giovedì 26 agosto 2010
Problemi tecnici
Causa problemi tecnici il blog rimarrà chiuso per un periodo imprecisato di tempo,bello quello successo ieri nella bergamasca...arrivederci a tempi più felici!
martedì 24 agosto 2010
IDENTIFICAZIONE E TEST ANTIDROGA OBBLIGATORI PER GLI SBIRRI
Bello lo scambio epistolare che ho seguito la scorsa settimana dalle pagine di Indymedia Liguria che riprendeva una storia tutta genovese ma anche tutta italiana ed internazionale,l'infinita saga del post G8 del 2001 apparsa stavolta sul sito"Città di Genova".
In pratica è una prima risposta da parte dei sindacati Silp-Sap degli sbirri ad un articolo in cui giustamente si diceva che i poliziotti del G8 hanno tradito e disonorato l'Italia e di una seconda risposta da parte di Carlo Gubitosa,un giornalista che ha indagato in prima persona sui folli fatti di quel maledetto luglio.
Sono proprio delle righe che consiglio vivamente di leggere e che da un lato vedono i rappresentanti sindacali che in un certo senso quasi si scusano per le loro classiche"mele marce"facendo intuire pure che ce l'hanno con chi su quegli episodi ci ha fatto carriera(in primis Spartaco Mortola,vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/08/morto-la.html) e che molti di loro in parecchie circostanze preferirebbero stare dall'altra parte della barricata ma che il senso del dovere impedisca loro di poterlo fare.
Sinceramente poi se la menano alla grande su quello che devono vedere in altre circostanze come incidenti stradali ma è un mestiere che nessuno ha obbligato a svolgere e vuoi il fascino della divisa o la disoccupazione ha fatto scegliere...ogni mestiere ha il suo!
La seconda parte che è la risposta di Gubitosa è un lucido ragionamento sul fatto che questi sindacati hanno sempre lottato contro l'identificazione tramite nomi o numeri posti sui caschi o sulle divise di polizia,carabinieri o finanza impegnate in controlli o manifestazioni,in modo da sapere con chi si ha a che fare e per evitare che tutta la sbirraglia si senta trattata allo stesso modo di merda per via delle solite quattro mele marce che sono molte di più!
Il primo dovere di uno sbirro volente o meno è quello di proteggere e servire il cittadino,altro che fermarlo e metterlo a disagio,minacciarlo,intimando possibili conseguenze negative e drastiche,offendere,picchiare e torturare fino ad uccidere...se questi non l'hanno ancora capita non devono tanto menarla con il senso civico verso lo Stato e cazzate della stessa solfa.
Verso la fine dell'intervento traccia un elogio alla figura di uno sbirro,Giancarlo Ambrosini,che fu tra i primi ad avere il coraggio di parlare apertamente del cameratismo sbirresco e sul come questo comportamento di parare sempre il culo agli sbirri criminali dia contro a quelli onesti.
Davvero un bell'intervento che sprona gli sbirri a denunciare chi abusa del proprio potere e vive nella criminalità e ad andare avanti col progetto dell'identificazione degli sbirri in modo da tutelare dapprima i cittadini e poi gli sbirri stessi.
Io aggiungerei pure di fare dei test antidroga a sorpresa per scremare tutti quelli che lavorano e sono stangati,sia durante cortei che durante la normale attività quotidiana siccome questi test li vogliono fare un pò dappertutto,e se davvero questi esami fossero eseguiti seriamente ci sarebbero molte sorprese!
Quella che segue è una lettera aperta che 2 sindacati della polizia italiana hanno scritto ad alcune testate locali per difendere il loro operato durante il G8-2001, il loro mestiere al di sopra della legge, le loro bugie.
Lettera congiunta Silp-Sap sui fatti del G8 di Genova del 2001
Egregio Signor Direttore,in data 01.08.2010 è apparso sulla stampa locale un articolo riguardante il G8 il cui titolo riportava “I poliziotti del G8 hanno disonorato e tradito l’Italia”, lo abbiamo letto con disappunto (per usare un eufemismo): leggendolo una domanda è sorta spontanea, a chi giova tutto questo?
I poliziotti del G8 hanno disonorato e tradito l’Italia, i Poliziotti del G8 sono anche i primi che esigono chiarezza ed esigono che chi ha disonorato la propria divisa paghi.
Scriviamo alle testate cittadine perché è giusto che i cittadini conoscano il disagio della Polizia genovese e per questo Vi chiediamo di veicolarlo: Sig. Direttore, i Poliziotti del G8 erano anche quelli che hanno comprato le bottiglie d’acqua per i fermati, quelle che sono andate in farmacia per acquistare gli assorbenti per le fermate; quelli che durante il G8 sono rimasti sotto sassaiole e sono rientrati sanguinanti.
Quelli sulle Volanti che negli interventi del 113 si trovano davanti a realtà che solo il poliziotto può immaginare, realtà che spesso formano un groppo in gola e si vorrebbe piangere ma non si può, non si può perché chi ha chiamato ha bisogno di essere consolato e rassicurato e fa parte del proprio lavoro.
Quelli che in venti anni di servizio sulla strada hanno visto decine di cadaveri e di questi se ne ricordano l’espressione, gli occhi. Fotografie che sono tutte lì, nella testa; quelli che apprezzerebbero un sostegno della propria Amministrazione per far sì che quelle foto sbiadiscano.
Quelli che vedono i momenti di vita interrotti, a caldo, non su di una barella; quelli che mangiano un tramezzino in un contesto drammatico e questo, non perché sono cinici o vogliono emulare il “duro” poliziotto americano, ma piuttosto perché stanno esorcizzando una situazione che è davvero pesante per essere introiettata così com’è.
Quelli che vivono quotidianamente situazioni che se vissute da altre persone diverrebbero oggetto di racconti a familiari ed amici per un quinquennio; quelli che quando contengono i manifestanti che battagliano per un posto di lavoro poserebbero volentieri casco e sfollagente e si metterebbero dalla parte della barricata, con i manifestanti.
Quelli che conoscono come funziona un sistema democratico, sistema dove chi fa il poliziotto ed è parte di un esecutivo democraticamente eletto è cosciente che il proprio punto di vista, in certi momenti, debba contare poco (sennò addio democrazia..) perché in un paese democratico si fanno le elezioni e si decide chi debba legiferare e, se colui che legifera non ottempera al suo mandato, lo si cambia; spetta al cittadino e non al poliziotto decidere chi abbia torto o ragione.
Quelli che da dieci anni fanno introspezione su quanto accaduto al G8, analisi seria ed equilibrata senza alcuna propensione a difese corporative: gli errori ci sono stati, eccome. Le responsabilità ci sono state, eccome.
Quelli che hanno atteso le sentenze che hanno stabilito una verità processuale la quale ha individuato delle incontrovertibili verità; quelli che hanno vissuto questi dieci anni sperando che lentamente ed al di fuori delle logiche emotive emergesse la verità e finisse questa massificazione, questo gioco al massacro, questa delegittimazione costante da parte degli organi di stampa e finalmente venissero individuati e puniti i responsabili.
Quelli che sono davvero stanchi di essere tirati da una parte all’altra per motivi meramente politici perché la Polizia è di tutti, deve essere di tutti.
Quelli che notoriamente non sono fulmini di perspicacia ma balza all’occhio del meno attento il fatto che, ben più di una volta, si è colpita la nostra Istituzione per colpire qualcosaltro.
I poliziotti del G8 siamo anche noi Signor Direttore.
Abbiamo lavorato tanto affinché la Polizia di Stato acquisisse un vero contatto col cittadino ed entrasse a pieno titolo nel tessuto sociale, grazie alla sua sindacalizzazione ed all’apertura verso l’esterno, affinché i poliziotti divenissero prima cittadini e poi Operatori di Polizia: oggi invece, grazie anche ad articoli come quello che ci ha spinto a scriverLe, ci troviamo sempre più compressi ed all’angolo, sempre più distanti da quelle aperture verso il tessuto sociale e sempre più facenti parti di una struttura sotto attacco continuo.
Siamo quelli che, grazie a questa politica di denigrazione massificata da parte degli organi di stampa, cominciano a chiudersi a riccio.
Al G8 c’eravamo anche noi, noi che non abbiamo disonorato nessuno e non abbiamo perpetrato alcuna manovra di destabilizzazione o sotterranea perché gli ideali di giustizia e libertà sono nel nostro DNA.
Tanto si era parlato del cosiddetto “basso profilo” nell’informazione sul G8, un basso profilo che avrebbe dovuto informare i cittadini senza omettere alcunché e che avrebbe consentito alla Polizia di poter rendere un servizio alla cittadinanza senza sostenere il peso di una delegittimazione quotidiana.
Quelli che sono convinti che il basso profilo, nel G8 e nella cronaca quotidiana che coinvolge la Polizia, non significhi non informare il cittadino ma solo evitare l’enfatizzazione.
Signor Direttore, è vero che fa più rumore un albero che cade piuttosto di uno che cresce ed è altrettanto vero che la notizia che fa vendere è quella di un padrone che morsica il suo cane e non il contrario, tuttavia crediamo che il risultato di informazioni denigratorie ad un Istituzione, come quella di cui facciamo parte, debba essere ben valutato facendosi solo una domanda: “a chi giova?”.
Veda Signor Direttore, in dieci anni abbiamo visto le Procure agire ed indagare (perché così deve essere) all’interno di tante Istituzioni, anche al loro interno, mai pero abbiamo visto articoli evidenti o chiosati massificare una categoria come succede con la nostra.
Come crede si possa sentire un poliziotto Sig.Direttore? Come crede possa lavorare un poliziotto Sig.Direttore? Con quale autorevolezza può svolgere il suo compito un Poliziotto a fronte di tali campagne mediatiche?
Signor Direttore, le assicuriamo che la nostra forza istituzionale e persuasiva durante gli interventi non deriva quasi mai dall’avere una pistola al fianco, ma dall’essere credibili ed affidabili: l’autorevolezza si guadagna giorno per giorno posando un mattone sopra l’altro, cosa assai difficile da fare se un giorno sì e l’altro anche si è oggetto di delegittimazioni, chiare o chiosate che siano.
Sono emerse lampanti responsabilità nella vicenda del G8 ma la Polizia è fatta da oltre 100.000 persone, anche quelli del G8, non quelli buoni, aggettivo che il giornalista che ha firmato l’articolo ha racchiuso fra virgolette, quelli normali, i padri di famiglia, quelli che si scapicollano per arrivare velocemente sugli interventi nonostante i pochi mezzi a disposizione.
Signor Direttore, siamo anche quelli che aspettano che i propri vertici assumano delle posizioni a difesa dei Poliziotti che hanno sempre lavorato in maniera onesta e leale e guardano sgomenti le progressioni in carriera di coloro che ricoprivano i vertici della Polizia all’epoca del G8, ma questa è un’altra storia.
Silp per la Cgil - SAPLe Segreterie Provinciali
Fonte:http://www.cittadigenova.com/Lettere-a-CDG/Lettera-congiunta-Silp-Sap-sui-fatti-28184.aspx
In pratica è una prima risposta da parte dei sindacati Silp-Sap degli sbirri ad un articolo in cui giustamente si diceva che i poliziotti del G8 hanno tradito e disonorato l'Italia e di una seconda risposta da parte di Carlo Gubitosa,un giornalista che ha indagato in prima persona sui folli fatti di quel maledetto luglio.
Sono proprio delle righe che consiglio vivamente di leggere e che da un lato vedono i rappresentanti sindacali che in un certo senso quasi si scusano per le loro classiche"mele marce"facendo intuire pure che ce l'hanno con chi su quegli episodi ci ha fatto carriera(in primis Spartaco Mortola,vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/08/morto-la.html) e che molti di loro in parecchie circostanze preferirebbero stare dall'altra parte della barricata ma che il senso del dovere impedisca loro di poterlo fare.
Sinceramente poi se la menano alla grande su quello che devono vedere in altre circostanze come incidenti stradali ma è un mestiere che nessuno ha obbligato a svolgere e vuoi il fascino della divisa o la disoccupazione ha fatto scegliere...ogni mestiere ha il suo!
La seconda parte che è la risposta di Gubitosa è un lucido ragionamento sul fatto che questi sindacati hanno sempre lottato contro l'identificazione tramite nomi o numeri posti sui caschi o sulle divise di polizia,carabinieri o finanza impegnate in controlli o manifestazioni,in modo da sapere con chi si ha a che fare e per evitare che tutta la sbirraglia si senta trattata allo stesso modo di merda per via delle solite quattro mele marce che sono molte di più!
Il primo dovere di uno sbirro volente o meno è quello di proteggere e servire il cittadino,altro che fermarlo e metterlo a disagio,minacciarlo,intimando possibili conseguenze negative e drastiche,offendere,picchiare e torturare fino ad uccidere...se questi non l'hanno ancora capita non devono tanto menarla con il senso civico verso lo Stato e cazzate della stessa solfa.
Verso la fine dell'intervento traccia un elogio alla figura di uno sbirro,Giancarlo Ambrosini,che fu tra i primi ad avere il coraggio di parlare apertamente del cameratismo sbirresco e sul come questo comportamento di parare sempre il culo agli sbirri criminali dia contro a quelli onesti.
Davvero un bell'intervento che sprona gli sbirri a denunciare chi abusa del proprio potere e vive nella criminalità e ad andare avanti col progetto dell'identificazione degli sbirri in modo da tutelare dapprima i cittadini e poi gli sbirri stessi.
Io aggiungerei pure di fare dei test antidroga a sorpresa per scremare tutti quelli che lavorano e sono stangati,sia durante cortei che durante la normale attività quotidiana siccome questi test li vogliono fare un pò dappertutto,e se davvero questi esami fossero eseguiti seriamente ci sarebbero molte sorprese!
Quella che segue è una lettera aperta che 2 sindacati della polizia italiana hanno scritto ad alcune testate locali per difendere il loro operato durante il G8-2001, il loro mestiere al di sopra della legge, le loro bugie.
Lettera congiunta Silp-Sap sui fatti del G8 di Genova del 2001
Egregio Signor Direttore,in data 01.08.2010 è apparso sulla stampa locale un articolo riguardante il G8 il cui titolo riportava “I poliziotti del G8 hanno disonorato e tradito l’Italia”, lo abbiamo letto con disappunto (per usare un eufemismo): leggendolo una domanda è sorta spontanea, a chi giova tutto questo?
I poliziotti del G8 hanno disonorato e tradito l’Italia, i Poliziotti del G8 sono anche i primi che esigono chiarezza ed esigono che chi ha disonorato la propria divisa paghi.
Scriviamo alle testate cittadine perché è giusto che i cittadini conoscano il disagio della Polizia genovese e per questo Vi chiediamo di veicolarlo: Sig. Direttore, i Poliziotti del G8 erano anche quelli che hanno comprato le bottiglie d’acqua per i fermati, quelle che sono andate in farmacia per acquistare gli assorbenti per le fermate; quelli che durante il G8 sono rimasti sotto sassaiole e sono rientrati sanguinanti.
Quelli sulle Volanti che negli interventi del 113 si trovano davanti a realtà che solo il poliziotto può immaginare, realtà che spesso formano un groppo in gola e si vorrebbe piangere ma non si può, non si può perché chi ha chiamato ha bisogno di essere consolato e rassicurato e fa parte del proprio lavoro.
Quelli che in venti anni di servizio sulla strada hanno visto decine di cadaveri e di questi se ne ricordano l’espressione, gli occhi. Fotografie che sono tutte lì, nella testa; quelli che apprezzerebbero un sostegno della propria Amministrazione per far sì che quelle foto sbiadiscano.
Quelli che vedono i momenti di vita interrotti, a caldo, non su di una barella; quelli che mangiano un tramezzino in un contesto drammatico e questo, non perché sono cinici o vogliono emulare il “duro” poliziotto americano, ma piuttosto perché stanno esorcizzando una situazione che è davvero pesante per essere introiettata così com’è.
Quelli che vivono quotidianamente situazioni che se vissute da altre persone diverrebbero oggetto di racconti a familiari ed amici per un quinquennio; quelli che quando contengono i manifestanti che battagliano per un posto di lavoro poserebbero volentieri casco e sfollagente e si metterebbero dalla parte della barricata, con i manifestanti.
Quelli che conoscono come funziona un sistema democratico, sistema dove chi fa il poliziotto ed è parte di un esecutivo democraticamente eletto è cosciente che il proprio punto di vista, in certi momenti, debba contare poco (sennò addio democrazia..) perché in un paese democratico si fanno le elezioni e si decide chi debba legiferare e, se colui che legifera non ottempera al suo mandato, lo si cambia; spetta al cittadino e non al poliziotto decidere chi abbia torto o ragione.
Quelli che da dieci anni fanno introspezione su quanto accaduto al G8, analisi seria ed equilibrata senza alcuna propensione a difese corporative: gli errori ci sono stati, eccome. Le responsabilità ci sono state, eccome.
Quelli che hanno atteso le sentenze che hanno stabilito una verità processuale la quale ha individuato delle incontrovertibili verità; quelli che hanno vissuto questi dieci anni sperando che lentamente ed al di fuori delle logiche emotive emergesse la verità e finisse questa massificazione, questo gioco al massacro, questa delegittimazione costante da parte degli organi di stampa e finalmente venissero individuati e puniti i responsabili.
Quelli che sono davvero stanchi di essere tirati da una parte all’altra per motivi meramente politici perché la Polizia è di tutti, deve essere di tutti.
Quelli che notoriamente non sono fulmini di perspicacia ma balza all’occhio del meno attento il fatto che, ben più di una volta, si è colpita la nostra Istituzione per colpire qualcosaltro.
I poliziotti del G8 siamo anche noi Signor Direttore.
Abbiamo lavorato tanto affinché la Polizia di Stato acquisisse un vero contatto col cittadino ed entrasse a pieno titolo nel tessuto sociale, grazie alla sua sindacalizzazione ed all’apertura verso l’esterno, affinché i poliziotti divenissero prima cittadini e poi Operatori di Polizia: oggi invece, grazie anche ad articoli come quello che ci ha spinto a scriverLe, ci troviamo sempre più compressi ed all’angolo, sempre più distanti da quelle aperture verso il tessuto sociale e sempre più facenti parti di una struttura sotto attacco continuo.
Siamo quelli che, grazie a questa politica di denigrazione massificata da parte degli organi di stampa, cominciano a chiudersi a riccio.
Al G8 c’eravamo anche noi, noi che non abbiamo disonorato nessuno e non abbiamo perpetrato alcuna manovra di destabilizzazione o sotterranea perché gli ideali di giustizia e libertà sono nel nostro DNA.
Tanto si era parlato del cosiddetto “basso profilo” nell’informazione sul G8, un basso profilo che avrebbe dovuto informare i cittadini senza omettere alcunché e che avrebbe consentito alla Polizia di poter rendere un servizio alla cittadinanza senza sostenere il peso di una delegittimazione quotidiana.
Quelli che sono convinti che il basso profilo, nel G8 e nella cronaca quotidiana che coinvolge la Polizia, non significhi non informare il cittadino ma solo evitare l’enfatizzazione.
Signor Direttore, è vero che fa più rumore un albero che cade piuttosto di uno che cresce ed è altrettanto vero che la notizia che fa vendere è quella di un padrone che morsica il suo cane e non il contrario, tuttavia crediamo che il risultato di informazioni denigratorie ad un Istituzione, come quella di cui facciamo parte, debba essere ben valutato facendosi solo una domanda: “a chi giova?”.
Veda Signor Direttore, in dieci anni abbiamo visto le Procure agire ed indagare (perché così deve essere) all’interno di tante Istituzioni, anche al loro interno, mai pero abbiamo visto articoli evidenti o chiosati massificare una categoria come succede con la nostra.
Come crede si possa sentire un poliziotto Sig.Direttore? Come crede possa lavorare un poliziotto Sig.Direttore? Con quale autorevolezza può svolgere il suo compito un Poliziotto a fronte di tali campagne mediatiche?
Signor Direttore, le assicuriamo che la nostra forza istituzionale e persuasiva durante gli interventi non deriva quasi mai dall’avere una pistola al fianco, ma dall’essere credibili ed affidabili: l’autorevolezza si guadagna giorno per giorno posando un mattone sopra l’altro, cosa assai difficile da fare se un giorno sì e l’altro anche si è oggetto di delegittimazioni, chiare o chiosate che siano.
Sono emerse lampanti responsabilità nella vicenda del G8 ma la Polizia è fatta da oltre 100.000 persone, anche quelli del G8, non quelli buoni, aggettivo che il giornalista che ha firmato l’articolo ha racchiuso fra virgolette, quelli normali, i padri di famiglia, quelli che si scapicollano per arrivare velocemente sugli interventi nonostante i pochi mezzi a disposizione.
Signor Direttore, siamo anche quelli che aspettano che i propri vertici assumano delle posizioni a difesa dei Poliziotti che hanno sempre lavorato in maniera onesta e leale e guardano sgomenti le progressioni in carriera di coloro che ricoprivano i vertici della Polizia all’epoca del G8, ma questa è un’altra storia.
Silp per la Cgil - SAPLe Segreterie Provinciali
Fonte:http://www.cittadigenova.com/Lettere-a-CDG/Lettera-congiunta-Silp-Sap-sui-fatti-28184.aspx
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Carlo Gubitosa, giornalista e saggista, dal 2001al 2003 autore di un'inchiesta sui fatti del G8 genovese, durante la quale ha prodotto un libro/documento di 600 pagine. Questa lettera è una risposta a quella inviata agli organi di stampa dai rappresentanti dei sindacati di Polizia Silp e Sap.
Cari rappresentanti di Silp e Sap,ho letto con interesse la vostra lettera aperta rivolta ai media, in cui avete detto che "i Poliziotti del G8 sono anche i primi che esigono chiarezza ed esigono che chi ha disonorato la propria divisa paghi".E allora come mai entrambi i sindacati in questione sono sempre e da sempre avversi a ogni proposta di legge per l'introduzione di un codice identificativo su caschi e divise, come avviene in molti altri paesi europei? Questo aiuterebbe all'individuazione dei responsabili di abusi evitando che si faccia di tutte le erbe un fascio.Avete detto di voler scrivere "alle testate cittadine perché è giusto che i cittadini conoscano il disagio della Polizia genovese".Come mai il disagio di essere associati a gravi abusi, crimini e torture si vuole esprimere solo verso i cittadini, mentre non risulta che sia stato espresso nessun disagio verso le istituzioni per le promozioni di funzionari condannati in primo e secondo grado per quella che un vostro collega ha definito la "Macelleria Messicana" allestita dalle forze dell'Ordine alla Scuola Diaz? Il disagio nasce solo quando si intacca la vostra immagine pubblica o anche quando gli onesti restano al palo mentre fa carriera chi ha ordito pestaggi e costruito maldestramente false prove e teoremi accusatori? Perché non è volata una parola dai vostri sindacati contro le ingiuste promozioni "in automatico" che non tengono conto delle responsabilità penali accertate per chi ha fatto carriera? Voi dite che "i Poliziotti del G8 erano anche quelli che hanno comprato le bottiglie d'acqua per i fermati, quelle che sono andate in farmacia per acquistare gli assorbenti per le fermate".L'atteggiamento umano e rispettoso nei confronti dei fermati e degli arrestati è il vostro dovere istituzionale, e almeno in teoria dovrebbe essere la normalità del vostro lavoro, non un evento eccezionale da sbandierare pubblicamente quasi a volere premi e riconoscimenti per una doverosa umanità che comunque non può compensare le azioni di alcuni vostri colleghi, autori di violenze, abusi e torture sui manifestanti in stato di fermo chiaramente documentati in sede giudiziaria. Voi dite che i poliziotti di Genova sono "quelli che hanno atteso le sentenze che hanno stabilito una verità processuale".E allora come mai il Sap ha "atteso le sentenze" con una vasta produzione di comunicati dal sapore corporativo e di difesa "a prescindere" dei colleghi? Si legga ad esempio l'Ansa del 14 luglio 2008, dove il portavoce nazionale del Sap Massimo Montebove dichiarava che "Il SAP ha difeso e continuerà sempre a difendere la Polizia di Stato e le Forze dell'Ordine dall'infamante e non provata accusa di aver commesso, sistematicamente, abusi e violenze". Il problema è dell'avverbio "sistematicamente"? Vi stanno bene gli abusi e le violenze purché non siano "sistematici"?E ancora, come mai il SAP ha promosso sin dal 2001 una raccolta fondi per difendere i poliziotti accusati e successivamente condannati per abusi e violenze nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto? Vi farete dare indietro i soldi usati per le spese legali di chi avrà sentenze di condanna passate in giudicato, oppure la vostra raccolta fondi "in attesa delle sentenze" era anche a favore dei colpevoli per ridurre al minimo le conseguenze delle loro azioni?Voi dite di essere "quelli che notoriamente non sono fulmini di perspicacia ma balza all'occhio del meno attento il fatto che, ben più di una volta, si è colpita la nostra Istituzione per colpire qualcos'altro".Siccome sono ancora meno "fulmine" di voi, non capisco queste allusioni e questi riferimenti, se avete qualcosa da dire ditelo, altrimenti parlare in codice non serve a molto. Il coraggio e il carattere che voi vantate nella vostra lettera bisogna dimostrarlo nel dire le cose chiaramente, senza ammiccamenti o allusioni comprensibili solo agli addetti ai lavori, perché è fin troppo facile essere spavaldi e coraggiosi quando si tratta di fare irruzione a volto coperto e manganelli in mano in una scuola dove c'è gente indifesa che dorme. E quindi spiegatevi: in quale occasione pensate di essere stati colpiti ingiustamente per danneggiare qualcos'altro o qualcun altro?Voi dite che "abbiamo lavorato tanto affinché la Polizia di Stato acquisisse un vero contatto col cittadino ed entrasse a pieno titolo nel tessuto sociale"Anche la società civile ha lavorato tanto per ritrovare lo spirito della riforma dell'81, quando i poliziotti sfidavano le leggi dello stato per smilitarizzarsi. Personalmente ho organizzato un confronto su questi temi con un rappresentante del SILP durante il forum sociale di Firenze nel 2002, ma tutte le volte che si tratta di prendere posizioni giuste e coraggiose, ho visto i vostri sindacati tirarsi indietro.Ho visto i vostri rappresentanti più illuminati, istruiti e sinceramente democratici che dopo aver fatto in pubblico dei bei proclami come il vostro, in privato si tiravano indietro e dicevano a mezza bocca che loro sono favorevoli ai codici identificativi su caschi e divise, ma non potevano dirlo pubblicamente per paura di perdere iscritti. E' questo il coraggio delle vostre idee che vi hanno insegnato in Caserma? Abbiate il coraggio di dire come la pensate: i vostri sindacati sono favorevoli all'introduzione di codici identificativi su caschi e divise?Se siete contrari, come potete sostenere di lavorare per entrare nel tessuto sociale e stare a contatto con i cittadini, quando volete rendere più facile l'impunità a chi viene sorpreso mentre commette abusi con tanto di foto e filmati? Se invece siete favorevoli, perché non avete il coraggio di dirlo pubblicamente, cercando un alleanza con le forze sociali e politiche che hanno lo stesso obiettivo?Avete paura di diventare impopolari tra la base dei vostri iscritti, avete paura di perdere tesserati e quindi soldi e potere politico? E se state zitti per paura, che autorità morale avete per fare i risentiti di fronte alla sfiducia e al pregiudizio dei cittadini nei vostri confronti provocato proprio dai pavidi come voi che col loro silenzio favoriscono i violenti come i picchiatori della Diaz e di Bolzaneto?Voi dite che "ci troviamo sempre più compressi ed all'angolo, sempre più distanti da quelle aperture verso il tessuto sociale e sempre più facenti parti di una struttura sotto attacco continuo".Non prendetevela con la stampa, non prendetevela con i manifestanti, non prendetevela con chi si ribella alla violenza in divisa: il potere di restituire onore e dignità alla vostra professione già troppo infangata è tutto nelle vostre mani.Rileggete le parole coraggiose del vostro collega Giancarlo Ambrosini, e trovate il coraggio per una grande battaglia di civiltà, per introdurre codici identificativi su caschi e divise che rendano davvero personale le responsabilità di abusi senza infangare tutta una categoria. Studiate l'esperienza di Ambrosini, talmente coraggioso da denunciare gli abusi commessi dai colleghi fino ad essere emarginato dal sindacato Siulp che aveva contribuito a fondare, ricevendo minacce e intimidazioni che arrivarono fino all'incendio della porta di casa sua.Leggete che cosa diceva profeticamente il vostro collega Ambrosini molti anni prima dei fatti del G8: "Chi ha sbagliato lo ammetta apertamente e smetta di adottare la politica dello struzzo, quello che viviamo oggi non è il nostro ineluttabile destino, ma l'esito a cui ci ha portato una politica miope e codarda, di cui è urgente fare piazza pulita. [...] In passato non abbiamo temuto di dire la nostra anche su cose difficili e complesse, e abbiamo inciso profondamente, e non solo nel nostro ambiente. Ora dobbiamo tornare protagonisti, perché il paese ha bisogno che si avvii un'altra grande stagione politica ed ideale, che potrà essere molto più difficile, complessa e contrastata di quella che abbiamo vissuto negli anni Settanta, ma che forse sarà ancora più decisiva".E allora vi riformulo nuovamente la domanda chiave: siete favorevoli all'introduzione di codici identificativi su caschi e divise, innocui per chi non avrà nulla da nascondere, ma determinanti per individuare chi ha commesso abusi senza che si possa nascondere nella massa di poliziotti onesti?Se la risposta è sì, allora passate all'azione, e ritroverete tutto quel consenso e quella fiducia dei cittadini che avete perso in questi anni, e non certo per colpa degli organi di informazione.Se la vostra risposta è no, allora risparmiateci i piagnistei, le lacrime di coccodrillo, i racconti epici sul mestiere difficile del poliziotto e le immagini poetiche di poliziotti che passano bottiglie d'acqua ai fermati: niente di tutto questo potrà cancellare il vostro disonore, che a quel punto non sarà frutto del pregiudizio dei cittadini o di quello dei giornalisti, nè sarà più frutto delle violenze dei vostri colleghi: sarà solo la naturale conseguenza del vostro silenzio e della vostra vigliaccheria.Cordiali saluti.
lunedì 23 agosto 2010
A RIMINI COI NOSTRI SOLDI
Per mantenere vivo il giusto e doveroso odio verso la setta cattofascista di Comunione e Liberazione la proposta odierna vede un'intervento di Daniele Martinelli ripresa da Toscana Indymedia dove si elencano nomi di ciellini affiancate nella maggior parte dei casi dagli anni di carcere che devono scontare.
Il titolo del post è riferito al meeting annuale della setta che avviene a Rimini,finanziati interamente dalla regione Lombardia(234 mila Euro)allegramente elargiti dal boss Formigoni sempre più gran cerimoniere degli adepti di quella che è una congrega di massoni,criminali e mafiosi.
L'interessante articolo è stato postato proprio per far capire da chi siamo comandati parlando soprattutto della Lombardia dove cielle detiene una potenza economica e politica schiacciante che fa sì che i suoi affiliati occupino tutti i posti di comando nella regione che sta per togliere alcuni deleteri primati in chiave di appalti mafiosi a territori come la Campania e la Sicilia.
La (c)ricca massoneria sull’altare di CL.
Comunione e Liberazione della buonanima di Don Giussani è una setta di piduisti sorridenti che brandiscono il crocifisso. E’ la più potente, da 30 anni si apre al mondo profano organizzando il proprio meeting a Rimini. Coinvolge esponenti di destra e di sinistra: dal leader del Pd Bersani fino all’ex tesoriere del Pci Ugo Sposetti, secondo cui “Le Feste dell’Unità ormai dovrebbero imparare da CL".
Formigoni su religione e politicaNon lontano da casa mia c’è una strada intitolata a Felice Cavallotti, fondatore del partito Radicale. La sua frase più celebre è “Non è vero che tutti i massoni sono delinquenti, ma non ho mai conosciuto un delinquente che non fosse anche massone“. Poco male se poi il massone Cavallotti morì ucciso da un confratello in un duello alla sciabola. Quando (di rado) ci passo e leggo quella targa, penso alla massoneria e al suo significato di associazione segreta di persone, più o meno economicamente influenti, che tesse e persegue i propri privati obiettivi utilizzando le istituzioni a svantaggio della collettività.La Loggia P2 di Berlusconi e Cicchitto è l’unica nella storia repubblicana che è stata riconosciuta eversiva e fuorilegge, tanto da far cadere ben 2 governi nel 1981 (anno della sua scoperta) nonostante il suo Piano di rinascita democratica abbia ormai perseguito uno dei suoi obiettivi, quello dell’uniformazione del pensiero che ha spostato la percezione dei fatti tramite l’utilizzo del potente mezzo televisivo controllato dal piduista Berlusconi.La P2 col suo trionfo, non solo tiene attualissimo il ruolo della massoneria sopravvissuta a tutti i cataclismi e alle pestilenze umane, ma ne ha pure rivoluzionato il significato nella sua componente “segreta”.Il Grande Oriente d’Italia è una loggia fiera di esistere e di palesarsi con tanto di sito internet. Il suo gran Maestro Massimo Bianchi si è intromesso nell’inchiesta che coinvolge il coordinatore del Pdl Denis Verdini dicendo che alla massoneria ufficiale il “democristiano di merda” (U. Bossi) non è mai stato iscritto. La dichiarazione di Bianchi dimostra la bontà delle indagini del procuratore di Roma Capaldo nei confronti di Verdini e dei “4 vecchi sfigati“: ossia per un’associazione segreta nuova, che tra le altre cose cercava di interferire nel ruolo dei giudici della Consulta.Marcello Dell’Utri qualche mese fa disse che persino i Rotary possono essere considerate logge, e io sono d’accordo con lui perché le logge massoniche moderne, a differenza dell’antica rituaità dell’affiliazione e dell’utilizzo dei cappucci, oggi si palesano e si autocelebrano sotto l’egida della cultura e della conoscenza. Sono logge di potere che fanno breccia in un discreto numero di elettori che da quella Loggia traggono profitti diretti o indiretti.Comunione e Liberazione della buonanima di Don Giussani è una di esse. E’ una setta di piduisti sorridenti che brandiscono il crocifisso. E’ la più potente, da 30 anni si apre al mondo profano organizzando il proprio meeting a Rimini. Coinvolge esponenti di destra e di sinistra: dal leader del Pd Bersani fino all’ex tesoriere del Pci Ugo Sposetti, secondo cui “Le Feste dell’Unità ormai dovrebbero imparare da CL“.Comunione e Liberazione ha le mani nelle ostie della sanità e negli appalti. Professa valori di umanità e carità per voce di ricchi e autoreferenziali politici spesso corruttori, corrotti, bancarottieri, mafiosi, prescritti, patteggiatori, tangentari, abusatori di ufficio e in qualche caso anche di bimbi/e.Comunione e Liberazione ha un suo codice di prestigio e una sua scala di valori che con la carità e il merito fa a pugni. Un peccato che reitera spavalda pur di mantenere vivi e – poco caritatevoli – i propri affari, che hanno incancrenito di interessi privati settori strategici di stretta osservanza pubblica (senza utili) come gli ospedali. Svuotati della loro funzione in favore delle cliniche private degli affiliati di CL nonostante in Lombardia la sanità pubblica costi la bellezza di 16 miliardi l’anno spesi senza controlli adeguati e nonostante non ci sia clinica privata lombarda che non sia finita sotto inchiesta.Dalla predica domenicale alla razzola settimanale i ciellini fanno i froci col culo di Gesù. Le loro icone sono i prescritti per mafia come Giulio Andreotti (riferimento trentennale della setta), bancarottieri come Cesare Geronzi, affaristi da rifiuto come Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche fresco di benedizione a San Vittore e patteggiato con l’area di Santa Giulia grazie a una corposa “bonifica” in soldoni, affaristi a nero di truffatori come Giancarlo Abelli, rampante ex consulente lanciato verso l’assessorato alla sanità formigoniana da Poggi Longostrevi, nonché marito di Rosanna Gariboldi, appena uscita di galera dopo aver restituito un maltolto da 1,2 milioni di euro nell’affaire Grossi.Amici di CL sono guru della sanità come i direttori dell’Asl di Monza e di Pavia, che spediva mail con scritto “votate Abelli“, entrambi coinvolti nella maxi inchiesta dei 300 arresti per infiltrazioni di ‘Ndrangheta. Trattavano centinaia di milioni di appalti col capoclan Pino Neri, sostenitore del solito ciellino Abelli. Del resto i ciellini sono maestri in fatto di lottizzazione. Pullulano di imprenditori che incassano convenzioni tanto che Bossi, nel 2005, incaricò inutilmente l’ex assessore alla sanità lombarda Alessandro Cè di opporsi all’andazzo. Cè fu sfiduciato da Formigoni perché giudicava il sistema di potentato sanitario formigoniano un orrore.Altri amici di CL sono ex direttori di ospedali come Carlo Lucchina, per il quale il pm Gittardi ha chiesto 3 anni e 4 mesi per truffa e abuso d’ufficio per aver appaltato lavori a Varese alla ditta Russello di Gela (indagata per mafia e a un prezzo superiore) senza fornire alla Prefettura la certificazione antimafia. Lucchina è stato promosso direttore generale dell’assessorato alla sanità lombarda dalla fattucchiera Roberto Formigoni, che lo ha benedetto di fiducia e stima. Gliela ribadirà anche in questi giorni al meeting ciellino di Rimini, che Formigoni ha finanziato con 234 mila euro di tutti i lombardi (anche quelli atei) di cui 168mila della direzione relazioni esterne che fa capo a Formigoni, 50mila della direzione della Famiglia di suo cognato Giulio Boscagli, e 16.200 della direzione delle Infrastrutture che dipende dall’assessore regionale ciellino Raffaele Cattaneo.Del resto se Formigoni vorrà conquistarsi l’andreottiana leadership trentennale nel mondo dei Maurizio “Lupi” di CL, dovrà almeno dimostrarsi fedele scroccone della collettività! L’autorità per le comunicazioni ha da poco condannato il Pirellone per aver utilizzato l’agenzia regionale “Lombardia notizie“ a favore della campagna elettorale di Formigoni. Quello che telefonava ad Arcangelo Martino della P3 per invocargli intercessioni dell’amico Lombardi e per chiedere “passeggiatine” degli ispettori al tribunale di Milano, che gli aveva bocciato la Lista Formigoni” presentata con le firme false.Comunione e Liberazione nel paradiso delle ricchezze ha già assolto Formigoni. Anzi, Formigoni è uno dei suoi eroi. Un eroe della nuova massoneria ricca, palese e sorridente. Mi ritorna in mente la frase di Cavallotti…
Il titolo del post è riferito al meeting annuale della setta che avviene a Rimini,finanziati interamente dalla regione Lombardia(234 mila Euro)allegramente elargiti dal boss Formigoni sempre più gran cerimoniere degli adepti di quella che è una congrega di massoni,criminali e mafiosi.
L'interessante articolo è stato postato proprio per far capire da chi siamo comandati parlando soprattutto della Lombardia dove cielle detiene una potenza economica e politica schiacciante che fa sì che i suoi affiliati occupino tutti i posti di comando nella regione che sta per togliere alcuni deleteri primati in chiave di appalti mafiosi a territori come la Campania e la Sicilia.
La (c)ricca massoneria sull’altare di CL.
Comunione e Liberazione della buonanima di Don Giussani è una setta di piduisti sorridenti che brandiscono il crocifisso. E’ la più potente, da 30 anni si apre al mondo profano organizzando il proprio meeting a Rimini. Coinvolge esponenti di destra e di sinistra: dal leader del Pd Bersani fino all’ex tesoriere del Pci Ugo Sposetti, secondo cui “Le Feste dell’Unità ormai dovrebbero imparare da CL".
Formigoni su religione e politicaNon lontano da casa mia c’è una strada intitolata a Felice Cavallotti, fondatore del partito Radicale. La sua frase più celebre è “Non è vero che tutti i massoni sono delinquenti, ma non ho mai conosciuto un delinquente che non fosse anche massone“. Poco male se poi il massone Cavallotti morì ucciso da un confratello in un duello alla sciabola. Quando (di rado) ci passo e leggo quella targa, penso alla massoneria e al suo significato di associazione segreta di persone, più o meno economicamente influenti, che tesse e persegue i propri privati obiettivi utilizzando le istituzioni a svantaggio della collettività.La Loggia P2 di Berlusconi e Cicchitto è l’unica nella storia repubblicana che è stata riconosciuta eversiva e fuorilegge, tanto da far cadere ben 2 governi nel 1981 (anno della sua scoperta) nonostante il suo Piano di rinascita democratica abbia ormai perseguito uno dei suoi obiettivi, quello dell’uniformazione del pensiero che ha spostato la percezione dei fatti tramite l’utilizzo del potente mezzo televisivo controllato dal piduista Berlusconi.La P2 col suo trionfo, non solo tiene attualissimo il ruolo della massoneria sopravvissuta a tutti i cataclismi e alle pestilenze umane, ma ne ha pure rivoluzionato il significato nella sua componente “segreta”.Il Grande Oriente d’Italia è una loggia fiera di esistere e di palesarsi con tanto di sito internet. Il suo gran Maestro Massimo Bianchi si è intromesso nell’inchiesta che coinvolge il coordinatore del Pdl Denis Verdini dicendo che alla massoneria ufficiale il “democristiano di merda” (U. Bossi) non è mai stato iscritto. La dichiarazione di Bianchi dimostra la bontà delle indagini del procuratore di Roma Capaldo nei confronti di Verdini e dei “4 vecchi sfigati“: ossia per un’associazione segreta nuova, che tra le altre cose cercava di interferire nel ruolo dei giudici della Consulta.Marcello Dell’Utri qualche mese fa disse che persino i Rotary possono essere considerate logge, e io sono d’accordo con lui perché le logge massoniche moderne, a differenza dell’antica rituaità dell’affiliazione e dell’utilizzo dei cappucci, oggi si palesano e si autocelebrano sotto l’egida della cultura e della conoscenza. Sono logge di potere che fanno breccia in un discreto numero di elettori che da quella Loggia traggono profitti diretti o indiretti.Comunione e Liberazione della buonanima di Don Giussani è una di esse. E’ una setta di piduisti sorridenti che brandiscono il crocifisso. E’ la più potente, da 30 anni si apre al mondo profano organizzando il proprio meeting a Rimini. Coinvolge esponenti di destra e di sinistra: dal leader del Pd Bersani fino all’ex tesoriere del Pci Ugo Sposetti, secondo cui “Le Feste dell’Unità ormai dovrebbero imparare da CL“.Comunione e Liberazione ha le mani nelle ostie della sanità e negli appalti. Professa valori di umanità e carità per voce di ricchi e autoreferenziali politici spesso corruttori, corrotti, bancarottieri, mafiosi, prescritti, patteggiatori, tangentari, abusatori di ufficio e in qualche caso anche di bimbi/e.Comunione e Liberazione ha un suo codice di prestigio e una sua scala di valori che con la carità e il merito fa a pugni. Un peccato che reitera spavalda pur di mantenere vivi e – poco caritatevoli – i propri affari, che hanno incancrenito di interessi privati settori strategici di stretta osservanza pubblica (senza utili) come gli ospedali. Svuotati della loro funzione in favore delle cliniche private degli affiliati di CL nonostante in Lombardia la sanità pubblica costi la bellezza di 16 miliardi l’anno spesi senza controlli adeguati e nonostante non ci sia clinica privata lombarda che non sia finita sotto inchiesta.Dalla predica domenicale alla razzola settimanale i ciellini fanno i froci col culo di Gesù. Le loro icone sono i prescritti per mafia come Giulio Andreotti (riferimento trentennale della setta), bancarottieri come Cesare Geronzi, affaristi da rifiuto come Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche fresco di benedizione a San Vittore e patteggiato con l’area di Santa Giulia grazie a una corposa “bonifica” in soldoni, affaristi a nero di truffatori come Giancarlo Abelli, rampante ex consulente lanciato verso l’assessorato alla sanità formigoniana da Poggi Longostrevi, nonché marito di Rosanna Gariboldi, appena uscita di galera dopo aver restituito un maltolto da 1,2 milioni di euro nell’affaire Grossi.Amici di CL sono guru della sanità come i direttori dell’Asl di Monza e di Pavia, che spediva mail con scritto “votate Abelli“, entrambi coinvolti nella maxi inchiesta dei 300 arresti per infiltrazioni di ‘Ndrangheta. Trattavano centinaia di milioni di appalti col capoclan Pino Neri, sostenitore del solito ciellino Abelli. Del resto i ciellini sono maestri in fatto di lottizzazione. Pullulano di imprenditori che incassano convenzioni tanto che Bossi, nel 2005, incaricò inutilmente l’ex assessore alla sanità lombarda Alessandro Cè di opporsi all’andazzo. Cè fu sfiduciato da Formigoni perché giudicava il sistema di potentato sanitario formigoniano un orrore.Altri amici di CL sono ex direttori di ospedali come Carlo Lucchina, per il quale il pm Gittardi ha chiesto 3 anni e 4 mesi per truffa e abuso d’ufficio per aver appaltato lavori a Varese alla ditta Russello di Gela (indagata per mafia e a un prezzo superiore) senza fornire alla Prefettura la certificazione antimafia. Lucchina è stato promosso direttore generale dell’assessorato alla sanità lombarda dalla fattucchiera Roberto Formigoni, che lo ha benedetto di fiducia e stima. Gliela ribadirà anche in questi giorni al meeting ciellino di Rimini, che Formigoni ha finanziato con 234 mila euro di tutti i lombardi (anche quelli atei) di cui 168mila della direzione relazioni esterne che fa capo a Formigoni, 50mila della direzione della Famiglia di suo cognato Giulio Boscagli, e 16.200 della direzione delle Infrastrutture che dipende dall’assessore regionale ciellino Raffaele Cattaneo.Del resto se Formigoni vorrà conquistarsi l’andreottiana leadership trentennale nel mondo dei Maurizio “Lupi” di CL, dovrà almeno dimostrarsi fedele scroccone della collettività! L’autorità per le comunicazioni ha da poco condannato il Pirellone per aver utilizzato l’agenzia regionale “Lombardia notizie“ a favore della campagna elettorale di Formigoni. Quello che telefonava ad Arcangelo Martino della P3 per invocargli intercessioni dell’amico Lombardi e per chiedere “passeggiatine” degli ispettori al tribunale di Milano, che gli aveva bocciato la Lista Formigoni” presentata con le firme false.Comunione e Liberazione nel paradiso delle ricchezze ha già assolto Formigoni. Anzi, Formigoni è uno dei suoi eroi. Un eroe della nuova massoneria ricca, palese e sorridente. Mi ritorna in mente la frase di Cavallotti…
venerdì 20 agosto 2010
PIZZA POMODORINI,ZUCCHINE E PECORINO
Propongo un piatto che praticamente così come lo faccio io è già quasi pronto,giusto un pizzico di fantasia per guarnire un piatto monumento italiano che è la pizza,in questo caso surgelata!
Ingredienti rigorosamente dell'orto e quindi freschissimi con un formaggio di carattere come il pecorino ed un filo d'olio sono i complementi che ho aggiunto alla pizza e vuoi perchè si ha fretta oppure perché è più comodo e decisamente più economico di una pizza normale(ed anche se il gusto non è buono come quello della pizza-pizzeria fa la sua bella figura ed anzi in certi casi ne ho mangiate fuori di peggio!)questa soluzione va bene in qualsiasi stagione e le possibilità di guarnizione sono pressochè infinite.
Ingredienti:
-pizza surgelata;
-pomodorini ciliegini;
-zucchine grigliate;
-pecorino toscano;
-olio.
Non c'è altro da fare che scongelare un pochino la pizza e grigliare le zucchine,tagliare a listarelle il pecorino e sciacquare bene i pomodorini ciliegini.
Sulla pizza(una margherita)si adagiano le fette di pecorino e poi le zucchine grigliate ed infine i ciliegini,un consiglio sulla cottura aspettare qualche minuto in più ed ottenere una cottura uniforme in modo da non avere il fondo bruciacchiato e la parte sopra fredda.
Prima di servire un filo di extravergine di oliva e il gioco è fatto!
giovedì 19 agosto 2010
UNA TERZA VIA IN AFGHANISTAN
"E se si girano gli eserciti e spariscono gli Eroi.Se la guerra(poi adesso)cominciamo a farla noi"cito questa frase del testo del Vasco"Gli spari sopra"per introdurre la notizia che circola da qualche mese negli ambienti afgani dove un terzo incomodo si aggira tra le schiere degli invasori americani spalleggiati da molte nazioni mondiali e i talebani integralisti islamici.
Sto parlando dei maoisti afgani che cominciano a riunirsi in gruppi di lotta armata dopo essere stati praticamente falcidiati alla fine degli anni settanta,e la loro teoria molto condivisibile del''Se le masse afgane continueranno a pensare che l'unica alternativa sia tra la resa all'occupante straniero o il sostegno a talebani e Al-Qaeda, la miseria del nostro popolo non avrà fine''sta guadagnando sempre più piede tra i moderati afgani stanchi da un lato dell'occupazione statunitense e dall'altro dai jihadisti islamici.
Dapprima voglio postare un documento tratto dal sito"Scintilla rossa"dove si evidenzia il periodo degli anni a cavallo tra i sessanta ed i settanta dove il paese asiatico ebbe una crescita economica di rilievo e dove pure le infrastrutture industriali e delle vie di trasporto ebbero un incremento notevole e di come gli Usa per ribaltare questo potere comunista armarono i talebani per sconfiggere i comunisti,il tutto foraggiato dal commercio dell'oppio:le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Il secondo contributo è di Lombardia Indymedia a firma di Enrico Piovesana per Peacereporter mentre le foto ritraggono miliziani afgani ai tempi del comunismo in Afghanistan e l'impiccagione del presidente dell'ex repubblica democratica afgana da parte degli integralisti islamici.
Concludo azzardando una previsione che vedrà sicuri perdenti le forze comandate dagli Stati Uniti mentre purtoppo la guerra intestina afgana continuerà a dilaniare il paese ancora per molti anni e sarà come il solito la povera gente a rimetterci.
Dopo il rovesciamento della monarchia in afghanistan si ebbe un periodo di instabilità, dopo qualche anno il partito democratico popolare dell'afghanistan prese il potere e varò notevoli riforme per l'arretrata società afghana che prevedevano principalmente una riforma agraria che ridistribuiva le terre a 200mila famiglie contadine, e l'abrogazione dell’ushur, ovvero la decima dovuta ai latifondisti dai braccianti. Inoltre fu abrogata l'usura, i prezzi dei beni primari furono calmierati, i servizi sociali statalizzati e garantiti a tutti, venne riconosciuto il diritto di voto alle donne e i sindacati legalizzati. Si svecchiò tutta la legislazione afghana col divieto dei matrimoni forzati, la sostituzione delle leggi tradizionali e religiose con altre laiche e marxiste e la messa al bando dei tribunali tribali. Gli uomini furono obbligati a tagliarsi la barba, le donne non potevano indossare il burqa, mentre le bambine poterono andare a scuola e non furono più oggetto di scambio economico nei matrimoni combinati.Si avviò anche una campagna di alfabetizzazione e scolarizzazione di massa e nelle aree rurali vennero costruite scuole e cliniche mediche.La laicizzazione della società afgana portò ben presto ad uno scontro fra il regime del PDPA e le autorità religiose locali, le quali cominciarono ad incitare il jihad dei mujaheddin contro "il regime dei comunisti atei senza Dio". In verità Taraki rifiutò sempre l'idea di definire il suo nuovo regime come "comunista", preferendo aggettivi come "rivoluzionario" e "nazionalista". Gli stessi rapporti con l'Urss si limitarono ad accordi di cooperazione commerciale per sostenere la modernizzazione delle infrastrutture economiche (in particolar modo le miniere di minerali rari e i giacimenti di gas naturale). L'Urss inviò anche degli appaltatori per costruire strade, ospedali e scuole e per scavare pozzi d'acqua; inoltre addestrò ed equipaggiò l'esercito afghano.Nella nuova fase politica afghana intervennero anche gli Stati Uniti d'America. L'amministrazione Carter avvertì subito l'esigenza di sostenere gli oppositori di Taraki principalmente per tre motivi: 1) in funzione anticomunista per «dimostrare ai paesi del terzo mondo che l'esito socialista della storia sostenuto dall’Urss non è un dato oggettivo» (Dipartimento di Stato, agosto 1979); 2) per creare un nuovo alleato in una zona geopolitica che aveva visto nel gennaio 1979 gli Usa perdere l'Iran con la rivoluzione khomeinista; 3) vincere la guerra fredda o quantomeno cancellare il ricordo della disfatta vietnamita del 1975. Il 3 luglio 1979 Carter firmò la prima direttiva per l’organizzazione di aiuti bellici ed economici segreti ai mujaheddin afgani. In pratica la Cia avrebbe creato una rete internazionale coinvolgente tutti i paesi arabi per rifornire i mujaheddin di soldi, armi e volontari per la guerra. Base dell'operazione sarebbe stato il Pakistan, dove venivano così costruiti anche campi di addestramento e centri di reclutamento.Buona parte dell'operazione fu finanziata col commercio clandestino di oppio afghano. A capo della guerriglia, su consiglio del Pakistan, fu posto Gulbuddin Hekmatyar, noto per la crudeltà con cui sfigurava (usando l'acido) le donne a suo dire non in linea coi precetti islamici. I mujaheddin afgani di Hekmatyar diventarono rapidamente una potente forza militare, distinguendosi in crudeltà con pratiche che prevedevano un lento scuoiamento vivo dei nemici e l'amputazione di dita, orecchi, naso e genitali.questo prima dell'intervento sovietico.I sovietici intervennero per sostenere una fazione del Partito democratico del Popolo Afghano, infatti il primo presidente della repubblica democratica afghana (taraki) era stato deposto da Amin, che radicalizzò le riforme in atto (aumentando così l'opposizione al governo), destabilizzò il paese e epurò diversi membri del partito.A posto di Amin divenne presidente dell'afghanistan Babrak Karmal.
Nel quadro disastrato dell'Afghanistan, una terza opzione sta per inserirsi tra i vili occupanti occidentali e i sostenitori della teocrazia.
I maoisti afghani annunciano l'inizio della guerra popolare contro gli imperialisti occupanti e i reazionari islamisti,di Enrico Piovesana, Peacereporter.
Stella Rossa sull'Afghanistan
A combattere contro le truppe d'occupazione della Nato in Afghanistan, presto potrebbero esserci non più solamente talebani e jihadisti, ma anche guerriglieri comunisti.Questo, almeno, è quanto si deduce da un recente comunicato del Partito comunista (maoista) afgano, formazione clandestina nata nel 2004.
''Il Partito sta per dare inizio alla guerra popolare in Afghanistan, il cui specifico carattere, nell'attuale congiuntura, è la guerra popolare rivoluzionaria nazionale di resistenza contro gli occupanti imperialisti e il loro regime fantoccio''.Così si conclude un comunicato del Pc(m)a pubblicato lo scorso 15 luglio sul sito di Shola Jawid (Fiamma eterna), organo del partito, per commemorare il compagno Azad, storico portavoce dei guerriglieri maoisti 'Naxaliti' indiani, ucciso in combattimento lo scorso primo luglio.
Il Partito comunista (maoista) afgano - la cui dirigenza è finora rimasta clandestina - è il frutto di un lento processo di riunificazione e rivitalizzazione di quel che rimaneva dei grandi movimenti maoisti afgani degli anni '60 e '70, poi sterminati dai comunisti filo-sovietici e dagli integralisti filo-americani. Un processo iniziato subito dopo l'invasione alleata del 2001 allo scopo di condurre una guerra di liberazione nazionale 'autonoma' rispetto a quella dei gruppi armati islamici nel nome di una 'terza via' alternativa sia dall'occupazione straniera che dalla teocrazia islamica.
''Se le masse afgane continueranno a pensare che l'unica alternativa sia tra la resa all'occupante straniero o il sostegno a talebani e Al-Qaeda, la miseria del nostro popolo non avrà fine'', si legge in un documento del marzo 2002. ''Il nostro partito ha deciso di mobilitarsi autonomamente per resistere all'invasione imperialista, come tappa necessaria verso una rivoluzione neo-democratica in Afghanistan. Dobbiamo infatti considerare nostri nemici non solo gli imperialisti americani e i loro alleati, ma anche i reazionari teocrati islamisti, talebani o jihadisti che siano, che oggi controllano il paese''.
Il Pc(m)a si propone come moderno erede degli Sholay (Fiamme): i militanti maoisti dell'Organizzazione dei giovani progressisti (Sazman-e Jawanan-e Mutarraqi) fondata nel 1965 da Akram Yari, maestro hazara originario di Jaghori (Ghazni).Gli Sholai - dal nome della loro popolare rivista studentesca, Shola Jawid - nacquero come un movimento giovanile di protesta contro la monarchia di Zahir Shah, i fondamentalisti islamici di Gulbuddin Hekmatyar e il comunismo filo-sovietico del Partito democratico del popolo afgano (Pdpa), diventando rapidamente uno dei maggiori movimenti di massa del paese.
Sopravvissuti alle sanguinose persecuzioni e repressioni della polizia monarchica e dei gruppi islamici integralisti, i maoisti Sholay vennero messi fuori legge dopo il golpe comunista del 1978: in migliaia vennero arrestati, torturati e uccisi. Tra loro anche Akram Yari, che però fece in tempo a lasciare un'importante eredità politica attraverso il suo discepolo Faiz Ahmad, che nel frattempo aveva fondato l'Organizzazione per la liberazione dell'Afghanistan (Ola): gruppo armato maoista che per tutti gli anni '80 combatté gli occupanti sovietici (entrando formalmente nel Fronte dei mujaheddin combattenti per la libertà), ma che ben presto entrò in conflitto con gli integralisti islamici di Hekmatyar.
Furono proprio i mujaheddin di Hekmatyar, nel 1986, ad assassinare Faiz Ahmad, provocando di fatto lo smembramento dell'Ola. Dalle sue ceneri nacquero, alla fine degli anni '80, diversi movimenti maoisti rivoluzionari e, nel 1991, il Partito comunista d'Afghanistan (Pca), che recuperò la tradizione 'terzista' degli Sholay di Akram Yari: contro "il fascismo" e "l'oscurantismo" degli integralisti e contro l'imperialismo di qualsiasi stampo.Coerentemente con questa posizione, dopo l'invasione americana del 2001, il Pca si è fatto promotore della rinascita di una resistenza armata maoista sia contro le truppe Nato che contro talebani e signori della guerra, avviando il processo politico che ha portato alla creazione del Pc(m)a nel 2004.
La rinascita del maoismo in Afghanistan si inserisce nel più generale fenomeno del risveglio dei movimenti armati comunisti in molti paesi poveri del continente asiatico. Dall'India rurale, al Nepal, alle Filippine, il maoismo si è mostrato capace di interpretare le lotte contadine e indigene contro le razzie delle multinazionali e le ingiustizie del liberismo globale. In Afghanistan esso si propone invece come strumento di liberazione nazionale e come alternativa alla teocrazia feudale: una sfida non così velleitaria, tenuto conto dell'arretratezza della società afgana e dell'esito fallimentare dell'esperimento di democrazia occidentale.
Sto parlando dei maoisti afgani che cominciano a riunirsi in gruppi di lotta armata dopo essere stati praticamente falcidiati alla fine degli anni settanta,e la loro teoria molto condivisibile del''Se le masse afgane continueranno a pensare che l'unica alternativa sia tra la resa all'occupante straniero o il sostegno a talebani e Al-Qaeda, la miseria del nostro popolo non avrà fine''sta guadagnando sempre più piede tra i moderati afgani stanchi da un lato dell'occupazione statunitense e dall'altro dai jihadisti islamici.
Dapprima voglio postare un documento tratto dal sito"Scintilla rossa"dove si evidenzia il periodo degli anni a cavallo tra i sessanta ed i settanta dove il paese asiatico ebbe una crescita economica di rilievo e dove pure le infrastrutture industriali e delle vie di trasporto ebbero un incremento notevole e di come gli Usa per ribaltare questo potere comunista armarono i talebani per sconfiggere i comunisti,il tutto foraggiato dal commercio dell'oppio:le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Il secondo contributo è di Lombardia Indymedia a firma di Enrico Piovesana per Peacereporter mentre le foto ritraggono miliziani afgani ai tempi del comunismo in Afghanistan e l'impiccagione del presidente dell'ex repubblica democratica afgana da parte degli integralisti islamici.
Concludo azzardando una previsione che vedrà sicuri perdenti le forze comandate dagli Stati Uniti mentre purtoppo la guerra intestina afgana continuerà a dilaniare il paese ancora per molti anni e sarà come il solito la povera gente a rimetterci.
Dopo il rovesciamento della monarchia in afghanistan si ebbe un periodo di instabilità, dopo qualche anno il partito democratico popolare dell'afghanistan prese il potere e varò notevoli riforme per l'arretrata società afghana che prevedevano principalmente una riforma agraria che ridistribuiva le terre a 200mila famiglie contadine, e l'abrogazione dell’ushur, ovvero la decima dovuta ai latifondisti dai braccianti. Inoltre fu abrogata l'usura, i prezzi dei beni primari furono calmierati, i servizi sociali statalizzati e garantiti a tutti, venne riconosciuto il diritto di voto alle donne e i sindacati legalizzati. Si svecchiò tutta la legislazione afghana col divieto dei matrimoni forzati, la sostituzione delle leggi tradizionali e religiose con altre laiche e marxiste e la messa al bando dei tribunali tribali. Gli uomini furono obbligati a tagliarsi la barba, le donne non potevano indossare il burqa, mentre le bambine poterono andare a scuola e non furono più oggetto di scambio economico nei matrimoni combinati.Si avviò anche una campagna di alfabetizzazione e scolarizzazione di massa e nelle aree rurali vennero costruite scuole e cliniche mediche.La laicizzazione della società afgana portò ben presto ad uno scontro fra il regime del PDPA e le autorità religiose locali, le quali cominciarono ad incitare il jihad dei mujaheddin contro "il regime dei comunisti atei senza Dio". In verità Taraki rifiutò sempre l'idea di definire il suo nuovo regime come "comunista", preferendo aggettivi come "rivoluzionario" e "nazionalista". Gli stessi rapporti con l'Urss si limitarono ad accordi di cooperazione commerciale per sostenere la modernizzazione delle infrastrutture economiche (in particolar modo le miniere di minerali rari e i giacimenti di gas naturale). L'Urss inviò anche degli appaltatori per costruire strade, ospedali e scuole e per scavare pozzi d'acqua; inoltre addestrò ed equipaggiò l'esercito afghano.Nella nuova fase politica afghana intervennero anche gli Stati Uniti d'America. L'amministrazione Carter avvertì subito l'esigenza di sostenere gli oppositori di Taraki principalmente per tre motivi: 1) in funzione anticomunista per «dimostrare ai paesi del terzo mondo che l'esito socialista della storia sostenuto dall’Urss non è un dato oggettivo» (Dipartimento di Stato, agosto 1979); 2) per creare un nuovo alleato in una zona geopolitica che aveva visto nel gennaio 1979 gli Usa perdere l'Iran con la rivoluzione khomeinista; 3) vincere la guerra fredda o quantomeno cancellare il ricordo della disfatta vietnamita del 1975. Il 3 luglio 1979 Carter firmò la prima direttiva per l’organizzazione di aiuti bellici ed economici segreti ai mujaheddin afgani. In pratica la Cia avrebbe creato una rete internazionale coinvolgente tutti i paesi arabi per rifornire i mujaheddin di soldi, armi e volontari per la guerra. Base dell'operazione sarebbe stato il Pakistan, dove venivano così costruiti anche campi di addestramento e centri di reclutamento.Buona parte dell'operazione fu finanziata col commercio clandestino di oppio afghano. A capo della guerriglia, su consiglio del Pakistan, fu posto Gulbuddin Hekmatyar, noto per la crudeltà con cui sfigurava (usando l'acido) le donne a suo dire non in linea coi precetti islamici. I mujaheddin afgani di Hekmatyar diventarono rapidamente una potente forza militare, distinguendosi in crudeltà con pratiche che prevedevano un lento scuoiamento vivo dei nemici e l'amputazione di dita, orecchi, naso e genitali.questo prima dell'intervento sovietico.I sovietici intervennero per sostenere una fazione del Partito democratico del Popolo Afghano, infatti il primo presidente della repubblica democratica afghana (taraki) era stato deposto da Amin, che radicalizzò le riforme in atto (aumentando così l'opposizione al governo), destabilizzò il paese e epurò diversi membri del partito.A posto di Amin divenne presidente dell'afghanistan Babrak Karmal.
Nel quadro disastrato dell'Afghanistan, una terza opzione sta per inserirsi tra i vili occupanti occidentali e i sostenitori della teocrazia.
I maoisti afghani annunciano l'inizio della guerra popolare contro gli imperialisti occupanti e i reazionari islamisti,di Enrico Piovesana, Peacereporter.
Stella Rossa sull'Afghanistan
A combattere contro le truppe d'occupazione della Nato in Afghanistan, presto potrebbero esserci non più solamente talebani e jihadisti, ma anche guerriglieri comunisti.Questo, almeno, è quanto si deduce da un recente comunicato del Partito comunista (maoista) afgano, formazione clandestina nata nel 2004.
''Il Partito sta per dare inizio alla guerra popolare in Afghanistan, il cui specifico carattere, nell'attuale congiuntura, è la guerra popolare rivoluzionaria nazionale di resistenza contro gli occupanti imperialisti e il loro regime fantoccio''.Così si conclude un comunicato del Pc(m)a pubblicato lo scorso 15 luglio sul sito di Shola Jawid (Fiamma eterna), organo del partito, per commemorare il compagno Azad, storico portavoce dei guerriglieri maoisti 'Naxaliti' indiani, ucciso in combattimento lo scorso primo luglio.
Il Partito comunista (maoista) afgano - la cui dirigenza è finora rimasta clandestina - è il frutto di un lento processo di riunificazione e rivitalizzazione di quel che rimaneva dei grandi movimenti maoisti afgani degli anni '60 e '70, poi sterminati dai comunisti filo-sovietici e dagli integralisti filo-americani. Un processo iniziato subito dopo l'invasione alleata del 2001 allo scopo di condurre una guerra di liberazione nazionale 'autonoma' rispetto a quella dei gruppi armati islamici nel nome di una 'terza via' alternativa sia dall'occupazione straniera che dalla teocrazia islamica.
''Se le masse afgane continueranno a pensare che l'unica alternativa sia tra la resa all'occupante straniero o il sostegno a talebani e Al-Qaeda, la miseria del nostro popolo non avrà fine'', si legge in un documento del marzo 2002. ''Il nostro partito ha deciso di mobilitarsi autonomamente per resistere all'invasione imperialista, come tappa necessaria verso una rivoluzione neo-democratica in Afghanistan. Dobbiamo infatti considerare nostri nemici non solo gli imperialisti americani e i loro alleati, ma anche i reazionari teocrati islamisti, talebani o jihadisti che siano, che oggi controllano il paese''.
Il Pc(m)a si propone come moderno erede degli Sholay (Fiamme): i militanti maoisti dell'Organizzazione dei giovani progressisti (Sazman-e Jawanan-e Mutarraqi) fondata nel 1965 da Akram Yari, maestro hazara originario di Jaghori (Ghazni).Gli Sholai - dal nome della loro popolare rivista studentesca, Shola Jawid - nacquero come un movimento giovanile di protesta contro la monarchia di Zahir Shah, i fondamentalisti islamici di Gulbuddin Hekmatyar e il comunismo filo-sovietico del Partito democratico del popolo afgano (Pdpa), diventando rapidamente uno dei maggiori movimenti di massa del paese.
Sopravvissuti alle sanguinose persecuzioni e repressioni della polizia monarchica e dei gruppi islamici integralisti, i maoisti Sholay vennero messi fuori legge dopo il golpe comunista del 1978: in migliaia vennero arrestati, torturati e uccisi. Tra loro anche Akram Yari, che però fece in tempo a lasciare un'importante eredità politica attraverso il suo discepolo Faiz Ahmad, che nel frattempo aveva fondato l'Organizzazione per la liberazione dell'Afghanistan (Ola): gruppo armato maoista che per tutti gli anni '80 combatté gli occupanti sovietici (entrando formalmente nel Fronte dei mujaheddin combattenti per la libertà), ma che ben presto entrò in conflitto con gli integralisti islamici di Hekmatyar.
Furono proprio i mujaheddin di Hekmatyar, nel 1986, ad assassinare Faiz Ahmad, provocando di fatto lo smembramento dell'Ola. Dalle sue ceneri nacquero, alla fine degli anni '80, diversi movimenti maoisti rivoluzionari e, nel 1991, il Partito comunista d'Afghanistan (Pca), che recuperò la tradizione 'terzista' degli Sholay di Akram Yari: contro "il fascismo" e "l'oscurantismo" degli integralisti e contro l'imperialismo di qualsiasi stampo.Coerentemente con questa posizione, dopo l'invasione americana del 2001, il Pca si è fatto promotore della rinascita di una resistenza armata maoista sia contro le truppe Nato che contro talebani e signori della guerra, avviando il processo politico che ha portato alla creazione del Pc(m)a nel 2004.
La rinascita del maoismo in Afghanistan si inserisce nel più generale fenomeno del risveglio dei movimenti armati comunisti in molti paesi poveri del continente asiatico. Dall'India rurale, al Nepal, alle Filippine, il maoismo si è mostrato capace di interpretare le lotte contadine e indigene contro le razzie delle multinazionali e le ingiustizie del liberismo globale. In Afghanistan esso si propone invece come strumento di liberazione nazionale e come alternativa alla teocrazia feudale: una sfida non così velleitaria, tenuto conto dell'arretratezza della società afgana e dell'esito fallimentare dell'esperimento di democrazia occidentale.
mercoledì 18 agosto 2010
INFORMAZIONI DETTATE DALLA PROPAGANDA ISRAELIANA
Domanda enigmatica come sapere se sia nato prima l'uovo o la gallina quella che si è posto Mazzetta dal suo blog ripreso da Toscana Indymedia dove si chiede quale marionetta sia più pagliacciosa del direttore del Tg1 Minzolini oppure l'inviato da Gerusalemme al soldo del regime israeliano(anche se pagato col nostro canone)Claudio Pagliara.
Personalmente propenderei per il primo in quanto,anche se in primissima linea da meno tempo,in pochi mesi ha saputo stringersi attorno al collo un guinzaglio borchiato da parte del premier burattinaio Berluscojoni,mentre Pagliara si limita a leggere dispacci informativi dell'Hasbara(una sorta di organo di divulgazione di un ministero per la propaganda come quelli che esistevano nei periodi del primo nazifascismo).
Che questi due servi del regime siano pure giornalisti lascia un'onta su questa categoria che sempre più sta scivolando nello schiavismo mediatico dettato da direttori sia di testate radiotelevisive che della carta stampata,parenti o comunque vicini al boss mafioso che è a capo del governo di questa dittatura.
È più ridicolo Pagliara o Minzolini?
Il TG1 ha da anni un inviato in Israele che sembra un portavoce israeliano. Ha sostituito anni fa Ennio Remondino; sgradito al governo israeliano perché s'interessava troppo delle sorti dei palestinesi; e in breve è diventato il primo caso di giornalista della RAI che, pur pagato dagli italiani, fa l'inviato in un paese straniero funzionando come canale per le pubbliche relazioni e la propaganda di quel paese.
Che ne ha molto bisogno, visto che la popolarità d'Israele presso le opinioni pubbliche occidentali è in caduta libera da anni. Così abbiamo visto Claudio Pagliara alla frontiera israeliana fare smaccatamente il tifo mentre l'esercito demoliva prima il Libano e poi Gaza indossando l'elmetto e raccontarci le sofferenze degli israeliani minacciati da quelli che stavano bombardando senza incontrare resistenza. Ma anche dare vita nel corso degli anni a un'altra serie di spettacoli che con il giornalismo avevano ben poco a che fare.Negli ultimi tempi, se possibile, le occasioni di dare lustro all'immagine d'Israele si sono ulteriormente ridotte. Riferire da Israele vorrebbe dire parlare delle polemiche sull'espansione delle colonie e di come i coloni compiano rappresaglie sui palestinesi ogni volta che l'esercito israeliano interviene a limitarne l'espansione, degli estremisti ebraici sempre più invadenti anche ai danni dei laici israeliani, dell'ormai prossima messa all'indice internazionale del programma nucleare israeliano e di tutta una serie di notizie che non potrebbero che nuocere all'immagine di un paese che affoga sempre di più nell'estremismo religioso e nel maccartismo contro il dissenso interno.Ecco allora che Pagliara raccoglie le indicazioni dell'Hasbara, la propaganda governativa ufficiale, che suggerisce ai propri cittadini e agli ebrei residenti all'estero d'intervenire in forum e discussioni evitando di rispondere alle accuse contro Israele vantando i pregi d'Israele: le realizzazioni tecniche e le invenzioni tecnologiche, il contributo d'Israele e degli ebrei di ogni epoca alla scienza e alla cultura. Senza dimenticare mai di ricordare la "Minaccia iraniana"; anche se l'Iran in realtà è ancor meno minaccioso e pericoloso di quanto fosse l'Iraq di Saddam Hussein; e quanto siano perfidi e barbari i musulmani, argomento utile a sfondare presso quella stessa destra razzista europea che ha ugualmente in odio gli ebrei, ma tant'è. Sono ridotti così male che si vantano, tra i pochi paesi al mondo, dell'amicizia dimostrata da Silvio Berlusconi, uno che fa l'amico di tutti, ma che è considerato e trattato come un paria da tutte le cancellerie dei paesi decenti.È per questo che nelle discussioni in rete i fan d'Israele sembrano sempre parlare d'altro, non sono impazziti o incapaci di rispondere a tono, seguono semplicemente le indicazioni del governo di Tel Aviv che suggerisce di spostare il discorso su quel poco di positivo che può offrire Israele agli occhi delle opinioni pubbliche occidentali o sui mali del resto del mondo.In mancanza di meglio, in agosto, Pagliara rifila allora agli italiani un servizio sulla movida di Tel Aviv, la città "che non dorme mai". Peccato che dimentichi di ricordare agli italiani che volessero raccogliere l'invito a visitare la città israeliana e ad approfittare delle sue spiagge, che andare in Israele significa sottoporsi a veri e propri interrogatori delle autorità israeliane, all'andata come al ritorno, e spesso subirne la durezza e i modi da Vopos.Ma il peggio è che Pagliara, solo in agosto, ha già rifilato agli italiani il servizio sulla movida di Tel Aviv quattro volte (4) in appena metà mese. Con leggere differenze nel montaggio è stato riproposto per quattro volte, due delle quali ieri e ieri l'altro, due giorni di seguito, due servizi quasi identici serviti dal TG1 all'ora di pranzo. Se si fosse trattato di un paio di volte poteva anche passare inosservato, ma così si è trasformato quasi in un oltraggio agli incolpevoli spettatori donatori di canone.Sulle pessime qualità del TG di Minzolini sono già stati spesi fiumi di parole, ma in questo caso alla desolante considerazione per la quale ci ritroviamo a pagare uno che fa propaganda per Israele; anche contro l'interesse nazionale e in opposizione alla linea politica della UE; bisogna unire lo sconcerto per l'incredibile e incomprensibile ripetizione dello stesso servizio nel giro di pochi giorni. È pur vero che Minzolini riempie il telegiornale di fuffa al fine di evitare le notizie sgradite, ma con il budget affidato alla sua direzione ci vuol poco ad evitare una sciatteria del genere. Anche a Pagliara servirebbe poco, se avesse capacità e intelligenza sufficienti, per variare un attimo la sbobba che recapita sulle nostre tavole, non è che manchino le notizie da quell'angolo di mondo. Ma nel suo caso le responsabilità sono sicuramente minori, sia perché è chiaro che la sua funzione non ha niente a che fare con quella del reporter italiano in Medio Oriente, sia perché è chiaro che risponde ad interessi localizzati in Israele e non in Italia.Secondo me la risposta alla domanda nel titolo vede quindi Minzolini, ancora una volta, aggiudicarsi la palma del più ridicolo direttore di telegiornale pubblico che la storia del nostro paese ricordi, a mani basse.
martedì 17 agosto 2010
SEGRETI NELLA TOMBA?
Per ricordare e non dimenticare quanto ha fatto di male e di marcio cospirando contro lo Stato a braccetto con i fascisti,piduisti e americani in un valzer macabro che ora lo accompagna nel viaggio verso l'inferno.
Si riparla a distanza di pochi giorni di Kossiga che dopo un breve travaglio ci ha lasciati ancora con tutti i segreti ed i misteri di cui era a conoscenza,ma con un piccolo giallo su quattro missive postdatate e scritte nel 2007 indirizzate alle quattro più alte cariche dello Stato.
Contributo odierno tratto da Emilia Romagna Indymedia,ripassino del post di giovedì scorso:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/08/prima-di-crepare-parla.html.
Morto (per i compagni di Roma, di Bologna e per tutti quelli che ricordano).
Kossiga è morto. Ci si ricorda di un assassino, quando muore.
Con piena facoltà di pensiero, in piena Autonomia (intellettuale), ci ricordiamo chi era Francesco Kossiga: la migliore espressione del democristian-fascismo, responsabile della morte nel solo 1977 di Francesco Lorusso a Bologna e Giorgiana Masi a Roma, complice di quella Psychological Operation praticata dalla CIA, la meglio riuscita nell'Europa occidentale, nota come strategia della tensione, iniziata molto prima del 1969, fin da Portella delle Ginestre.
Pronto al colpo di stato, come poi rivelerà d'essere sempre stato pronto a fare coi gladiatori dello Stay Behind italiano, fin dal 1947, quando racconta d'aver atteso l'esito delle elezioni armato con mitra e bombe a mano nella sede della DC, in modo da poter contrastare l'eventuale vittoria del Fronte Popolare.
Kossiga che auspicò due anni fa, nel 2008, il massacro di studenti e professori, il mondo della conoscenza, che protestavano contro tutto un governo di mafiosi e contro la Gelmini, gente libera che scendeva in strada a Roma, offesa dalla presenza di relitti umani come la merda di Casa Pound, a piazza Navona.
Kossiga che, vergato con la K germanica e le SS gotiche, si può dire una vergogna politica, un servo dei potenti, un potente-stronzo, oggi morto senza ancora aver detto la Verità su tanti segreti che i Servizi, il vero governo odierno italiano, faranno (forse presto) scomparire.
Lui muore. Il mio odio, memore di tracce di ribellione che porto nella memoria degli anni settanta e contro la feccia che ogni giorno impone la corruzione ad un paese politicamente defunto, non si spegne e cresce con la conoscenza che forma la mia volontà di agire assieme ai miei compagni e con chiunque non sopporti il dominio dei consueti.
Un fiore a Francesco Lorusso, a Via Mascarella, oggi ce lo metto io.
sabato 14 agosto 2010
SABATO PROSSIMO A BRESCIA
Sabato prossimo interessante iniziativa degli amici dei paesi baschi che si terrà a Brescia presso la festa di Radio Onda d'Urto e che vuole dare un seguito nel tempo all'impegno che molte persone hanno intrapreso alcuni anni orsono per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla complessa situazione che si ha in Euskal Herria.
Ecco seguire alcune informazioni che si possono approfondire solo essendo presenti numerosi per l'appuntamento di sabato 21 agosto all'incontro con i relatori e la possibilità di usufruire di materiale informativo ai banchetti a margine del dibattito.
Gora Euskadi Askatuta!
Euskal Herria non cammina sola.Iniziativa in solidarietà con il paese Basco.
sabato 21 agosto 2010 - ore 20.00Spazio libreria - Festa di radio onda d’urto (BS)
Proiezione del video INTERVISTA A HODEI (Ita 2010, 15') di CHANEB WINIK“In questo video avremmo voluto intervistare Hodei Ijurko,giovane ragazzo basco e farci raccontare la sua storia. Hodei in questo momento si trova nella prigione di A Lama. L’intento di questo video e’ cercare di ricostruire cosa ci avrebbe raccontato”.
A seguire dibattito sulla situazione politica e repressiva in Euskal Herria con:GIOVANNI GIACOPUZZI storico, storico, perito della difesa degli imputati del processo 18/98+, collaboratore di www.talkingpeace.org
MIKEL SOTO sociologo, scrittore ed editore di Txalaparta, casa editrice libera e indipendente basca
Organizzano:Radio Onda d'Urto (Brescia)EHL Milano – Amici e amiche del Paese Basco
www.ehlitalia.com
eh-lagunak@gnumerica.org
Ecco seguire alcune informazioni che si possono approfondire solo essendo presenti numerosi per l'appuntamento di sabato 21 agosto all'incontro con i relatori e la possibilità di usufruire di materiale informativo ai banchetti a margine del dibattito.
Gora Euskadi Askatuta!
Euskal Herria non cammina sola.Iniziativa in solidarietà con il paese Basco.
sabato 21 agosto 2010 - ore 20.00Spazio libreria - Festa di radio onda d’urto (BS)
Proiezione del video INTERVISTA A HODEI (Ita 2010, 15') di CHANEB WINIK“In questo video avremmo voluto intervistare Hodei Ijurko,giovane ragazzo basco e farci raccontare la sua storia. Hodei in questo momento si trova nella prigione di A Lama. L’intento di questo video e’ cercare di ricostruire cosa ci avrebbe raccontato”.
A seguire dibattito sulla situazione politica e repressiva in Euskal Herria con:GIOVANNI GIACOPUZZI storico, storico, perito della difesa degli imputati del processo 18/98+, collaboratore di www.talkingpeace.org
MIKEL SOTO sociologo, scrittore ed editore di Txalaparta, casa editrice libera e indipendente basca
Organizzano:Radio Onda d'Urto (Brescia)EHL Milano – Amici e amiche del Paese Basco
www.ehlitalia.com
eh-lagunak@gnumerica.org
venerdì 13 agosto 2010
UNA VOLTA DI PIETRO...ORA FINI
Sono passati i tempi(e nemmeno tanto cronologicamente,era il 13 gennaio 2009)in cui l'organo di divulgazione del Berluscojoni pensiero,"Il Giornale"(e non per caso il post cui mi riferisco fu intitolato"Cartaculo"http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/01/cartaculo.html)
se la sta prendendo da una decina di giorni con Fini colpevole di aver voltato le spalle al fratello dell'editore della carta straccia in questione.
Ai tempi fu Di Pietro a conquistarsi una sequela di prime pagine infamanti da parte del quotidiano del cane guinzagliato dal premier criminale Feltri,ed ora ecco saltato fuori il dossier che da anni non aspettavano che tirar fuori dagli scantinati della redazione.
Sì,perché come in ogni redazione sono presenti pezzi come questi,soprattutto nelle sedi dei giornaletti scandalistici made in Mondadori e biscione in generale,foto,video,dichiarazioni più o meno vere pronte per essere utilizzate quando fa comodo.
L'articolo tratto da"Senza Soste"analizza questo e altro,la paura che l'autunno possa portare Berlusconi definitivamente al di fuori della scena politica italiana(ve lo ricordate la dichiarazione che questa era l'ultima sua legislatura e che ovviamente sarà smentita perché non vorrà dare in mano la nazione in mano ai"comunisti")e lo smembrarsi sempre più accelerato della sua creatura,il partito del predellino o dell'amore dir si voglia.
Questo mio post d'altronde non vuol essere certo a difesa del fascista Fini che non rappresenta per nulla l'alternativa al premier mafioso,che anzi porterà alla nascita di un nuovo blocco destronzo.
Lo scandalo Fini-Tulliani. L'ultima mossa di Berlusconi per evitare di lanciare l'offensiva di autunno.
l coinvolgimento di Fini nell'affaire monegasco, che riguarda una compravendita di un immobile oggi utilizzato dal fratello della compagna del presidente della camera, rivela una cultura del dossieraggio vecchia di almeno mezzo secolo.Il rapporto tra stampa scandalistica e politica emerge infatti in Italia dopo il fascismo, la vicenda di Wilma Montesi ne rappresenta genesi e aspetti paradigmatici.Certamente c'è differenza tra stampa scandalistica e inchiesta. Ma spesso i generi si mescolano. E se si vuol lanciare un'inchiesta seria, piaccia o non piaccia, nella stampa a grandi numeri servono anche particolari da gossip. Come per la vicenda dei massaggi di Bertolaso entro la più vasta inchiesta giornalistica sugli appalti della protezione civile. Naturalmente c'è chi il gossip lo sa soffocare sul nascere, perchè può e sa governare i media, e chi no. Dalle intercettazioni della vicenda Bertolaso era infatti emerso, con riscontri oggettivi e tanto di "pentiti", un grosso scandalo di prostituzione maschile omosessuale legato alle dinamiche di reclutamento dei coristi di una prestigiosa corale vaticana. Oggettivamente, in pieno scandalo pedofilia, per la chiesa sarebbe stato davvero aprire uno squarcio sulla realtà e infatti la vicenda è scomparsa dai giornali senza mai finire in televisione.Ma veniamo alla vicenda Fini. A quale tattica risponde il tentativo di delegittimazione a mezzo stampa del presidente della camera?Intanto, per capire lo spessore culturale messo in campo, fa bene analizzare il linguaggio che usa Il Giornale, l'house organ del berlusconismo politico. L'organo ufficiale del partito dell'amore definisce Fini una "mummia inacidita", ormai cronica nel suo processo di "incarognimento" (basta controllare l'articolo del Giornale citato in fondo). Niente male per un quotidiano che ufficialmente denuncia i toni violenti dell'opposizione in uno spettacolare e sfacciato rovesciamento della realtà dei fatti.Al Giornale non manca poi, tanto per denigrare, la malizia tipica del maschilismo ritardato del centrodestra. Uno degli uomini più vicini al presidente della camera viene definito "il disponibile Bocchino", un uomo capace solo di inginocchiarsi (giusto per non perdere contatto con la metafora che accende le fantasie del lettore di centrodestra) "prono" e quindi "irrecuperabile". Toni che a destra si usano, in un delirio che oggi è considerato norma, per una donna che viene concepita come una zoccola da consumare e gettar via. Poi ci si domanda perchè questa gente smantella fondazioni culturali, università, scuola e ricerca. Francamente siamo ad un livello culturale persino più basso di quello dei fogli di propaganda delle azioni delle squadracce di Mussolini.Comunque non c'è da impietosirsi per la corrente scissionista del Pdl, come non lo ha fatto Fini verso i manifestanti quando era a Genova nella cabina di regia del G8, quanto da capire cosa sta succedendo.Il Pdl, quindi Mediaset, è di fronte a una partita meno facile se paragonata alla sicurezza espressa nei servizi dei media di regime. Non ha più i voti in parlamento per comporre una maggioranza e non ha in mano, per procedura istituzionale, la certezza delle elezioni anticipate.Inoltre, se andasse a votare a novembre, rischierebbe di trovarsi contro uno schieramento antiberlusconiano per sopravvivenza e per convenienza di legge elettorale. Una sorta di ibrido, evocato da molti e anche dalla presidente del PD, che va da Fini a Ferrero. Conti alla mano anche se il Pdl mantenesse i voti del 2008, e la Lega aumentasse, potrebbe essere sconfitta, fine della figura di Berlusconi come politico e reggenza della Lega dell'intero centrodestra.In fondo si tratta del terremoto auspicato dai centristi per raccogliere l'elettorato di Berlusconi e trattare finalmente da pari a pari con la fonte odierna di un potere centrale nella società italiana: Mediaset (che esprime oggi un erede, Piersilvio, per adesso impolitico e persino acalcistico tanto per rimarcare la differenza dinastica).Lo scopo del dossieraggio del Giornale contro Fini non è quindi quello di delegittimare un avversario per andare subito alle elezioni. Rappresenta invece l'ultimo tentativo tattico per evitarle. Che, nella strategia berlusconiana, non passa attraverso una ormai non più ricomponibile alleanza con Fini. Piuttosto Berlusconi cerca di delegittimare più a fondo possibile la figura di Fini per recuperare almeno metà dei deputati del gruppo parlamentare di Futuro e Libertà. In modo da far capire loro che la fedeltà a una leader ormai delegittimato non ha politicamente senso e non garantisce certo rielezione e carriera.In quel modo Berlusconi avrebbe praticamente la maggioranza intatta con i deputati tornati nel Pdl meno i vari Bocchino, Briguglio, Granata e assimilati. Gli articoli del Giornale, come quello citato, servono infatti anche per dividere i finiani stretti, considerati come irrecuperabili, da quelli con cui trattare.La scommessa di Berlusconi è quindi tutta giocata sull'idea che il problema politico della scissione nel Pdl si possa risolvere ricomprandosi una pattuglia di parlamentari. Le possibilità che la scommessa fallisca sono tante perchè in Italia c'è uno scontro tra destre che ha mostrato caratteri strutturali. Interni, legati alle modalità di ristruttuazione del paese nella crisi, ma anche esterni visto che diversi finiani richiamano a una più stretta alleanza con gli Usa e rigettano alleanze con Gheddafi. E c'è anche da considerare che lo stesso alleato Bossi, timoroso che gli eventuali finiani ripescati finiscano per rappresentare una apertura all'UDC, dopo le riserve di qualche settimana fa si è già espresso per le elezioni a novembre.Insomma è prevedibile che Berlusconi, fallito questo ultimo tentativo, si lanci nell'offensiva di autunno. Che, nel caso, sarà piuttosto dura. Si tratterà di usare tutta la potenza mediatica a disposizione per un referendum su quindici anni di berlusconismo per erodere uno svantaggio numerico che al momento c'è nei confronti di un eventuale rassemblement antiberlusconiano di tutta emergenza. Nella speranza di ripetere l'exploit del 2006 quando, partendo da una situazione di marcato calo dei consensi, il centrodestra arrivò alle elezioni ad una incollatura dal centrosinistra.E, come è successo nel 1994, quando si usa tutta la potenza mediale a disposizione si cambia la costituzione materiale del paese. Una questione non da poco che non sembra interessare agli storici, figuriamoci ai contemporanei.Ci sarebbe anche da parlare della sinistra. Ma che dire di una Cgil che ha indetto la prima manifestazione il 29 settembre? O di una sinistra che, con la Fiom, manifesterà solo il 16 ottobre? Si tratta di comportamenti che rischiano di avere effetto, se l'avranno, solo a giochi fatti e in piena mancanza di tempismo politico. Per tacere delle tute bianche, e della loro azione contro gli Ogm ripresa senza critiche dalle tv e lodata dal governatore leghista Zaia, che riemergono mostrando nel migliore dei casi comportamenti fuori sincronia rispetto alla fase politica .E così ci si incammina verso un periodo che determinerà il futuro di questo paese. Come è avvenuto per gli eventi politici dell'inizio degli anni '90. Si spera con esiti migliori. Ma serviranno rotture nette, da parte dei movimenti, rispetto ai comportamenti del passato. E capacità di innovare già nell'immediato. Al momento però il gioco politico è in mano al Giornale. Con la sua cultura dello scandalo, culturalmente radioattiva.
l'articolo de Il Giornale
per Senza Soste nique la police
se la sta prendendo da una decina di giorni con Fini colpevole di aver voltato le spalle al fratello dell'editore della carta straccia in questione.
Ai tempi fu Di Pietro a conquistarsi una sequela di prime pagine infamanti da parte del quotidiano del cane guinzagliato dal premier criminale Feltri,ed ora ecco saltato fuori il dossier che da anni non aspettavano che tirar fuori dagli scantinati della redazione.
Sì,perché come in ogni redazione sono presenti pezzi come questi,soprattutto nelle sedi dei giornaletti scandalistici made in Mondadori e biscione in generale,foto,video,dichiarazioni più o meno vere pronte per essere utilizzate quando fa comodo.
L'articolo tratto da"Senza Soste"analizza questo e altro,la paura che l'autunno possa portare Berlusconi definitivamente al di fuori della scena politica italiana(ve lo ricordate la dichiarazione che questa era l'ultima sua legislatura e che ovviamente sarà smentita perché non vorrà dare in mano la nazione in mano ai"comunisti")e lo smembrarsi sempre più accelerato della sua creatura,il partito del predellino o dell'amore dir si voglia.
Questo mio post d'altronde non vuol essere certo a difesa del fascista Fini che non rappresenta per nulla l'alternativa al premier mafioso,che anzi porterà alla nascita di un nuovo blocco destronzo.
Lo scandalo Fini-Tulliani. L'ultima mossa di Berlusconi per evitare di lanciare l'offensiva di autunno.
l coinvolgimento di Fini nell'affaire monegasco, che riguarda una compravendita di un immobile oggi utilizzato dal fratello della compagna del presidente della camera, rivela una cultura del dossieraggio vecchia di almeno mezzo secolo.Il rapporto tra stampa scandalistica e politica emerge infatti in Italia dopo il fascismo, la vicenda di Wilma Montesi ne rappresenta genesi e aspetti paradigmatici.Certamente c'è differenza tra stampa scandalistica e inchiesta. Ma spesso i generi si mescolano. E se si vuol lanciare un'inchiesta seria, piaccia o non piaccia, nella stampa a grandi numeri servono anche particolari da gossip. Come per la vicenda dei massaggi di Bertolaso entro la più vasta inchiesta giornalistica sugli appalti della protezione civile. Naturalmente c'è chi il gossip lo sa soffocare sul nascere, perchè può e sa governare i media, e chi no. Dalle intercettazioni della vicenda Bertolaso era infatti emerso, con riscontri oggettivi e tanto di "pentiti", un grosso scandalo di prostituzione maschile omosessuale legato alle dinamiche di reclutamento dei coristi di una prestigiosa corale vaticana. Oggettivamente, in pieno scandalo pedofilia, per la chiesa sarebbe stato davvero aprire uno squarcio sulla realtà e infatti la vicenda è scomparsa dai giornali senza mai finire in televisione.Ma veniamo alla vicenda Fini. A quale tattica risponde il tentativo di delegittimazione a mezzo stampa del presidente della camera?Intanto, per capire lo spessore culturale messo in campo, fa bene analizzare il linguaggio che usa Il Giornale, l'house organ del berlusconismo politico. L'organo ufficiale del partito dell'amore definisce Fini una "mummia inacidita", ormai cronica nel suo processo di "incarognimento" (basta controllare l'articolo del Giornale citato in fondo). Niente male per un quotidiano che ufficialmente denuncia i toni violenti dell'opposizione in uno spettacolare e sfacciato rovesciamento della realtà dei fatti.Al Giornale non manca poi, tanto per denigrare, la malizia tipica del maschilismo ritardato del centrodestra. Uno degli uomini più vicini al presidente della camera viene definito "il disponibile Bocchino", un uomo capace solo di inginocchiarsi (giusto per non perdere contatto con la metafora che accende le fantasie del lettore di centrodestra) "prono" e quindi "irrecuperabile". Toni che a destra si usano, in un delirio che oggi è considerato norma, per una donna che viene concepita come una zoccola da consumare e gettar via. Poi ci si domanda perchè questa gente smantella fondazioni culturali, università, scuola e ricerca. Francamente siamo ad un livello culturale persino più basso di quello dei fogli di propaganda delle azioni delle squadracce di Mussolini.Comunque non c'è da impietosirsi per la corrente scissionista del Pdl, come non lo ha fatto Fini verso i manifestanti quando era a Genova nella cabina di regia del G8, quanto da capire cosa sta succedendo.Il Pdl, quindi Mediaset, è di fronte a una partita meno facile se paragonata alla sicurezza espressa nei servizi dei media di regime. Non ha più i voti in parlamento per comporre una maggioranza e non ha in mano, per procedura istituzionale, la certezza delle elezioni anticipate.Inoltre, se andasse a votare a novembre, rischierebbe di trovarsi contro uno schieramento antiberlusconiano per sopravvivenza e per convenienza di legge elettorale. Una sorta di ibrido, evocato da molti e anche dalla presidente del PD, che va da Fini a Ferrero. Conti alla mano anche se il Pdl mantenesse i voti del 2008, e la Lega aumentasse, potrebbe essere sconfitta, fine della figura di Berlusconi come politico e reggenza della Lega dell'intero centrodestra.In fondo si tratta del terremoto auspicato dai centristi per raccogliere l'elettorato di Berlusconi e trattare finalmente da pari a pari con la fonte odierna di un potere centrale nella società italiana: Mediaset (che esprime oggi un erede, Piersilvio, per adesso impolitico e persino acalcistico tanto per rimarcare la differenza dinastica).Lo scopo del dossieraggio del Giornale contro Fini non è quindi quello di delegittimare un avversario per andare subito alle elezioni. Rappresenta invece l'ultimo tentativo tattico per evitarle. Che, nella strategia berlusconiana, non passa attraverso una ormai non più ricomponibile alleanza con Fini. Piuttosto Berlusconi cerca di delegittimare più a fondo possibile la figura di Fini per recuperare almeno metà dei deputati del gruppo parlamentare di Futuro e Libertà. In modo da far capire loro che la fedeltà a una leader ormai delegittimato non ha politicamente senso e non garantisce certo rielezione e carriera.In quel modo Berlusconi avrebbe praticamente la maggioranza intatta con i deputati tornati nel Pdl meno i vari Bocchino, Briguglio, Granata e assimilati. Gli articoli del Giornale, come quello citato, servono infatti anche per dividere i finiani stretti, considerati come irrecuperabili, da quelli con cui trattare.La scommessa di Berlusconi è quindi tutta giocata sull'idea che il problema politico della scissione nel Pdl si possa risolvere ricomprandosi una pattuglia di parlamentari. Le possibilità che la scommessa fallisca sono tante perchè in Italia c'è uno scontro tra destre che ha mostrato caratteri strutturali. Interni, legati alle modalità di ristruttuazione del paese nella crisi, ma anche esterni visto che diversi finiani richiamano a una più stretta alleanza con gli Usa e rigettano alleanze con Gheddafi. E c'è anche da considerare che lo stesso alleato Bossi, timoroso che gli eventuali finiani ripescati finiscano per rappresentare una apertura all'UDC, dopo le riserve di qualche settimana fa si è già espresso per le elezioni a novembre.Insomma è prevedibile che Berlusconi, fallito questo ultimo tentativo, si lanci nell'offensiva di autunno. Che, nel caso, sarà piuttosto dura. Si tratterà di usare tutta la potenza mediatica a disposizione per un referendum su quindici anni di berlusconismo per erodere uno svantaggio numerico che al momento c'è nei confronti di un eventuale rassemblement antiberlusconiano di tutta emergenza. Nella speranza di ripetere l'exploit del 2006 quando, partendo da una situazione di marcato calo dei consensi, il centrodestra arrivò alle elezioni ad una incollatura dal centrosinistra.E, come è successo nel 1994, quando si usa tutta la potenza mediale a disposizione si cambia la costituzione materiale del paese. Una questione non da poco che non sembra interessare agli storici, figuriamoci ai contemporanei.Ci sarebbe anche da parlare della sinistra. Ma che dire di una Cgil che ha indetto la prima manifestazione il 29 settembre? O di una sinistra che, con la Fiom, manifesterà solo il 16 ottobre? Si tratta di comportamenti che rischiano di avere effetto, se l'avranno, solo a giochi fatti e in piena mancanza di tempismo politico. Per tacere delle tute bianche, e della loro azione contro gli Ogm ripresa senza critiche dalle tv e lodata dal governatore leghista Zaia, che riemergono mostrando nel migliore dei casi comportamenti fuori sincronia rispetto alla fase politica .E così ci si incammina verso un periodo che determinerà il futuro di questo paese. Come è avvenuto per gli eventi politici dell'inizio degli anni '90. Si spera con esiti migliori. Ma serviranno rotture nette, da parte dei movimenti, rispetto ai comportamenti del passato. E capacità di innovare già nell'immediato. Al momento però il gioco politico è in mano al Giornale. Con la sua cultura dello scandalo, culturalmente radioattiva.
l'articolo de Il Giornale
per Senza Soste nique la police
giovedì 12 agosto 2010
PRIMA DI CREPARE PARLA!
Breve commento sulla fine imminente dell'ex presidente della repubblica Kossiga ormai avviato verso la sua fine terrena e probabilmente se ne andrà assieme ai tanti,troppi segreti che conosce,appresi dopo una vita passata ai vertici del comando di questa nazione non solo come ex ministro degli interni e parlamentare per numerose legislature oltre che essere arrivato al Quirinale.
Dovrebbe sul punto di morte svelare chi ha ucciso Giorgiana Masi,chi ha ucciso innocenti con le mani insanguinate dello Stato(Brescia,Ustica,Bologna,Milano)coadiuvate da fascisti e servizi segreti,dalle logge massoniche,da Gladio e P2.
Spero che soffra come hanno sofferto tutti gli amici,parenti e conoscenti di tutte le vittime di cui è stato mandante,Kossiga crepa e brucia all'inferno!
Contributo di Toscana Indymedia con sotto un commento alla notizia arrivato da Indy Lombardia.
Cossiga in fin di vita.
Ricoverato al Gemelli di Roma per problemi respiratori.
Funzioni vitali critiche ma stabili". Il bollettino medico del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga non lascia spazio a molte interpretazioni. "Il paziente è ricoverato da lunedì 9 agosto 2010 presso il Centro di Rianimazione del Policlinico Universitario Agostino Gemelli in conseguenza di uno stato di insufficienza cardiorespiratoria, che ha comportato la necessità di ricorrere a procedure di supporto vitale. Attualmente le funzioni sono critiche ma stabili". Il linguaggio è freddo, le parole tecniche, ma fuor di metafora il presidente Cossiga sta lasciando questo mondo.
Cossiga schiatta!!!!
Intervista a Cossiga rilasciata ai mass media a una manifestazione di roma del 29/10/ '08.Cossiga Il capo dei servizi segreti e i suoi motti ......Destabilizzare per stabilizzare il potere democristiano anticomunista.Cossiga spiega: ''Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell'Interno.In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche' pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito..."''Lasciar fare gli universitari.Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita', infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta'.Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pieta' e mandarli tutti in ospedale.Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in liberta', ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano.Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si"'.Il grande Maestro dei segreti occulti è morto !! personagio ambiguo in tutti i principali eventi storici in Italia negli ultimi 50anni.Molti misteri se li porterà nella tomba per sempre, speriamo che si porti via anche la violenza e la repressione che hanno caratterizzato questi anni.Ricercatori senza padroni.
Dovrebbe sul punto di morte svelare chi ha ucciso Giorgiana Masi,chi ha ucciso innocenti con le mani insanguinate dello Stato(Brescia,Ustica,Bologna,Milano)coadiuvate da fascisti e servizi segreti,dalle logge massoniche,da Gladio e P2.
Spero che soffra come hanno sofferto tutti gli amici,parenti e conoscenti di tutte le vittime di cui è stato mandante,Kossiga crepa e brucia all'inferno!
Contributo di Toscana Indymedia con sotto un commento alla notizia arrivato da Indy Lombardia.
Cossiga in fin di vita.
Ricoverato al Gemelli di Roma per problemi respiratori.
Funzioni vitali critiche ma stabili". Il bollettino medico del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga non lascia spazio a molte interpretazioni. "Il paziente è ricoverato da lunedì 9 agosto 2010 presso il Centro di Rianimazione del Policlinico Universitario Agostino Gemelli in conseguenza di uno stato di insufficienza cardiorespiratoria, che ha comportato la necessità di ricorrere a procedure di supporto vitale. Attualmente le funzioni sono critiche ma stabili". Il linguaggio è freddo, le parole tecniche, ma fuor di metafora il presidente Cossiga sta lasciando questo mondo.
Cossiga schiatta!!!!
Intervista a Cossiga rilasciata ai mass media a una manifestazione di roma del 29/10/ '08.Cossiga Il capo dei servizi segreti e i suoi motti ......Destabilizzare per stabilizzare il potere democristiano anticomunista.Cossiga spiega: ''Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell'Interno.In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche' pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito..."''Lasciar fare gli universitari.Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita', infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta'.Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pieta' e mandarli tutti in ospedale.Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in liberta', ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano.Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si"'.Il grande Maestro dei segreti occulti è morto !! personagio ambiguo in tutti i principali eventi storici in Italia negli ultimi 50anni.Molti misteri se li porterà nella tomba per sempre, speriamo che si porti via anche la violenza e la repressione che hanno caratterizzato questi anni.Ricercatori senza padroni.
mercoledì 11 agosto 2010
MORTO-LA...
I link di questo contributo odierno anche se non riguardano direttamente l'ex capo degli sbirri De Gennaro(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/search?q=spartaco+mortola) sono comunque riconducibili al suo sottoposto e complice durante la macelleria del G8 genovese Spartaco Mortola,che come già preannunciato al posto di scontare la pena per tutti gli abusi e le violenze di quei giorni sono stati difesi dai vari Alfano e Maroni e quindi premiati.
Infatti le voci sulla prossima nomina a questore di Torino circola sempre con più insistenza anche se a Roma dai palazzi del potere è arrivata una secca smentita:personaggi come Mortola che hanno coperto la strage genovese dovrebbero venire come minimo imprigionati per tutta la loro esistenza per aver fatto dell'abuso di potere,della violenza e dell'uso criminoso del proprio lavoro un mezzo per calpestare i diritti delle persone e averle incriminate con l'ausilio di prove inventate vestendo la divisa dello Stato.
Il primo contributo è tratto da Piemonte.Indymedia mentre più avanti è posto un commento sulla vicenda che ha visto un pubblico ufficiale indagato,condannato e premiato...proprio degno di uno Stato democratico o di un regime?
Spartaco Mortola: PP - pregiudicato promosso
E’ in arrivo una promozione per Spartaco Mortola
Ecco il premio per il macello del G8.
Spartaco Mortola: pregiudicato promosso
Il “macellaio” originario di Camogli, che attualmente è il numero 2 della Questura di Torino, secondo quanto anticipato dal sito cittadigenova.com sarà presto promosso alla carica di questore. Il nome di Mortola sarebbe in una lista di cinque persone che per questo parteciperanno a maggio al corso di formazione nazionale in programma a Roma.
http://www.cittadigenova.com/Genova/Cronaca/Spartaco-Mortola-diventera-Questore-28040.aspx
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2010/08/10/AMl5SnwD-mortola_promozione_condanna.shtml
Mortola, capo della Digos ai tempi del G8 genovese del 2001, è stato condannato in primo grado e in appello per le violenze subite in quei giorni dai manifestanti: 3 anni e 8 mesi di reclusione.
Al nuovo Questore (pregiudicato) Spartaco Mortola auguri vivissimi anche da parte di (quasi)tutta Indymedia.
Link correlati:
- “Spartaco Mortola Condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione”
http://piemonte.indymedia.org/../article/8806
- “Colucci: per telefono non si parla…”
http://piemonte.indymedia.org/../article/9156
- “Canterini, Gratteri, Luperi, Caldarozzi e Mortola subito a casa ...”
http://piemonte.indymedia.org/../article/8872
- “Claudio Sanfilippo cocainomane marcio”
http://piemonte.indymedia.org/../article/6638
Infatti le voci sulla prossima nomina a questore di Torino circola sempre con più insistenza anche se a Roma dai palazzi del potere è arrivata una secca smentita:personaggi come Mortola che hanno coperto la strage genovese dovrebbero venire come minimo imprigionati per tutta la loro esistenza per aver fatto dell'abuso di potere,della violenza e dell'uso criminoso del proprio lavoro un mezzo per calpestare i diritti delle persone e averle incriminate con l'ausilio di prove inventate vestendo la divisa dello Stato.
Il primo contributo è tratto da Piemonte.Indymedia mentre più avanti è posto un commento sulla vicenda che ha visto un pubblico ufficiale indagato,condannato e premiato...proprio degno di uno Stato democratico o di un regime?
Spartaco Mortola: PP - pregiudicato promosso
E’ in arrivo una promozione per Spartaco Mortola
Ecco il premio per il macello del G8.
Spartaco Mortola: pregiudicato promosso
Il “macellaio” originario di Camogli, che attualmente è il numero 2 della Questura di Torino, secondo quanto anticipato dal sito cittadigenova.com sarà presto promosso alla carica di questore. Il nome di Mortola sarebbe in una lista di cinque persone che per questo parteciperanno a maggio al corso di formazione nazionale in programma a Roma.
http://www.cittadigenova.com/Genova/Cronaca/Spartaco-Mortola-diventera-Questore-28040.aspx
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2010/08/10/AMl5SnwD-mortola_promozione_condanna.shtml
Mortola, capo della Digos ai tempi del G8 genovese del 2001, è stato condannato in primo grado e in appello per le violenze subite in quei giorni dai manifestanti: 3 anni e 8 mesi di reclusione.
Al nuovo Questore (pregiudicato) Spartaco Mortola auguri vivissimi anche da parte di (quasi)tutta Indymedia.
Link correlati:
- “Spartaco Mortola Condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione”
http://piemonte.indymedia.org/../article/8806
- “Colucci: per telefono non si parla…”
http://piemonte.indymedia.org/../article/9156
- “Canterini, Gratteri, Luperi, Caldarozzi e Mortola subito a casa ...”
http://piemonte.indymedia.org/../article/8872
- “Claudio Sanfilippo cocainomane marcio”
http://piemonte.indymedia.org/../article/6638
Chissà se il procuratore capo Giancarlo Caselli (solitamente loquace con i media com tematiche d'attualità sulla giustizia) avrà voglia di esprimere il suo illuminato parere.
La promozione di Mortola è uno schiaffo micidiale alla legalità. E' il modo migliore per mortificare il lavoro di magistrati ed operarori della giustizia.
E' un "vaffanculo" da parte dello Stato a quei giudici che hanno accertato i reati compiuti da Spartaco Mortola per i quali hanno chiesto la sua condanna.
Non fa certo bene alla democrazia sapere che un uomo delle istituzioni, condannato e pregiudicato ora viene premiato ed elevato di grado.
La promozione di Mortola è uno schiaffo micidiale alla legalità. E' il modo migliore per mortificare il lavoro di magistrati ed operarori della giustizia.
E' un "vaffanculo" da parte dello Stato a quei giudici che hanno accertato i reati compiuti da Spartaco Mortola per i quali hanno chiesto la sua condanna.
Non fa certo bene alla democrazia sapere che un uomo delle istituzioni, condannato e pregiudicato ora viene premiato ed elevato di grado.
martedì 10 agosto 2010
DUELLO AUTUNNALE
Lungo articolo di riflessione politica scritto per"Senza Soste"e che analizza questo momento che in Italia fa da anticamera ad un periodo autunnale che si preannuncia caldissimo dal punto di vista governativo e che può riscaldare anche le piazze e la lotta sociale del nostro paese che frustrato e confuso dagli ennesimi battibecchi e litigi,divorzi e massacri mediatici da chi il giorno prima ti osannava e oggi non solo ti scarica ma addirittura ti perseguita(vedi querelle Fini-Il giornale e Libero)che caratterizzano la cronaca-gossip dei lavori parlamentari.
Le prossime scelte che avverranno a livello europeo in campo gestionale-economico faranno precipitare il Belpaese ancor più giù dalle scale sempre più scivolose della potenza europea,e con questo le decisioni le dovremmo subire e non imporre con tutti gli strascici che il fatto potrà comportare.
In una politica,e si sottolinea tutta,dove l'interesse personale viente anteposto a quello collettivo,i falsi profeti del miraggio di uno Stato-televisione si fanno meno sognati e più reali,con l'avvicinamento sempre più del berlusconismo al fascismo quando manca un solo tassello all'impianto che il premier dittatore ha in mente:dopo aver ottenuto il potere mediatico e politico quello giudiziario è lì a portata di mano a prescindere dalle beghe interne al suo partito.
Il post lancia l'allarme che questo atto possa far sì che un solo Stato grazie ai suoi scazzi,problemi e vicissitudini interne possa gettare all'esterno dei propri confini questi cancri,in questo caso l'Europa,come fece la Germania ottanta anni fà se lo schieramento che dovesse uscirne vincitore sarà quello di destra.
A trenta secondi dalla fine.
"Le nazioni sono formate e tenute vive dal fatto che hanno uno scopo da realizzare per il domani" (Ortega y Gasset)Dopo gli anni '90, che hanno fatto emergere localismi ostili e nuovi nazionalismi nella globalizzazione, se c'è un paese che dimostra il destino infelice del fenomeno della nazione nel XXI secolo è proprio l'Italia. Prendiamo questa citazione di Gasset, un classico del conservatorismo liberale che altro non è che l'unica lingua franca parlata in questo paese anche se adattata alle esigenze dello spettacolo. Non avendo uno scopo comune visibile per il futuro, percepito come tale in tutto il paese, l'Italia sta infatti perdendo contatto con il proprio tessuto connettivo e non mostra elementi che sembra possano tenerla in vita. Anche guardando la situazione italiana secondo la visione classica, quella della politica di potenza, l'Italia non può dirsi qualcosa che abbia l'infrastruttura di una nazione. Max Weber, per neutralizzare la lotta di classe, suggeriva infatti di usare il parlamentarismo come strumento strategico della politica espansionistica nazionale. Per indirizzare la forza impressa dai conflitti interni, oltrepassando i circoli viziosi che si creano nei giochi del parlamento, verso una politica di conquista che guardava all'esterno. E' noto che in quel modo il caso tedesco finì per riversare la drammaticità delle proprie contraddizioni sull'Europa. Ma deve essere anche chiaro che in Italia l'evaporazione di conflitti con grandi attori collettivi, unita all'assenza di una politica estera, spinge le forze rappresentate in parlamento verso la più viziosa e socialmente nociva tattica politica. Del resto è altrettanto chiaro che, chiunque sia il vincitore del drammatico scontro che si sta giocando oggi in parlamento, l'Italia ha già esternalizzato quella funzione un tempo tipica del parlamentarismo che è la politica di bilancio. In autunno verrà ratificato il "patto di stabilità" europeo che renderà, chiunque tra Bce e commissione Ue e Germania si imponga come soggetto forte di questa ratifica, un delicato dispositivo della politica interna direttamente e rigidamente codificato, in maniera più marcata rispetto a Maastricht, dalla governance sovranazionale. Impossibile così, quando la governance si subisce, avere reale autonomia in politica estera. Aggiungiamo che le politiche di bilancio europee deprimono l'economia interna dei paesi, contenendo servizi pubblici e salari, e si capisce come nel nostro paese sia l'automia economica e politica verso l'estero che quella dettata dalla ricchezza interna si candidano a subire processi di riduzione dalla portata storica. E' comprensibile quindi che con questa scarsezza di risorse il conflitto tra autonomie locali, di qualsiasi livello, e stato centrale in Italia sia destinato ad inasprirsi. Nonostante che la Ue non veda favorevolmente il federalismo italiano è possibile, vista la situazione, che l'autonomia impositiva di qualche regione o ente locale con maggiore capacità contrattuale riesca a sfondare significativamente i meccanismi nazionali della redistribuzione delle risorse. A quel punto la dinamica della società italiana sarebbe completamente centrifuga: priva di politica estera, sotto tutela dall'esterno per quanto riguarda il bilancio, impoverita nelle risorse interne e disgregata da una dinamica di maggiore ineguaglianza di redistribuzione della ricchezza residua. Insomma, in Italia chi crede al concetto di nazione è servito dalla materialità dei fenomeni in essere e in divenire. In assenza di conflitti interni con grandi attori collettivi, che disgregano l'idea di nazione ma rendono viva la dinamica sociale, manca anche quella politica che proietta le forze parlamentari verso l'esterno. Infatti Montecitorio e Palazzo Madama più che sedi parlamentari sono eccezioni antropologiche, con i propri rituali interni ai quali tener fede, sganciati da un reale rapporto con il paese e con il pianeta.E si tratta di fenomeni già notati, specie negli ultimi dodici mesi, ma che potrebbero acuirsi in modo ancora più drammatico se le borse cessassero di correre, grazie alla liquidità oggi immessa dai player istituzionali sul mercato, e decidessero di scommettere sulla crescita del debito italiano.Osservando la situazione da questo punto di vista, si può benissimo affermare che qualsiasi maggioranza esca dalla crisi estiva del centrodestra, e dall'asfissia del centrosinistra, la situazione non è destinata a cambiare di molto.Non è così, anche in assenza di significativi e vivaci conflitti sociali. A partire dai primi di settembre l'asse Lega-Pdl cercherà di conquistare definitivamente sia lo spazio del politico che quello delle istituzioni di questo paese. E' certo evidente che in questo paese si stannno contendendo, al di là dell'etichetta delle forze politiche, lo spazio del politico e delle istituzioni due-tre schieramenti di destra. Siamo all'apogeo del liberalismo: le uniche formazioni che in campo si contendono la vittoria sono schieramenti che pongono i propri interessi privati come chiave di risoluzione dell'interesse pubblico. Bernando di Mandeville guardando D'Alema, Fini, Casini, Berlusconi, Bossi osserverebbe il proprio capolavoro. Ogni contendente mostra i propri vizi privati come strumento di promozione del benessere pubblico. E' chiaro che toccato l'apogeo del liberalismo visti i risultati si passerà al declino con la formazione di nuovi interessi collettivi, che non poggino sul principio di scelta di quale interesse privato possa essere loro conveniente, in nuove modalità di tutela di massa. Ma nel frattempo non sarà indifferente in che modo si uscirà da questa situazione. Si legga attentamente Orwell: il potere di "1984" non è puramente mediatico. E' piuttosto la concentrazione di un potere mediatico, di uno politico e di uno giudiziario. La coalizione berlusconiana ha il potere mediatico, l'iniziativa in campo politico ma difetta di quello giudiziario . Una vittoria di Berlusconi alle eventuali elezioni di autunno potrebbe rappresentare la chiusura del cerchio mortifero del controllo dei tre poteri. Chiunque è in grado di muoversi in questa situazione lo faccia. Perchè il berlusconismo, anche con nuovi attori in campo promossi dal vero partito di maggioranza che è Mediaset, con la pienezza dei poteri rappresenta un nemico degli interessi collettivi e dei diritti di una portata ormai paragonabile al fascismo. Si era capito nel 1994 ma sia il centrosinistra che i movimenti italiani, lungo tutto un quindicennio, hanno preferito strategie di elisione del problema nella convinzione che alla fine il fenomeno si sgonfiasse. Quest'autunno, dopo quasi un ventennio, il berlusconismo si troverà in rotta di collisione, il cui esito dell'impatto sarà storicamente decisivo, con il resto della società italiana qualsiasi cosa questa contenga.Ora a trenta secondi dalla fine, come nel film di Andrei Konchalovsky, l'impatto finale è certo. Si tratta solo di lavorare per posizionarsi velocemente di fronte a questa modalità.Sapendo che stiamo parlando di un campo di battaglia tutto interno mentre sui cieli dell'Europa e dell'economia globale ogni cosa si sta muovendo. Ma se non ci liberiamo, o perlomeno incriniamo significativamente, questo fattore di drammatica minorità rappresentato dal berlusconismo sarà impossibile vedere la luce. Berlusconi definitivamente vincente può rappresentare un potere estremamente concentrato e troppo forte, e per troppo a lungo, tale da schiacciare il formarsi di nuove aggregazioni di massa, di disgregare l'intelligenza collettiva, di deprimere per generazioni la formazione del legame sociale. E' evidente che, a 30 secondi dalla fine, ognuno si posiziona per istinto e non per tattica. Ma è importante posizionarsi. L'impatto, comunque vada, sarà molto forte.
per Senza Soste, nique la police.
Le prossime scelte che avverranno a livello europeo in campo gestionale-economico faranno precipitare il Belpaese ancor più giù dalle scale sempre più scivolose della potenza europea,e con questo le decisioni le dovremmo subire e non imporre con tutti gli strascici che il fatto potrà comportare.
In una politica,e si sottolinea tutta,dove l'interesse personale viente anteposto a quello collettivo,i falsi profeti del miraggio di uno Stato-televisione si fanno meno sognati e più reali,con l'avvicinamento sempre più del berlusconismo al fascismo quando manca un solo tassello all'impianto che il premier dittatore ha in mente:dopo aver ottenuto il potere mediatico e politico quello giudiziario è lì a portata di mano a prescindere dalle beghe interne al suo partito.
Il post lancia l'allarme che questo atto possa far sì che un solo Stato grazie ai suoi scazzi,problemi e vicissitudini interne possa gettare all'esterno dei propri confini questi cancri,in questo caso l'Europa,come fece la Germania ottanta anni fà se lo schieramento che dovesse uscirne vincitore sarà quello di destra.
A trenta secondi dalla fine.
"Le nazioni sono formate e tenute vive dal fatto che hanno uno scopo da realizzare per il domani" (Ortega y Gasset)Dopo gli anni '90, che hanno fatto emergere localismi ostili e nuovi nazionalismi nella globalizzazione, se c'è un paese che dimostra il destino infelice del fenomeno della nazione nel XXI secolo è proprio l'Italia. Prendiamo questa citazione di Gasset, un classico del conservatorismo liberale che altro non è che l'unica lingua franca parlata in questo paese anche se adattata alle esigenze dello spettacolo. Non avendo uno scopo comune visibile per il futuro, percepito come tale in tutto il paese, l'Italia sta infatti perdendo contatto con il proprio tessuto connettivo e non mostra elementi che sembra possano tenerla in vita. Anche guardando la situazione italiana secondo la visione classica, quella della politica di potenza, l'Italia non può dirsi qualcosa che abbia l'infrastruttura di una nazione. Max Weber, per neutralizzare la lotta di classe, suggeriva infatti di usare il parlamentarismo come strumento strategico della politica espansionistica nazionale. Per indirizzare la forza impressa dai conflitti interni, oltrepassando i circoli viziosi che si creano nei giochi del parlamento, verso una politica di conquista che guardava all'esterno. E' noto che in quel modo il caso tedesco finì per riversare la drammaticità delle proprie contraddizioni sull'Europa. Ma deve essere anche chiaro che in Italia l'evaporazione di conflitti con grandi attori collettivi, unita all'assenza di una politica estera, spinge le forze rappresentate in parlamento verso la più viziosa e socialmente nociva tattica politica. Del resto è altrettanto chiaro che, chiunque sia il vincitore del drammatico scontro che si sta giocando oggi in parlamento, l'Italia ha già esternalizzato quella funzione un tempo tipica del parlamentarismo che è la politica di bilancio. In autunno verrà ratificato il "patto di stabilità" europeo che renderà, chiunque tra Bce e commissione Ue e Germania si imponga come soggetto forte di questa ratifica, un delicato dispositivo della politica interna direttamente e rigidamente codificato, in maniera più marcata rispetto a Maastricht, dalla governance sovranazionale. Impossibile così, quando la governance si subisce, avere reale autonomia in politica estera. Aggiungiamo che le politiche di bilancio europee deprimono l'economia interna dei paesi, contenendo servizi pubblici e salari, e si capisce come nel nostro paese sia l'automia economica e politica verso l'estero che quella dettata dalla ricchezza interna si candidano a subire processi di riduzione dalla portata storica. E' comprensibile quindi che con questa scarsezza di risorse il conflitto tra autonomie locali, di qualsiasi livello, e stato centrale in Italia sia destinato ad inasprirsi. Nonostante che la Ue non veda favorevolmente il federalismo italiano è possibile, vista la situazione, che l'autonomia impositiva di qualche regione o ente locale con maggiore capacità contrattuale riesca a sfondare significativamente i meccanismi nazionali della redistribuzione delle risorse. A quel punto la dinamica della società italiana sarebbe completamente centrifuga: priva di politica estera, sotto tutela dall'esterno per quanto riguarda il bilancio, impoverita nelle risorse interne e disgregata da una dinamica di maggiore ineguaglianza di redistribuzione della ricchezza residua. Insomma, in Italia chi crede al concetto di nazione è servito dalla materialità dei fenomeni in essere e in divenire. In assenza di conflitti interni con grandi attori collettivi, che disgregano l'idea di nazione ma rendono viva la dinamica sociale, manca anche quella politica che proietta le forze parlamentari verso l'esterno. Infatti Montecitorio e Palazzo Madama più che sedi parlamentari sono eccezioni antropologiche, con i propri rituali interni ai quali tener fede, sganciati da un reale rapporto con il paese e con il pianeta.E si tratta di fenomeni già notati, specie negli ultimi dodici mesi, ma che potrebbero acuirsi in modo ancora più drammatico se le borse cessassero di correre, grazie alla liquidità oggi immessa dai player istituzionali sul mercato, e decidessero di scommettere sulla crescita del debito italiano.Osservando la situazione da questo punto di vista, si può benissimo affermare che qualsiasi maggioranza esca dalla crisi estiva del centrodestra, e dall'asfissia del centrosinistra, la situazione non è destinata a cambiare di molto.Non è così, anche in assenza di significativi e vivaci conflitti sociali. A partire dai primi di settembre l'asse Lega-Pdl cercherà di conquistare definitivamente sia lo spazio del politico che quello delle istituzioni di questo paese. E' certo evidente che in questo paese si stannno contendendo, al di là dell'etichetta delle forze politiche, lo spazio del politico e delle istituzioni due-tre schieramenti di destra. Siamo all'apogeo del liberalismo: le uniche formazioni che in campo si contendono la vittoria sono schieramenti che pongono i propri interessi privati come chiave di risoluzione dell'interesse pubblico. Bernando di Mandeville guardando D'Alema, Fini, Casini, Berlusconi, Bossi osserverebbe il proprio capolavoro. Ogni contendente mostra i propri vizi privati come strumento di promozione del benessere pubblico. E' chiaro che toccato l'apogeo del liberalismo visti i risultati si passerà al declino con la formazione di nuovi interessi collettivi, che non poggino sul principio di scelta di quale interesse privato possa essere loro conveniente, in nuove modalità di tutela di massa. Ma nel frattempo non sarà indifferente in che modo si uscirà da questa situazione. Si legga attentamente Orwell: il potere di "1984" non è puramente mediatico. E' piuttosto la concentrazione di un potere mediatico, di uno politico e di uno giudiziario. La coalizione berlusconiana ha il potere mediatico, l'iniziativa in campo politico ma difetta di quello giudiziario . Una vittoria di Berlusconi alle eventuali elezioni di autunno potrebbe rappresentare la chiusura del cerchio mortifero del controllo dei tre poteri. Chiunque è in grado di muoversi in questa situazione lo faccia. Perchè il berlusconismo, anche con nuovi attori in campo promossi dal vero partito di maggioranza che è Mediaset, con la pienezza dei poteri rappresenta un nemico degli interessi collettivi e dei diritti di una portata ormai paragonabile al fascismo. Si era capito nel 1994 ma sia il centrosinistra che i movimenti italiani, lungo tutto un quindicennio, hanno preferito strategie di elisione del problema nella convinzione che alla fine il fenomeno si sgonfiasse. Quest'autunno, dopo quasi un ventennio, il berlusconismo si troverà in rotta di collisione, il cui esito dell'impatto sarà storicamente decisivo, con il resto della società italiana qualsiasi cosa questa contenga.Ora a trenta secondi dalla fine, come nel film di Andrei Konchalovsky, l'impatto finale è certo. Si tratta solo di lavorare per posizionarsi velocemente di fronte a questa modalità.Sapendo che stiamo parlando di un campo di battaglia tutto interno mentre sui cieli dell'Europa e dell'economia globale ogni cosa si sta muovendo. Ma se non ci liberiamo, o perlomeno incriniamo significativamente, questo fattore di drammatica minorità rappresentato dal berlusconismo sarà impossibile vedere la luce. Berlusconi definitivamente vincente può rappresentare un potere estremamente concentrato e troppo forte, e per troppo a lungo, tale da schiacciare il formarsi di nuove aggregazioni di massa, di disgregare l'intelligenza collettiva, di deprimere per generazioni la formazione del legame sociale. E' evidente che, a 30 secondi dalla fine, ognuno si posiziona per istinto e non per tattica. Ma è importante posizionarsi. L'impatto, comunque vada, sarà molto forte.
per Senza Soste, nique la police.
lunedì 9 agosto 2010
ANARCHICI SOTTO PROCESSO A FIRENZE
Articolo che riguarda un fatto di qualche giorno fa in cui gli stessi anarchici hanno compilato questo comunicato dove si vedono processati a Firenze imputati per associazione sovversiva con finalità di terrorismo e quindi trattati in regime di 270 bis che punisce le azioni eversive contro il sovvertimento di matrice violenta dello Stato.
Si elencano nomi di giudici e assessori che stanno giudicando queste persone e che già erano sicure delle proposte di condanna senza nemmeno processare visto i precedenti e le sentenze già emesse in passato.
Naturalmente trattandosi di anarchici la mano è stata e temo sarà pesante ed il rinvio a giudizio a dicembre tiene sui carboni ardenti chi con la propria lotta vuole un cambiamento in questa società sempre più fascista e poliziesca.
Articolo preso da Indymedia Lombardia.
Firenze - In udienza preliminare passa il 270 bis contro gli anarchici.
E alla fine, i bastardi ce l'hanno fatta. Nella calura mattutina del 23 luglio, 19 anarchici di Firenze sono stati rinviati a giudizio per associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Un'inchiesta allucinante, che processerà in base alla legge anti-terrorismo reati come danneggiamento, imbrattamento, interruzione di pubblico servizio, occupazioni di edifici e iniziative di piazza; il tutto condito dall'accusa di possesso di armi da fuoco mai ritrovate. Un'inchiesta condotta dalla nota inquisitrice di sovversivi Angela Pietroiusti, già responsabile degli arresti degli anarchici pisani (inchieste AntiCORpi e Gruppi d'Affinità). Un'inchiesta in cui questa misera donna sarà affiancata da GiuseppeQuattrocchi, Procuratore Generale di Firenze. Un processo che vedrà, tra le parti civili, l'ex assessore alla Sicurezza Graziano Cioni, firmatario della famigerata ordinanza contro i lavavetri e altre simili. Un processo aFirenze, città nota alle cronache come "la più massonica d'Italia". Un processo su cui si avverte, forte, la pressione dei principali partiti (PD e PdL) e dei loro complici economici. Decisi a tutto pur di realizzare i loro piani: costruire la stazione TAV e il CIE, svendere tutto il patrimonio pubblico, ripulire il centro storico da ogni presenza"indesiderata", sgomberare tutte le occupazioni, siano esse abitative o di lotta. Decisi a mangiarsi la città intera, senza rompicoglioni tra le scatole...
E due parole vanno dette pure sul gup che ha permesso il rinvio a giudizio, Michele Barillaro. L'uomo che, per comunicare ai nostri avvocati la decisione, si è preso giusto il tempo della pausa pranzo, dopo un'interamattinata di dibattimento e arringhe. L'uomo che, assieme a due esimii colleghi, ha condannato 13 manifestanti a 7 anni di carcere ciascuno per averle prese a mani nude sotto il consolato americano, durante la manifestazione contro la guerra in Jugoslavia del 13 maggio '99 - quando migliaia di manifestanti vennero caricati dalla polizia a colpi di manganelli, calci del fucile e lacrimogeni ad altezza d'uomo. Barillaro, un servo zelante dello Stato le cui infamie si commentano da sole...
Ed allucinante, pure, è stato il lavoro fatto dai giornali. In particolare La Nazione-Quotidiano Nazionale e il Corriere della Sera, che in due servizi pressoché identici hanno dato pochissimo spazio al rinvio a giudizio, confinandone il ridicolo in due colonnine sbiadite. Ma che in compenso si sono lanciati in una lunga denigrazione contro il presidio dei compagni, colpevoli di spalmare nutella, bere caffé e distribuire volantini sedendo sui gradini di una chiesa. Aiutati, i giornalisti, dai commenti isterici del prete locale e del presidente del consiglio di quartiere Stefano Marmugi. Facendo scivolare la nostra protesta nell'anonimo calderone del cosiddetto Degrado urbano ed invocando (testuali parole) "l'intervento di tutte le forze dell'ordine" in tutte le piazze e soprattutto contro gli anarchici, "un problema che si sposta". A Firenze, insomma, si preannuncia un agosto di polizia...
La prima udienza del processo è stata fissata per il 21 dicembre.
alcuni anarchici processati
Si elencano nomi di giudici e assessori che stanno giudicando queste persone e che già erano sicure delle proposte di condanna senza nemmeno processare visto i precedenti e le sentenze già emesse in passato.
Naturalmente trattandosi di anarchici la mano è stata e temo sarà pesante ed il rinvio a giudizio a dicembre tiene sui carboni ardenti chi con la propria lotta vuole un cambiamento in questa società sempre più fascista e poliziesca.
Articolo preso da Indymedia Lombardia.
Firenze - In udienza preliminare passa il 270 bis contro gli anarchici.
E alla fine, i bastardi ce l'hanno fatta. Nella calura mattutina del 23 luglio, 19 anarchici di Firenze sono stati rinviati a giudizio per associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Un'inchiesta allucinante, che processerà in base alla legge anti-terrorismo reati come danneggiamento, imbrattamento, interruzione di pubblico servizio, occupazioni di edifici e iniziative di piazza; il tutto condito dall'accusa di possesso di armi da fuoco mai ritrovate. Un'inchiesta condotta dalla nota inquisitrice di sovversivi Angela Pietroiusti, già responsabile degli arresti degli anarchici pisani (inchieste AntiCORpi e Gruppi d'Affinità). Un'inchiesta in cui questa misera donna sarà affiancata da GiuseppeQuattrocchi, Procuratore Generale di Firenze. Un processo che vedrà, tra le parti civili, l'ex assessore alla Sicurezza Graziano Cioni, firmatario della famigerata ordinanza contro i lavavetri e altre simili. Un processo aFirenze, città nota alle cronache come "la più massonica d'Italia". Un processo su cui si avverte, forte, la pressione dei principali partiti (PD e PdL) e dei loro complici economici. Decisi a tutto pur di realizzare i loro piani: costruire la stazione TAV e il CIE, svendere tutto il patrimonio pubblico, ripulire il centro storico da ogni presenza"indesiderata", sgomberare tutte le occupazioni, siano esse abitative o di lotta. Decisi a mangiarsi la città intera, senza rompicoglioni tra le scatole...
E due parole vanno dette pure sul gup che ha permesso il rinvio a giudizio, Michele Barillaro. L'uomo che, per comunicare ai nostri avvocati la decisione, si è preso giusto il tempo della pausa pranzo, dopo un'interamattinata di dibattimento e arringhe. L'uomo che, assieme a due esimii colleghi, ha condannato 13 manifestanti a 7 anni di carcere ciascuno per averle prese a mani nude sotto il consolato americano, durante la manifestazione contro la guerra in Jugoslavia del 13 maggio '99 - quando migliaia di manifestanti vennero caricati dalla polizia a colpi di manganelli, calci del fucile e lacrimogeni ad altezza d'uomo. Barillaro, un servo zelante dello Stato le cui infamie si commentano da sole...
Ed allucinante, pure, è stato il lavoro fatto dai giornali. In particolare La Nazione-Quotidiano Nazionale e il Corriere della Sera, che in due servizi pressoché identici hanno dato pochissimo spazio al rinvio a giudizio, confinandone il ridicolo in due colonnine sbiadite. Ma che in compenso si sono lanciati in una lunga denigrazione contro il presidio dei compagni, colpevoli di spalmare nutella, bere caffé e distribuire volantini sedendo sui gradini di una chiesa. Aiutati, i giornalisti, dai commenti isterici del prete locale e del presidente del consiglio di quartiere Stefano Marmugi. Facendo scivolare la nostra protesta nell'anonimo calderone del cosiddetto Degrado urbano ed invocando (testuali parole) "l'intervento di tutte le forze dell'ordine" in tutte le piazze e soprattutto contro gli anarchici, "un problema che si sposta". A Firenze, insomma, si preannuncia un agosto di polizia...
La prima udienza del processo è stata fissata per il 21 dicembre.
alcuni anarchici processati
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