mercoledì 26 agosto 2009

MASSACRO DEL CIRCEO SENZA GIUSTIZIA

Il rilascio di Gianni Guido fa parte delle scarcerazioni eccellenti degli ultimi mesi che legittimano e sdoganano il fascismo assieme ai suoi assassini,stragisti,picchiatori e stupratori grazie alla non applicabilità della pena nella sua completezza.
Il caso Fioravanti addirittura scandaloso visto che non si è mai visto un pluriergastolano rimesso in libertà e con pieni diritti in uno stato che si ritiene democratico,ed anche Guido non esce dal seminato in quanto omicida e stupratore,massacratore di due ragazze e condannato dapprima all'ergastolo,poi a trent'anni ed infine a 24 pena definitiva.
Dopo essere evaso due volte dal carcere e aver trovato rifugio in Argentina e a Panama di questi anni ne ha fatti di meno e soprattutto non sono state sommate le aggravanti delle scappatelle anche decennali dalle carceri.
Terroristi ideologici stanno ancora marcendo in galera al pari di altri che di omicidi nella loro esistenza ne hanno commessi uno e basta:naturalmente non voglio legittimare queste persone perchè hanno commesso omicidi e si sono fatti beccare e quindi la pena da scontare è un loro obbligo,ma d'altro canto questi ultimi rilasci destronsi fanno pensare molto su chi decide chi sta dentro e chi esce.
Poi il regime nella persona del premier Berluscojoni attacca la magistratura,i giudici,le"toghe rosse"...e poi quando scarcerano Fioravanti,Guido,quando lasciano Placanica libero,danno una manciata di anni a Spaccarotella e tre anni e sei mesi a chi ha ammazzato Federico Aldrovandi io mi chiedo che cazzo hanno da lamentarsi(tralasciando i pezzi grossi del governo che godono dell'immunità...).
Qui sotto,tratta da Wikipedia,un riassunto del massacro del Circeo compiuta da tre bastardi neofascisti che già ai tempi si atteggiarono da fighetti figli di papà e che ora,tranne Ghira pure lui fuggito con la compiacenza dei servizi segreti italiani e ora brulicante di vermi in Marocco,sono ancora oggetto della cronaca nera assieme al terzo elemento Izzo che ora è ancora in carcere dopo aver ammazzato nuovamente dopo la scarcerazione una madre con sua figlia quattordicenne.
Massacro del Circeo.


Il massacro del Circeo è un fatto di cronaca nera avvenuto sul litorale romano, nella zona del Circeo il 29 settembre 1975.
Donatella Colasanti (1958-2005) di 17 anni e Rosaria Lopez (1956-1975) di 19 anni, due amiche provenienti da famiglie di modesta condizione sociale, residenti in una zona popolare della capitale, furono invitate ad una festa con i tre neofascisti Giovanni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira nell'abitazione di quest'ultimo a Punta Rossa, sul promontorio del Circeo nel comune di San Felice Circeo.
Le due ragazze avevano conosciuto Guido ed Izzo pochi giorni prima frequentando entrambi il bar del famoso Fungo all'Eur, accogliendoli con simpatia dato il loro habitus garbato ed il comportamento irreprensibile.

Il passato dei tre.
Andrea Ghira, 22 anni, figlio di un noto e stimato imprenditore edile, grande ammiratore del capo del Clan dei marsigliesi, Jacques Berenguer, nel 1973 fu condannato per una rapina a mano armata compiuta insieme a Angelo Izzo e per questo scontò venti mesi nel carcere di Rebibbia. Izzo, studente di medicina, insieme a un paio di amici, nel 1974 aveva violentato due ragazzine ed era stato condannato a soli due anni e mezzo di reclusione, che comunque non scontò nemmeno in parte, essendogli stata concessa la sospensione condizionale della pena. Giovanni "Gianni" Guido, 19enne studente di architettura, anch'egli proveniente da un ambiente agiato, era l'unico incensurato dei tre.

L'incubo.
Una volta giunte a destinazione intorno alle sei e venti di sera tutto si trasformò in un incubo, come dalle parole della Colasanti:
« Verso le sei e venti, ci trovavamo tutti e quattro nel giardino della villa quando, improvvisamente, uno di loro tirò fuori la pistola. Cominciarono a dirci che appartenevano alla banda dei Marsigliesi e che Jacques, il loro capo, aveva dato l'ordine di prenderci in quanto voleva due ragazze. »
Per più di un giorno ed una notte le due ragazze furono violentate, seviziate e massacrate. I tre esternarono un odio sia misogino che di censo, con tanto di recriminazioni ideologiche contro le donne ed il ceto meno abbiente, a due malcapitate mai interessatesi di politica. Guido ritornava a Roma per non mancare la cena con i propri familiari per poi ripartire per il Circeo e riunirsi ai suoi amici aguzzini. Entrambe vennero drogate. Rosaria Lopez fu portata nel bagno di sopra della villa, picchiata ed annegata nella vasca da bagno. Dopo tentarono di strangolare con una cintura la Colasanti e la colpirono selvaggiamente. In un momento di disattenzione dei due aguzzini, Donatella riuscì a raggiungere un telefono e cercò di chiedere aiuto ma fu scoperta e colpita con una spranga di ferro. Credendole entrambe morte i tre le rinchiusero nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca intestata al padre di Gianni Guido, Raffaele. Dopo esser arrivati vicino a casa di Guido decisero di andare a cenare in un ristorante. Lasciarono la Fiat 127 con le due ragazze in viale Pola, nel quartiere "Trieste". Donatella Colasanti, sopravvissuta per miracolo e in preda a choc, approfittò dell'assenza dei ragazzi per richiamare un metronotte di pattuglia. Izzo e Guido furono arrestati entro poche ore (è nota una foto d'archivio in cui Izzo esibisce spavaldamente le manette ai polsi, sorridendo), Ghira non sarà mai catturato. La Colasanti fu ricoverata in ospedale con ferite gravi e frattura del naso, guaribili in più di trenta giorni, e gravi danni psicologici irreversibili.

