martedì 8 settembre 2009

I DUE VOLTI DI MIKE

E proprio adesso che aveva mandato a quel paese Berlusconi,la sua famiglia e Merdiaset Mike Bongiorno è scomparso oggi pomeriggio lasciando di se stesso un'immagine nel bene e nel male leggendaria nella storia della televisione italiana.
Più che i due volti avrei potuto intitolare il post"le due anime"che hanno convissuto nel corpo di questo personaggio che ha fatto parlare molto di se e che ha intrattenuto generazioni di italiani:un'anima che all'inizio ed alla fine della sua esistenza temporale ha saputo dare il meglio di sè,come partigiano in gioventù e come oppositore di Berluscojoni alla fine.
Da giovane,anche se alcuni detrattori dicono che venne arrestato mentre era in vacanza con la madre in Italia,fu imprigionato dai nazisti in quanto mentre era al lavoro presso"La Stampa"a Torino traduceva i programmi di"Radio Londra"e faceva da staffetta sui monti per informare varie postazioni patigiane.
Dopo mesi di carcere a San Vittore fu usato come scambio per ottenere la liberazione di prigionieri tedeschi:qui s'interrompe per una sessantina d'anni la sua funzione positiva ripresa pochi anni fà quando fu scaricato da Mediaset perchè pubblicizzava programmi di Sky(che da partner dalle uova d'oro è diventata arcinemica del biscione)e venne allontanato nonostante il lavoro di prim'ordine(senza Mike Canale 5 & company non sarebbero state nessuno)svolto per l'emittente di regime.
Il periodo tra la resistenza e la mandata in culo al premier Sua Emittenza invece lo vede come esempio della limitatezza dell'uomo medio,aspetto spiegato benissimo da Umberto Eco nel 1961 nel suo"Diario Minimo",dove Mike Bongiorno grazie alle famose gaffes(costruite)e a comportamenti ambigui sui palcoscenici rappresenta veramente lo stereotipo della mediocrità umana.
Inoltre ha caldeggiato,favorito e acclamato la discesa in campo in politica di Berlusconi assieme a personaggi come Costanzo e Vianello...lui aveva fatto un grandissimo favore al biscione che ha voluto ricambiare in questo modo,plagiando le menti delle persone cui ha atrofizzato il cervello in quasi quarant'anni di presenza catodica(se sono famoso e vincente io,lo sarà per forza pure lui che è mio grande amico!).
Ah,aneddoto il signor Bongiorno aveva ottenuto la cittadinanza italiana solo nel 2003 ma è risultato che abbia votato precedentemente e più volte!
Dopo il primo contributo di Eco suggerito da Senza Soste vi è uno stralcio della sua biografia tratto da Indymedia con annesso un commento di un utente,mentre il video made in YouTube del novembre del 2008 èun estratto di un intervento di Mike Bongiorno che racconta brevemente la sua esperienza partigiana.
Tutto sommato non era malvagio come persona,è stato solo usato più volte da persone sbagliate che alla prima occasione gliel'hanno messo in culo,addio Mike!
...Il caso più vistoso di riduzione del superman all'every­man lo abbiamo in Italia nella figura di Mike Bongiorno e nella storia della sua fortuna. Idolatrato da milioni di persone, quest'uomo deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una mediocrità assoluta uni­ta (questa è l'unica virtù che egli possiede in grado eccedente) ad un fascino immediato e spontaneo spiegabile col fatto che in lui non si avverte nessuna costruzione o fin­zione scenica: sembra quasi che egli si venda per quello che è e che quello che è sia tale da non porre in stato di inferiorità nessuno spettatore, neppure il più sprovveduto. Lo spettatore vede glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale il ritratto dei propri limiti.
Per capire questo straordinario potere di Mike Bongior­no occorrerà procedere a una analisi dei suoi comporta-menti, ad una vera e propria "Fenomenologia di Mike Bongiorno", dove, si intende, con questo nome è indicato non l'uomo, ma il personaggio.
Mike Bongiorno non è particolarmente bello, atletico, coraggioso, intelligente. Rappresenta, biologicamente parlan­do, un grado modesto di adattamento all'ambiente. L'amore isterico tributatogli dalle teen-agers va attribuito in parte al complesso materno che egli è capace di risvegliare in una giovinetta, in parte alla prospettiva che egli lascia intrav­vedere di un amante ideale, sottomesso e fragile, dolce e cortese.
Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto, confortando le altrui naturali tendenze all'apatia e alla pigrizia mentale. Pone gran cura nel non impressio­nare lo spettatore, non solo mostrandosi all'oscuro dei fat­ti, ma altresì decisamente intenzionato a non apprendere nulla.
