Questi autentici martiri meritano di vedersi intitolati monumenti,strade e piazze,biblioteche e palazzi,stadi e lapidi:gente che ha combattuto e che ha sofferto assieme a chi faceva la guerra come opposizione e difesa della propria terra invasa dal nemico.
Una breve storia riassuntiva dei fatti è tratta da Senza Soste che ha scovato un brano del passato(sempre attuale)italiano dal sito"storiaxxisecolo.it",cui sono stati aggiunti molti links che parlano delle stragi nazifasciste avvenute in italia,ad opera sia di stranieri che italiani,collaborazionisti infami della Repubblica di Salò che tanto è tornata in auge negli ultimi periodi dove i bastardi che ne facevano parte vorrebbero essere riabilitati da parte di politici neofascisti o comunque con evidenti tare cerebrali.
W la resistenza partigiana e morte al nazifascismo!
La strage di Marzabotto del 29 settembre 1944 fu la tragica tappa finale di una «marcia della morte» che era iniziata in Versilia. L'esercito alleato indugiava davanti alla Linea Gotica e il maresciallo Albert Kesserling, per proteggersi dall'«incubo» dei partigiani, aveva ordinato di fare «terra bruciata» alle sue spalle.Kesserling fu il mandante di una strage che nessun'altra superò per dimensioni e per ferocia e che assunse simbolicamente il nome di Marzabotto anche se i paesi colpiti furono molti di più.L'esecutore si chiamava Walter Reder. Era un maggiore delle SS soprannominato «il monco» perché aveva lasciato l'avambraccio sinistro a Charkov, sul fronte orientale. Kesserling lo aveva scelto perché considerato uno «specialista» in materia.Al comando del 16° Panzergrenadier «Reichsfuhrer», il «monco» iniziò il 12 agosto una marcia che lo porterà dalla Versilia alla Lunigiana e al Bolognese lasciando dietro di sé una scia insanguinata di tremila corpi straziati: uomini, donne, vecchi e bambini.In Lunigiana si erano uniti alle SS anche elementi delle Brigate nere di Carrara e, con l'aiuto dei collaborazionisti in camicia nera, Reder continuò a seminare morte. Gragnola, Monzone, Santa Lucia, Vinca: fu un susseguirsi di stragi immotivate. Nella zona non c'erano partigiani: lo dirà anche la sentenza di condanna di Reder: «Non c'erano combattenti. Nei dirupi intorno al paese c'era soltanto povera gente terrorizzata...».A fine settembre il «monco» si spinse in Emilia ai piedi del monte Sole dove si trovava la brigata partigiana «Stella Rossa». Per tre giorni, a Marzabotto, Grizzana e Vado di Monzuno, Reder compì la più tremenda delle sue rappresaglie. In località Caviglia i nazisti irruppero nella chiesa dove don Ubaldo Marchioni aveva radunato i fedeli per recitare il rosario. Furono tutti sterminati a colpi di mitraglia e bombe a mano.Nella frazione di Castellano fu uccisa una donna coi suoi sette figli, a Tagliadazza furono fucilati undici donne e otto bambini, a Caprara vennero rastrellati e uccisi 108 abitanti compresa l'intera famiglia di Antonio Tonelli (15 componenti di cui 10 bambini).A Marzabotto furono anche distrutti 800 appartamenti, una cartiera, un risificio, quindici strade, sette ponti, cinque scuole, undici cimiteri, nove chiese e cinque oratori. Infine, la morte nascosta: prima di andarsene Reder fece disseminare il territorio di mine che continuarono a uccidere fino al 1966 altre 55 persone. Complessivamente, le vittime di Marzabotto, Grizzano e Vado di Monzuno furono 1.830. Fra i caduti, 95 avevano meno di sedici anni, 110 ne avevano meno di dieci, 22 meno di due anni, 8 di un anno e quindici meno di un anno. Il più giovane si chiamava Walter Cardi: era nato da due settimane. Dopo la liberazione Reder, che era riuscito a raggiungere la Baviera, fu catturato dagli americani. Estradato in Italia fu processato dal Tribunale militare di Bologna nel 1951 e condannato all'ergastolo. Dopo molti anni trascorsi nel penitenziario di Gaeta fu graziato per intercessione del governo austriaco. Morì pochi anni dopo in Austria senza mai essere sfiorato dall'ombra del rimorso.
I sopravvissuti.
