martedì 6 ottobre 2009

MODIFICHE IN ATTO?

Sì,importanti modifiche costituzionali quelle che si stanno decidendo in queste ore con la palla in mano alla consulta della Corte Costituzionale per una proposta di legge che è già comunque passata lo scorso anno,uno dei primi interventi del regime che si è autoconfezionato nella nuova legislatura,il Lodo Alfano.
E subito la procura di Milano è stata esclusa dal dibattito,fatto di per se già molto negativo per il proseguimento degli interventi che si terranno in questi giorni,dicono i ben informati che al massimo sabato si arriverà ad un giudizio che potrebbe vedere il Lodo Alfano costituzionale,non costituzionale o costituzionale con riserve e modifiche.
Il premier prestigiatore ha sollevato dal cappello a cilindro delle menzogne tramite i suoi avvocati Ghedini,Pecorella e Longo(l'amico Previti è pure lui felicemente indagato in molti processi)la sostanza che essendo il dio in terra lui è il premier"primus super pares",ovvero al di sopra degli altri,intoccabile e ingiudicabile.
Una vera ondata di merda legalizzata in quanto a me sembra che Berlusconi sia più che altro"in aria"per motivi che vanno dall'abuso di psicofarmaci e di droghe all'eccesso di Viagra e non certo per suggerimento ed investitura divina come ai tempi degli imperatori cui il nostro tiranno invidia molte cose!
L'articolo a firma di L.Milella(Repubblica)traduce termini da aula giudiziaria in argomentazioni più terra terra per gente come me che non potrà mai permettersi di far scempio della Costituzione e di far parte del crimine organizzato,di essere pusher-protettore-corruttore e rimanere impunito senza usufruire della cricca di avvocati che il premier può permettersi.
Ghedini: "La legge è uguale per tutti, non la sua applicazione"Udienza chiusa alle 12, nel pomeriggio giudici in camera di consiglio.

Lodo Alfano, oggi la ConsultaI legali: "Premier sopra agli altri".

La Consulta non ammette l'intervento della Procura di Milano"Amarezza per il no, ora possibile dichiarazione di legittimità".

ROMA - "La legge è uguale per tutti, ma non necessariamente lo è la sua applicazione", "Il premier non è 'primus inter pares' come vuole la tradizione liberale, ma 'primus super pares'". Le nuove definizioni giuridiche di Niccolò Ghedini e Gaetano Pecorella, rappresentanti legali del governo davanti alla Corte Costituzionale, hanno segnato le prime ore del confronto sul Lodo Alfano, sulla cui costituzionalità, la Consulta è chiamata da oggi a decidere. La diversità del presidente del Consiglio, secondo i due avvocati giustifica il trattamento diverso dagli altri parlamentari contenuto nel lodo. E, intorno a queste definizioni, è sembrata girare questa prima giornata di discussione. E, esauriti tutti i preliminari e le presentazioni delle diverse posizioni favorevoli o contrarie alla costituzionalità del provvedimento, nel tardo pomeriggio, i quindici giudici dovrebbero entrare in camera di consiglio. Ne usciranno solo dopo aver raggiunto un verdetto: costituzionale, incostituzionale o costituzionale con indicazioni di modifiche. Quando? Dopo poche ore o fra qualche giorno. Indicativamente, entro sabato. I giudici della Consulta, infatti, dovranno affrontare altre cinque questioni che riguardano leggi regionali. Difficile, dunque, al momento prevedere i tempi della decisione sul lodo Alfano. La Consulta si è riunita al plenum, con tutti e 15 i giudici, e il lodo è al primo punto nell'ordine del giorno. L'udienza si è aperta con un minuto di silenzio per i morti dell'alluvione a Messina. Il presidente della Corte, Francesco Amirante, ha subito passato la parola al giudice relatore, Franco Gallo, per riassumere i motivi dei tre ricorsi contro la legge che sospende i processi contro le quattro più alte cariche dello stato.
Nel frattempo televisione e fotografi sono stati fatti uscire dalla sala. Dopo una sospensione di 45 minuti, i giudici hanno deciso di non ammettere l'intervento della Procura di Milano, che non sarebbe titolata a intervenire in giudizio come parte. "Vedo negativamente l'inammissibilità", ha dichiarato l'avvocato dei pm milanesi, Alessandro Pace, "apre spiragli alla non accettazione dei ricorsi contro il lodo Alfano". L'arringa dei difensori. Ai banchi della difesa gli avvocati - e parlamentari - Niccolò Ghedini e Gaetano Pecorella, insieme a Piero Longo. Prima dell'udienza si sono dichiarati tutti fiduciosi nel fatto che la sentenza "sarà di dirittto e non politica". Ed ecco, il centro della difesa del Lodo Alfano: "La legge è uguale per tutti, ma non necessariamente lo è la sua applicazione, come del resto la Corte ha già ribadito" è la motivazione con cui l'avvocato Ghedini ha aperto la sua arringa. L'avvocato ha citato come esempio "le norme sui reati ministeriali, dove la legge ordinaria distingue il comune cittadino dal ministro". E ha tirato in ballo anche le norme particolari riservate a chi ha commesso reati rivestendo incarichi nella pubblica amministrazione o nelle Forze armate. Ghedini ha difeso poi l'adozione del lodo con legge ordinaria, rigettando la differenziazione per reato. "Questa legge" ha concluso "va letta secondo il principio di legittimo impedimento". Allo stesso principio si è appellato anche Piero Longo: "Non è possibile rivestire la duplice veste di alta carica dello Stato e di imputato per esercitare appieno il proprio diritto di difesa e senza il sacrificio di una delle due". L'intervento di Gaetano Pecorella ha fatto leva invece sulla differenziazione tra parlamentari e presidente del Consiglio: "Con le modifiche apportate alla legge elettorale non può essere considerato uguale agli altri parlamentari. Non è un primus inter pares ma un primus super pares". Pecorella ha fatto notare come siano cambiate le prerogative del premier rispetto al passato: "Rimangono certamente salde le prerogative del presidente della Repubblica, ma il presidente del Consiglio è l'unico che riceve la sua legittimazione dalla volontà popolare". L'avvocatura di Stato. Alle accuse di aver tentato di influenzare la Corte, l'avvocato dello Stato Glauco Nori ha risposto: "C'è stato un equivoco, una lettura fantasiosa della nostra posizione". La memoria presentata da Nori a nome della Presidenza del Consiglio parlava di "danni irreparabili alle funzioni del governo e per il premier, costretto a doversi difendere in processo, tanto da evocare il pericolo di dimissioni. Ma lui ha precisato: "Per danni si intendono quelli che deriverebbero se si trascurassero gli impegni di governo. L'Avvocatura ha semplicemente difeso la norma, prodotto legislativo del Parlamento, che lo Stato ha il dovere di tutelare" Dopo gli interventi dei difensori l'udienza si è chiusa. La Corte ha all'ordine del giorno l'esame di altre cinque cause, poi si riunirà in camera di consiglio. Probabile, quindi, che la decisione non arriverà prima di domani. I ricorsi. Contro il lodo Alfano sono stati presentati tre ricorsi: due dai giudici di Milano, nell'ambito dei processi in cui il premier Silvio Berlusconi è imputato per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato inglese David Mills (che nel frattempo è stato condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi) e per irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi Mediaset. Il terzo è del gip di Roma chiamato a decidere se rinviare o meno a giudizio Berlusconi, indagato per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura. Le possibilità. E' molto ampio lo spettro delle possibili sentenze della Consulta. Plausibile il riferimento all'articolo 138 della Costituzione: il lodo, in quanto legge ordinaria dello stato, potrebbe essere giudicato incostituzionale perché va a legiferare su una materia (le prerogative di figure istituzionali) che richiederebbe una norma di rango costituzionale. In questo caso sarebbe praticamente impossibili ripresentare un "lodo bis", dato che una tale sentenza ne metterebbe in discussione proprio la natura di legge ordinaria. Ma la Corte potrebbe chiamare in causa la violazione di altri articoli della Costituzione. Si va dai più generici, come l'articolo 3 (principio di uguaglianza), ad altri più specifici: il 111, sulla ragionevole durata del processo, l'obbligatorietà dell'azione penale sancita dal 112, e ancora gli articoli che regolano le immunità per i parlamentari, il presidente della Repubblica e i ministri. E ancora: la Consulta potrebbe invece rilevare nel lodo Alfano una irragionevole disparità di trattamento tra il presidente del consiglio e i ministri. Nel caso in cui la Corte, invece, giudichi inammissibili o infondati i ricorsi presentati, il lodo resterebbe così com'è. Ma l'Italia dei Valori ha già preparato il referendum abrogativo. I commenti. "Tempistica sospetta" secondo il ministro della Infrastrutture Altero Matteoli, che non ritiene una semplice coincidenza la sentenza sul lodo Mondadori a ridosso della riunione della Consulta. Ma dichiara anche di "aspettare con serenità la decisione, il la legge è stata scritta alla luce di provvedimenti che la Corte aveva preso in passato". Dello stesso parere anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che afferma di confidare "nella correttezza della Consulta". "La legge non è un'immunità, ma una sospensione dei processi", commenta il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, che difende il lodo: "Si tratta di una misura legittima, ma anche dovuta, per consentire alle cariche istituzionali di esercitare il proprio mandato al meglio e nell'interesse del paese".

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