I due articoli pescati da Indymedia Lombardia si soffermano su due fatti che sono chiari alle menti non ottenebrate dalle cazzate sparate dai media corrotti e controllati dalla dittatura,ovvero la presenza sempre più ampia di Mediaset Premium(pay tv antagonista di Sky)e le nuove imprese eroiche del Ministro del turismo(e della propaganda)Brambilla.
Quest'ultima ha in mente di creare un tavolo di lavoro dove in pratica monitoreranno la stampa estera che attacca il premier partigiano inviando loro solo notizie positive del nostro paese dettate direttamente dall'esecutivo cercando in questo modo di raddrizzare l'immagine del belpaese che si sta piegando peggio della torre di Pisa.
La proposta è quella di inviare pure noi(inteso come gente che vuol far sapere la verità su come le cose effettivamente girino qui da noi)mail informative a tali networks o testate in modo da controbilanciare il potere propagandistico del governo.
L'iniziativa suggerita invece contro il potere Mediaset innanzitutto è quella di non comprare i vari pacchetti Mediaset Premium ed in secondo luogo quello di elencare i prodotti reclamizzati dalle reti del biscione e quindi non comprarli e far sapere a più gente possibile che un'alternativa ai prodotti esiste e forse si riuscirebbe a risparmiare qualcosa avendo merce della stessa qualità.
Daniele Luttazzi lo fa usando poche parole ma che sono ben chiare nel video posto alla fine made in YouTube.
La Brambilla Ministra della Propaganda: qui ci si diverte...
La notizia è così inverosimile che se non fosse perchè c'è di mezzo la Brambilla stenterei a crederci.Ecco l'articolo che presenta la task force anti detrattori capitanata dalla rossa di arcore.E siccome siamo in guerra, lo ha dichiarato Berlsuconi, sono lieto di rimpolpare le fila del movimenti dei "NUOVI DISFATTISTI", come verremmo definiti nella migliore delle tradizioni belliche e fascistoidi di questo paese di merda.Comunque leggete se avete voglia di farvi due risate...
La Brambilla crea una task force«anti-detrattori»La titolare del Turismo: vogliamo monitorare i media stranieri e diffondere notizie positive sul Paese.
ROMA — A questo punto ci vuole la task force. Un pool di pronto intervento che si occuperà di raddrizzare il look dell’Italia all’estero. Lo sta mettendo insieme il ministro per il Turismo, Michela Vittoria Brambilla, che tra i propri compiti annovera anche questo: sostegno e valorizzazione dell’immagine italiana nel mondo.
«Il premier Berlusconi ha proprio ragione. Ormai esportiamo soltanto insulti. Non si parla di quanto il Paese abbia retto alla crisi economica meglio di altri. E nemmeno della ricostruzione dell’Aquila. C’è un partito antitaliano che lavora contro l’Italia. Con l’unico scopo di screditare e distruggere il presidente del Consiglio. Non è accettabile che, in nome di biechi interessi di fazione o partito, si faccia questo, con il rischio di con seguenze devastanti per il turismo e il made in Italy. Ovvero per la nostra economia, le imprese e le famiglie dei lavoratori».
Così la ministra ha preso provvedimenti. E dentro l’unità di crisi, già rodata ai tempi dello scandalo rifiuti, sta nascendo una squadra che si occuperà di riparare alla denigrazione internazionale evocata dal Cavaliere. Funzionerà così: «Un gruppo di giovani giornalisti ed esperti di comunicazione. Età media massimo trenta», spiega la Brambilla. «Con un doppio compito. Primo: monitorare tutta la stampa straniera, quotidiani, periodici e tv, ad ogni latitudine, dal Giappone al Perù». Seconda missione: «Bombardare quelle stesse redazioni con comunicazioni veritiere e positive». Una velina mondiale? «Non sarà un bollettino governativo. Racconteremo fatti concreti. Verranno segnalate anche iniziative dell’esecutivo, se sarà il caso. Ma soprattutto faremo conoscere l’Italia generosa, vera, audace. Quella delle imprese, dell’arte, delle manifestazioni culturali, dei nostri prodotti». Ai contenuti provvederà una sezione speciale della task force, con materiale cartaceo, Internet e audiovisivo.
Molto più di un megadepliant turistico. «Saremo pronti entro fine mese. Non c’è tempo da per dere. Finora ci è andata bene. L’Organizzazione mondiale del Turismo aveva previsto un calo delle presenze straniere in Europa pari al 6%. Ebbene, in Italia abbiamo perso soltanto il 2, nei primi 8 mesi del 2009. Ma se continuerà questa campagna denigratoria orchestrata da certa sinistra, che arriva persino a comprare pagine di giornali stranieri per attaccare il premier farneticando su una presunta democrazia a rischio, alla fine pagheremo il conto».
