lunedì 16 febbraio 2009

CLEMENTE MASTELLA

Ed alla fine i due amanti sono usciti allo scoperto,Silvio Berlusconi e Clemente Mastella dopo mesi di approcci ed effusioni amorose tenute in un segreto nemmeno troppo così celato si sono uniti in matrimonio politico dopo che l'ex ministro della giustizia aveva fatto cadere il governo Prodi lo scorso gennaio.
Fornirò un po di deliri del nostro uomo di Ceppaloni,vera vergogna politica che va a corollario delle merde sedute a Roma,partendo proprio da una sua intervista ripresa sul suo blog personale di blogspot:

Dal Tempo di oggi 16 gennaio 2009, riprendo e pubblico l’intervista rilasciata al quotidiano romano ad un anno dalle mie dimissioni da Guardasigilli.
«Mi dimetto perché tra l'amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo».
Esattamente un anno fa Clemente Mastella pronunciava queste parole nell'Aula di Montecitorio. Erano le 10.45. Il ministro della Giustizia del governo Prodi annuncia le sue dimissioni con un discorso, forse il più difficile della sua vita. È un Mastella profondamente amareggiato, deluso e livido di rabbia quello che interviene quel giorno alla Camera. Il governo Prodi cade, ci sono le elezioni politiche ad aprile, vince Silvio Berlusconi. È passato un anno, da quel 16 gennaio. Eppure in Clemente Mastella un po' di rabbia c'è ancora. Anzi, lui la chiama in gergo napoletano «la cazzimm». Ricordando quelle ore, riaffiora anche «tutta la crudeltà» della vicenda, «mai vista in 32 anni di Parlamento».

È vero che decise da solo di dimmettersi?
«Sì, ma perché io ho sempre avuto, nella mia fierezza di uomo sannita, il senso delle istituzioni».

Qualcuno non provò a farle cambiare idea?
«Sì, ma è stato fermato dalle mie obiezioni. Non poteva un ministro della Giustizia, con la moglie di fatto in carcere, rimanere al suo posto».

Sembra ancora molto arrabbiato.
«Guardi, la cosa che mi disturba dal punto di vista umano, con la conseguente considerazione politica, è stata l'assenza di tutto il governo. Tranne Vannino Chiti che ringrazierò sempre».

Non la chiamò nessuno della sua coalizione?
«Se è per questo incontrai anche Prodi dopo, ma in quei casi si sta vicini ad un ministro che si dimette, tra l'altro era il ministro della Giustizia. Possibile che avessero tutti da fare quella mattina? Ricordo ancora le parole di Di Pietro...».

Le ricordo anche io, invitava la magistratura ad andare avanti con l'inchiesta.
«Per l'esattezza disse: chi è causa del suo mal compianga se stesso».

Compianga?
«Sì, compianga. Conosce no, l'impianto lessicale di Di Pietro?».

Esiste un colpevole secondo lei?
«Ci sono sicuramente più fattori. Sa dov'è la stranezza?».

Dove?
«Se io avessi avuto qualche scheletro nell'armadio, secondo lei, sarei andato a fare il ministro della Giustizia?».

È passato un anno. In cosa è cambiata la sua vita?
«Sto ritrovando ora un po' di serenità, dopo momenti terribili che non auguro davvero a nessuno. Lo status in cui mi trovo oggi è quello di rifugiato politico, altro che Cesare Battisti».

Come vanno ora le cose a casa sua?
«Diciamo che anche lì va molto meglio. Ma si rende conto che mio figlio è venuto una sola volta su un volo di Stato e per questo sono finito al tribunale dei ministri?».

Sì, ma i voli di Stato non dovrebbero servire per andare a vedere una gara di formula uno... «Certo. Ma come mai altri figli fanno telefonate particolari, o sono al centro di vicende giudiziarie, e verso di loro non c'è tutta la cattiveria usata nei miei confronti?».

Veniamo a colui che lei, in un'intervista, ha definito «un po' una mia creatura», Riccardo Villari. Pare proprio incollato alla poltrona?
«E ha ragione. Su questo io la penso come Pannella, e cioè che mandarlo via sarebbe una violenza alle istituzioni».

Altra questione: ma quel famoso accordo tra lei e Berlusconi, ci fu o no?
«L'unica cosa che le posso dire è che io vidi Berlusconi 20 giorni dopo la caduta del governo. Di quell'incontro Berlusconi, poi, diede una versione non fedele alla realtà».

Ecco, allora la dia lei.
«Lo farò nel libro a cui sto lavorando».

Un'anticipazione?
«Nonostante il mio affetto per il suo giornale - Il Tempo era il giornale, insieme al Mattino, che leggevo da ragazzo - mi consenta di rimanere vago su questo».

D'accordo, glielo consento. Quando uscirà questo libro?
«Tra un paio di mesi».

Intanto però, ad un certo punto sembrava fatto anche un contratto per lei in Mediaset.
«Non mi risulta. Ho resistito a ben altri regali, tanto per essere chiaro».

Com'è il suo rapporto con Casini?
«Buono».

Un po' vago.
«Cosa vuol sapere? Se andiamo insieme alle europee?».

Beh, per esempio.
«Vedremo. Ci stiamo riprendendo essendo stati messi a dura prova. Però ad una condizione, che ognuno sia generoso».

Che significa?
«Che non si tratta di incamerare nessuno. Bisogna trovarsi tutti insieme. Certo che comunque per quelli del Pd, lì sarà dura. Voglio vedere come se la caveranno, ora che non ci sono più i piccoli partiti, ora che perdono consensi, non c'è più Mastella che rompe le scatole, con chi se la prenderà Veltroni adesso?».

Sta seguendo le vicende del Pd in Campania?
«Possiamo distinguere Napoli dal resto della Campania? Non è giusto generalizzare su tutto. Le posso fare un esempio?

Prego.
«I rifiuti: ma lo sa che Ceppaloni è al 70% con la raccolta differenziata. E che molte altre città non hanno avuto problemi con i rifiuti? Non è giusto fare di tutta l'erba un fascio. E poi la classe politica, all'ordine dei medici di Napoli manca da mesi un presidente perché non si mettono d'accordo. Come vede non sono solo i politici».

Sta dicendo che quindi è un problema di mentalità generale della città?
«Esiste ed è inutile negarlo».

Sì ma gli indagati nella classe politica ci sono?
«Non mi esprimo a riguardo».

Neanche su Renzo Lusetti, persona che consosce bene?
«No. Spero solo che possa spiegare tutto».

Ora che farà, rimarrà sulla riva del fiume aspettando che passi il cadavere?
«Più che come il cinese mi sento come il conte di Montecristo».

Intanto, zuccotto di lana in testa, fa le telecronache del Napoli per "Quelli che il Calcio".
«Mi diverto molto, e lo zuccotto domenica scorsa me l'hanno dato perché faceva freddo. Che sia chiaro, dalla Rai non prendo una lira».

Giancarla Rondinelli.
A meno di un mese di tempo dal rilascio di questa intervista cucita su misura per Mastella,(tanto da chiedermi se non sia stato un monologo piuttosto che un semplice domanda e risposta,con le questioni che paiono essere state molto manipolate dal buffone Clemente)è uscita allo scoperto l'annessione del suo Udeur per le prossime elezioni europee assieme al centro destra.
Prima di passare ai suoi deliri veri e propri una puntualizzazione tratta dalsito "Senza Soste".

Mastella strikes back. Ora si candida con il Pdl

Il teatrino della politica senza Mastella è come il campionato di calcio senza il derby di Milano. E infatti Clemente Mastella, leader del partito-famiglia Udeur, non ha certo voluto negare il suo ritorno. Nella fila del centrodestra stavolta, schieramento per il quale è stato ministro del lavoro all'epoca del primo governo Berlusconi.Con il suo ritorno il cast della farsa della politica italiana si arrichisce dei uno dei più sperimentati capocomici.

Europee: Mastella candidato con il Pdl.

ROMA - Torna in campo Clemente Mastella. Il leader dell'Udeur, Guardasigilli del governo Prodi che lasciò tra le polemiche il suo incarico dopo la richiesta di arresti domiciliari per la moglie Sandra, di fatto accelerando la conclusione della legislatura, correrà con il Pdl per Strasburgo. Dopo qualche abboccamento con l'Udc di Pier Ferdinando Casini nei mesi scorsi e dopo aver fatto sapere che si sarebbe presentato con chi gli avesse offerto ospitalità, il politico di Ceppaloni sigla un'intesa con il centrodestra che comprende anche l'uscita dell'Udeur dalle giunte di centrosinistra, a partire da quella della Campania.L'accordo è stato sottoscritto a Roma dai coordinatori regionali della Campania di Forza Italia e An, Nicola Cosentino e Mario Landolfi e dal segretario campano dell'Udeur Antonio Fantini e prevede di proseguire "anche dopo il voto di giugno, lungo un percorso fatto di programmi e scelte condivise". "Spero in una campagna elettorale senza veleni e cattiverie - fa sapere Mastella - senza cose come quelle successe contro di me nel recente passato dalle parti di Catanzaro". Ma alla notizia della sua candidatura, sono già scintille, in particolare con l'Idv. "Dini - attacca il partito di Di Pietro con Felice Belisario - lo candidarono subito. Mastella era indagato e non poterono mantenere la promessa alle politiche, ora con la candidatura alle europee l'accordo per le prossime amministrative è chiuso.Berlusconi ha finalmente pagato il debito a chi lo ha aiutato a far cadere il governo Prodi". Accuse "da farabutti", ribatte infuriato l'ex Guardasigilli. Anche il 'prodiano' Franco Monaco è critico: Mastella e Berlusconi "non potevano che incontrarsi sul mercato della politica nel tempo dei saldi". Il ministro ombra del Pd del Welfare Enrico Letta, dopo questa notizia, invita pragmaticamente il suo partito a "presidiare il centro". Il Pdl, invece, fa quadrato. La candidatura di Mastella, "qualificherà le nostre liste", dice il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi. Si tratta, per Cosentino di una intesa che "apre nuove prospettive", e che, aggiunge Landolfi, "é in linea con la collocazione dell'Udeur a livello europeo all'interno del Ppe".

