di PIETRO CALAMANDREI
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Comincio una nuova serie di post dedicata all'analisi di poesie che ritengo meritevoli di essere condivise con tutti,sia per il contenuto(soprattutto) che per lo stile,sono per intenderci poemi che vorrei aver scritto io!
Com'è nata questa splendida poesia?(tratto da Wikipedia):
Albert Kesselring, che durante il secondo conflitto mondiale fu il comandante delle forze armate germaniche in Italia, a fine conflitto (1947) fu processato e condannato a morte per i numerosi eccidi che l'esercito nazista aveva commesso ai suoi ordini (Fosse Ardeatine, Strage di Marzabotto e molte altre). Successivamente la condanna fu tramutata in ergastolo, ma egli venne rilasciato nel 1952 per le sue presunte gravi condizioni di salute. Tale gravità fu smentita dal fatto che Kesselring visse altri otto anni libero nel suo Paese, ove divenne quasi oggetto di culto negli ambienti neonazisti della Baviera.
Tornato libero, Kesselring sostenne di non essere affatto pentito di ciò che aveva fatto durante i 18 mesi nei quali tenne il comando in Italia ed anzi dichiarò che gli italiani, per il bene che secondo lui aveva loro fatto, avrebbero dovuto erigergli un monumento. In risposta a queste affermazioni Piero Calamandrei scrisse la celebre epigrafe, dedicata a Duccio Galimberti, "Lo avrai, camerata Kesselring...", il cui testo venne posto sotto una lapide ad ignominia di Kesselring stesso, deposta dal comune di Cuneo, e poi affissa anche a Montepulciano, in località Sant'Agnese, e a Sant'Anna di Stazzema.
Già dal titolo si evince che il tema trattato sia quasi una derisione,un annientamento verso una persona che tanto di male ha compiuto nella sua esistenza,diabolico al punto di non pentirsi ed anzi di esaltare quello da lui commesso.Nessuna pietra o roccia potrà mai essere talmente dura e simbolica,pesante e sacra come il silenzio degli uomini uccisi dal terribile odio dell'uomo,da non confondersi con la digità che ha mosso l'animo e l'azione dei partigiani nel combattere l'invasore nazista e l'usurpatore fascista.Per queste ultime categorie questo silenzio è assordante ed è un tuonare perpetuo,mentre per i figli della resistenza è sia pace che allerta poichè"Dimenticare significa perdere l'eredità di una lotta che è ancora inconclusa.Non dimenticare obbliga a comprendere,a smascherare,a continuare quella lotta.Per combattere questo nuovo fascismo non ci saranno i vostri nonni,o i padri dei vostri nonni.Affrontarlo toccherà a voi"(partigiano "Foco")...sempre coraggio e tutto sarà niente... Per la biografia dell'autore rimando a:http://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Calamandrei
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