Lo strascico giudiziario.
Grande apporto alle indagini fu dato dai Carabinieri, comandati dal Maresciallo Simonetti Gesùaldo, che seppero ben ricostruire, anche grazie alle deposizioni della Colasanti, la dinamica della strage. La giovane Donatella, costituitasi poi parte civile contro i suoi carnefici, venne rappresentata dall'avvocata Tina Lagostena Bassi nel processo.
Diverse associazioni femministe si costituirono parte civile e presenziarono al processo. Il 29 luglio 1976 arrivò la sentenza in primo grado, ergastolo per Gianni Guido e Angelo Izzo, ergastolo in contumacia per Andrea Ghira. I giudici non concessero alcuna attenuante.
Ghira fuggì in Spagna e si arruolò nel Tercio (Legione spagnola) (da cui venne espulso per abuso di stupefacenti nel 1994) con il falso nome di Massimo Testa de Andres. Ghira sarebbe morto di overdose nel 1994 e sarebbe stato sepolto nel cimitero di Melilla, enclave spagnola in Africa, sotto falso nome. Nel dicembre 2005 il suo cadavere fu 'ufficialmente' identificato mediante esame del DNA. I familiari delle vittime hanno tuttavia contestato le conclusioni della perizia, sostenendo che le ossa sarebbero quelle di un parente di Ghira. Esiste d'altra parte una foto del 1995, scattata dai Carabinieri a Roma, che ritrae un uomo camminare in una zona periferica della città: l'analisi dell'immagine al computer ha confermato che si trattava di Andrea Ghira.
Guido e Izzo nel gennaio 1977 presero in ostaggio una guardia carceraria e tentarono di evadere dal carcere di Latina, senza successo.
La sentenza viene modificata in appello il 28 ottobre 1980 per Gianni Guido. La condanna gli viene ridotta a trenta anni, dopo la dichiarazione di pentimento e la accettazione da parte della famiglia della ragazza uccisa di un risarcimento.
Gianni Guido riuscì in seguito ad evadere dal carcere di San Gimignano nel gennaio del 1981. Fuggì a Buenos Aires dove però venne riconosciuto ed arrestato, poco più di due anni dopo.In attesa dell'estradizione, nell'aprile del 1985 riuscì ancora a fuggire, ma nel giugno del 1994, fu di nuovo catturato a Panama, dove si era rifatto una vita come commerciante di autovetture, ed estradato in Italia.

La semilibertà concessa ad Izzo e il nuovo duplice omicidio.
Nell'aprile 2005, nonostante la condanna pendente, il tribunale di Velletri ha accordato a Izzo la semilibertà, di cui il criminale ha approfittato per fare nuove vittime, Maria Carmela Linciano (49 anni) e Valentina Maiorano (14 anni), rispettivamente moglie e figlia di un pentito della Sacra Corona Unita che Izzo conobbe in carcere a Campobasso; le due donne sono state legate e soffocate (è stato accertato, dopo vari esami autoptici, che la piccola non ha subito violenza sessuale) e infine sepolte nel cortile di una villetta a Mirabello Sannitico in provincia di Campobasso, di proprietà di un ex detenuto amico di Izzo. Questo nuovo fatto di sangue ha scatenato in Italia roventi polemiche sulla giustizia. Il 12 gennaio 2007 Izzo è stato condannato all'ergastolo per questo crimine, condanna confermata anche in Appello.

La morte della Colasanti.
Donatella Colasanti è morta il 30 dicembre 2005 a Roma per un tumore al seno, ancora duramente sconvolta per la violenza subita 30 anni prima. Avrebbe voluto assistere al nuovo processo contro Izzo. Le sue ultime parole sono state "Battiamoci per la verità".

La libertà a Giovanni Guido.
L' 11 aprile 2008 Giovanni Guido, il 3° assassino, è stato affidato ai servizi sociali dopo 14 anni passati nel carcere di Rebibbia. Ha finito di scontare definitivamente il debito con la società il 25 agosto 2009.

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