sabato 5 settembre 2009

FELTRI,E' BELLO STARE AL GUINZAGLIO?

Come anticipato nel post del 6 agosto
http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/08/giornali-del-governo.html Feltri si è scambiato la poltrona di direttore de"Il Giornale"con Belpietro di"Libero"e gli ultimi giorni hanno nuovamente visto la campagna accusatoria contro tutti quelli che non siano in linea con il Berlusconi pensiero.
Uno dei tanti adulatori del premier Superman tramite il quotidiano del fratello di Silvio,Paolo l'altro criminale di famiglia,usa e ha sempre adoperato il mezzo (dis)informativo che ha in mano al momento(che sia"Il Giornale"piuttosto che"L'Indipendente","Libero"o il"Borghese"e"L'Europeo"non cambia)per leccare il culo al premier inventando spesse volte di sana pianta scoop improponibili.
Pluricondannato per ingiurie e falso,quasi radiato dalla professione di giornalista,grazie alle sue altolocate amicizie l'ha sempre fatta franca trovando i soldi per le multe milionare:un attestato di riconoscenza da chi ha in mano il guinzaglio o i fili del cane-burattino Feltri.
Nonostante le ultime accuse del premier viagra al sistema informativo italiano(che detiene n gran parte grazie a personaggi come Belpietro,Fede,Giordano,Minzolini,Masi,etc.) tirandosi la zappa sul piede asserendo che questo insieme sia inefficiente e fazioso(da parte degli oppositori!?),Berlusconi ha la faccia tosta di continuare a presentarsi sempre sorridente ed in pompa magna e a far figure di merda all'Italia in tutto i mondo.
Le ultime querele a"Repubblica"e"L'Unità"e le richieste agli inserzionisti pubblicitari di boicottare tali testate affinchè vadano in crisi e possano chiudere oltre che le numerose reazioni di protesta da parte della quasi totalità del mondo giornalistico e culturale non fanno che fomentare il disgusto verso questo verme:l'articolo di Alessandro Gilioli tratto da Indymedia Lombardia si sofferma su una critica generale al tirapiedi Feltri deliziandoci di alcune delle sue bufale più clamorose degli ultimi anni.
Feltri e una mandria di bufale e il lecca culo di casa Berlusconi.
Cronistoria del fenomeno Feltri: un misto di falsi scoop, rivalutazioni del fascismo e linguaggio da bar. Fino al ritorno al 'Giornale', da trasformare in una fabbrica di linciaggi in serie
La prima patacca accertata è del 1990, ai tempi in cui Vittorio Feltri dirige "L'Europeo": un'intervista sul rapimento Moro a tale Davide, "carabiniere infiltrato nelle Br" che avrebbe fatto irruzione nel covo di via Montenevoso. è un racconto "esplosivo" su presunti memoriali e audio di Moro dalla prigionia, con tanto di dettagli erotici sui brigatisti Franco Bonisoli e Nadia Mantovani sorpresi nudi a letto. Peccato che sia tutto falso, dalla prima all'ultima riga, e il "Davide" in questione non esista neppure.
Nasce così, quasi vent'anni fa, il fenomeno Feltri: un misto di bufale (come quella su Alceste Campanile "assassinato da Lotta Continua", mentre è stato ucciso da Avanguardia nazionale), rivalutazioni del fascismo ("Peccato che a scuola si continui a studiare la Resistenza") e linguaggio da bar (vale per tutti il titolo sul calcio negli Usa: "Agli uomini piace, alle donne no, ma i negri non lo sopportano", da cui si deduce che i "negri" non appartengono alla categoria né degli uomini né delle donne. Nel ?92 Feltri è contattato da Andrea Zanussi, editore de "L'indipendente", al quale spiega che il quotidiano "ha bisogno di una bella iniezione di merda". Detto, fatto. è il periodo di Mani Pulite e lui lo cavalca proponendo titoli come "Cieco, ma i soldi li vedeva benissimo", riferito a un presunto tangentista non vedente.
Segue un falso scoop sulla morte di Pinelli, un attacco a Indro Montanelli ("è arrivato il tuo 25 luglio"), e il linciaggio di Norberto Bobbio ("mandante morale dell'omicidio Calabresi"), più un po' di insulti alla Guardia di Finanza (che in quel periodo sta indagando sul Cavaliere). Quasi inevitabile nel ?94 la promozione al "Giornale", appena lasciato da Montanelli. Qui Feltri si fa riconoscere subito per i titoli farlocchi tra cui un mitico "La lebbra sbarca in Sicilia, contagiati a Messina quattro italiani" (vero niente). Notevole anche "Berlusconi vende la Fininvest", così come la patacca sui miliardi di Milosevic "trasportati in sacchi di juta dalla Serbia all'Italia".
Altrettanto sballate le accuse ai giudici Piercamillo Davigo e Francesco Di Maggio di essere soci in una cooperativa edilizia con Curtò e Ligresti. Non mancano nuove "inchieste" revisioniste sul fascismo, come quella sull'attentato di via Rasella corredata da una foto falsificata della testa di un bambino staccata dal tronco: la cosa arriverà alla Cassazione, che nell'agosto 2007 condannerà il direttore parlando di un "quadro di vere e proprie false affermazioni". Avanti così, e nel ?95 Feltri si inventa che "la scorta del presidente Scalfaro ha sparato a un elicottero dei pompieri" (ovviamente è il periodo dello scontro politico fra il Quirinale e Berlusconi).
Di due anni dopo è un'intervista taroccata a Francesco De Gregori contro il Pci, un pezzo per cui il cantante porta Feltri in tribunale ottenendone la condanna. Sempre nel 97 una nuova - più grave - patacca costa a Feltri il posto: è quella sul presunto "tesoro" di Antonio Di Pietro, cinque miliardi di lire che l'ex pm è accusato di aver preso da Francesco Pacini Battaglia.
Dopo parecchie querele, alla fine è lo stesso direttore a dover ammettere che si tratta di "una bufala". Segue per Feltri un periodo al "Borghese" e al gruppo Riffeser, fino alla fondazione di "Libero", dove chiama a scrivere il puparo di Calciopoli Luciano Moggi e l'ex agente del Sismi Renato "Betulla" Farina. Per lanciarsi, il quotidiano ha bisogno di fuochi artificali: di qui la falsa notizia che un centro sociale milanese è un covo dell'Eta basca, di qui uno "scoop" su Donna Rachele titolato "Mussolini era cornuto". Poi arrivano le accuse trasversali a Sergio Cofferati per l'omicidio Biagi ("La Cgil indica i bersagli da colpire") e un altro falso scoop su Berlusconi ("Vuole lasciare la politica").
Ma non basta, e allora Feltri parla di pedofilia pubblicando cinque foto di preadolescenti nudi in pose inequivocabili (con conseguente radiazione dall'Ordine, poi tramutata in "censura"). Di questa fase resta però ai posteri soprattutto l'elegante prima pagina con un disegno di Prodi nudo a quattro zampe e con il sedere alzato, pronto a farsi sodomizzare da un tappo di champagne con la faccia di Berlusconi.
Richiamato in agosto al "Giornale", Feltri parte subito con la campagna più desiderata dal suo editore, puntando a tre obiettivi: intimidire i giornalisti non allineati (occhio che se critichi il premier ma poi paghi la colf in nero o non versi gli alimenti all'ex moglie, io lo scrivo in prima pagina); livellare tutti nel fango per provare che Berlusconi non è peggiore di chi lo attacca, in base al "così fan tutti" autoassolutorio; far fuori quanti nella Chiesa osano criticare il premier. Così in poche settimane "il Giornale" diventa una fabbrica di linciaggi in serie: da Eugenio Scalfari a Enrico Mentana, da Gustavo Zagrebelsky a Concita De Gregorio, da Dino Boffo a Ezio Mauro, fino a Ted Kennedy e Gianni Agnelli (a Feltri infatti piace sparare anche sui morti). A proposito: negli ultimi anni di vita, Indro Montanelli diceva che non riconosceva più il suo "Giornale", gli sembrava "un figlio drogato". Adesso pare entrato in un'overdose senza ritorno.

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