martedì 18 agosto 2009

PARTIGIANI BASCHI

Questo sabato appuntamento a Brescia alla festa di Radio Onda d'Urto per chi ha a cuore la situazione basca ma anche per chi lotta quotidianamente per la libertà personale e collettiva,per chi combatte contro le ingiustizie come la repressione ed il totalitarismo,per chi è oppresso e crede che i controllori della legge siano i primi da vigilare.
Perchè la lotta di Euskadi è propria di tutte le persone che credono ancora che l'unione e la solidarietà fra i popoli siano indispensabili per il prosieguo delle battaglie per ottenere condizioni di vita migliori per tutta la collettività e non solo per una minoranza di pochi eletti.
Sabato sera vi sarà un incontro che comincerà alle 20,30 circa dove ci sarà la presentazione di un libro di due compagni attualmente incarcerati cui seguirà un dibattito con alcuni membri di EHL e di Askapena e di Giovanni Giacopuzzi esperto della questione Basca:il piccolo sunto del programma della sera a lo trovate appena sotto.

I giorni dell' ETA" di Iker Casanova e Paul Asensio, Edizioni Clandestine.
Se ci condannate, dovete condannare anche gli algerini che si opposero all'occupazione francese; i vietnamiti che fecero lo stesso contro le truppe francesi e americane; gli angolani e i mozambicani che si ribellarono all'occupazione portoghese, i nostri stessi padri che uccisero i soldati di Franco e tutti quei popoli che hanno deciso di lottare per la loro libertà. ETA (Euskadi Ta Askatasuma, Paesi Baschi e Libertà).
In un mondo in cui sussitono eccezioni quali il Kosovo, cui viene garantita la possibilità di suto-proclamarsi Stato Indipendente, è naturale chiedersi perché ad altri tale diritto debba essere negato.
Quando si entra a far parte dell'ETA, si deve essere consapevoli della veridicità delle parole di Che Guevara: ' Nella vera rivoluzione, si vince o si muore'. Argala, Zutik n°65.
Punto di riferimento politico di prim'ordine nella società basca e principale baluardo teorico dell'ETA militare, José Miguel Benaran Ordenana, alias Argala, divenne, dopo la tragica uccisione - avvenuta alla precoce età di ventinove anni - un vero e proprio mito.
"Il desiderio di libertà conferisce all'uomo oppresso la capacità di premere un detonatore". Argala, doc. Commando Trikia.
Iker Casanova e Paul Asensio entrambi giornalisti stanno scontando 11 anni di prigione per la loro collaborazione a movimenti pacifisti, ritenuti sostenitori dell'ETA.

Interverrano:
Un compagno dell'organizzazione internazionalista basca ASKAPENA.
GIOVANNI GIACOPUZZI, Studioso, storico, perito della difesa degli imputati del processo 18/98+
Un compagno della rete amici e amiche di Euskal Herria di Milano.

Sara' presente un banchetto informativo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao. Ho letto un pò qua e là nel tuo blog. Su molte cose che scrivi sono d'accordo, ma non su tutte. Ero ben predisposta riguardo all'altro post sulla lotta basca, nel senso che credo tutti abbiano il diritto di protestare e di rivendicare la propria speculare minoranza culturale, linguistica e così via. Ho fatto degli studi in merito a questi argomenti e trovo senz'altro che questi siano argomenti più che suggestivi.

Tuttavia non mi trovo d'accordo nella pubblicizzazione di un libro scritto dai membri di un'associazione terroristica. Tu la chiami resistenza, ma io lo chiamo terrorismo, e ti spiego anche perchè.
L'Eta ha ucciso e uccide persone civili di cittadinanza spagnola, e se gli dice male anche qualche malcapitato straniero che si trova in Spagna per qualche altro motivo.
Io sono contro la violenza, la trovo assurda, da un lato e dall'altro. Partendo da questa mia convinzione di base, ti specifico che per me la resistenza armata può avere un suo perchè se è organizzata contro i governanti o i militari, gente che rappresenta e gestisce il potere. Un cittadino spagnolo che colpa ha, quella di pagare i contributi al suo Stato? In cuor suo può perfino sostenere la causa basca, ma perchè dovrebbe ritrovarsi ucciso dall'idea di un altro? Ho letto la "presentazione" del libro che c'è nel tuo post e devo dire che mi sembra che gli autori si arrampichino sugli specchi della propria coscienza paragonando la propria lotta violenta a quella di chi ha resistito con le armi a un dittatore come Franco o cose simili. Questo è uno schiaffo alla loro intelligenza ma anche a tutti gli spagnoli morti in 3 anni di guerra civile e in 40 anni di dittatura per opporsi a chi, come Franco, ti uccideva anche solo per una frase storta.
Sono certa che la violenza dell'Età inoltre offuschi i tentativi della parte della comunità basca che la pensa in modo differente riguardo ai modi tramite i quali agire. Credo che chi propone pacificamente dei trattati al governo centrale Spagnolo (ricordiamoci che ogni comunità in Spagna ha una certa autonomia, essendo una realtà federale) così come chi magari tramite la realtà universitaria avvia progetti linguistici e culturali per la conoscenza, la conservazione e la riaffermazione della cultura basca in tutto il territorio spagnolo, beh credo proprio che il lavoro di queste persone sia offuscato e reso vano da chi sceglie la violenza.
In ultimo vorrei proporti un paio di riflessioni:
1. secondo te, il governo spagnolo potrebbe mai dare l'indipendenza ai baschi sotto la pressione delle violenze dell'ETA? Ovviamente no, perchè cedere su un punto del genere sotto il ricatto del terrorismo è una cosa che un governo centrale non può permettersi, sennò tutte le altre comunità autonome rivendicherebbero con il terrorismo la loro domanda di indipendenza (vedi catalani) e inoltre questo sarebbe un precedente gravissimo per tutto il mondo.
2. Sei proprio sicuro che questa voglia di indipendenza sia compensata da una autosufficienza economica e quindi statale dei paesi baschi? Soprattutto in una realtà di mercato sempre più globalizzata? Sennò si rischia di fare come quelle persone che vogliono andare a vivere da sole, ma con un paio amici perchè sennò non ce la fanno, non so se è chiaro il paragone.

Sulla scia di queste riflessioni e con stima per il tuo accuratissimo blog, ti saluto.

a.