giovedì 21 aprile 2011

L'ASSE TREMONTI-MARCHIONNE

Credo a ragione,ma è solo una mia libera interpretazione,che i fatti che hanno riguardato negli ultimi giorni il ministro Tremonti e l'amministratore delegato Fiat Marchionne siano legati a doppio filo e come sempre magistralmente coordinati dal grande burattinaio,che non è più Gelli ma Berlusconi.
I due articoli tratti da"Repubblica.it"spiegano in dettaglio quello che sta accadendo in Italia in questi giorni,o almeno le dichiarazioni,le intenzioni di questi potenti ma nello stesso tempo piccoli personaggi.
Mentre da un lato Tremonti incita le imprese sotto le righe che il regime chiuderà entrambi gli occhi e non solo uno come è solito dal punto di vista fiscale,Marchionne,visto che già gli è andata bene a Pomigliano,usa nuovamente l'arma del ricatto nei confronti dei lavoratori della ex-Bertone di Grugliasco che producono le Maserati:ovvero lavorate alle mie(pessime)condizioni o il lavoro lo porto da un'altra parte(possibilmente in un paese dove le condizioni dei lavoratori,sia retributive che sindacali,sono ancor peggio delle nostre).
E così a braccetto i soliti noti imprenditori,artigiani e liberi professionisti continueranno sempre più ad evadere le tasse col beneplaceto del governo mentre i lavoratori(che ahimè la maggior parte paiono molto ignoranti)continueranno a prenderlo in culo e allo stesso tempo a votarli nuovamente...italiani svegliamoci!!!

Fisco, la promessa di Tremonti alle imprese.
"Troppi lacci, basta oppressione"

Il titolare dell'Economia: "Deve esistere il diritto a dire 'non mi rompete più di tanto'". Cgil: "I diritti dei lavoratori non si toccano". Il Pd: "Rapporto chiaro tra fisco e imprenditori, senza accanimenti". Bankitalia: "Def ambizioso, decisivo contenere la spesa". Corte dei Conti "perplessa" da ipotesi di manovra correttiva

ROMA - I controlli fiscali, gli accessi e le visite alle imprese "è eccessivo con costi come tempo perso, stress, e occasioni di corruzione. Un'oppressione fiscale che dobbiamo interrompere". Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti risponde così alle continue richieste che arrivano dal mondo dell'impresa. Sintetizzando così la sua proposta: "Deve esistere il diritto a dire 'non mi rompete più di tanto'". Parole che arrivano lo stesso giorno in cui Bankitalia definisce "ambiziosi" gli obiettivi del Def 2011, prevedendo un taglio della spesa per raggiungere gli obiettivi fissati. E fissando tempi stretti: "Il costo di rinviare può essere molto alto. Si vede drammaticamente di questi tempi, anche negli stati uniti: prima si aggiusta meno si deve correggere" dice Il vice direttore Ignazio Visco.

Imprese. "La proposta deve essere equilibrata, - aggiunge Tremonti durante una audizione in Commissione finanze alla Camera.- Non può essere del tipo della 626 (legge sulla sicurezza sul lavoro), ma potremmo immaginare una qualche tipo di concentrazione, salve esigenze di controllo erariale e ridurre il continuo controllo sulle imprese. Ne va via uno, e dopo un po' arriva il vigile urbano. Ci abbiamo già iniziato a lavorare. Fermo discorso sicurezza lavoro. Serve o un coordinamento dall'alto o un diritto dal basso: il diritto di dire 'non mi rompere piu' di tanto"

Dl antiscalate. "Non abbiamo ragioni per fare delle modifiche e credo che neanche l'opposizione ne abbia" afferma Tremonti, ribadendo che il provvedimento all'esame di Montecitorio contiente una norma "generale e astratta".

Riforme. Poi il titolare del Tesoro annuncia che nel piano nazionale sulle riforme "contiene ipotesi che saranno presto oggetto di un decreto legge che saranno relative a opere pubbliche, edilizia abitativa, turismo e ricerche scientifica".

Borsa. "Per quotare una società di 80 milioni i costi quotazione sono 8 milioni: è una follia" dice il ministro dell'Economia. "Le possibilità di riportare capitali sono molto alte ma - continua Tremonti - bisogna offrire livelli di burocrazia competitivi. Quando si dice le barriere nell'economia, ma mica le fa solo lo stato. L'8% per la quotazione è pazzesco. Ci sono tanti fattori, anche di scelta. Il nostro capitalismo è molto familiare. Se si va in assemblea e si chiede chi di voi è posseduto da una holding italiana? Nessuno. Da una holding del Lussemburgo? Tutti".

Polemica con il Pd. Infine una polemica con il Pd a proposito del "contro piano economico" presentato dai democratici: "Conosco quel documento, e per usare una parafrasi diplomatico - eufemistica credo che il suo 'lifetime' all'Eurostat non superi i 10 minuti". Tra le proposte che il Pd mette in campo sui temi economici nazionali vi sono una serie di filoni come riforma del fisco, lotta a precarietà, liberalizzazioni.

