lunedì 2 agosto 2010

FAN BENE A STARSENE A CASA...


Il valore della memoria,al contrario di quello che possa pensare il regime che snobba decisamente la cerimonia del ricordo delle 85 vittime dell'eccidio fascista del 2 agosto 1980 a Bologna,lo tengo sempre alto nel mio cuore e lo voglio spartire con tutti quelli che credono nella giustizia vera e nella solidarietà tra le persone.
Io mi dissocio dal coro di tutti i politici e le persone che hanno condannato l'assenza dei rappresentanti del governo dittatoriale italiano in quanto molto meglio che se ne stiano a casa loro in modo da non versare inutili lacrime di coccodrillo da parte di chi ha apppoggiato e continua a sostenere se non proprio fa ancora parte dei mandanti fascisti di quella strage.
Che poi La Russa(magari c'entra pure lui con questo scempio della storia italiana?)dica che non vuole sentire fischi allora se ne stia a casa o che vada alla festa azzurra di Cascina Carlotta a Spino o in qualche raduno tre una ventina di Hammerskin per sentire qualche applauso,o che si riascolti(come fa usualmente)il discorso del Duce(quello veramente pelato)che fece a Piazza Venezia immaginandosi lui al posto del mascellone appeso come un salame.
Gli articoli tratti da"Repubblica on line"parlano della cronaca attuale il primo e offre un'intervista a Stefano Benni il secondo...ho appena finito di rivedere su Rai3"La storia siamo noi"dedicata per l'appunto ai fatti della stazione di Bologna e lo sdegno e la rabbia sono sempre gli stessi...proprio meglio che i mandanti se ne stiano zitti perchè intanto noi sappiamo chi è Stato.
Qui a margine il link dello scorso anno con i nomi di tutte le vittime:
http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2009/08/2-agosto-1980.html.

LA STRAGE DELLA STAZIONE.

2 agosto, i ministri disertano BolognaBersani: "Vogliono solo applausi".
L'esecutivo sarà assente alle celebrazioni. "Ci fischiano e noi non andiamo" dice il ministro La Russa. L'associazione dei familiari delle vittime: "Uno sfregio". Ma per il Pdl la giornata è utile "solo a minoranze di poco conto".

ROMA - Alla fine sul palco ci sarà solo il prefetto di Bologna. A casa tutti i ministri del governo, che davanti alle possibili contestazioni, hanno girato le spalle alla celebrazione della strage del 2 giugno del 1980, trent'anni fa. "E' lo spregio di un governo in fuga 1" ha tuonato l'associazione familiari delle vittime. "Siamo stati sempre fischiat 2i, ecco perché non veniamo" ha replicato seccamente il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Difendendo un'assenza che aggiunge una coda di polemiche al dolore per quegli 85 morti e alla richiesta, dei familiari delle vittime, di fare luce sugli aspetti ancora oscuri. Risposte, però, anche quest'anno, non ne arriveranno: in particolare sul segreto di Stato e sulle questioni ancora aperte dei risarcimenti e delle pensioni. Così come nessun membro dell'esecutivo salirà sul palco. "Il governo deve andare, ascoltare i problemi e se ci sono proteste ascoltare anche le proteste, non starsene a casa. Qui abbiamo ministri che vogliono solo applausi" commenta il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Ma è tutto l'opposizione a condannare la defezione dell'esecutivo. "La Russa dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa ai familiari delle vittime che ha insultato.
Non solo il governo non si presenterà alla commemorazione, ma si permette anche, con arroganza, di offendere i parenti della strage degli innocenti" attacca il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando. Pino Sgobio dei Comunisti italiani vede nell'assenza del governo "la conferma del carattere arrogante di questo esecutivo. Invece di scappare farebbero bene a lavorare per far conoscere e rendere pubblica la verità sulla strage". La maggioranza, però, fa muro e difende la decisione. "E' una scelta giusta, da alcuni anni questa ricorrenza diventa l'occasione per attacchi sconsiderati al governo" replica il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto. E anche il finiano Enzo Raisi bolla la ricorrenza come un appuntamento "utile a minoranze di poco conto per esprimersi con fischi e trombette. Evitarlo è cosa buona e giusta".
[Bologna] 2 Agosto 1980 - "Io non dimentico".

Trent'anni fa una bomba alla stazione di Bologna uccise 85 persone. Il ricordo dello scrittore.
di STEFANO BENNI
Mi sembra di avere scritto su questo ricordo, ma non so quando. Dieci, venti anni fa. Ma quando ricordo è adesso. Sento la notizia da Brunella, che compra il giornale la mattina presto a Santa Maria di Leuca. Non occorre parlare o mettersi d'accordo. Partiamo, con una vecchia Citroen, e guidiamo alternandoci per ore e ore. Quando arriviamo, siamo ancora nel pieno dei soccorsi, ancora scavano.
Trent'anni fa Bologna era diversa. Era stata colpita perché era diversa, perché era una speranza. Ora è una città come tante del Nord Italia, né brutta né bella. Ma tante persone ricordano quella data. E non certo per nostalgia del dolore. Per la speranza che combatté quel dolore. Perché qualcosa di quella speranza è rimasta. Ci sono state altre stragi, altro sangue, altro dolore inutile. L'ultima strage, quella della legalità, si consuma non con la violenza delle bombe, ma non l'astuzia della propaganda e della potenza economica. Possiamo disquisire se le persone sono le stesse, o altre, o nuove, o migliori o peggiori. Quello che è successo a Duisburg in nome del cosiddetto show, è una strage. Possiamo distinguere dicendo che non è stata pianificata, che tutti sono pentiti. Ma per chi ha perso delle persone care, è difficile distinguere, fare una scala del dolore, trovare qualche consolazione.
Quello che mi è facile invece, è ricordare chi ha ancora speranza. Pensare a quelli che scavavano, a quelli che scavano ancora. Quelli che sperano non ci sia il nome di una persona cara di un elenco di vittime. Quelli che si sentono responsabili, e cercano di evitare stragi future. Quelli che vogliono la verità. So che sono ancora tanti, anche a Bologna. Forse non sono più rappresentati, forse la loro speranza è stata ferita e irrisa, forse qualche volta pensano: perché scavare quando tutto crolla?
Ma io so che queste persone ci saranno sempre, e mi conforta. Ogni volta che torno a Bologna, vedo i nomi sulla lapide della stazione. Qualcuno si ferma e si interroga, qualcuno nemmeno sa cosa significano quei nomi. Qualcuno neanche li guarda. Ma qualche anno fa, vidi una donna straniera entrare, e mettere dei fiori sotto la lapide. Le parlai: non era una parente, era una donna che faceva solo un gesto di ricordo, di rispetto, non davanti alle autorità, ma davanti ai suoi sentimenti. Al di là di ogni retorica e cerimonia, c'è sempre la forza di queste persone che sperano. E io spero che Bologna le ascolti molto di più, che sappia ritrovare il rapporto con la sua energia passata, che non ne faccia una statua in un museo.Anche io, nel mio piccolo sforzo, scavo ancora, anche se dovrei e vorrei farlo di più. E scavando ho ritrovato il ricordo di quegli anni e posso dirlo forte: non dimentico e non voglio dirlo solo il due agosto.

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