In compenso Mike Bongiorno dimostra sincera e primiti­va ammirazione per colui che sa. Di costui pone tuttavia in luce le qualità di applicazione manuale, la memoria, la me­todologia ovvia ed elementare: si diventa colti leggendo molti libri e ritenendo quello che dicono. Non lo sfiora minimamente il sospetto di una funzione critica e creativa della cultura. Di essa ha un criterio meramente quantitativo. In tal senso (occorrendo, per essere colto, aver letto per molti anni molti libri) è naturale che l'uomo non predesti­nato rinunci a ogni tentativo.
Mike Bongiorno professa una stima e una fiducia illi­mitata verso l'esperto; un professore è un dotto; rappre­senta la cultura autorizzata. È il tecnico del ramo. Gli si demanda la questione, per competenza.
L'ammirazione per la cultura tuttavia sopraggiunge quan­do, in base alla cultura, si viene a guadagnar denaro. Allora si scopre che la cultura serve a qualcosa. L'uomo mediocre rifiuta di imparare ma si propone di far studiare il figlio.
Mike Bongiorno ha una nozione piccolo borghese del denaro e del suo valore ("Pensi, ha guadagnato già centomila lire: è una bella sommetta!").
Mike Bongiorno anticipa quindi, sul concorrente, le im­pietose riflessioni che lo spettatore sarà portato a fare: "Chissà come sarà contento di tutti quei soldi, lei che è sempre vissuto con uno stipendio modesto! Ha mai avuto tanti soldi così tra le mani?".
Mike Bongiorno, come i bambini, conosce le persone per categorie e le appella con comica deferenza (il bambino dice: "Scusi, signora guardia...") usando tuttavia sempre la qualifica più volgare e corrente, spesso dispregiativa: "si­gnor spazzino, signor contadino".
Mike Bongiorno accetta tutti i miti della società in cui vive: alla signora Balbiano d'Aramengo bacia la mano e dice che lo fa perché si tratta di una contessa (sic).
Oltre ai miti accetta della società le convenzioni. È pa­terno e condiscendente con gli umili, deferente con le per­sone socialmente qualificate.
Elargendo denaro, è istintivamente portato a pensare, senza esprimerlo chiaramente, più in termini di elemosi­na che di guadagno. Mostra di credere che, nella dialettica delle classi, l'unico mezzo di ascesa sia rappresentato dalla provvidenza (che può occasionalmente assumere il volto della Televisione).
Mike Bongiorno parla un basic italian. Il suo discorso realizza il massimo di semplicità. Abolisce i congiuntivi, le proposizioni subordinate, riesce quasi a tendere invisibile la dimensione sintassi. Evita i pronomi, ripetendo sem­pre per esteso il soggetto, impiega un numero stragrande di punti fermi. Non si avventura mai in incisi o parentesi, non usa espressioni ellittiche, non allude, utilizza solo metafore ormai assorbite dal lessico comune. Il suo linguaggio è ri­gorosamente referenziale e farebbe la gioia di un neo-posi­tivista. Non è necessario fare alcuno sforzo per capirlo. Qualsiasi spettatore avverte che, all'occasione, egli potreb­be essere più facondo di lui.
Non accetta l'idea che a una domanda possa esserci più di una risposta. Guarda con sospetto alle varianti. Nabuc­co e Nabuccodonosor non sono la stessa cosa; egli reagisce di fronte ai dati come un cervello elettronico, perché è fer­mamente convinto che A è uguale ad A e che tertium non datur. Aristotelico per difetto, la sua pedagogia è di con­seguenza conservatrice, paternalistica, immobilistica.
Mike Bongiorno è privo di senso dell'umorismo. Ride perché è contento della realtà, non perché sia capace di deformare la realtà. Gli sfugge la natura del paradosso; come gli viene proposto, lo ripete con aria divertita e scuote il capo, sottintendendo che l'interlocutore sia simpaticamente anormale; rifiuta di sospettare che dietro il paradosso si na­sconda una verità, comunque non lo considera come vei­colo autorizzato di opinione.
Evita la polemica, anche su argomenti leciti. Non man­ca di informarsi sulle stranezze dello scibile (una nuova corrente di pittura, una disciplina astrusa... "Mi dica un po', si fa tanto parlare oggi di questo futurismo. Ma cos'è di preciso questo futurismo?"). Ricevuta la spiegazione non tenta di approfondire la questione, ma lascia avvertire anzi il suo educato dissenso di benpensante. Rispetta comunque l'opinione dell'altro, non per proposito ideologico, ma per disinteresse.