Gli imprenditori, avverte Michela Vittoria Brambilla, sono in allarme e si sono rivolti a lei. «Proprio ora che la crisi ha una battuta d’arresto e si intravedono primi segnali di ripresa, non possiamo mollare. Dobbiamo supportare il made in Italy con ogni mezzo. I loro venditori al l’estero sono preoccupati perché arrivano soltanto notizie di vergognosi attacchi a Berlusconi. L’appeal nazionale ne risente. Non possiamo consentirlo. Ci vorrebbe più senso di responsabilità anche da parte dell’opposizione. E invece an he dall’ultimo congresso del Pd arrivano soltanto odio e insulti per Berlusconi». Fa appello all’orgoglio nazionale: «Siamo un punto di riferimento e di eccellenza nel mondo. Ci abbiamo messo secoli a darci questa immagine, non credo ci sia un solo italiano, indipendentemente dal voto, che non sia contento di difenderla».
IN LINEA di principio non è anticostituzionale che lo schieramento che ha ottenuto la maggioranza in parlamento proceda all'occupazione di enti e agenzie varie, Rai compresa. E' quello che si chiama "spoils system", usato anche in altri paesi. E' vero che i vincitori potrebbero dare prova di fair play tenendo conto di una minoranza che conta quasi la metà degli elettori, ma non si può chiedere buona educazione e sensibilità democratica a chi ha deciso di usare in modo spregiudicato una forza elettorale ottenuta legalmente. D'altra parte abbiamo avuto per anni una radiotelevisione interamente controllata dalla Democrazia cristiana, dove si misuravano addirittura i centimetri di pelle femminile esposti e non si assumevano redattori comunisti o socialisti, e il paese se l'è cavata benissimo, anzi, una televisione cosiddetta di regime ha prodotto la generazione più contestataria del secolo.
L'unico inconveniente è che il capo del governo possiede le altre televisioni private, e lo "spoils system" conduce a un monopolio quasi totale dell'informazione (mentre se Bush mette dei repubblicani in tutti i gangli del potere, rimane una fetta consistente di giornali, televisioni, radio indipendenti a controllare il suo operato).
Un incoveniente aggiunto è che il padrone di tutte queste reti ha una nozione (come dire?) abbastanza autoritaria del proprio ruolo padronale, come è stato dimostrato dall'invito che ha appena rivolto ai suoi direttori designati affinché liquidassero alcuni giornalisti che non gli vanno a genio. Questo è il fatto nuovo, nuovo rispetto agli usi degli altri paesi democratici e delle costituzioni scritte quando fenomeni del genere erano imprevedibili.
Questo fatto nuovo, certamente scandaloso, richiede una risposta nuova da parte dell'elettorato non consenziente. Si è visto che i girotondi e le manifestazioni di piazza per questo servono poco: ovvero, servono a rinsaldare il senso d'identità di una opposizione smarrita, ma dopo (se questa identità è reale) si deve andare oltre anche perché, detto in termini tecnici, il governo dei girotondi se ne sbatte, ed essi non convincono l'elettorato governativo a cambiare idea. Quale mezzo di protesta efficace rimane dunque a quella metà degli italiani che non si sentono rappresentati dal nuovo sistema televisivo?
Questi italiani sono tanti, alcuni milioni hanno già manifestato il loro dissenso, ma altri ancora sarebbero pronti a manifestarlo, se vedessero un modo veramente efficace. Rifiutarsi di guardare la televisione e di ascoltare la radio? Sacrificio troppo forte, anche perché, anzitutto, è legittimo che voglia guardarmi alla sera un bel film, e di solito non mi chiedo quali siano le idee del padrone di una sala cinematografica, e in secondo luogo è utile conoscere le opinioni e il modo di dare le notizie del partito al governo (se pure ci fosse una trasmissione sulla Resistenza gestita solo da Feltri, Er Pecora e Gasparri, ho diritto e desiderio di sapere cosa pensano e dicono queste persone). Infine, anche se fosse possibile, rifiutarsi di guardare tutte le televisioni sarebbe un poco come castrarsi per far dispetto alla consorte, perché si sceglierebbe, per opporsi alla maggioranza, di entrare a far parte di una minoranza totalmente all'oscuro di tutto.
