lunedì 17 dicembre 2012

STRAGI E ARMI

L'ennesima strage di innocenti verificatasi negli Stati Uniti fa tornare alla memoria il grande problema che la società americana ha nei confronti della diffusione delle armi e sul loro utilizzo.
La facilità con la quale un uomo possa acquistare una pistola,un fucile o simili oggetti è imbarazzante e allo stesso tempo criminale in quanto le vittime di armi da fuoco costituiscono un'enorme cifra e il numero di persone uccise dovute a sparatorie sono tra le cause prinicali di morte.
L'articolo di Senza Soste analizza questi fattori tenendo contro della potenza della lobby dei produttori di armi e della eccessiva presenza che queste hanno nella vita,nella cultura e nel costume di un popolo che piange giustamente queste vittime ma che non fa nulla per contrastare quello che gli Usa esportano nel resto del mondo,guerra e morte.

Strage in una scuola. La "normalità" della solitudine Usa.
Fin qui le notizie, eliminando dalle agenzie le parole "obbligate" che aggiungono melassa all'orrore.
Troppo presto per impostare un ragionamento? Forse sì, più probabilmente no. Episodi di questo genere negli Usa sono diventati quasi “normali”, vista la frequenza abnorme con cui si verificano.
La libera vendita delle armi, anche da guerra, è certamente una facilitazione per chi arriva a concepire una strage come soluzione finale alla propria vita. Un moltiplicatore di vittime, non una spiegazione che vada alla radice dell'atto. Il problema non ci sembra insomma confinabile entro i limiti di una “tradizione” di derivazione western, ovviamente sponsorizzata da una lobby industriale tra le più potenti. Insomma, il discorso ottimamente concentrato da Michael Moore in Bowling for Colombine copre solo una parte dell'analisi. E non la principale.
Perché solo negli Stati Uniti queste stragi sono così frequenti?
Bisogna interrogarsi su come gli uomini e le donne vivano in quel sistema sociale, altrimenti non si capisce come sia possibile che uno “squilibrato” possa accumulare dosi di squilibrio mentale e di armi sufficiente a realizzare l'individuale follia. Tutti i protagonisti di questi episodi, vogliamo dire, vengono riconosciuti come “squilibrati” solo dopo la strage, non prima. Un matto, un folle, “il male” che compare all'improvviso, un mulinello assassino bel fluire tranquillo delle acque sociali. Una spiegazione che non spiega, che lascia le cose come stanno, in attesa della prossima strage.
Perché altrove non accade quasi mai che “un matto” agisca in questa forma (l'assalto a una scuola) e con effetti di queste dimensioni?
La facilità dell'acquisto di armi spiega le dimensioni, ripetiamo, non altro. Non siamo degli esperti di società statunitense e quindi possiamo sbagliare. Ma ci sembra proprio che il mito individualistico alla base dell'american way of life abbia il suo terribile doppio nella solitudine di ognuno di fronte al mondo. La”libertà” della personalità potente che si fa imprenditore e vince a ripetizione le sfide della concorrenza senza che “lo Stato” gli ponga limiti – oltre un limitato pagamento delle tasse – si rovescia nel suo contrario: l'impossibilità dei più di vincere qualsiasi sfida, in un sistema di valori che condanna la tua sconfitta come una "colpa", un segno di sfavore divino. E l'assenza di “strutturazione sociale”, di welfare pubblico capillare – tra gli altri effetti negativi sul piano della giustizia sociale – rende difficile o impossibile il riconoscimento dello “squilibrio” ai primi stadi di maturazione. Rende insomma impossibile quella “cura” che solo una società non individualistica può produrre; limitando la solitudine e l'insorgere della rabbiosa impotenza di tanti singoli, segnalando i casi più gravi e potenzialmente pericolosi a servizi sanitari competenti, disinnescando un buon numero di "bombe umane senza ragione" in cento altri modi.
C'è poi anche un immaginario visivo che contribuisce a dar “forma” hollywoodiana ad ogni “scontro finale”, ma è “colore” non sostanza.
La malattia è la solitudine competitiva. Una “normalità anti-sociale” che torna come una punizione inconcepibile sui livelli di riproduzione della società stessa. Massacrando bambini. Vittime “facili”, come quelle sotto i “bombardamenti umanitari”.
Una "normalità" di sistema che ci stanno imponendo a forza di "riforme strutturali" che - anche qui - debbono lasciare soli i singoli a fare i conti con la difficoltà del vivere.
Una ragione di più per dire "no".
Dante Barontini
tratto da http://www.contropiano.org

Nessun commento: