giovedì 17 maggio 2012

UN VICEQUESTORE ASSASSINO

Certe notizie fanno girare i coglioni più di altre,e questa del suicidio di Alina Bonar Diachuk li fanno andare vorticosamente in quanto si è trattato di un vero e proprio sequestro di persona e di un omicido,così come è questo il capo d'imputazione che il PM ha notificato al vicequestore Carlo Biffi che è pure il capo dell'ufficio immigrazione di Villa Opicina,frazione a nord di Trieste.
Subito,come riportato dalla cronaca tratta da Senza Soste che cita"Il Manifesto",non è stato chiaro questo gesto estremo della donna ucraina,e perquisizioni nel commissariato e a casa del bastardo vice questore hanno fatto sì che tali immobili siano stati etichettati come luoghi nostalgici che ben potevano starci una settantina di anni fà in Italia durante il regime fascista.
Luoghi pubblici dove il cartello dell'ufficio immigrazione è stato sostituito col un ben più d'impatto "ufficio d'epurazione"con sotto la foto del dvce,un'onta verso la Costituzione italiana e un vanto per la maggior parte della sbirraglia e dei questurini nazifascisti che infestano le caserme.
Gente come Biffi,che giustamente nonostante le gravi accuse si sente tranquillo visto che è un bastardo vicequestore col culo parato in primis dal ministro Severino,andrebbe appesa a testa in giù anche viva e non solo esposta come un salame come il merdoso di Predappio,affinchè parenti,amici e simpatizzanti di gente come Alina possa divertirsi molto a giocarci.
Due links interessanti sulla stessa vicenda:http://www.giornalettismo.com/archives/310480/la-questura-con-laltarino-di-mussolini/ e http://donneviola.wordpress.com/2012/05/15/alina-e-lufficio-epurazione/ .

Suicida in questura. C'era la scritta "ufficio epurazione" sotto una foto del Duce.
Sta assumendo aspetti più che inquietanti, anzi decisamente preoccupanti, la vicenda della morte di una giovane ucraina, Alina Bonar Diachuk. Alina, 32 anni, si è suicidata infilando il collo dentro un cappio che aveva appeso al termosifone della cella in cui era stata rinchiusa due giorni prima, nel commissariato di villa Opicina, a Trieste.
All'inizio la storia sembrava doversi risolvere in un triste caso di suicidio. Ma presto - anche grazie all'impegno dei giornali locali e dei mediattivisti - hanno cominciato ad emergere particolari poco chiari. Il primo: Alina non doveva essere lì. La ragazza, accusata di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, era stata scarcerata il 14 aprile dopo aver patteggiato. Che ci faceva allora, due giorni dopo, in una cella del commissariato? E che cosa era accaduto in quelle 48 ore? La ragazza dopo la sentenza era stata prelevata da una pattuglia della polizia, guidata da Carlo Biffi, capo dell'ufficio immigrazione e vicequestore. Secondo quanto ricostruito finora avrebbe dovuto essere trasferita nel Cie di Bologna. Fatto sta che dopo 48 ore era ancora a Villa Opicina. Sulla stanza in cui era rinchiusa "vegliava" fissa una teelcamera di sorveglianza. A quanto pare la ragazza dopo essersi stretta il cappio al collo ha avuto un'agonia di 40 minuti: più di mezz'ora in cui nessuno ha dato uno sguardo alla telecamera. Cosa piuttosto grave, visto che la ragazza aveva già tentato il suicidio in carcere.
Da lì sono partite le indagini. Ed è stato subito chiaro che in quel Commissariato c'era qualcosa che non andava. Tanto che ora Biffi è indagato per omicidio colposo e sequestro di persona.
Le perquisizioni nell'ufficio di Biffi hanno portato alla luce una realtà spaventosa: non solo altri fascicoli riguardanti immigrati che erano stati detenuti nel tempo dentro al commissariato senza alcuna copertura giudiziaria. Ma un cartello con su scritto "ufficio epurazione" - invece di ufficio immigrazione - con sopra la foto di Mussolini.
Insomma, l'ufficio della questura era un vero "altarino" alla ideologia fascista. E di lì dovevano passare gli immigrati. Chissà se Alina sapeva dove era finita.
Lo stesso materiale è stato trovato anche a casa di Biffi. Incredibilmente, di fronte a questi dati di fatto che certo non rendono onore al dirigente di una questura, l'Associazione nazionale funzionari di polizia ha espresso "solidarietà" a Biffi. E ha invitato la stampa a non associarlo all'estrema destra, visto che a casa sua è stato trovato anche materiale di "estrema sinistra". Probabilmente l'Associazione si riferisce al fatto che tra vari testi antisemiti (come i "classici" "Mein Kampf" e "La Difesa della razza") è stato trovato anche il libro di Karl Marx "La questione ebraica". Insomma, materiale di estrema sinistra...
Il procuratore capo della Procura di Trieste Michele Dalla Costa ha detto di voler andare fino in fondo, anche sulla questione degli stranieri detenuti illegalmente - senza un provvedimento amministrativo o penale - nelle stanze del commissariato. A quanto pare "sarebbero decine i casi riscontrati nello scorso mese di aprile", ha detto al quotidiano IlPiccolo di Trieste Dalla Costa.
Negli stessi giorni Paolo Polidori, consigliere regionale della Lega, durante il congresso del Carroccio aveva pronunciato un intervento smaccatamente antisemita: "La crisi - ha detto - è determinata dal potere finanziario mondiale, che è in mano a un sistema giudaico-massone".
"Sono allibito e furibondo allo stesso tempo - commenta Roberto Antonaz, consigliere regionale di Rifondazione - perché i diritti delle persone vengono violati dagli alti dirigenti: Biffi è vicequestore. Il numero due della questura. Serve un'inchiesta che porti al totale rinnovamento della questura triestina. Perché dubito che l'orientamento del vicequestore non fosse noto a chi lavorava con lui". Il gruppo di Rifondazione ha presentato un'interrogazione in regione sulla vicenda.
Cinzia Giubbini
15 maggio 2012

Nessun commento: