martedì 3 dicembre 2013

EL TRIO MARAVILLA

L'ennesima dimostrazione di piazza del leader sempre più populista Grillo in quel di Genova avvenuta domenica scorsa davanti ad una folta rappresentanza di suoi seguaci,ha avuto anche la presenza,oltre del burattinaio Casaleggio,anche del premio Nobel Dario Fo che è voluto intervenire per esternare due parole alla maniera di chi sale sul carro dei vincitori,il che è tutto da dimostrare.
La lettera qui sotto di Vauro ha aperto due distinte reazioni,quelli totalmente pro e quelli totalmente contro,condividendo appieno ciò che il vignettista ha espresso oppure invitando lo stesso Vauro a salire pure lui sul palco appoggiando le teorie di quelli del vaffa day.
Non sapendo che chi non si allinea perfettamente alla scelta del boss da quel palco viene cacciato in mala maniera e tacciato del marchio d'infamità...quindi Vauro pensa bene a quello che fai che il mondo del Movimento Cinque Stelle se da un lato propone fatti condivisibili dall'altro lo esprime con metodi fascisti(talvolta stando espressamente dalla loro parte).
Che poi anche Dario fo nella sua lunga vita abbia fatto cose molto buone e propositive e allo stesso tempo è stato un repubblichino di Salò è tutto un dire,magari un poco più di coerenza ci vorrebbe prima di appoggiare una causa:mi ricordo a San Babila lo stesso Fo ad una manifestazione(passava di lì forse per caso)che redarguì dei compagni palestinesi per aver bruciato una bandiera d'Israele,per poi a seconda degli eventi spendere parole buone sia per gli uni che per gli altri.
Articolo preso da Globalit.it(http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=51947&typeb=0 ).

Lettera aperta a Dario Fo.     
Caro Dario ma che ci facevi su quel palco con Beppe Grillo? Dobbiamo vincere e vinceremo. Che brutte parole. Scendi per favore, compagno Dario [Vauro]
 
Caro Dario,
ma che ci facevi su quel palco?
"Dobbiamo vincere e vinceremo". Che brutte parole. Sì, certo, c'era anche la parola "rivoluzione" che ti piace e piace anche a me. Però non è rivoluzione strillare che tutti sono morti, cadaveri. E se lo è non mi piace. Non mi piacciono i portatori di verità assolute ed indiscutibili, non mi piace chi non ha dubbi e non mi piacciono nemmeno le piazze quando non sanno che ripetere le parole del capo. Ecco sì, le parole del capo. Condivido rabbia e sdegno ma non posso condividere parole macabre e di macabra memoria.
Tu credo mi possa comprendere perché sai meglio di me quanto le parole siano anche contenuto. Allora scusami Dario per quello che ti chiedo. Ti chiedo di scendere da quel palco Compagno Dario. Scendi per favore.

Con l'affetto e la stima di sempre,
Vauro

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