Di tutte le domande possibili su di un argomento sceglie quella che verrebbe per prima in mente a chiunque e che una metà degli spettatori scarterebbe subito perché troppo banale: "Cosa vuol rappresentare quel quadro?" "Come mai si è scelto un hobby così diverso dal suo lavoro?" "Com'è che viene in mente di occuparsi di filosofia?".
Porta i clichés alle estreme conseguenze. Una ragazza educata dalle suore è virtuosa, una ragazza con le calze co­lorate e la coda di cavallo è "bruciata". Chiede alla prima se lei, che è una ragazza così per bene, desidererebbe di­ventare come l'altra; fattogli notare che la contrapposizione è offensiva, consola la seconda ragazza mettendo in risalto la sua superiorità fisica e umiliando l'educanda. In questo vertiginoso gioco di gaffes non tenta neppure di usare pe­rifrasi: la perifrasi è già una accortezza,e le accortezze ap­partengono a un ciclo vichiano cui Bongiorno è estraneo. Per lui, lo si è detto, ogni cosa ha un nome e uno solo, l'artificio retorico è una sofisticazione. In fondo la gaffe nasce sempre da un atto di sincerità non mascherata; quan­do la sincerità è voluta non si ha gaffe ma sfida e provo­cazione; la gaffe (in cui Bongiorno eccelle, a detta dei cri­tici e del pubblico) nasce proprio quando si è sinceri per sbaglio e per sconsideratezza. Quanto più è mediocre, l'uo­mo mediocre è maldestro. Mike Bongiorno lo conforta por­tando la gaffe a dignità di figura retorica, nell'ambito di una etichetta omologata dall'ente trasmittente e dalla nazione in ascolto.
Mike Bongiorno gioisce sinceramente col vincitore perché onora il successo. Cortesemente disinteressato al perdente, si commuove se questi versa in gravi condizioni e si fa promotore di una gara di beneficenza, finita la quale si manifesta pago e ne convince il pubblico; indi trasvola ad altre cure confortato sull'esistenza del migliore dei mondi possibili. Egli ignora la dimensione tragica della vita.
Mike Bongiorno convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rap­presenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiun­gere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti.
E' morto Mike Bongiorno.

ROMA - Mike Bongiorno è morto. Aveva 85 anni. E' stato vittima di un infarto mentre si trovava a Montecarlo. Se ne va un pezzo di storia della televisione italiana. Fu lui a importare dagli Stati Uniti il quiz televisivo e a dar vita, più tardi, a format innovativi e a uno stile di conduzione rivoluzionario. E' stato conduttore, autore, partigiano, scrittore, scalatore, imprenditore. Lascia la moglie, Daniela, e i tre figli Michelino, Nicolò e Leonardo. In questi giorni si preparava a un nuovo debutto: quello con il nuovo quiz Riskytutto su Sky, dove era approdato dopo la scadenza del contratto con Mediaset. E dove aveva conosciuto una seconda, fortunata giovinezza al fianco di Fiorello: prima negli spot tv, poi con le incursioni nei suoi show.
L'infanzia e la guerra. Mike Bongiorno, Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, nasce a New York il 26 maggio del 1924. Sua madre è torinese, suo padre italoamericano. Si trasferisce in Italia ancora bambino, studia a Torino, durante la Seconda guerra mondiale lascia gli studi e si unisce alle formazioni partigiane: grazie alla sua padronanza dell'inglese viene impiegato come staffetta per le comunicazioni con gli alleati. Catturato dai nazisti, trascorre sette mesi nel carcere di San Vittore (vicino di cella di Indro Montanelli), in seguito viene trasferito prima nel campo di concentramento di Bolzano poi in quello di Mauthausen. Si salva grazie a uno scambio di prigionieri fra Germania e Stati Uniti.
Il successo in Italia. Torna a New York, dal 1946 lavora per la radio del quotidiano "Il progresso italoamericano" nel programma Voci e volti dall'Italia. Torna in Italia, definitivamente, nel 1953, chiamato a lavorare alla neonata televisione. E' lui a inaugurare il primo giorno di trasmissioni, il 3 gennaio del 1954, con il programma Arrivi e partenze.