Di quale forza effettiva può disporre l'Italia che non accetta il monopolio televisivo? Di una potente forza economica. Basterebbe che tutti coloro che non accettano il monopolio decidessero di penalizzare Mediaset rifiutandosi di comperare tutte le merci pubblicizzate su quelle reti.
E' difficile? No, basta tenere un foglietto vicino al telecomando e annotarsi le merci pubblicizzate. Si raccomandano i filetti di pesce Aldebaran? Ebbene al supermercato si compreranno solo i filetti di pesce Andromeda. Si pubblicizza la medicina Bub all'acido acetilsalicilico? Dal farmacista si compera un preparato generico che contiene egualmente acido acetilsalicilico e che costa meno. Le merci a disposizione sono tante e non costerebbe nessun sacrificio, solo un poco di attenzione, per acquistare il detersivo Meraviglioso e la pasta Radegonda (non pubblicizzati su Mediaset) invece del detersivo Stupefacente e della pasta Cunegonda.
Credo che se la decisione fosse mantenuta anche solo da alcuni milioni di italiani, nel giro di pochi mesi le ditte produttrici si accorgerebbero di un calo nelle vendite, e si comporterebbero di conseguenza. Non si può avere niente per niente, un poco di sforzo è necessario, se non siete d'accordo col monopolio dell'informazione dimostratelo attivamente.
Allestite banchetti per le strade per raccogliere le firme di chi s'impegna, non a scendere in piazza una volta sola ma a non mangiare più pasta Cunegonda. E chissà che sforzo! Si può fare benissimo, basta avere voglia di dimostrare in modo assolutamente legale il proprio dissenso, e penalizzare chi altrimenti non ci darebbe ascolto. A un governo-azienda non si risponde con le bandiere e con le idee, ma puntando sul suo punto debole, i soldi. Che se poi il governo-azienda si mostrasse sensibile a questa protesta, anche i suoi elettori si accorgerebbero che è appunto un governo-azienda, che sopravvive solo se il suo capo continua a far soldi.
Questa forma di protesta sarebbe assolutamente legale. E' illegale incendiare un McDonald, ma in una rubrica di arte culinaria si può benissimo invitare i lettori a non mangiare i Big Mac e a preferire, che so, i Burger's King, così come li si avverte che il tale ristorante non è all'altezza dei suoi prezzi. Un critico cinematografico ha il diritto di raccomandare ai propri lettori di non andare a vedere un film che egli giudica orribile.
Qualcuno a cui ho parlato di questa idea mi ha detto: "Ti accuseranno di luddismo, di minare il mercato, di danneggiare aziende." Per nulla. Io non consiglio di non comperare più filetti di pesce, bensì di non comperare quelli che fanno pubblicità sulle reti Mediaset. Il mercato della pasta continuerebbe a fiorire come prima, salvo che invece che cinque chili di pasta Radegonda e cinque chili di pasta Cunegonda si venderebbero sette chili di pasta Radegonda e tre di pasta Cunegonda. Se la pasta Cunegonda non avverte un calo di vendite, può continuare a fare pubblicità sulle reti Mediaset, altrimenti può farla sulle reti Rai (e spero che Baldassarre mi ringrazi).
E' luddismo distruggere le macchine, non incitare a usare, tanto per dire, auto diesel invece che auto a benzina. Da più di vent'anni io non uso più l'automobile in città e invito tutti a fare altrettanto per non incrementare l'inquinamento e contribuisco però all'incremento dei mezzi pubblici. Ricordo che negli anni sessanta si era diffusa la voce che una certa marca di benzina finanziava un movimento politico da cui alcuni di noi dissentivano, e in autostrada semplicemente evitavamo di fermarci ai punti di rifornimento di quella marca e facevamo il pieno dieci chilometri prima o venti chilometri dopo. Non per questo (e neanche se lo avessero fatto tutti) è diminuita la libera circolazione automobilistica.
Era forse luddismo e attentato alle industrie e ai commerci avvertire che non bisognava più acquistare prodotti spray che potevano contribuire al buco nell'ozono? La gente ha cominciato a manifestare sensibilità in proposito e le aziende produttrici si sono adeguate. Tutti continueremmo a essere ottimi consumatori, tranne che saremmo consumatori selettivi; il che è indice di maturità e motore di sviluppo economico.
A nuove forme di governo, nuove forme di risposta politica. Questa sì che sarebbe opposizione.
Vediamo quanti italiani si sentono di farla. Altrimenti la smettano di lamentarsi, e si tengano il monopolio dell'informazione.
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