giovedì 19 agosto 2010

UNA TERZA VIA IN AFGHANISTAN

"E se si girano gli eserciti e spariscono gli Eroi.Se la guerra(poi adesso)cominciamo a farla noi"cito questa frase del testo del Vasco"Gli spari sopra"per introdurre la notizia che circola da qualche mese negli ambienti afgani dove un terzo incomodo si aggira tra le schiere degli invasori americani spalleggiati da molte nazioni mondiali e i talebani integralisti islamici.
Sto parlando dei maoisti afgani che cominciano a riunirsi in gruppi di lotta armata dopo essere stati praticamente falcidiati alla fine degli anni settanta,e la loro teoria molto condivisibile del''Se le masse afgane continueranno a pensare che l'unica alternativa sia tra la resa all'occupante straniero o il sostegno a talebani e Al-Qaeda, la miseria del nostro popolo non avrà fine''sta guadagnando sempre più piede tra i moderati afgani stanchi da un lato dell'occupazione statunitense e dall'altro dai jihadisti islamici.
Dapprima voglio postare un documento tratto dal sito"Scintilla rossa"dove si evidenzia il periodo degli anni a cavallo tra i sessanta ed i settanta dove il paese asiatico ebbe una crescita economica di rilievo e dove pure le infrastrutture industriali e delle vie di trasporto ebbero un incremento notevole e di come gli Usa per ribaltare questo potere comunista armarono i talebani per sconfiggere i comunisti,il tutto foraggiato dal commercio dell'oppio:le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Il secondo contributo è di Lombardia Indymedia a firma di Enrico Piovesana per Peacereporter mentre le foto ritraggono miliziani afgani ai tempi del comunismo in Afghanistan e l'impiccagione del presidente dell'ex repubblica democratica afgana da parte degli integralisti islamici.
Concludo azzardando una previsione che vedrà sicuri perdenti le forze comandate dagli Stati Uniti mentre purtoppo la guerra intestina afgana continuerà a dilaniare il paese ancora per molti anni e sarà come il solito la povera gente a rimetterci.

