venerdì 16 gennaio 2009

SAPPIAMO CHI SIETE

Che l'Italia sia allo sbando lo si può notare amaramente anche a causa di questi atti orribili che "gente"in divisa che dovrebbe servirci (perchè sono servi dello stato)compiono su esseri umani,fatti aggravati dalla matrice razzista e xenofoba.
Gli articoli che seguiranno sono tratti da parma.repubblica.it e Indymedia Svizzera e sono il resoconto degli arresti dei vigili implicati in questa vicenda(con i loro nomi e cognomi!)e successivamente la reazione della famiglia di Emmanuel,ma prima volevo fare una considerazione.
Quello che mi da un fastidio e mi fa provare una rabbia immensa sono alcuni commenti a queste notizie,loschi personaggi presenti pure su "blogspot"...non si fanno vedere naturalmente,i codardi non mettono la faccia...
Ma quello che mi incoraggia e mi fa ben sperare sono le risposte(la gran maggioranza)di quelle persone che ragionano ed infamano queste merde razziste.
Dico a voi coglioni...fatevi vedere,non rimanete nell'anonimato,la mia faccia c'è stronzi,io sono qui e se ci vogiamo incontrare(uno a uno,faccia a faccia)io sono pronto,non come voi fascisti e razzisti che parlate tanto di onore e poi se non vi muovete venti contro uno non combinate un cazzo!
Sbruffoni,fuori i nomi:la pagherete cara,la pagherete tutti!
Via agli articoli:

La foto della vergogna e gli arresti .

E' da questa foto-trofeo della vergogna che è partito tutto. La chiave di volta nelle indagini per il pestaggio e l'aggressione dello studente ghanese Emmanuel Bonsu Foster, scambiato per un pusher durante una operazione antidroga della polizia municipale di Parma. Nella foto, uno dei quattro vigili arrestati ieri e posti ai domiciliari, viene ritratto insieme a Emmanuel. Lo mostra come trofeo poco dopo i pugni, i calci, le bottigliette d'acqua (si vede nella foto) con cui gli agenti lo avrebbero colpito in testa, dopo averlo chiamato "scimmia" ed averlo obbligato ad effettuare dei piegamenti. Quell'immagine era rimasta sul pc di un agente: i vigili hanno tentato di cancellarla, ma la procura con la collaborazione dei periti informatici l'ha recuperata. Eccola, dunque, la foto della vergogna.
Quattro arresti con l'aggravante di "odio razziale" .

Ieri 4 dei dieci vigili indagati sono stati arrestati. Gli altri sei sono sospesi dal servizio. Le accuse dei quattro sono pesantissime e le spiega lo stesso procuratore capo Gerardo Laguardia: “Forse – dice il procuratore – quei vigili non hanno capito la gravità delle accuse. Li abbiamo arrestati dopo una lunga indagine, ci siamo andati con i piedi di piombo, ma era necessario impedirgli di continuare a lavorare al comando. Le accuse sono violenza privata, perquisizione arbitraria, falso, calunnie, e soprattutto sequestro di persona”. E poi c’è, novità, una terribile aggravante: “Discriminazioni razziale, odio etnico o razziale” spiega il procuratore. Tutti e quattro i vigili, Mirko Cremonini, Pasquale Fratantuono, Marcello Frattini e Ferdinando Villani, sono agli arresti domiciliari e saranno interrogati nei prossimi cinque giorni. Poi si attende “se non ci saranno nuove testimonianze – dice Laguardia – e non ce le aspettiamo dato che finora gli agenti non hanno mai parlato”, la chiusura delle indagini preliminari e il rinvio a giudizio. Chiaramente, per i quattro, la situazione adesso è pesantissima, come lo è per le responsabilità politiche del Comune di Parma, fra tutti il dito dell’opinione pubblica è puntato contro l’assessore alla sicurezza urbana Costantino Monteverdi. Secca anche la risposta del procuratore alla domanda “Il Comune ha collaborato alle indagini?”, “no”, ha detto chiaro Laguardia.

Uno degli agenti ha denunciato il padre di Bonsu per calunnie.