Lascia o raddoppia?. Il programma che decreta il suo successo è Lascia o raddoppia?, ispirato all'americano "Una domanda da 64000 dollari". Il riscontro di pubblico è inimmaginabile: chi non possiede un televisore in casa si incontra nei bar, il quiz diventa un momento di aggregazione popolare, al giovedì - quando il programma va in onda - le sale cinematografiche chiudono i battenti. La visione del quiz è un rito collettivo. Da quel momento ogni suo programma è un successo. Da Campanile sera (1960) a Caccia al numero (1972), da La fiera dei sogni (1963-1965) a Giochi in famiglia (1966-1967), da Ieri e oggi (1976) a Scommettiamo (1977) a Flash (1980). Con Rischiatutto (1970-1974) - uno dei programmi più importanti di Mike - per la prima volta vengono introdotti in televisione l'elettrocnica e gli effetti speciali. E introdotta la "valletta parlante", Sabina Ciuffini.
L'incontro con Berlusconi. Fondamentale l'apporto di Bongiorno alla nascita e all'ascesa delle tv private. Risale alla fine degli anni Settanta l'incontro con Silvio Berlusconi. Che per la sua Telemilano - la futura Canale 5 - sceglie i personaggi allora più noti e apprezzati della televisione: Mike Bongiorno, ma anche Corrado, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Mike ha frequentato il modello americano, conosce le regole del marketing e per primo introduce, nei programmi della tv di Berlusconi, le sponsorizzazioni. Per il conduttore si apre una nuova, importante fase della carriera. Un successo che gli vale la vicepresidenza di Canale 5, nel 1990. "Se fosse nato in America potrebbe fare il presidente", disse una volta di lui lo stesso Berlusconi. Ed è di provenienza americana anche il game show che gli vale un nuovo, duraturo trionfo (oltre tremila puntate): La ruota della fortuna.
Conduttore, attore, scalatore. Una carriera lunghissima e senza sosta, quella di Bongiorno (non a caso ribattezzato SuperMike), che lo ha visto anche condurre per ben 11 volte il Festival di Sanremo, fare l'attore - interpretando se stesso - in alcuni film come C'eravamo tanto amati, Il giudizio universale, Totò lascia o raddoppia?, Sogni mostruosamente proibiti, Ragazze d'oggi, I miliardari. Inarrestabile anche nelle passioni private, era partito nel 2001 - quindi a 77 anni - con una spedizione diretta al Polo Nord. Nel 2004 l'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, gli aveva conferito l'onorificenza di Grande Ufficiale dell'ordine al merito della Repubblica.
L'approdo a Sky. Negli anni recenti Bongiorno si era dedicato alla conduzione di Genius e Il migliore, due quiz su Retequattro, mentre nel 2007 era tornato in Rai per presentare la 68esima edizione di Miss Italia, insieme a Loretta Goggi. Nel 2008 era uscita la sua autobiografia La versione di Mike. Alla fine del 2008 il suo contratto con Mediaset era scaduto e, lo scorso marzo, era stata ufficializzata la firma del suo contratto con Sky.
Mike -Berlusconi anche lui lo ha mandata a cagare.

«A Natale gli avevo telefonato per gli auguri e la segretaria mi aveva risposto che c’era una lista lunghissima, che dovevo mettermi in coda! E pensare che quando ero andato a Canale 5, Berlusconi mi aveva detto: “Mike, staremo insieme tutta la vita”. Così l’appello mi era venuto dal cuore quella sera, da Fazio: “Silvio, chiamami!“. E lui mi ha chiamato, finalmente, invitandomi a cena ad Arcore per la sera dopo».
«Silvio Berlusconi e io mangiavamo il minestrone nella sua villa di Arcore. Noi due soli nella grande sala vuota. Lui era stanchissimo. Davanti a quel minestrone, cucchiaiata dopo cucchiaiata, diceva: “Sono teso, dormo pochissimo, quattro ore per notte. Mi attaccano da tutte le parti”. E io pensavo: “Ma guarda un po’, sono qui con l’uomo più potente d’Italia, il più acclamato, una cena che tutti m’invidieranno, e mi viene una gran tristezza. Quest’uomo mi sembra così solo!”. C’era come un senso di freddo e di buio attorno a noi».
«Gli ho parlato invece della lettera che gli avevo scritto quando nessuno a Mediaset mi dava più retta. Mi rivolgevo direttamente a lui, in nome dell’antica amicizia. “Forse non lo sai”, dicevo in sostanza, “ma non faccio più parte del gruppo. Ti volevo comunque ringraziare e ti sarò sempre grato per quegli anni”. Lui mi ha risposto di non averla mai ricevuta. “La farò cercare e la troverò”.
"Grazie Silvio ma voto Obama"Bongiorno si racconta: il rapporto col premier, con Fiorello, la tv che lo ha deluso. E la scelta che farà alle elezioni Usa: "Sono per Barak.Lui può dare una svolta".»




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