Nonostante il permesso di manifestare nelle ore precedenti il match ai falangisti spagnoli,vera e propria provocazione di qualche franchista del cazzo col culo parato numericamente in misura quasi doppia dalla sbirraglia fascista spagnola,e la solita censura di uno stadio intero che ha fischiato l'inno prima della partita,il "gemellaggio"di stampo prettamente politico da parte dei baschi e dei catalani ha fatto incavolare e non poco sia il governo che la monarchia iberica.
Il primo articolo è stato scritto prima dell'inizio della partita mentre il secondo dopo la fine,entrambi presi da Senza Soste e dove la voglia di autodeterminazione dei due popoli in lotta ha vinto nettamente contro il governo e la polizia fascista spagnola.
Spagna, Coppa del re: fascisti contro indipendentisti
A poche ore dall'attesissima finale di Coppa del Re tra Athletic Bilbao e Barcellona, cresce la tensione e con essa i timori di possibili incidenti tra le frange fasciste madrilene e le tifoserie delle due squadre.
E' notizia di martedì, infatti, dell'incredibile placet arrivato dalla polizia della capitale per lo svolgimento di una manifestazione organizzata dalla Falange e da altri gruppi neofascisti e neonazisti sotto il motto "Contro i separatismi una bandiera" che si concluderà a poche ore dal match in Plaza Chamberì, a soli 500 metri dall'Athletic Hiria, la mega tensostruttura che ospiterà i circa 40-50mila tifosi baschi (30mila dei quali senza biglietto). Alla manifestazione aderiranno anche le frange più radicali del tifo organizzato del Real e dell'Atlético Madrid, e i timori maggiori, così come riportano alcuni "informes" della polizia spagnola, riguardano cosa possa accadere una volta scioltosi il corteo visto che l'obiettivo è quello di cercare l'assalto ai tifosi di Athletic e Barca. Aggiungiamo noi che un timore supplementare è rappresentato dal comportamento che terranno le forze dell'ordine spagnole, tradizionalmente avverse ai nazionalismi "periferici". La raccomandazione per i tifosi delle due squadre è comunque quella di non andare in giro per la città a piccoli gruppi per non correre il rischio di essere aggrediti da ronde di fascisti.
Non ha certo gettato acqua sul fuoco la presidentessa della Comunidad Madrilena, Esperanza Aguirre (PP) che ha auspicato la sospensione dell'incontro nel caso (certo) che venga sonoramente fischiato l'inno di Spagna e contestato il Re. Quel che è certo è che venerdì prossimo non si vivrà soltanto un importante incontro di calcio, ma piuttosto un concentrato di quel che il sociologo francese Bromberger, in relazione al gioco del pallone, mutuandone il concetto da è solito definire "fatto sociale totale": un qualcosa che in sé racchiude sport, cultura, politica e chissà quant'altro.
La sfida (politica) è peraltro iniziata sotto una cattiva stella: la rinuncia del Real Madrid (sembra sotto il ricatto degli Ultras Sur) ad offrire il Santiago Bernabeu per la disputa della finale, l'unico stadio in grado di soddisfare buona parte delle richieste provenienti dalla tifoseria dell'Athletic (stimate intorno alle 60-70mila). E' così che in un secondo momento si è dovuto ripiegare sul meno capiente Vicente Calderòn, casa di quell'Atlético che appena due settimane fa ha annichilito l'Athletic nella finale di Europa League a Bucarest.
Non dovrebbero esserci problemi invece tra le tifoserie di Athletic e Barcelona. Al di là dell'inimicizia tra le frange più radicali (Herri Norte da una parte e Boixos Nois dall'altra), le due tifoserie hanno studiato forme di protesta comuni. Oltre a contestare inno e Re, al minuto 8' sarà ricordato da tutto lo stadio Aitor Zabaleta, il tifoso della Real Sociedad pugnalato a morte da un ultrà neofascista del Frente Atlético (Atlético Madrid). A proposito di timori fondati...
Proprio l'aspetto prettamente sportivo è forse l'ultimo di cui sembrano interessarsi le cronache dei giornali. Un po' per il pronostico, che sembra onestamente chiuso a favore del Barcellona, un po' perché questa finale è la riedizione di quella di Valencia del 13 maggio 2009 e anche in quel caso furono talmente tanti gli interessi extracalcistici che accompagnarono la sfida (come non ricordarsi la polemica per i fischi all'inno con la farsa della diretta oscurata dalla tv di stato LINK).