Il procuratore capo, oltre ad essersi complimentato con il sostituto procuratore Roberta Licci che coordina l’inchiesta e con il lavoro del Gip Pietro Rogato che ha firmato le notifiche d’a rresto, ha rilevato alcuni dettagli dell’indagine. Ed emerge un particolare inquietante. Non c’è solo la foto trofeo, gli insulti, le botte e il fatto che i vigili finora siano stati in totale silenzio sulla vicenda: uno degli agenti infatti, dieci giorni fa, avrebbe sporto querela nei confronti di Alex Osei Bonsu, il padre di Emmanuel. Lo ha denunciato per calunnie e ingiuria, perché, secondo l’agente, il papà del 22enne avrebbe chiesto “in maniera agitata e preoccupata” il perché di quell’occhio nero e dell’a rresto di suo figlio. Alex riferì a Repubblica, il giorno dopo l’a rresto di Emmanuel, che in caserma i vigili trattarono male lui e il figlio, dicendogli di andarsene e non fare domande. Allora, secondo la versione dell’agente che ha sporto denuncia, il padre del ragazzo prima di andarsene urlò “Ve la faccio pagare”.
Domani, venerdì, spiega Laguardia, cominceranno gli interrogatori degli agenti. Sia dei 4 arrestati che degli altri sei agenti ( Andrea Sinisi, Graziano Cicinato, Giorgio Albertini, Marco De Blasi, Stefania Spotti e Simona Fabbri). Chiusa la fase degli interrogatori si procederà con il rinvio a giudizio.Il problema politicoDopo la lunga notte di ieri, già difficile per la Giunta viste le dimissioni di Vittorio Guasti dal ruolo di capogruppo di maggioranza in consiglio, sono sempre più difficili anche le posizioni dell'assessore alla sicurezza Urbana, Costantino Monteverdi, che rischia le dimissioni. Il sindaco da tempo parla di un rimpasto, sta di fatto che dall'ottobre dello scorso anno la bufera ha coinvolto il corpo dei vigili urbani e il responsabile del settore, l'assessore alla sicurezza Monteverdi che continua a rimanere al suo posto nostante le richieste di dimissioni avanzate da minoranza, da settori della maggioranza e soprattutto dall'opinione pubblica.

“Rivedere quella foto mi dà fastidio”. E’ una delle poche frasi che, chiuso nel suo dolore, riesce a pronunciare Emmanuel Bonsu. Il giovane ghanese è stanco, provato: da quel giorno del 29 settembre in cui fu aggredito, pestato e insultato dai vigili non è mai tornato a scuola. Va solo in chiesa, insieme alla sua famiglia. E quella foto, adesso, che insieme alla notizia dei quattro arresti riporta su tutto, fa male davvero. Il padre Alex Osei è contento che, in qualche modo, si sia fatta giustizia: “Hanno sbagliato, è giusto che li arrestino. Forse adesso, anche con quella foto, la gente capirà davvero che mio figlio ha detto la verità. Vedere questa immagine? E’ una cosa brutta, proprio molto brutta”.
Ma la famiglia Bonsu non grida vendetta, “ci dispiace per le famiglie di quei vigili, degli agenti”. Insomma, non è roba da legge del taglione, tutta questa vicenda: “Vorremmo solo un po’ di tranquillità e che sia fatta giustizia, che ci sia il processo e che la verità sia mostrata a tutti”. Mostrata come l’i mmagine-trofeo, quella dove una agente con la mano stringe la testa di Emmanuel, ruotandola appena, in modo che il viso della “scimmia” venga bene in foto. “Cosa pensate di quell’immagine? E’ razzismo?”. “Sì, quello è razzismo” risponde secco Alex, il capo famiglia.
“Ma interrogano tutti domani? Chi sentono? Quando c’è il processo?” chiede Paulina, la mamma di Emmanuel. I Bonsu vogliono sapere come andrà a finire, tutto il resto è già storia: il giovane ghanese sta male, non esce mai, non riesce a riprendere le lezioni, parla poco, almeno con i giornalisti. “Anche i miei figli – continua Alex – non stanno vivendo bene tutto ciò. La cosa ha fatto il giro del mondo e non è una bella storia di cui parlare. Siamo stanchi, molto stanchi”.Emmanuel dice pochissimo: giusto un cenno di dissenso per quell’i mmagine, qualche domanda sul perché la foto è stata pubblicata, e vuol sapere come procederà tutta la vicenda. Risposte che forniranno solo gli interrogatori di domani mattina e la fine delle indagini preliminari.

A sfogarsi di più è il padre. Ha saputo di essere stato denunciato da un vigile (dieci giorni fa), perché si sarebbe permesso di dire “ qualcuno la pagherà per questo” dopo aver visto il figlio ferito e con l’occhio gonfio all’uscita dalla caserma di via del Taglio. “Io ho reagito come un qualunque padre. Mi avevano detto che era caduto. Mi hanno mandato via. Ma non ci ho mai creduto, quello era un pugno, e adesso mi denunciano anche perché ho protestato”.
Ciò che manca, alla famiglia Bonsu, è una mano sulla spalla. “So che forse, dopo la foto, dopo gli arresti, adesso la gente ci crederà. E allora, che la mostrino, un po’ di solidarietà”.

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