Dopo il rovesciamento della monarchia in afghanistan si ebbe un periodo di instabilità, dopo qualche anno il partito democratico popolare dell'afghanistan prese il potere e varò notevoli riforme per l'arretrata società afghana che prevedevano principalmente una riforma agraria che ridistribuiva le terre a 200mila famiglie contadine, e l'abrogazione dell’ushur, ovvero la decima dovuta ai latifondisti dai braccianti. Inoltre fu abrogata l'usura, i prezzi dei beni primari furono calmierati, i servizi sociali statalizzati e garantiti a tutti, venne riconosciuto il diritto di voto alle donne e i sindacati legalizzati. Si svecchiò tutta la legislazione afghana col divieto dei matrimoni forzati, la sostituzione delle leggi tradizionali e religiose con altre laiche e marxiste e la messa al bando dei tribunali tribali. Gli uomini furono obbligati a tagliarsi la barba, le donne non potevano indossare il burqa, mentre le bambine poterono andare a scuola e non furono più oggetto di scambio economico nei matrimoni combinati.Si avviò anche una campagna di alfabetizzazione e scolarizzazione di massa e nelle aree rurali vennero costruite scuole e cliniche mediche.La laicizzazione della società afgana portò ben presto ad uno scontro fra il regime del PDPA e le autorità religiose locali, le quali cominciarono ad incitare il jihad dei mujaheddin contro "il regime dei comunisti atei senza Dio". In verità Taraki rifiutò sempre l'idea di definire il suo nuovo regime come "comunista", preferendo aggettivi come "rivoluzionario" e "nazionalista". Gli stessi rapporti con l'Urss si limitarono ad accordi di cooperazione commerciale per sostenere la modernizzazione delle infrastrutture economiche (in particolar modo le miniere di minerali rari e i giacimenti di gas naturale). L'Urss inviò anche degli appaltatori per costruire strade, ospedali e scuole e per scavare pozzi d'acqua; inoltre addestrò ed equipaggiò l'esercito afghano.Nella nuova fase politica afghana intervennero anche gli Stati Uniti d'America. L'amministrazione Carter avvertì subito l'esigenza di sostenere gli oppositori di Taraki principalmente per tre motivi: 1) in funzione anticomunista per «dimostrare ai paesi del terzo mondo che l'esito socialista della storia sostenuto dall’Urss non è un dato oggettivo» (Dipartimento di Stato, agosto 1979); 2) per creare un nuovo alleato in una zona geopolitica che aveva visto nel gennaio 1979 gli Usa perdere l'Iran con la rivoluzione khomeinista; 3) vincere la guerra fredda o quantomeno cancellare il ricordo della disfatta vietnamita del 1975. Il 3 luglio 1979 Carter firmò la prima direttiva per l’organizzazione di aiuti bellici ed economici segreti ai mujaheddin afgani. In pratica la Cia avrebbe creato una rete internazionale coinvolgente tutti i paesi arabi per rifornire i mujaheddin di soldi, armi e volontari per la guerra. Base dell'operazione sarebbe stato il Pakistan, dove venivano così costruiti anche campi di addestramento e centri di reclutamento.Buona parte dell'operazione fu finanziata col commercio clandestino di oppio afghano. A capo della guerriglia, su consiglio del Pakistan, fu posto Gulbuddin Hekmatyar, noto per la crudeltà con cui sfigurava (usando l'acido) le donne a suo dire non in linea coi precetti islamici. I mujaheddin afgani di Hekmatyar diventarono rapidamente una potente forza militare, distinguendosi in crudeltà con pratiche che prevedevano un lento scuoiamento vivo dei nemici e l'amputazione di dita, orecchi, naso e genitali.questo prima dell'intervento sovietico.I sovietici intervennero per sostenere una fazione del Partito democratico del Popolo Afghano, infatti il primo presidente della repubblica democratica afghana (taraki) era stato deposto da Amin, che radicalizzò le riforme in atto (aumentando così l'opposizione al governo), destabilizzò il paese e epurò diversi membri del partito.A posto di Amin divenne presidente dell'afghanistan Babrak Karmal.
Non solo islam; Stella rossa sull'Afghanistan.

Nel quadro disastrato dell'Afghanistan, una terza opzione sta per inserirsi tra i vili occupanti occidentali e i sostenitori della teocrazia.
I maoisti afghani annunciano l'inizio della guerra popolare contro gli imperialisti occupanti e i reazionari islamisti,di Enrico Piovesana, Peacereporter.

