venerdì 9 maggio 2014

PEPPINO IMPASTATO E IL FASCISMO DI RITORNO

Nell'anniversario della morte del compagno siciliano Peppino Impastato ecco un articolo che a parte le inesattezze scritte nei confronti della Scozia e dei Paesi Baschi quasi equiparati con la voglia di secessionismo italiana e la rivolta ucraina,è un bel pezzo che riassume la storia di oggi che fa riferimento a quella del 1978,anno dell'uccisione di Peppino.
Sembra non sia cambiato nulla con ancora la mafia sugli scudi,con le sue ingerenze in quelli che ora si chiamano grandi eventi,Expo e No Tav su tutte,ed i tentacoli della piovra mafiosa(assieme alle affiliate di altre regioni italiani)continuano a stringere e a strangolare lentamente l'Italia.
Fornisco i links dell'articolo(http://www.peppinoimpastato.com/visualizza.asp?val=2164 )e quello di Wikipedia che parlano di Impastato(http://it.wikipedia.org/wiki/Peppino_Impastato ),nato in una famiglia di mafiosi e ammazzato perché denunciava tramite il proprio lavoro alla radio e come giornalista e politico il sistema mafioso della sua terra.
Quando morì in un agguato la stessa criminalità organizzata volle far sembrare la sua morte un suicidio mentre preparava un attentato terroristico,ma le indagini portarono in breve tempo alla vera natura dell'omicidio istruendo un processo che portò alle condanne dell'esecutore a trent'anni di reclusione e l'ergastolo per il mandante,il boss Badalamenti.

Ancora un nove maggio di lotta contro le mafie.


L’attuale momento è caratterizzato dall’attacco  più deciso alle basi della Costituzione, onde arrivare al suo snaturamento, con la  prospettiva di un regime presidenziale dove i principi della democrazia e della volontà popolare, anche quelli della sua espressione parlamentare, sono e saranno interamente cancellati da forme di decisionismo  fascistoide. Tutto ciò ha anche il suo riscontro nel mondo economico, dal quale sono state cancellate le norme di tutela del posto di lavoro  con l’incremento del precariato, dell’insicurezza del domani e con la cancellazione di qualsiasi forma di dignità che dovrebbe caratterizzare ogni soggetto umano. Il tutto con la metodica divaricazione della forbice tra il mondo dei ricchi e quello dei poveri, che sembra rinnovare la scala medioevale dei valori sociali con il ritorno di nuove e vecchie forme di schiavitù. Lo sfascio causato dal malgoverno del berlusconismo continua a distruggere esistenze, lavoro, tutela dei diritti, cultura e arte, oltre che cancellare i settori più importanti della produttività, dall’artigianato, all’agricoltura, al commercio, all’industria. In questa Italia di macerie, dove prolifica il parassitismo di tipo mafioso,  Dell’Utri può permettersi la sua fuga all’estero, Berlusconi può beffare la giustizia con le sue buffonate ai vecchietti, Moretti può lamentarsi dei tagli  al suo stipendio di 700.000 euro, Grillo può fare comizi a pagamento, Renzi vende fumi e sogni al costo di 80 euro per pochi sopravvissuti. Dappertutto spuntano spinte disgregatrici, in Italia con smanie di secessione, in Europa con attacchi  a un’unità economica utile solo ai tedeschi, in Ucraina con fermenti separatisti, in Inghilterra con le tentazioni separatiste della Scozia, in Spagna con quelle dei Paesi Baschi. Pare che le grandi potenze si siano svegliate dal letargo pacifico e siano in preda di smanie e pruriti di guerra. Intanto non accenna a fermarsi il flusso di profughi e migranti che rischiano la vita in cerca di una nuova speranza. L’accoglienza che l’Italia riserva a questa gente in molti casi fa loro rimpiangere le condizioni di vita da cui è fuggita. Per non parlare delle condizioni delle carceri, delle strane morti, costantemente coperte da un velo di silenzio, o addirittura salutate da applausi agli assassini, delle cariche selvagge nei cortei, dello spadroneggiamento americano sul nostro territorio, dai Muos, ai droni, alla disponibilità delle basi militari, all’obbligo di acquisto di armamenti, aerei e navi, all’obbligo di partecipazione a missioni militari di cui non ce ne frega niente. Questo fascismo di ritorno accompagna drammaticamente la svendita delle briciole del già debole capitalismo italiano, senza che all’orizzonte spunti qualche proposta economica e politica su come salvare, gestire e riorganizzare il lavoro.   Ricordare Peppino ha ancora un senso se ancora c’è voglia di credere nella rivoluzione come momento per costruire una società dove l’uguaglianza sia il principio fondamentale perché tutti possano sorridere. Abbiamo cercato di superare divisioni e  difficoltà per costruire un programma comune. Vi invitiamo il 9 maggio al corteo (Terrasini-Cinisi, ore 17), nel il 36° anniversario dell’assassinio di Peppino Impastato, per continuare a lottare “con le idee e il coraggio di Peppino
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