venerdì 3 maggio 2013

IL VERO DRAMMA DI PALAZZO CHIGI

Passato un primo maggio ricco di tensioni più che di festa,e assestati gli ultimi colpi alla democrazia con le nomine dei sottosegretari e dEi vice ministri(un nome su tutti Miccichè)ecco lecito spendere due parole sulla sparatoria di qualche giorno addietro avvenuta davanti a Palazzo Chigi.
Sinceramente troppo il clamore sul carabiniere ferito durante il proprio lavoro e sul suo assalitore che ancora non ha capito bene che cosa dire e come scusarsi,un personaggio carico di situazioni personali anche volute e cercate,che hanno fatto passare in secondo piano il dramma ben maggiore che si stava compiendo all'interno dell'edificio.
Come evidenziato nell'articolo di Senza Soste il vero colpo di pistola l'ha sparato Letta alla tempia di tutti gli italiani,uno che fino a qualche giorno prima diceva"mai con Berlusconi"e che ora lo vorrebbe a copo di qualche commissione forse anche a quella che dovrebbe cambiare la Costituzione italiana.
L'opposizione purtoppo ora non è più politica ma anche sociale,e chi è seduto ai posti di comando sa che ora non si scherza e che c'è in gioco molto di più di un'alzata di mano,e questo vale per tutti.

Palazzo Chigi boom boom
Il vero boom boom di Palazzo Chigi di ieri non è rappresentato dagli spari che hanno ferito due carabinieri, di cui uno gravemente, nella mattinata di ieri. Ma dal fragore delle stupidaggini che sono state sparate dal mainstream televisivo e giornalistico a partire dal momento in cui si è sparsa la notizia sugli spari nel piazzale antinstante Palazzo Chigi. E sì che lo squilibrio delle forze in campo era praticamente titanico: a una parte una persona che aveva perso il lavoro, e la fiducia nella vita, dall'altra il coro dei media e degli eletti "responsabili e pervasi dal senso delle istituzioni".
A sparare per primo, immancabile, è stato il sindaco di Roma Alemanno. Pronto a indicare il mandante nel movimento di Grillo. Stiamo parlando del M5S che, il giorno dopo l'elezione di Napolitano, ha frenato visibilmente un corteo trasformandolo in una passeggiata per il timore di essere indicato come "violento". E' evidente che si cerca qualsiasi pretesto per delegittimare ogni tipo di opposizione frantumando ogni limite del ridicolo. Repubblica riporta solerte una dichiarazione corale dei neoministri sulla vicenda: "non ci faremo intimidire". Mostrare i muscoli contro un ex muratore disoccupato deve sembrare una cosa seria. Non mancano le ricerche dei cattivi maestri, lessico anni '70 ripescato istantaneamente: in assenza di qualche new entry della guerriglia si è indicato i soliti Grillo e Travaglio.
Nel coro media-istituzioni poco polifonico, a parte qualche eccezione fiduciosa nell'impossibile (che le istituzioni facciano qualcosa per la crisi), il dramma della società italiana si diluisce fino a scomparire velocemente. Tra lanci di agenzia sul "pazzo isolato" a dichiarazioni sui mandanti il collasso di gran parte della società italiana non c'è più. A noi viene da mettere in parallelo la stessa mattina di due persone molto differenti.
Quella di Luigi Preiti, lo sparatore e quella di Dario Franceschini, uno dei ministri che ha giurato a Palazzo Chigi. Il primo oltre a perdere lavoro e famiglia non ha mai nemmeno azzeccato la combinazione giusta al videopoker. Il secondo, dopo aver giurato sulla costituzione come segretario del Pd, rappresentando l'opposizione costituzionale a Berlusconi, ha azzeccato la combinazione politica giusta e si è infilato al governo con Alfano. Il primo la sera precedente si è infilato in un albergo a due stelle, presumibilmente tiratissimo, per arrivare a bersaglio in tempo. Il secondo alla vigilia si è tirato a lucido per una cerimonia dove passava all'incasso della liquidazione di una linea politica ("mai con Berlusconi") ribadita fino a pochissimi giorni prima.
Rimane solo da chiedersi chi, tra Preiti e un Franceschini, la spari più grossa e più pericolosa.

redazione
29 aprile 2012

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