivo dei prigionieri politici baschi(EPPK),è stato diffuso un comunicato contenente novità nel percorso del dibattito sul poter far tornare in Euskal Herria tutte le persone detenute nelle carceri distanti a centinaia di chilometri sia spagnole che francesi.
Questo processo portato avanti da anni per il momento è ancora unilaterale visto che lo stato fascista spagnolo(nell'articolo preso da Infoaut si parla solo della questione iberica)pone ancora non solo paletti ma un vero e proprio muro di gomma,che però ora può e deve essere sfondato visto che in molti sia dalla parte politica che sociale,stanno intervenendo per risolvere questa grave e fin troppo prolungata nel tempo questione.
Oltre al link riportato dove c'è anche il video del collettivo dell'EPPK(http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/10144-prigionieri-politici-baschi-per-la-risoluzione-del-conflitto )propongo anche questi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/11/lincontro-con-i-compagni-di-segi-milano.html e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/06/eushal-preso-eta-iheslariak-etxera.html .
Euskal preso eta iheslariak etxera!

Prigionieri politici baschi per la risoluzione del conflitto.

Il collettivo di prigionieri e prigioniere politiche basche (EPPK) ha dato a conoscere due giorni fa -tramite una dichiarazione fatta recapitare al quotidiano basco Gara- la conclusione del dibattito aperto in estate riguardante alla situazione politica e in particolare rispetto alle raccomandazioni del maggio scorso, del Foro Sociale per la pace, che all'interno della nuova fase politica ha dato alcune indicazioni. Dopo mesi di dibattito quindi il collettivo di prigionieri è tornato a far sentire la sua voce, anticipando importanti decisioni relative alla volontà di accettare le opzioni legali offerte dal Foro Sociale per superare le misure di eccezione e permettere a tutti e tutte le prigioniere di tornare nei Paesi Baschi.
In maniera inedita, oltre ai due fogli scritti, il messaggio che l'EPPK ha reso pubblico è stato accompagnato anche da una versione video in cui è stata inserito l'audio di una dei sei portavoce del collettivo. Nello specifico, attraverso questa dichiarazione, i prigionieri politici baschi annunciano l'assunzione totale di responsabilità riguardo alle conseguenze delle azioni compiute, mostrando la volontà di procedere individualmente nell'analisi di tali responsabilità all'interno di un processo concordato che riunisca condizioni e garanzie sufficienti.
Per concretizzare le intenzioni mostrate tramite l'ultimo comunicato, il collettivo ha annunciato l'inizio di un dialogo con il Foro Sociale e altri attori politici baschi per cercare accordi e formule di risoluzione della questione dei prigionieri. In questa stessa direzione si fa appello alla cittadinanza, alle istituzioni, così come agli esponenti politici e di partito per cercare un ampio consenso che possa rendere possibile il loro ritorno a casa all'interno di un processo integrale che non vada a questionare sul carattere dei detenuti né della dignità politica che hanno. Mentre, per non smentirsi, il Partito Popolare si dice soddisfatto e vuole far credere di avere perennemente il coltello dalla parte del manico, il presidente della comunità autonoma basca ha chiesto un incontro con Rajoy, attuale presidente dello Stato spagnolo, per discutere sulla situazione dei prigionieri politici e del “Piano di Pace” elaborato dal suo gabinetto.
Al di là delle molte dichiarazioni che stanno uscendo in questi giorni, la questione dei prigionieri politici rimane un nodo fondamentale da risolvere verso una risoluzione del conflitto. Con il concludersi del dibattito interno ai prigionieri e alle prigioniere politiche, la dichiarazione di questi giorni non può fare altro che andare verso una direzione già prevista per certi versi. Risolvere la questione dei prigionieri significa oltremodo andare a porre in discussione la politica penitenziaria, e ancora una volta, il pugno duro del Partito Popolare si dimostra nelle parole del segretario generale che annuncia che nessun passo verrà fatto in tal senso fino a quando l'ETA non si scioglierà ufficialmente e non consegnerà le armi. Insomma, la solita canzoncina che, senza stupore, dimostra chi non vuole una risoluzione del conflitto; ma a fare la differenza, questa volta, i molti agenti politici e sociali implicati e un processo inarrestabile seppur unilaterale.

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