L'Athletic dovrebbe poter contare su tutti i propri effettivi, anche se Iturraspe e Herrera non sono al meglio. Il Barca, per quella che sarà l'ultima di Guardiola sulla panchina blaugrana, dovrenno fare a meno di Dani Alves e Piqué. Proprio l'assenza dello stantuffo brasiliano, che dovrebbe essere sostituito da Adriano, potrebbe essere una chiave di volta a favore dell'Athletic che su quella fascia schiererà Muniain.
Fischio d'inizio alle 22. Ma la partita, nel suo complesso, è già iniziata da tempo.
per Senza Soste Tito Sommartino
25 maggio 2012
Ieri sera sono andate in onda due partite: la versione manipolata trasmessa dalla tv spagnola della finale tra Barça e Bilbao, e quella che decine di migliaia di baschi e catalani hanno potuto vedere con i propri occhi dalle gradinate del Vicente Calderòn.
Alle dieci in punto lo stadio ha letteralmente subissato di fischi le prime note dell’inno nazionale spagnolo. I tifosi del Barça e dell’Athletic Bilbao si sono dovuti impegnare, perché molti dei fischietti che si erano portati sono stati sequestrati ai tornelli dello stadio. E anche perché i previdenti organizzatori dell’evento hanno sparato la Marcia Reale ad un volume incredibile, per tentare di contrastare il boato critico della folla. Ma non c’è stato niente da fare, perché anche questa volta i fischi sono stati assai più rumorosi dell’amplificazione del Vincente Calderòn.
Poi tutto è andato avanti tranquillo, mentre i tifosi delle due squadre avversarie sedevano l’uno accanto all’altro ammantati delle loro bandiere e cantando le proprie canzoni. Finché l’arbitro non ha fischiato la fine del match e i giocatori del Barcellona hanno omaggiato i propri avversari portando in trionfo non solo la loro bandiera, quella gialla e rossa della Catalogna, ma anche l’Ikurrina basca. Per la cronaca, l’incontro è finito con uno schiacciante 3 a 0 della squadra di Guardiola su quella di Bielsa. Un risultato annunciato. Ma in realtà la vera sfida non era quella durata per i 90 minuti dello scontro in campo, bensì quella ingaggiata dagli spalti durante i 27 secondi in cui l’attenzione dei media, degli analisti, dei politologi era tutta concentrata sulla reazione dello stadio all’inno nazionale. E il risultato è stato chiaro: popoli in lotta 1, Regno di Spagna 0.
Ma la televisione spagnola ha deciso di censurare quello che accadeva in campo, inquadrando più volte il Principe Felipe di Borbone in tribuna d’onore. E appena le prime note dell’inno nazionale sono cominciate a risuonare la regia ha abbassato al minimo i fischi e i rumori provenienti dalle gradinate ed ha alzato al massimo la Marcia Reale. Un trucchetto vile, e annunciato. Ma che ha avuto il suo effetto, tanto che oggi molte delle cronache della partita di ieri sera che i lettori spagnoli possono leggere sui loro quotidiani parlano di ‘pochi fischi’ e di ‘flop della contestazione’.
Una censura e una manipolazione che non sono andate giù a baschi e catalani. Che ieri hanno anche dovuto subire l’affronto di una marcia fascista autorizzata dalle autorità spagnole in pieno centro cittadino, a Madrid. Centinaia di estremisti di destra hanno sfilato con saluti romani, bandiere franchiste e striscioni che reclamavano la liberazione dal carcere del nazista Josué Estébanez. Il militare dell’esercito spagnolo che l’11 novembre del 2007 accoltellò a morte, all’interno di un vagone della metropolitana di Madrid, il sedicenne Carlos Palomino, reo di essere uno skin head antifascista e di essere in viaggio per raggiungere una manifestazione convocata contro un’organizzazione dell’estrema destra. In molti avevano chiesto che la marcia convocata dalla Falange e da altri gruppuscoli nazionalisti spagnoli fosse proibita o almeno posticipata a lunedì, ma alla fine chi di dovere ha deciso di stendere un tappeto rosso ai fascisti con le bandiere spagnole adornate con l’aquila imperiale che hanno cominciato a sfilare dopo le 18 da Piazza Alonso Martínez. Protetti da un numero quasi pari di poliziotti, i 'coraggiosi' fascisti hanno scaricato la loro rabbia con insulti e minacce nei confronti dei tifosi del Barça e dell'Athletic, protetti dai cordoni di Polizia. Gli slogan quelli truci di sempre: “Euskal presoal (Prigionieri baschi), camera a gas”, “Non ci ingannate, le province basche sono Spagna”. In testa al mortifero corteo uno striscione che recitava: «Contro il separatismo, una bandiera». E poi un'altra, poco dietro che tuonava: "L'unità della Spagna non si vota e non si negozia"...
tratto da http://www.contropiano.org26 maggio 2012
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