mercoledì 4 agosto 2010

L'ESEMPIO DEI VECCHI PARTIGIANI

Non posso che esprimere ammirazione per i due anziani antifascisti che a Grosio in provincia di Sondrio nonostante la vetusta età hanno scritto"Vergogna"al di sotto di una targa con inscritta una frase del duce Mussolini posta sul muro di un edificio che ospita uffici comunali e il parroco.
Ricordando le nefaste conseguenze che il pelato di Predappio portò alla nostra nazione trovo doveroso l'atto che hanno compiuto i due partigiani,ed anzi è intollerabile il fatto che tale scritta campeggi da cinque anni su di un edificio che rappresenti lo Stato in culo a tutte le leggi che vietano di toccare effigi fasciste in nome della storicità dei fatti.
Qui vicino a Crema per questo motivo esiste un ponte che collega Sergnano a Casale Cremasco che è destinato al crollo solo per il fatto che non si possa abbattere e rifare in quanto sui pilastri ci siano stemmi littori che nessuno si caga e che non si vedono nemmeno.
Voglio concludere che noi giovani(insomma)e voi giovanissimi dovremmo prendere d'esempio questi uomini che hanno rischiato la loro vita durante la loro giovinezza per darci un futuro sgombro dall'incubo del nazifascismo,non armandoci solo di bombolette ma ciascuno delle armi che può avere ed usare meglio,come può essere un blog come questo o altro.
L'articolo di Luigi Bolognini è tratto dal sito"La Repubblica.Milano.it"segnalato da Indymedia Lombardia.

I vecchi partigiani diventano writer“Che vergogna quel motto del Duce”.
Grosio, la protesta di due reduci della resistenza contro il restauro "filologico" della scritta.

Come vanno questi fatti di solito: dei giovinastri imbrattano targhe antifasciste più per ignoranza che per precise idee politiche e vengono rampognati inutilmente da qualche anziano. Com'è andata questa vicenda: degli anziani partigiani imbrattano una targa fascista e vengono rampognati inutilmente da alcuni giovani, "perché non si scrive sui muri". Siamo all'uomo che morde il cane, siamo a Grosio, in provincia di Sondrio, a suo tempo fu una delle capitali della Resistenza antifascista. Una frase di Mussolini fatta scrivere dal regime e recentemente restaurata - come l'intero palazzo che la ospita - è stata imbrattata con la scritta "Vergogna". Autori, due partigiani di 87 e 83 anni. Due ragazzi irresistibili che sono classe dirigente a tutti gli effetti: Giuseppe Cecini, 83 anni, è stato sindaco, Giuseppe Rinaldi, 87 anni, è il presidente provinciale dell'Anpi ("ma ora dovrò dimettermi: chi è indagato non può avere cariche nella associazione")."Bisogna essere forti nel coraggio. Mai voltarsi indietro quando una decisione si è presa, ma andare sempre avanti", dice la roboante frase mussoliniana restaurata nel 2005 con l'intero palazzo, che ospita uffici comunali e il parroco e che durante la Resistenza era sede delle Brigate Nere. I partigiani non l'hanno mai presa bene, ma né la minaccia di non presenziare più alle cerimonie ufficiali né tre incontri col sindaco di allora sono serviti. Mentre il primo cittadino attuale non ha ancora deciso il da farsi.Allora i due hanno agito in proprio, all'alba di qualche giorno fa: hanno appiccicato in cima a una canna da pesca un pennello e hanno scritto un bel "Vergogna" con grafia tremante (per l'età o per l'indignazione?), ma più che chiara. "La frase era stata cancellata il 25 luglio 1943, abbiamo festeggiato l'anniversario aggiungendo una parola", dice uno dei due stagionati teppisti. Che - racconta il quotidiano La provincia di Sondrio - se la sono vista male: in piazza passavano giovani che avevano appena finito di far bisboccia e che hanno preso a calci l'auto dei partigiani accusandoli di inciviltà. Ma gente sopravvissuta a picchiatori e squadracce non si fa spaventare da qualche ragazzotto, e i due hanno risposto agli insulti con gli insulti. Oltretutto quel "Vergogna" non è stato un gesto impulsivo. Per dire, l'area è videosorvegliata, ma i writer se ne sono fregati, anzi hanno portato una telecamera per riprendersi e magari mostrare il filmato ai nipotini, quegli stessi nipotini a cui viene detto che non si scrive sui muri. Il Comune approva, senza dirlo troppo esplicitamente perché è pur sempre un reato per cui c'è stata una denuncia: "Siamo contro chi insozza i muri - dice l'assessore ai Lavori Pubblici, Giovanni Curti, che è anche presidente della sezione di Grosio dell'Anpi - ma è stata una chiara provocazione. Quella frase di Mussolini andava cancellata del tutto, non rifatta".

Nessun commento: