Alla pari del nostro premier marionetta possiede un social network(cielo.com),si fa bello e sftrutta le disgrazie altrui ed è in continua campagna elettorale(distribuì ai superstiti dell'uragano Felix delle sacche con beni con sopra stampato il suo faccione poco prima del voto),ed ha una fissa con il sistema informativo del proprio paese(che controlla)perchè dice che è contro di lui ed allora per i prossimi 45 giorni ha limitato di fatto i diritti garantiti dalla Costituzione sulla libertà d'informazione,ovvero chi non è per la dittatura verrà messo a tacere!
Come si somigliano questi due tiranni che fanno dello sfruttamento della popolazione la loro arma di successo,solo che da noi l'elettorato è in perenne ignoranza avendo votato democraticamente Berlusconi,mentre nell'Honduras il posto di premier Micheletti se l'è preso in maniera militaresca con un golpe.
Nonostante ancora nessun paese al mondo abbia riconosciuto Micheletti capo dello stato in maniera ufficiale,costui è al potere da tre mesi in Honduras e di fatto regna incontrastato appoggiato dalle corporazioni americane e dall'esercito:alcuni paesi come il Venezuela di Chaves ed il Brasile di Lula hanno già paventato possibili operazioni militari soprattutto nel caso che venga volata l'immunità dell'ambasciata dello stato verde-oro,cosa già minacciata più volte nelle ultime ore in quanto il presidente deposto Zelaya è asserragliato nella struttura brasiliana in territorio honduregno.
La notizia odierna dell'Ansa ripresa dal quotidiano on-line de"La Repubblica"ed il sito di Senza Soste elenca le ultime notizie che sempre più a fatica trapelano da Tegucigalpa.
In allegato il file di tre mesi fa quando Zelaya era stato costretto all'esilio forzato in Costa Rica:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/06/il-golpe-in-honduras.html.
Il regime di Micheletti vara misure straordinarie contro la libertà di riunione e circolazione. Minaccia all'ambasciata del Brasile, che ospita il presidente deposto Zelaya: perderà l'immunità.
TEGUCIGALPA - Giro di vite sulle garanzie costituzionali e i media in Honduras: il governo de facto di Roberto Micheletti ha limitato i diritti sanciti dalla Costituzione per un periodo di 45 giorni, prevedendo anche la possibilità di chiudere i mezzi di comunicazione e dando più poteri alle forze armate per il rispetto "dell'ordine pubblico". La decisione, che riguarda la libertà di riunione e di circolazione, giunge tre mesi dopo il golpe contro Manuel Zelaya che, dopo il suo rientro nel paese, lo scorso lunedì, si trova asserragliato nell'ambasciata brasiliana di Tegucigalpa. Nelle ultime settimane c'erano state, d'altra parte, diverse manifestazioni a favore del presidente deposto, che ieri aveva lanciato un appello agli honduregni a marciare sulla capitale, come "offensiva finale" contro il governo golpista. Lo stesso Zelaya aveva poi definito, in serata, "una barbarie" le imposizioni di Micheletti, invitando il Parlamento a sospendere il provvedimento. Il decreto proibisce "ogni riunione pubblica non autorizzata" e le dichiarazioni dei media che vadano contro "le risoluzioni del governo" o possano alterare "il rispetto della pace e l'ordine pubblico". Nel precisare che le forze armate sono autorizzate a sostenere la polizia "per garantire l'ordine", il decreto prevede "l'arresto di chi viene trovato fuori dall'orario previsto (dal coprifuoco, ndr) per la circolazione, o di chi venga considerato in qualche modo sospettato di poter danneggiare le persone o i beni".
Alcune reti radio e tv, prosegue il decreto, "stanno diffondendo odio e violenza contro lo Stato, lanciando appelli all'insurrezione popolare. La Commissione per le telecomunicazioni è quindi autorizzata, tramite la polizia e le forze armate, a sospendere ogni radio, tv o via cavo che non rispetti i programmi dettati dalle presenti disposizioni". Nel mirino di Micheletti sono già finite l'emittente Canal 36 e Radio Globo, più volte in queste ultime settimane oscurate con l'accusa di diffondere le notizie dei sostenitori a favore di Zelaya. Ieri, il governo golpista aveva dato al Brasile dieci giorni di tempo per spiegare in base a quali criteri ha permesso a Zelaya di rifugiarsi nell'ambasciata, da giorni circondata dai militari. L'ultimatum è stato respinto qualche ora dopo dal presidente Lula, il quale ha precisato che "se i golpisti entreranno con la forza nell'ambasciata, considereremo violata ogni norma internazionale".
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