venerdì 4 febbraio 2011

ARIA DI GOLPE!

Senza entrare nel merito del tema del federalismo che comunque comprometterebbe di certo la gente già in condizioni economiche critiche,voglio fare una riflessione sulla pericolosa deriva che ieri si è avuta in Italia dal punto di vista politico,ovvero la certezza di essere entrati in pieno regime se qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi.
La legge sul federalismo municipale(termine errato come si può leggere avanti)non passa?Allora si convoca in serata il consiglio dei ministri che da solo decide di promulgare un decreto legge ad hoc per far contenti Bossi e i maiali leghisti(lo stesso senatùr aveva promesso di uscire dal governo nel caso di voto negativo al pomeriggio...ma lasciamo perdere).
Poteva esssere una legge in materia di edilizia,oppure sul divorzio o sull'aborto o qualsiasi altro argomento che comunque,scavalcando le camere ed il normale iter legislativo,il regime potesse approvare lo stesso la questione concependola in un cdm.
Ma non è una novità che questa dittatura faccia le scelte più importanti al di fuori del Parlamento,eleggendo a teatro delle consultazioni e delle decisioni politiche i salotti di Bruno Vespa,Palazzo Grazioli,Arcore e villa Certosa.
E'notizia odierna che il Presidente della Repubblica Napolitano abbia rigettato il decreto legge di ieri sera definendolo"irricevibile"in quanto il cdm convocato d'urgenza ieri sera a dirla in parole povere è anticostituzionale in quanto non è stato annunciato l'ordine del giorno durante i lavori parlamentari e senza che lo stesso Napolitano fosse stato avvisato.
Golpe,colpo di stato,putsch o come lo si possa e voglia chiamare quello di ieri sera è il preludio di un grave sorpassamento dei diritti politici di un paese democratico,aprire gli occhi e le orecchie prego.
Contributi dal sito di"Repubblica.it"con in primis il commento odierno di Napolitano e le relative reazioni politiche,e a seguire il punto fino a ieri sera.

Federalismo, Napolitano stoppa il dl.


"Irricevibile, comportamento scorretto"Il presidente della Repubblica rinvia al governo il controverso provvedimento. "Prima di approvarlo in difformità dagli orientamenti parlamentari doveva dare comunicazione alle Camere". Calderoli: "Orgoglioso del decreto e senza paura del Parlamento. Quella del Colle è solo un'interpretazione"
ROMA - "Irricevibile". Così il presidente della Repubblica ha bollato il decreto sul federalismo approvato ieri 1 in fretta e furia dal Consiglio dei ministri dopo la bocciatura nella commissione Bicamerale. "Non ci sono le condizioni per varare il decreto". Il Quirinale fa sapere di non poterlo emanare. Ma non basta. Nella lettera con cui ha decretato lo stop, Giorgio Napolitano osserva che "non giova a un corretto svolgimento dei rapporti istituzionali la convocazione straordinaria di una riunione del governo senza la fissazione dell'ordine del giorno e senza averne preventivamente informato il presidente della Repubblica, tanto meno consultandolo sull'intendimento di procedere all'approvazione definitiva del decreto legislativo. Sono certo - continua il capo dello Stato - che ella comprenderà lo spirito che anima queste mie osservazioni e considerazioni".

Poche ore prima del no del Quirinale, sbarcando a Bruxelles per il Consiglio Europeo, Silvio Berlusconi aveva auspicato proprio di "non avere problemi con Napolitano". Poi, la replica, arrivata in tarda mattinata, affidata a un comunicato: "Il presidente della Repubblica ha inviato una lettera al presidente del Consiglio in cui rileva che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione".

Nella nota si precisa che "non sussistono - è scritto nella nota - le condizioni per procedere alla richiesta emanazione,non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l'esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall'art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l'obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari". Pertanto, riferisce ancora il Quirinale, "il capo dello Stato ha comunicato al presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal governo".

"Non posso sottacere che non giova ad un corretto svolgimento dei rapporti istituzionali la convocazione straordinaria di una riunione del governo senza la fissazione dell'ordine del giorno e senza averne preventivamente informato il presidente della Repubblica, tanto meno consultandolo sull'intendimento di procedere all'approvazione definitiva del decreto legislativo. Sono certo che ella comprenderà lo spirito che anima queste mie osservazioni e considerazioni" conclude il capo dello Stato, nella lettera inviata a Berlusconi, pubblicata integralmente sul sito del Quirinale.

Alla nota ha risposto, nel corso di "una lunga e cordiale telefonata" - così l'ha definita - il leader della Lega Umberto Bossi assicurando che si recherà in Parlamento insieme a Roberto Calderoli a dare comunicazioni sul decreto. Il leader del Carroccio, informa un comunicato, ha preso il duplice impegno di salire al Colle la prossima settimana e di andare con Calderoli nelle aule parlamentari a dare comunicazioni sul decreto sul federalismo fiscale municipale.

