martedì 10 agosto 2010

DUELLO AUTUNNALE

Lungo articolo di riflessione politica scritto per"Senza Soste"e che analizza questo momento che in Italia fa da anticamera ad un periodo autunnale che si preannuncia caldissimo dal punto di vista governativo e che può riscaldare anche le piazze e la lotta sociale del nostro paese che frustrato e confuso dagli ennesimi battibecchi e litigi,divorzi e massacri mediatici da chi il giorno prima ti osannava e oggi non solo ti scarica ma addirittura ti perseguita(vedi querelle Fini-Il giornale e Libero)che caratterizzano la cronaca-gossip dei lavori parlamentari.
Le prossime scelte che avverranno a livello europeo in campo gestionale-economico faranno precipitare il Belpaese ancor più giù dalle scale sempre più scivolose della potenza europea,e con questo le decisioni le dovremmo subire e non imporre con tutti gli strascici che il fatto potrà comportare.
In una politica,e si sottolinea tutta,dove l'interesse personale viente anteposto a quello collettivo,i falsi profeti del miraggio di uno Stato-televisione si fanno meno sognati e più reali,con l'avvicinamento sempre più del berlusconismo al fascismo quando manca un solo tassello all'impianto che il premier dittatore ha in mente:dopo aver ottenuto il potere mediatico e politico quello giudiziario è lì a portata di mano a prescindere dalle beghe interne al suo partito.
Il post lancia l'allarme che questo atto possa far sì che un solo Stato grazie ai suoi scazzi,problemi e vicissitudini interne possa gettare all'esterno dei propri confini questi cancri,in questo caso l'Europa,come fece la Germania ottanta anni fà se lo schieramento che dovesse uscirne vincitore sarà quello di destra.

A trenta secondi dalla fine.