A Marzabotto gli unici sopravvissuti furono due bambini, Fernando Piretti, di otto anni, e Paolo Rossi di sei, e una donna, Antonietta Benni, maestra d'asilo delle Orsoline. Per 33 ore finse di essere stata abbattuta anche lei e quando finalmente potè alzarsi, commentò ad alta voce: «Tutti morti, la mia mamma, la mia zia, la mia nonna Rosina, la mia nonna Giovanna, il mio fratellino... Tutti morti». Anche a Marzabotto alcune SS parlavano un italiano perfetto: erano italiani.
I collaborazionisti italiani.
Per i fatti di Marzabotto ci fu anche una coda processuale italiana. Prima della condanna del maggiore Reder, nel 1946, la corte d'assise di Brescia aveva giudicato Lorenzo Mingardi e Giovanni Quadri, due repubblichini (il primo, reggente del Fascio di Marzabotto, nonché commissario prefettizio durante la carneficina), per collaborazione, omicidio, incendio e devastazione. Mingardi ebbe la pena di morte, poi trasformata in ergastolo. Il secondo, 30 anni, poi ridotti a dieci anni e otto mesi. Tutti e due furono successivamente liberati per amnistia.
Link di approfondimento:
http://www.eccidiomarzabotto.com/
La strage di Marzabotto, la testimonianza di Renato Giorgi (da "Marzabotto parla", Ed. Avanti!, 1955)
I responsabili della strage di Marzabotto, di Renato Giorgi (da "Marzabotto parla", Ed. Avanti!, 1955)
Marzabotto, «Hanno avuto quel che si meritavano» La testimonianza del nazista Albert Meier (da l'espresso.it)
Marzabotto, perché l'eccidio rimase impunito di Mimmo Franzinelli
Le stragi nazifasciste in Toscana del 1944 (a cura di Claudio Biscarini)
L'eccidio di S. Anna di Stazzema (12 agosto 1944)
Le stragi tedesche in Italia
L'armadio della vergogna: i fascicoli insabbiati sulle stragi nazifasciste (l'espresso, settembre 2001)
Inchiesta tedesca sugli ex nazisti accusati della strage di Marzabotto e di Sant'Anna di Stazzema (aprile 2002)
Il testo del discorso di scuse per la strage di Marzabotto pronunciato dal presidente tedesco Rau (17 aprile 2002)
Oltre 50 anni dopo, le scuse della Germania per Marzabotto (aprile 2002)
I sopravvissuti: "Non perdoneremo mai quegli assassini" (aprile 2002)
Scene di violenza, rappresaglie e stragi naziste nell'Italia occupata (1943-45) Saggi sugli eccidi compiuti dall'esercito tedesco e dalle SS (link dal sito Iperstoria).
Le sentenze di condanna di Theodor Saevecke e di Siegfried Engel (link al sito dell'Ismec di Milano).
Link di approfondimento:
http://www.eccidiomarzabotto.com/
La strage di Marzabotto, la testimonianza di Renato Giorgi (da "Marzabotto parla", Ed. Avanti!, 1955)
I responsabili della strage di Marzabotto, di Renato Giorgi (da "Marzabotto parla", Ed. Avanti!, 1955)
Marzabotto, «Hanno avuto quel che si meritavano» La testimonianza del nazista Albert Meier (da l'espresso.it)
Marzabotto, perché l'eccidio rimase impunito di Mimmo Franzinelli
Le stragi nazifasciste in Toscana del 1944 (a cura di Claudio Biscarini)
L'eccidio di S. Anna di Stazzema (12 agosto 1944)
Le stragi tedesche in Italia
L'armadio della vergogna: i fascicoli insabbiati sulle stragi nazifasciste (l'espresso, settembre 2001)
Inchiesta tedesca sugli ex nazisti accusati della strage di Marzabotto e di Sant'Anna di Stazzema (aprile 2002)
Il testo del discorso di scuse per la strage di Marzabotto pronunciato dal presidente tedesco Rau (17 aprile 2002)
Oltre 50 anni dopo, le scuse della Germania per Marzabotto (aprile 2002)
I sopravvissuti: "Non perdoneremo mai quegli assassini" (aprile 2002)
Scene di violenza, rappresaglie e stragi naziste nell'Italia occupata (1943-45) Saggi sugli eccidi compiuti dall'esercito tedesco e dalle SS (link dal sito Iperstoria).
Le sentenze di condanna di Theodor Saevecke e di Siegfried Engel (link al sito dell'Ismec di Milano).
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