Di Pietro: "Eliminare burocrazia, non i controlli". "Che il sistema delle imprese sia bloccato da un'eccessiva burocrazia, è vero. Ma la soluzione non è eliminare i controlli, piuttosto evitare la corruzione di chi li effettua. Insomma ci vuole più legalità" attacca il leader di Idv Antonio Di Pietro. Preoccupata anche la Cgil. "Non vorrei che riduzione di lacci e lacciuoli significhi riduzione dei diritti del lavoro. Non provino a ridurre i diritti dei lavoratori" dise il segretario Susanna Camusso, ribadendo la necessità di fare una riforma fiscale che riduca la pressione sul lavoro dipendente e da pensione. "Invece di distribuire perle di saggezza Tremonti dica invece cosa intende fare". Plaude, invece, la Cgia di Mestre: "Ha ragione Tremonti: basta con un fisco opprimente ed una burocrazia ottusa" dice il segretario Giuseppe Bortolussi. Anche il Pd accoglie con favore le parole del ministro: "Mi fa piacere che Tremonti abbia finalmente recepito le nostre istanze e si sia dichiarato disponibile a valutare le nostre proposte - dice Giampaolo Fogliardi, segretario democratico della commissione finanze della Camera - vogliamo un rapporto chiaro tra fisco e imprenditori, ma senza accanimenti".
Nuovo affondo di Marchionne alla Fiom.

Camusso: "Su ex Bertone decidono le tute blu"Dopo l'incontro con le sigle confederali. L'ad: "Se non ci sarà in tempi brevissimi una precisa e dichiarata approvazione del piano da parte del sindacato, Fiat rinuncerà al progetto". La leader della Cgil ha confermato che l'ultima decisione sulla fabbrica di Grugliasco spetterà ai delegati sindacali e ai lavoratori. Il 2 maggio referendum tra i lavoratoridi PAOLO GRISERI

Bandiere Fiom alle porte dello stabilimento.

Il ricorso legale avviato dalla Fiom contro gli accordi separati di Pomigliano e Mirafiori "potrà condizionare il programma Fabbrica Italia". Lo scrive in una nota ufficiale la Fiat a commento dell'incontro di questa mattina tra l'ad del Lingotto, Sergio Marchionne e i leader di Cgil, Cisl, Uil e Fismic, Camusso, Bonanni, Angeletti e Di Maulo. Incontro dall'esito interlocutorio conclusosi con l'ultimatum della Fiat: "Se non ci sarà in tempi brevissimi una precisa e dichiarata approvazione del progetto da parte del sindacato, Fiat rinuncerà al progetto" di realizzare alla ex Bertone di Grugliasco, alle porte di Torino, un nuovo modello della Maserati. In quel caso il Lingotto "avvierà la ricerca di una nuova allocazione per l'investimento " e si riserva di tenere in considerazione la richiesta di Fim, Uilm e Fimsic di dare la preferenza a un sito italiano". In quest'ultimo caso il sito più probabile potrebbe essere quello di Mirafiori, dove i dipendenti hanno già approvato con un referendum i contestati accordi realizzati sul modello Pomigliano.

La Fiat precisa anche che alla ex Bertone, "sarebbe impossibile realizzare il piano senza il consenso dell'organizzazione che conta il maggior numero di iscritti tra i dipendenti", cioè la Fiom. In sostanza o la Fiom si adegua e sconfessa la sua linea o l'investimento viene trasferito nelle fabbriche dove la Cgil è minoranza. Oggi pomeriggio si sono riunite le Rsu della Bertone e hanno deciso di indire per il 2 maggio il referendum sul testo presentato dalla Fiat nell'ultimo incontro.

In mattinata, al termine dell'incontro con Marchionne i leader sindacali avevano lasciato il Lingotto mantenendo ciascuno le rispettive posizioni. Per la leader Cgil Susanna Camusso, sull'investimento all'ex Bertone "dovranno decidere i lavoratori". "Da un lato abbiamo confermato l'interesse che si faccia l'investimento - ha detto Camusso - dall'altro abbiamo chiesto che con le Rsu si arrivi ad un punto che permetta ai lavoratori di decidere". Sulla possibilità che si profili un muro contro muro, Camusso ha detto: "Ho la sensazione che una serie di scelte precedenti continuino a pesare e non ci sia la volontà di cambiare pagina".

Racconta il segretario della Uil, Luigi Angeletti che "l'azienda sta aspettando una risposta conclusiva. La dovrà dare la maggioranza o meglio l'unanimità dei delegati sindacali. Abbiamo chiesto alla Fiat, se ci fosse una risposta negativa, di scegliere un altro sito, ma di mantenere comunque la produzione della Maserati nel Paese. Siamo disponibili a discutere dove, come e quando. Marchionne ci ha detto che è nelle condizioni di produrla in molti posti, attende una risposta e poi sceglierà".

Secondo il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, "l'azienda non è incoraggiata ad investire. Noi abbiamo insistito perchè comunque l'investimento non si perda: ne abbiamo bisogno non solo per dare ad un migliaio di lavoratori un futuro, ma per confermare la validità del progetto Fabbrica Italia". Il futuro?

"L'azienda si è riservata - ha aggiunto Bonanni - di verificare le condizioni in un Cda. Noi continueremo a dare il nostro sostegno, così come lo abbiamo dato per Mirafiori e Pomigliano".
Trova dunque una parziale conferma nelle parole di Angeletti e Bonanni l'ipotesi, circolata nelle ultime ore, secondo cui la Fiat potrebbe trasferire nella vicina Mirafiori la produzione del modello della Maserati inizialmente previsto alla ex Bertone. Una sorta di piano B, che prevederebbe di trasferire a Mirafiori i dipendenti della fabbrica di Grugliasco, i quali verrebbero assunti dalla Newco, la nuova società che verrà costituita in joint venture con la Crysler per la produzione di due modelli Suv con il marchio Alfa e Jeep. In questo modo, non sarebbe necessario tenere alla Bertone un referendum sul nuovo accordo così come era accaduto sia a Pomigliano che a Mirafiori. Una consultazione che nella fabbrica di Grugliasco parte con il 'no' teoricamente avvantaggiato. Sarebbe un modo per mantenere il nuovo modello Maserati in Italia, proprio come auspicato dai due leader sindacali.

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