"Le nazioni sono formate e tenute vive dal fatto che hanno uno scopo da realizzare per il domani" (Ortega y Gasset)Dopo gli anni '90, che hanno fatto emergere localismi ostili e nuovi nazionalismi nella globalizzazione, se c'è un paese che dimostra il destino infelice del fenomeno della nazione nel XXI secolo è proprio l'Italia. Prendiamo questa citazione di Gasset, un classico del conservatorismo liberale che altro non è che l'unica lingua franca parlata in questo paese anche se adattata alle esigenze dello spettacolo. Non avendo uno scopo comune visibile per il futuro, percepito come tale in tutto il paese, l'Italia sta infatti perdendo contatto con il proprio tessuto connettivo e non mostra elementi che sembra possano tenerla in vita. Anche guardando la situazione italiana secondo la visione classica, quella della politica di potenza, l'Italia non può dirsi qualcosa che abbia l'infrastruttura di una nazione. Max Weber, per neutralizzare la lotta di classe, suggeriva infatti di usare il parlamentarismo come strumento strategico della politica espansionistica nazionale. Per indirizzare la forza impressa dai conflitti interni, oltrepassando i circoli viziosi che si creano nei giochi del parlamento, verso una politica di conquista che guardava all'esterno. E' noto che in quel modo il caso tedesco finì per riversare la drammaticità delle proprie contraddizioni sull'Europa. Ma deve essere anche chiaro che in Italia l'evaporazione di conflitti con grandi attori collettivi, unita all'assenza di una politica estera, spinge le forze rappresentate in parlamento verso la più viziosa e socialmente nociva tattica politica. Del resto è altrettanto chiaro che, chiunque sia il vincitore del drammatico scontro che si sta giocando oggi in parlamento, l'Italia ha già esternalizzato quella funzione un tempo tipica del parlamentarismo che è la politica di bilancio. In autunno verrà ratificato il "patto di stabilità" europeo che renderà, chiunque tra Bce e commissione Ue e Germania si imponga come soggetto forte di questa ratifica, un delicato dispositivo della politica interna direttamente e rigidamente codificato, in maniera più marcata rispetto a Maastricht, dalla governance sovranazionale. Impossibile così, quando la governance si subisce, avere reale autonomia in politica estera. Aggiungiamo che le politiche di bilancio europee deprimono l'economia interna dei paesi, contenendo servizi pubblici e salari, e si capisce come nel nostro paese sia l'automia economica e politica verso l'estero che quella dettata dalla ricchezza interna si candidano a subire processi di riduzione dalla portata storica. E' comprensibile quindi che con questa scarsezza di risorse il conflitto tra autonomie locali, di qualsiasi livello, e stato centrale in Italia sia destinato ad inasprirsi. Nonostante che la Ue non veda favorevolmente il federalismo italiano è possibile, vista la situazione, che l'autonomia impositiva di qualche regione o ente locale con maggiore capacità contrattuale riesca a sfondare significativamente i meccanismi nazionali della redistribuzione delle risorse. A quel punto la dinamica della società italiana sarebbe completamente centrifuga: priva di politica estera, sotto tutela dall'esterno per quanto riguarda il bilancio, impoverita nelle risorse interne e disgregata da una dinamica di maggiore ineguaglianza di redistribuzione della ricchezza residua. Insomma, in Italia chi crede al concetto di nazione è servito dalla materialità dei fenomeni in essere e in divenire. In assenza di conflitti interni con grandi attori collettivi, che disgregano l'idea di nazione ma rendono viva la dinamica sociale, manca anche quella politica che proietta le forze parlamentari verso l'esterno. Infatti Montecitorio e Palazzo Madama più che sedi parlamentari sono eccezioni antropologiche, con i propri rituali interni ai quali tener fede, sganciati da un reale rapporto con il paese e con il pianeta.E si tratta di fenomeni già notati, specie negli ultimi dodici mesi, ma che potrebbero acuirsi in modo ancora più drammatico se le borse cessassero di correre, grazie alla liquidità oggi immessa dai player istituzionali sul mercato, e decidessero di scommettere sulla crescita del debito italiano.Osservando la situazione da questo punto di vista, si può benissimo affermare che qualsiasi maggioranza esca dalla crisi estiva del centrodestra, e dall'asfissia del centrosinistra, la situazione non è destinata a cambiare di molto.Non è così, anche in assenza di significativi e vivaci conflitti sociali. A partire dai primi di settembre l'asse Lega-Pdl cercherà di conquistare definitivamente sia lo spazio del politico che quello delle istituzioni di questo paese. E' certo evidente che in questo paese si stannno contendendo, al di là dell'etichetta delle forze politiche, lo spazio del politico e delle istituzioni due-tre schieramenti di destra. Siamo all'apogeo del liberalismo: le uniche formazioni che in campo si contendono la vittoria sono schieramenti che pongono i propri interessi privati come chiave di risoluzione dell'interesse pubblico. Bernando di Mandeville guardando D'Alema, Fini, Casini, Berlusconi, Bossi osserverebbe il proprio capolavoro. Ogni contendente mostra i propri vizi privati come strumento di promozione del benessere pubblico. E' chiaro che toccato l'apogeo del liberalismo visti i risultati si passerà al declino con la formazione di nuovi interessi collettivi, che non poggino sul principio di scelta di quale interesse privato possa essere loro conveniente, in nuove modalità di tutela di massa. Ma nel frattempo non sarà indifferente in che modo si uscirà da questa situazione. Si legga attentamente Orwell: il potere di "1984" non è puramente mediatico. E' piuttosto la concentrazione di un potere mediatico, di uno politico e di uno giudiziario. La coalizione berlusconiana ha il potere mediatico, l'iniziativa in campo politico ma difetta di quello giudiziario . Una vittoria di Berlusconi alle eventuali elezioni di autunno potrebbe rappresentare la chiusura del cerchio mortifero del controllo dei tre poteri. Chiunque è in grado di muoversi in questa situazione lo faccia. Perchè il berlusconismo, anche con nuovi attori in campo promossi dal vero partito di maggioranza che è Mediaset, con la pienezza dei poteri rappresenta un nemico degli interessi collettivi e dei diritti di una portata ormai paragonabile al fascismo. Si era capito nel 1994 ma sia il centrosinistra che i movimenti italiani, lungo tutto un quindicennio, hanno preferito strategie di elisione del problema nella convinzione che alla fine il fenomeno si sgonfiasse. Quest'autunno, dopo quasi un ventennio, il berlusconismo si troverà in rotta di collisione, il cui esito dell'impatto sarà storicamente decisivo, con il resto della società italiana qualsiasi cosa questa contenga.Ora a trenta secondi dalla fine, come nel film di Andrei Konchalovsky, l'impatto finale è certo. Si tratta solo di lavorare per posizionarsi velocemente di fronte a questa modalità.Sapendo che stiamo parlando di un campo di battaglia tutto interno mentre sui cieli dell'Europa e dell'economia globale ogni cosa si sta muovendo. Ma se non ci liberiamo, o perlomeno incriniamo significativamente, questo fattore di drammatica minorità rappresentato dal berlusconismo sarà impossibile vedere la luce. Berlusconi definitivamente vincente può rappresentare un potere estremamente concentrato e troppo forte, e per troppo a lungo, tale da schiacciare il formarsi di nuove aggregazioni di massa, di disgregare l'intelligenza collettiva, di deprimere per generazioni la formazione del legame sociale. E' evidente che, a 30 secondi dalla fine, ognuno si posiziona per istinto e non per tattica. Ma è importante posizionarsi. L'impatto, comunque vada, sarà molto forte.

per Senza Soste, nique la police.

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