Cane mangia cane,Mosley mangia Briatore.
A meno di due mesi dall'uscita di scena dalla F1 del boss Max Mosley,figlio di Oswald fondatore del British Union of Fascists ed amante di orge in stile nazi,ha epurato Flavio Briatore che del circo della formula uno era il pagliaccio più rappresentativo.
Un colpo di coda che ha fatto sì che il buon Flavio la pagasse per tutti:infatti la sua scuderia della Renault è stato condannata a soli due anni di squalifica con la condizionale(rischiava la radiazione)per aver fatto provocare a Nelson Piquet Jr. un incidente nello scorso Gran Premio di Singapore per poter far sì che vincesse il compagno Fernando Alonso.
Con tutti i rischi del caso visto che le auto durante le gare raggiungono velocità pazzesche ed il morto ogni tanto ci scappa:solo una mente malata come quella di Briatore poteva orchestrare una situazione simile e farsi anche beccare grazie al delatore Piquet.
E così il propietario e fondatore del fortunato Billionaire,socio assieme a gente del calibro di Marcelo Lippi,la Santanchè,Lele Mora e Paolo Brosio,se ne esce di scena ma non penso proprio così in silenzio come almeno per ora:ed in più rischia la sua avventura nel calcio inglese in quanto propietario assieme all'altro boss Bernie Ecclestone(grande estimatore di Hitler)del Queens Park Rangers,club londinese.
Ed in Gran Bretagna chiunque subisca una squalifica in qualsiasi federazione sportiva non può far parte di nessun altra,quindi Briatore dovrà riscoprirsi cabarettista di se stesso,cosa che sa fare molto bene e con grandi guadagni grazie all'importanza che scaturisce nell'ambiente delle donne(che si pagano)e della droga(montagne di cocaina).
Si può e consiglio di approfondire meglio la vita ed i fatti di Briatore sul sito di Wikipedia in quanto troverete molte sorprese e conferme:http://it.wikipedia.org/wiki/Briatore.
L'articolo tratto da"La Repubblica"odierna è di Vincenzo Borgomeo e riassume la vicenda ed anche gli ultimi scandali che hanno colpito il mondo delle corse automobilistiche di F1.
Nelson Piquet Jr: il principale colpevole è stato assolto.
PARIGI - Massima pena per il caso del falso incidente a Piquet Junior: il Consiglio Mondiale della Fia riunitosi oggi a Parigi ha deciso di sospendere per due anni con la condizionale la scuderia Renault (in pratica non gli succede nulla se nei prossimi due anni non ripetono una cosa simile) e di radiare dalla F1 l'ex team manager Flavio Briatore, già dimessosi da team manager della scuderia francese. Non solo: il direttore tecnico Pat Symonds, anche lui già dimessosi dall'incarico, si è beccato cinque anni di squalifica mentre Fernando Alonso, alla fine l'unico beneficiario di tutto questo macello (visto che si è portato a casa la vittoria in quel maledetto Gp) è stato prosciolto da qualsiasi accusa. Uno scandalo vero. Ma - se possibile - c'è ancora di peggio: Piquet, il vero colpevole di tutta questa vicenda, ossia il pilota che è andato volontariamente a sbattere, non ha subito alcun provvedimento in quanto si era garantito l'immunità denunciando il fatto. Max Mosley ovviamente sostiene il contrario: "La Formula 1 - ha spiegato dopo la sentenza - esce piuttosto bene da questa vicenda, perchè abbiamo dimostrato di aver eliminato le persone responsabili". Sarà. In ogni caso la pena è folle perché raggiunta in modo "sporco": la Federazione Internazionale è riuscita ad incastrare Renault e Briatore garantendo l'immunità al principale colpevole di tutta questa vicenda, ossia il pilota, quel Nelson Piquet Junior che dopo il suo licenziamento dal team ha iniziato a sputare fuori veleno. Anche Piquet però non accetta di essere crocefisso: "Sono sollevato dal fatto che l'indagine della Fia si è ora concluso - ha spiegato il pilota reo della manovra suicida - chi ora comanda nel Team Renault F1 ha deciso, come ho fatto io, che era meglio dire la verità e accettare le conseguenze. La cosa più importante è che ora non si ripeta mai più una cosa simile".
Nelson Piquet Junior ammette poi "di essere rammaricato per aver eseguito l'ordine che gli è stato dato. Ogni giorno desideravo di non averlo fatto". "Non so se la gente riuscirà a capire - aggiunge Piquet Jr - perchè per molti essere un pilota è un privilegio straordinario, come lo era per me. Tutto quello che posso dirvi è che la mia situazione alla Renault si trasformò in un incubo. Dopo aver sognato di essere un pilota di Formula Uno e dopo aver lavorato tanto per arrivare, mi sono trovato in balia del signor Briatore. Il suo vero carattere, precedentemente noto solo a coloro che avevano lavorato con lui in passato, è ormai svelato. Briatore è stato il mio manager, nonchè il boss del team, aveva il mio futuro nelle sue mani, ma non gli importava niente di questo. Dal momento dell'episodio del GP di Singapore mi ha isolato e mi ha spinto fino al punto più basso che avessi mai raggiunto nella mia vita. Ora che sono fuori di tale situazione - prosegue l'ex pilota della Renault - non posso credere che ho accettato il piano, ma quando mi è stato chiesto non ero nelle condizioni di rifiutare. Ascoltando la reazione di Briatore dopo il mio incidente e sentendo le osservazioni che ha fatto alla stampa nel corso delle ultime due settimane è chiaro che sono stato semplicemente usato da lui per poi essere scaricato e messo in ridicolo". "Ho dovuto imparare alcune lezioni molto difficili negli ultimi 12 mesi e - continua il brasiliano - riconsiderare ciò che ha valore nella vita. Ciò che non è cambiato è il mio amore per la Formula Uno e la fame per le corse. Mi rendo conto che devo iniziare la mia carriera da zero. Posso solo sperare che una squadra riconosca quanto male mi è stato fatto mentre ero alla Renault e mi dia l'opportunità di mostrare ciò che avevo fatto vedere in F3 e GP2. Di una cosa si può essere certi e cioè che non vi sarà alcun pilota in Formula Uno determinato come me nel mettersi alla prova". "Come ultima cosa su questo argomento - conclude Piquet Junior - vorrei ribadire che mi dispiace tanto per coloro che lavorano in Formula Uno (comprese le tante persone buone in Renault), i tifosi e l'organo di governo (la Fia, ndr). Non mi aspetto di essere perdonato o dimenticato, ma almeno ora le persone possono trarre le loro conclusioni sulla base di ciò che è realmente accaduto". In ogni caso è difficile a questo punto non credere che tutta la vicenda sia una semplice vendetta di Mosley nei confronti di Briatore. E a questo punto, vista la ferocia e la voglia di vendetta del presidente della Fia nei confronti di Ron Dennis (cacciato a suo tempo per una vicenda più o meno simile a quelle del caso Renault) e Flavio Briatore, viene anche più facile credere alle insistenti voci dai box che volevano proprio i due ex team principal di Renault e McLaren come gli organizzatori del festino a luci rosse costato la presidenza a Max Mosley. Insomma, per usare un sottile eufemismo, un vero schifo, nel quale la F1 precipita ancora una volta. E dal quale ormai da almeno due anni non riesce proprio a venirne fuori: ormai di questo pseudo-sport si parla più di gossip, intrallazzi e truffe che di sorpassi e tempi sul giro. Di questo passo nei giornali di F1 si dovranno occupare i colleghi di giudiziaria... Esagerazione? Non tanto. Ecco un piccolo memo con gli scandali in F1 degli ultimi due anni. Un elenco incredibile davvero:
Nelson Piquet Junior ammette poi "di essere rammaricato per aver eseguito l'ordine che gli è stato dato. Ogni giorno desideravo di non averlo fatto". "Non so se la gente riuscirà a capire - aggiunge Piquet Jr - perchè per molti essere un pilota è un privilegio straordinario, come lo era per me. Tutto quello che posso dirvi è che la mia situazione alla Renault si trasformò in un incubo. Dopo aver sognato di essere un pilota di Formula Uno e dopo aver lavorato tanto per arrivare, mi sono trovato in balia del signor Briatore. Il suo vero carattere, precedentemente noto solo a coloro che avevano lavorato con lui in passato, è ormai svelato. Briatore è stato il mio manager, nonchè il boss del team, aveva il mio futuro nelle sue mani, ma non gli importava niente di questo. Dal momento dell'episodio del GP di Singapore mi ha isolato e mi ha spinto fino al punto più basso che avessi mai raggiunto