Facciamo un passo indietro per riassumere l'articolo preso da Senza Soste.
La storia della centenaria società sportiva del San Lorenzo nasce nel 1908 nel barrio di Baires noto come Boedo,e fa parte delle cinco grandes del futbol argentino assieme al Boca Juniors,il River Plate,l'Indipendiente ed il Racing:tra l'altro vanta dieci titoli nazionali,l'ultimo conquistato nel torneo di clausura nel 2007,e una Copa Sudamericana nel proprio palmarés,e ha avuto fin dall'inizio come campo di gioco ufficiale il Gasometro,un grande stadio da 75000 spettatori che con l'avvento della tirannia sanguinaria fascista venne espropriato,complice l'allora disastrosa situazione economica del club,per fart posto ad un area venduta alla multinazionale francese Carrefour.
Da allora cominciò un odissea durata quasi vent'anni dove la squadra del San Lorenzo giocò praticamente ovunque le partite casalinghe culminata con una retrocessione,fin quando nel 1993 fu costruito il nuovo stadio Pedro Bidegain(ribatezzato a malincuore il Nuevo Gasometro)dalla capienza di 45000 posti:ora con la decisione del comune di Baires si pensa che entro tre-quattro anni si possa ritornare all'antica sede di Avenida La Plata con la ricostruzione del vecchio Gasometro.
La Carrefour si è opposta strenuamente alla sentenza affermando di non aver avuto nulla a che fare con l'ex dittatura militare,fatto che ha macchiato e toccato attorno agli anni settanta e ottanta diverse realtà sudamericane con l'insediamento di tantissime multinazionali,solo che la decisione è stata presa ed i carasucias ora possono tornare a tifare la propria squadra nel posto più caro a loro.
Per maggiori informazioni faccio riferimento alla pagina Wikipedia del club argentino(http://es.wikipedia.org/wiki/Club_Atl%C3%A9tico_San_Lorenzo_de_Almagro in castigliano).
Argentina, dopo trent’anni i tifosi riportano il San Lorenzo de Almagro a casa
Il San Lorenzo de Almagro può finalmente tornare a casa, dopo trent’anni di nomadismo, nel mitico Estadio Gasómetro dove ha scritto alcune delle pagine più belle della storia del calcio sudamericano. Lo potrà fare grazie ai suoi tifosi, che al termine di lunghe stagioni di lotta a marzo sono scesi in piazza in oltre 100mila nella significativa cornice di Plaza de Mayo, con bandiere e striscioni azulgrana, per chiedere al municipio di Buenos Aires di approvare una legge per restituire ai legittimi proprietari le terre espropriate durante la dittatura fascista, come quelle dove sorgeva l’Estadio Gasómetro. Il 15 novembre la giunta della capitale argentina ha detto sì, e ha approvato la Ley de Restitución Histórica. Adesso la catena francese di supermercati Carrefour ha sei mesi di tempo per rivendere a prezzo equo al San Lorenzo quei terreni, altrimenti saranno espropriati e restituiti ai legittimi proprietari.
Squadra del barrio di Boedo, quartiere di Baires rinomato per il tango e per i suoi caffè bohemiennes, il San Lorenzo de Almagro aveva fatto innamorare il mondo verso la fine degli anni Sessanta, quando i carasucias – le facce sporche, per il gioco sfrontatamente offensivo in campo e gli atteggiamenti ribelli fuori - arrivarono a vincere un campionato rimanendo imbattuti per tutta la stagione. Altri tre campionati vinti fino al 1974, e sono cominciati i problemi. Primo di tutti l’esproprio dello stadio da parte della dittatura militare di Videla che, approfittando delle difficoltà finanziarie del club, lo obbliga a vendere i terreni su cui sorge l’impianto del Gasómetro per 900 mila dollari. Salvo poi non rispettare le promesse di costruirvi su case popolari e rivendere due anni dopo gli stessi terreni alla multinazionale francese Carrefour al prezzo più che triplicato di 3 milioni di dollari.
Il declino del San Lorenzo è continuato poi con la prima retrocessione del club, solo due anni dopo l’esproprio dello stadio, e un nomadismo durato 14 anni, giocando dove capitava alla ricerca di una nuova casa. Fino al 1993, quando la discussa presidenza di Fernando Miele costruì il nuovo stadio Pedro Bidegain, ribattezzato con sofferenza dai tifosi el Nuevo Gasómetro, a ridosso della Villa 1-11-14: uno degli slum più poveri e violenti di Baires. Mentre nel cuore della vecchia Boedo s’ergeva maestoso un supermercato. Nel nuovo stadio il San Lorenzo ha vissuto alterne fortune, riuscendo a vincere ancora due titoli – l’ultimo nel 2007 con l’ex giocatore di Avellino, Inter e Fiorentina Ramón Díaz in panchina – ma navigando per lo più nei bassifondi della classifica del campionato argentino. Senza però perdere mai l’appoggio della propria tifoseria, una delle più spettacolari al mondo.
Adesso, la squadra può finalmente tornare a casa, al numero 1700 di Avenida La Plata, dove ancor oggi si trova un rimodernato ipermercato Carrefour. La catena francese si è opposta alla decisione della giunta comunale di Buenos Aires, sostenendo in un comunicato di avere acquistato regolarmente i terreni e di non aver mai avuto rapporti con la dittatura militare. Ma dovrà comunque sottostare alla Ley de Restitución Histórica, approvata all’unanimità con 50 voti favorevoli e 0 contrari, e restituire i terreni ai legittimi proprietari entro sei mesi al costo di indennizzo di 94 milioni di pesos. Entro il 2016 il mitico Estadio Gasómetro dovrebbe quindi essere ricostruito. Una grande vittoria per i tifosi del San Lorenzo e una piccola rivincita anche per tutti coloro che videro la propria terra espropriata con la forza dalla sanguinaria dittatura fascista e rivenduta poi alle multinazionali straniere.
Squadra del barrio di Boedo, quartiere di Baires rinomato per il tango e per i suoi caffè bohemiennes, il San Lorenzo de Almagro aveva fatto innamorare il mondo verso la fine degli anni Sessanta, quando i carasucias – le facce sporche, per il gioco sfrontatamente offensivo in campo e gli atteggiamenti ribelli fuori - arrivarono a vincere un campionato rimanendo imbattuti per tutta la stagione. Altri tre campionati vinti fino al 1974, e sono cominciati i problemi. Primo di tutti l’esproprio dello stadio da parte della dittatura militare di Videla che, approfittando delle difficoltà finanziarie del club, lo obbliga a vendere i terreni su cui sorge l’impianto del Gasómetro per 900 mila dollari. Salvo poi non rispettare le promesse di costruirvi su case popolari e rivendere due anni dopo gli stessi terreni alla multinazionale francese Carrefour al prezzo più che triplicato di 3 milioni di dollari.
Il declino del San Lorenzo è continuato poi con la prima retrocessione del club, solo due anni dopo l’esproprio dello stadio, e un nomadismo durato 14 anni, giocando dove capitava alla ricerca di una nuova casa. Fino al 1993, quando la discussa presidenza di Fernando Miele costruì il nuovo stadio Pedro Bidegain, ribattezzato con sofferenza dai tifosi el Nuevo Gasómetro, a ridosso della Villa 1-11-14: uno degli slum più poveri e violenti di Baires. Mentre nel cuore della vecchia Boedo s’ergeva maestoso un supermercato. Nel nuovo stadio il San Lorenzo ha vissuto alterne fortune, riuscendo a vincere ancora due titoli – l’ultimo nel 2007 con l’ex giocatore di Avellino, Inter e Fiorentina Ramón Díaz in panchina – ma navigando per lo più nei bassifondi della classifica del campionato argentino. Senza però perdere mai l’appoggio della propria tifoseria, una delle più spettacolari al mondo.
Adesso, la squadra può finalmente tornare a casa, al numero 1700 di Avenida La Plata, dove ancor oggi si trova un rimodernato ipermercato Carrefour. La catena francese si è opposta alla decisione della giunta comunale di Buenos Aires, sostenendo in un comunicato di avere acquistato regolarmente i terreni e di non aver mai avuto rapporti con la dittatura militare. Ma dovrà comunque sottostare alla Ley de Restitución Histórica, approvata all’unanimità con 50 voti favorevoli e 0 contrari, e restituire i terreni ai legittimi proprietari entro sei mesi al costo di indennizzo di 94 milioni di pesos. Entro il 2016 il mitico Estadio Gasómetro dovrebbe quindi essere ricostruito. Una grande vittoria per i tifosi del San Lorenzo e una piccola rivincita anche per tutti coloro che videro la propria terra espropriata con la forza dalla sanguinaria dittatura fascista e rivenduta poi alle multinazionali straniere.
Luca Pisapia
tratto da Il Fatto Quotidiano
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