Dispiaciuto di "perdere così dieci, quindici giorni" per quelle che ha definito "sterili polemiche" è proprio Calderoli, che si è detto comunque orgoglioso di un decreto che resta "non suscettibile di modifiche". "L'unica cosa che prevede la legge è che il governo dia comunicazioni alle Camere, dopo di che può esserci un voto su di esse ma il testo resta quello. Non ho paura di andare a mostrare in Parlamento un prodotto di cui siamo orgogliosi", ha detto il ministro parlando a Radio Padania Libera. Per lui la scelta del presidente della Repubblica sul federalismo è solo "un'interpretazione". "Io - ha spiegato - pensavo che una volta recepite le osservazioni delle commissioni di Camera e Senato potessimo passare all'approvazione. Il Colle ritiene sia necessario un passaggio in aula in base al quarto comma dell'articolo 2 della legge 42. Sono convinto che questo federalismo sarà approvato dalle Camere". E se i gruppi parlamentari decideranno di presentare dei testi da mettere al voto dell'aula "sulle comunicazioni che farò" sul federalismo municipale, allora "io chiederò il voto di fiducia", ha annunciato il ministro da Radio Padania sottolineando che avrebbe però preferito un provvedimento "ancora più federalista. Ma questo è un gradino".

Le reazioni. "E' una vergogna che si sia voluto procedere contro il Parlamento. E' un incredibile strappo alle regole costituzionali". Così, parlando all'assemblea del Pd, Pier Luigi Bersani torna sull'approvazione del decreto federalista da parte del consiglio dei ministri. "Sul federalismo dico al centrodestra fermatevi, fermatevi. Non si può forzare la mano su un tema così delicato", ha detto Bersani, e poi rivolto alla Lega: "Con Berlusconi il federalismo non lo farete". "Noi siamo un partito - ha aggiuno - intimamente autonomista ma non potremo mai sostenere pasticci senza capo né coda. Tremonti dice vedo, voto, pago. Io dico è l'era del 'pago, pago, pago'".

Per il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: "Dopo lo stop intimato dal Capo dello Stato e, soprattutto, dopo la bocciatura da parte del Parlamento al decreto sul federalismo, approvato ieri in fretta e furia dal Cdm, abbiamo la prova provata che il Paese si sta avviando verso un pericoloso regime. Se Berlusconi non viene fermato in tempo, e ci auguriamo che si dimetta, questo processo sarà irreversibile e peserà come un macigno sul futuro economico, politico, sociale e morale dell'Italia. Per il bene del Paese si restituisca subito la parola ai cittadini".

"Era evidente fin da ieri che sarebbe andata a finire così. Dopo la bocciatura della commissione bicamerale, tutti sapevano, anche quelli che nella maggioranza hanno fatto finta di niente, che il provvedimento sul federalismo non avrebbe potuto proseguire il suo iter". Ha affermato il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, che ha aggiunto: "Da Napolitano, garante come sempre assoluto delle nostre istituzioni, è venuto un atto ineccepibile che blocca una norma illegittima".

La decisione del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, di considerare "irricevibile" il decreto sul federalismo municipale, senza che il governo abbia riferito alle camere, rappresenta "un atto dovuto", ha detto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, lasciando Montecitorio. Per l'ex presidente della Camera "sarebbe stata una follia prendere una scorciatoia di questo tipo".

Su questo punto non è del tutto d'accordo il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: "Per ciò che riguarda il federalismo è evidente che deve esserci un passaggio parlamentare nelle aule di Camera e di Senato. Rispetto a polemiche del tutto strumentali o forzate della sinistra per la quale il federalismo è solo una sorta di grimaldello per destabilizzare il quadro politico, non si può far finta comunque che finora sul tema ci sono stati molteplici riscontri in almeno sei commissioni parlamentari".

A nome di Futuro e libertà, Fabio Granata ha commentato: "Dopo lo stop di Napolitano, cosa aspetta la Lega a prendere atto che il berlusconismo è finito? Per riformare e modernizzare l'Italia occorre aprire una pagina nuova e costituente nella quale la Lega può essere, insieme a noi e alle altre forze politiche, protagonista. Ma Berlusconi deve fare un passo indietro e non paralizzzare l'Italia e la politica italiana".

Per il presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo, quello di cui si sta parlando "non è federalismo". Anticipando il contenuto del suo intervento al convegno di Eunomia dal titolo "Il titolo V della Costituzione: lo Stato dell'arte nella giurisprudenza costituzionale", De Siervo ha così commentato: "Se nascesse, in ipotesi, un conflitto giuridico, non politico, arriverebbe davanti alla Corte e quindi la Corte sta zitta. Quello che si può dire tranquillamente, ma non riguarda il conflitto, è che quello di cui si sta parlando non è federalismo, dire federalismo municipale è una bestemmia: è come dire che un pesce è un cavallo, sono due cose che non stanno insieme. Si chiama autonomia finanziaria - ha spiegato il presidente della Corte Costituzionale -. Il federalismo è un processo di unificazione progressiva di Stati che erano sovrani verso un unico Stato gestore. Che c'entra questo con l'autonomia finanziaria dei Comuni decisa dal Parlamento nazionale?".

(04 febbraio 2011)

Federalismo,ok per decreto,ignorato lo stop della bicamerale.

Il dl sul fisco municipale ottiene 15 voti a favore e 15 contrari. Ma un cdm straordinario vara comunque il provvedimento. Bossi: "Per ora niente elezioni". Bersani: "Schiaffo al Parlamento". Fini: "Situazione senza precedenti". Scontro maggioranza opposizione sulla composizione della commissione.
ROMA - Finisce 15 pari la votazione nella cosiddetta "bicameralina" sul federalismo municipale. Nonostante i tentativi del governo, che ha cercato di scongiurare fino all'ultimo momento questo risultato modificando il testo più volte, il risultato finale è che il parere formulato dal relatore è sostanzialmente respinto. Il governo, però, non se ne cura. Convoca in serata un consiglio dei ministri straordinario e approva il provvedimento. "Finalmente i comuni avranno le risorse senza andarle a chiedere col cappello in mano. I soldi resteranno sul territorio dove sono stati prodotti" esulta Umberto Bossi. Mentre fonti del governo fanno sapere che il decreto approvato è quello con tutte le modifiche frutto del confronto in bicamerale e dell'intesa con l'Anci. Ora il decreto dovrà passare al vaglio del Quirinale.

"Una svolta storica": così il premier avrebbe definito la riforma secondo chi era presente al Consiglio dei ministri. Berlusconi avrebbe anche posto subito i prossimi obiettivi: allargare la maggioranza e rafforzare la squadra di governo e, al più presto, la nomina di nuovi sottosegretari.

Furiosa la reazione dell'opposizione. "Un inaudito schiaffo al Parlamento, una lesione senza precedenti delle prerogative delle commissioni parlamentari fissate per legge. Un vero atto di arroganza. Il governo Berlusconi-Bossi, dopo tanta propaganda, finisce per approvare con un colpo di mano il federalismo delle tasse" attacca il segretario del Pd, Pierluigi

Bersani. "E'un vero e proprio esproprio eversivo contro il parere del Parlamento" afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando. In precedenza si era fatto sentire anche Gianfranco Fini: "E' una situazione senza precedenti. Chi conosce le regole della Bicamerale sa che in caso di pareggio il provvedimento si intende respinto".

Il voto nella bicameralina. Per evitare il pareggio la Lega aveva fatto un ulteriore tentativo di salvare il decreto chiedendo di procedere per parti separate, ma il tentativo è stato bocciato dalle opposizioni. Per evitare il blitz, infatti, Giuliano Barbolini (Pd) e Felice Belisario (Idv) hanno ritirato le loro relazioni e quindi la Lega ha ritirato la propria proposta. La vittoria a maggioranza, però, era legata all'atteggiamento di un senatore di Fli, Mario Baldassarri. Il quale, iniziata la riunione, ha gelato la maggioranza, sillabando: "La mia valutazione del provvedimento non può essere positiva".

Le reazioni. Le interpretazioni sul valore del pronunciamento della commissione sono divergenti. "E' solo un parere consultivo, il governo può tranquillamente andare avanti con il decreto sul federalismo", sostiene il vicepresidente della Camera Antonio Leone (Pdl). "Niente elezioni, andiamo avanti con il decreto" ha rincarato il presidente della Bicamerale Enrico La Loggia, sostenendo che il voto in Bicamerale sancisce che "è come se il parere della bicamerale non fosse stato espresso: come prevede la legge si può fare benissimo il decreto, anche nella versione modificata sulla quale c'è il parere favorevole della commissione Bilancio del Senato". Ed ancora: "Troppi del Terzo polo, la commissione va rivista". Richiesta alla quale si accoda la Lega che chiede a Fini e Schifani di intervenire. Il giudizio del Pd è critico a 360 gradi. "Non ci sono le condizioni nè giuridiche, nè politiche per andare avanti. Berlusconi e Bossi prendano atto della situazione" afferma Bersani. "Il voto di oggi certifica l'inesistenza di una maggioranza in Parlamento. Bisogna restituire la parola ai cittadini e tornare alle urne" dice Antonio Di Pietro. Per il Terzo polo la "vittoriosa macchina" del federalismo leghista si è inceppata.

(03 febbraio 2011)

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