Alessandra Chini.
Ecco il campionario di cazzate di Mastella tratto soprattutto a Wikiquote.
"La pazienza è finita, mi sono rotto i coglioni di Di Pietro".
[Arrivando alla prima dell'Aida al Teatro alla Scala]"Non so dove capito. Può darsi pure in quarta fila. L'importante è sedersi. Non perdere mai la sedia".
"Più passa il tempo, più Craxi si rivela un grande maestro della politica. Non vedo motivi per non dedicargli una via in Italia. I reati di finanziamento illecito di cui era accusato erano reati di un'intera classe politica e oggi sarebbero prescritti".
[A proposito dei costi della politica]"Non so se siamo pagati troppo, probabilmente un po' meno del giusto".
Per finire altre notizie sul nostro ex Guardasigilli.

Il 14 ottobre 2007 Clemente Mastella viene iscritto nel registro degli indagati della procura di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta "Why not" del sostituto procuratore Luigi De Magistris: l'ipotesi di reato è abuso di ufficio. Il ministro è sospettato di essere coinvolto in una "rete" costituita da politici, imprenditori, giudici e massoni finalizzata ad ottenere finanziamenti dallo Stato e dall'Unione Europea.Il coinvolgimento del ministro nell'inchiesta è motivato dai suoi rapporti con l'imprenditore Antonio Saladino. L'indagine coinvolge l'attività imprenditoriale di Saladino, titolare in passato di una società di lavoro interinale denominata "Why not". Agli atti figurano, tra l'altro, intercettazioni di colloqui telefonici proprio tra Mastella e Saladino.
Il 16 gennaio 2008, dopo il provvedimento di arresti domiciliari nei confronti della moglie Sandra Lonardo, Mastella presenta le sue dimissioni da ministro, sostenendo di essere vittima, insieme alla sua famiglia, di un attacco della magistratura. Le dimissioni vengono respinte dal Presidente del Consiglio Romano Prodi e nel tardo pomeriggio della stessa giornata le agenzie di stampa scrivono che anche lo stesso Mastella sarebbe indagato nell'ambito dell'inchiesta riguardante la moglie.
Il giorno seguente, Mastella conferma le proprie dimissioni ed annuncia che il suo partito, l'UDEUR, darà "appoggio esterno" al governo. Il 21 gennaio Mastella modifica la propria posizione dichiarando di uscire dalla maggioranza e di voler votare no alla questione di fiducia. Il governo Prodi cade il 24 gennaio in seguito al voto di sfiducia.
L'8 marzo dello stesso anno la Procura Generale di Catanzaro, che aveva avocato a sé le indagini dopo la dichiarazione d'incompatibilità del sostituto procuratore De Magistris, chiede l'archiviazione delle accuse ipotizzate a carico di Mastella, che esce dall'inchiesta. Nelle motivazioni, depositate il 1° aprile, il Gip ha affermato che "non vi erano neanche gli estremi per poter iscrivere Mastella nel registro degli indagati". L'ex Guardasigilli ha annunciato che intende "valutare tutte le possibili azioni giudiziarie e amministrative a tutela della mia persona" e dichiara di voler "chiedere il risarcimento dei danni a chi ha lavorato, sul piano giudiziario, quello mediatico e quello politico, per la mia eliminazione politica".
Molto discussi sono i trascorsi rapporti di amicizia con l'ex-presidente del consiglio comunale di Villabate e condannato per mafia Francesco Campanella. Rapporti tanto stretti che Mastella fu testimone delle nozze del Campanella nel 2000. Alle stesse nozze fu testimone anche il presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e poi condannato in primo grado nel gennaio del 2008 a 5 anni di carcere per favoreggiamento semplice ad uomini vicini al superboss Bernardo Provenzano.
All'inizio del febbraio 2007 egli viene raggiunto da un avviso di garanzia da parte della Procura della Repubblica di Napoli. L’ipotesi formulata dagli inquirenti è quella di concorso in bancarotta fraudolenta per il fallimento del Napoli Calcio, dichiarato nel 2004 con sentenza del Tribunale di Napoli. L'iscrizione nel registro degli indagati rappresenta un fatto dovuto, dal momento che, all'epoca della commissione dei presunti illeciti (2002), Mastella era vicepresidente della società e membro del consiglio di amministrazione. Interpellato al riguardo, Mastella si è dichiarato estraneo al crac, sostenendo di non aver mai partecipato direttamente alla gestione della Società.

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