nella mia vita. Ora che sono fuori di tale situazione - prosegue l'ex pilota della Renault - non posso credere che ho accettato il piano, ma quando mi è stato chiesto non ero nelle condizioni di rifiutare. Ascoltando la reazione di Briatore dopo il mio incidente e sentendo le osservazioni che ha fatto alla stampa nel corso delle ultime due settimane è chiaro che sono stato semplicemente usato da lui per poi essere scaricato e messo in ridicolo". "Ho dovuto imparare alcune lezioni molto difficili negli ultimi 12 mesi e - continua il brasiliano - riconsiderare ciò che ha valore nella vita. Ciò che non è cambiato è il mio amore per la Formula Uno e la fame per le corse. Mi rendo conto che devo iniziare la mia carriera da zero. Posso solo sperare che una squadra riconosca quanto male mi è stato fatto mentre ero alla Renault e mi dia l'opportunità di mostrare ciò che avevo fatto vedere in F3 e GP2. Di una cosa si può essere certi e cioè che non vi sarà alcun pilota in Formula Uno determinato come me nel mettersi alla prova". "Come ultima cosa su questo argomento - conclude Piquet Junior - vorrei ribadire che mi dispiace tanto per coloro che lavorano in Formula Uno (comprese le tante persone buone in Renault), i tifosi e l'organo di governo (la Fia, ndr). Non mi aspetto di essere perdonato o dimenticato, ma almeno ora le persone possono trarre le loro conclusioni sulla base di ciò che è realmente accaduto". In ogni caso è difficile a questo punto non credere che tutta la vicenda sia una semplice vendetta di Mosley nei confronti di Briatore. E a questo punto, vista la ferocia e la voglia di vendetta del presidente della Fia nei confronti di Ron Dennis (cacciato a suo tempo per una vicenda più o meno simile a quelle del caso Renault) e Flavio Briatore, viene anche più facile credere alle insistenti voci dai box che volevano proprio i due ex team principal di Renault e McLaren come gli organizzatori del festino a luci rosse costato la presidenza a Max Mosley. Insomma, per usare un sottile eufemismo, un vero schifo, nel quale la F1 precipita ancora una volta. E dal quale ormai da almeno due anni non riesce proprio a venirne fuori: ormai di questo pseudo-sport si parla più di gossip, intrallazzi e truffe che di sorpassi e tempi sul giro. Di questo passo nei giornali di F1 si dovranno occupare i colleghi di giudiziaria... Esagerazione? Non tanto. Ecco un piccolo memo con gli scandali in F1 degli ultimi due anni. Un elenco incredibile davvero:
Polverina trovata sulle Ferrari e culminata con la scoperta del passaggio di informazioni riservate sulla vettura di Maranello alla McLaren. Protagonista in negativo l'ormai ex Ferrari Nigel Stepney che trafugò i progetti della monoposto 2007 per venderli alla Mclaren che si beccò così 100 milioni di dollari di multa e l'esclusione dal campionato costruttori.
Orgia sado-maso a sfondo nazista del presidente della Fia Max Mosley e finita sui giornali di mezzo mondo, con lui mezzo nudo che frusta e si fa frustare da pseudo capò.
Diffusori irregolari o no? Mistero: Brawn Gp, Toyota e Williams sono sotto accusa ma poi la Fia dà l'Ok a questi sistemi e quindi li ammette alle gare.
La Williams presentò (per poi ritirarlo poche ore più tardi) un velenoso ricorso contro Ferrari e Red Bull perché secondo lei i deflettori delle pance delle rispettive monoposto erano irregolari.
Lewis Hamilton mentì (confessando poi tutto come uno scolaretto tutto in Malaysia) su quanto accaduto in regime di safety-car tra lui e il pilota italiano della Toyota Jarno Trulli che si riprese il terzo posto del Gp di Melbourne.
Poi si arriva al balletto sulle regole e il tetto al budget. Minacce di abbandono della F1 da parte di Ferrari, prese di posizioni durissime e insulti da parte della Fia, un inferno.
La Renault accetta - "Accettiamo pienamente le decisione del Consiglio Mondiale dello Sport della Fia. Chiediamo scusa senza riserve a tutta la comunità della Formula Uno in relazione al nostro inaccettabile comportamento.Ci auguriamo che si possa presto mettere tutto ciò alle spalle e concentrarsi in modo costruttivo sul futuro". Così Bernard Rey, presidente del team Renault F.1, all'uscita dalla sede della Fia a Place de la Concorde a Parigi.
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