Stella Rossa sull'Afghanistan
A combattere contro le truppe d'occupazione della Nato in Afghanistan, presto potrebbero esserci non più solamente talebani e jihadisti, ma anche guerriglieri comunisti.Questo, almeno, è quanto si deduce da un recente comunicato del Partito comunista (maoista) afgano, formazione clandestina nata nel 2004.
''Il Partito sta per dare inizio alla guerra popolare in Afghanistan, il cui specifico carattere, nell'attuale congiuntura, è la guerra popolare rivoluzionaria nazionale di resistenza contro gli occupanti imperialisti e il loro regime fantoccio''.Così si conclude un comunicato del Pc(m)a pubblicato lo scorso 15 luglio sul sito di Shola Jawid (Fiamma eterna), organo del partito, per commemorare il compagno Azad, storico portavoce dei guerriglieri maoisti 'Naxaliti' indiani, ucciso in combattimento lo scorso primo luglio.
Il Partito comunista (maoista) afgano - la cui dirigenza è finora rimasta clandestina - è il frutto di un lento processo di riunificazione e rivitalizzazione di quel che rimaneva dei grandi movimenti maoisti afgani degli anni '60 e '70, poi sterminati dai comunisti filo-sovietici e dagli integralisti filo-americani. Un processo iniziato subito dopo l'invasione alleata del 2001 allo scopo di condurre una guerra di liberazione nazionale 'autonoma' rispetto a quella dei gruppi armati islamici nel nome di una 'terza via' alternativa sia dall'occupazione straniera che dalla teocrazia islamica.
''Se le masse afgane continueranno a pensare che l'unica alternativa sia tra la resa all'occupante straniero o il sostegno a talebani e Al-Qaeda, la miseria del nostro popolo non avrà fine'', si legge in un documento del marzo 2002. ''Il nostro partito ha deciso di mobilitarsi autonomamente per resistere all'invasione imperialista, come tappa necessaria verso una rivoluzione neo-democratica in Afghanistan. Dobbiamo infatti considerare nostri nemici non solo gli imperialisti americani e i loro alleati, ma anche i reazionari teocrati islamisti, talebani o jihadisti che siano, che oggi controllano il paese''.
Il Pc(m)a si propone come moderno erede degli Sholay (Fiamme): i militanti maoisti dell'Organizzazione dei giovani progressisti (Sazman-e Jawanan-e Mutarraqi) fondata nel 1965 da Akram Yari, maestro hazara originario di Jaghori (Ghazni).Gli Sholai - dal nome della loro popolare rivista studentesca, Shola Jawid - nacquero come un movimento giovanile di protesta contro la monarchia di Zahir Shah, i fondamentalisti islamici di Gulbuddin Hekmatyar e il comunismo filo-sovietico del Partito democratico del popolo afgano (Pdpa), diventando rapidamente uno dei maggiori movimenti di massa del paese.
Sopravvissuti alle sanguinose persecuzioni e repressioni della polizia monarchica e dei gruppi islamici integralisti, i maoisti Sholay vennero messi fuori legge dopo il golpe comunista del 1978: in migliaia vennero arrestati, torturati e uccisi. Tra loro anche Akram Yari, che però fece in tempo a lasciare un'importante eredità politica attraverso il suo discepolo Faiz Ahmad, che nel frattempo aveva fondato l'Organizzazione per la liberazione dell'Afghanistan (Ola): gruppo armato maoista che per tutti gli anni '80 combatté gli occupanti sovietici (entrando formalmente nel Fronte dei mujaheddin combattenti per la libertà), ma che ben presto entrò in conflitto con gli integralisti islamici di Hekmatyar.
Furono proprio i mujaheddin di Hekmatyar, nel 1986, ad assassinare Faiz Ahmad, provocando di fatto lo smembramento dell'Ola. Dalle sue ceneri nacquero, alla fine degli anni '80, diversi movimenti maoisti rivoluzionari e, nel 1991, il Partito comunista d'Afghanistan (Pca), che recuperò la tradizione 'terzista' degli Sholay di Akram Yari: contro "il fascismo" e "l'oscurantismo" degli integralisti e contro l'imperialismo di qualsiasi stampo.Coerentemente con questa posizione, dopo l'invasione americana del 2001, il Pca si è fatto promotore della rinascita di una resistenza armata maoista sia contro le truppe Nato che contro talebani e signori della guerra, avviando il processo politico che ha portato alla creazione del Pc(m)a nel 2004.
La rinascita del maoismo in Afghanistan si inserisce nel più generale fenomeno del risveglio dei movimenti armati comunisti in molti paesi poveri del continente asiatico. Dall'India rurale, al Nepal, alle Filippine, il maoismo si è mostrato capace di interpretare le lotte contadine e indigene contro le razzie delle multinazionali e le ingiustizie del liberismo globale. In Afghanistan esso si propone invece come strumento di liberazione nazionale e come alternativa alla teocrazia feudale: una sfida non così velleitaria, tenuto conto dell'arretratezza della società afgana e dell'esito fallimentare dell'esperimento di democrazia occidentale.

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