mercoledì 19 febbraio 2014

ALFANO DIFENSORE DEL CETO MEDIO

Mentre impazza il toto-ministri vorrei spendere due riflessioni sulle dichiarazioni di Alfano,prossimo riconfermato successore a se stesso presso il ministero dell'interno e vice premier in pole position,che fanno capire cha ancora una volta se dovesse consolidarsi il governo Renzi il popolo in difficoltà sarà nuovamente lasciato non solo da parte ma contribuirebbe ancor maggiormente ad arricchire i sempre più pochi che stanno beneficiando della crisi a scapito di milioni di persone.
Già partendo dal fatto che rivuole la stessa maggioranza al potere che è stata cancellata grazie all'intervento extraparlamentare di Renzi secondo me è più di un controsenso,e mentre si sfrega le mani per l'autoesclusione di Sel(errare è umano e per fortuna si sono fermati lì),frasi come"noi vogliamo essere gli avvocati del ceto medio in crisi"sono da reazionario convinto e non trovano nel complesso un beneficio per il popolo non più sovrano(ma quando mai lo è stato?).
Ceto medio è un termine che non rappresenta più una buona fetta della popolazione,ormai è sinonimo di borghesia di livello medio-alto,sono gli stessi arricchiti che hanno speculato con l'entrata in vigore dell'Euro e che ora si ritrovano in una difficoltà che paragonata al loro status economico direi ridicola e che hanno contribuito loro ad aumentare.
Sono la maggioranza dei commercianti e dei liberi professionisti alcuni dei quali pagano forse le tasse in modo corretto(e sono molto buono affermando questo)che hanno aumentato talmente i prezzi che poi il popolino non riesce più a permettersi di poter comprarsi le loro merci.
E Alfano vuole essere il difensore di questi personaggi che sono numericamente sempre di meno e che in modo inversamente proporzionale sono sempre più ricchi,ed è lo stesso filo logico che da sempre la destra vuole intraprendere e che un po' di riffa e di raffa da più di vent'anni sta portando avanti.
Articolo preso da"Il fatto quotidiano"(http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/18/governo-renzi-primo-giorno-di-consultazioni-alfano-si-senza-vendola/885001/ )che fornisce contributi video e altri commenti.

Governo Renzi, primo giorno di consultazioni. Alfano: “Sì senza Vendola”.


Il leader Ncd promette appoggio al governo se non imporrà la patrimoniale e materrà la stessa alleanza "che ha sostenuto Letta". Ma tanto Vendola si è chiamato fuori: "Indisponibili ai compromessi". Con un referendum online, la rete chiede a M5s di andare all'incontro. La Lega chiude le porte.


Sì senza Vendola“. Il primo giorno di consultazioni del nuovo premier incaricato Matteo Renzi si concludono con una mezza apertura dal leader del Nuovo centrodestra e una lista di nodi da sciogliere. Nelle prossime ore però, potrebbe già esserci un incontro di maggioranza per discutere il programma. Sel e Lega Nord non ci stanno, mentre Scelta Civica ha detto ci sarà “con tutto il suo impegno”. Ora è il turno di Forza Italia, guidata dal pregiudicato Silvio Berlusconi, e a sorpresa del Movimento 5 Stelle. Dopo una giornata di discussioni interne al gruppo infatti, a scegliere è stata la rete con un referendum online. “Per noi è una farsa”, avevano scritto sul blog i leader Grillo e Casaleggio, “ma ci sembra opportuno chiedere a voi”. E così è stato: 20.843 iscritti hanno chiesto l’incontro con Renzi (20.397 i contrari). Grillo ha dovuto lasciare la platea di Sanremo nel bel mezzo della serata: domani sarà con i capigruppo, in streaming, a Roma per vedere il premier.
A microfoni accessi intanto, il leader Angelino Alfano ancora sembra dettare la linea del governo: “No a un governo di sinistra o di centrosinistra, noi volgiamo che nasca con la stessa maggioranza che ha sostenuto il governo di Enrico Letta, se si allarga a sinistra per noi non va bene. E’ emerso chiaramente che Vendola non c’è, il primo scoglio è superato, però se si farà la patrimoniale ad esempio noi non ci stiamo”. Elenca le condizioni, ma in privato, secondo numerose indiscrezioni, è di altra opinione. Stanno infatti cadendo molti dei paletti che frenavano l’accordo: il leader Pd sarebbe pronto a confermare la presenza di Angelino Alfano, Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin al governo. Alfano dovrebbe invece rinunciare alla carica di vicepremier, figura che il leader Pd in generale non ama, ma restare al Viminale. Così come il presidente del consiglio incaricato avrebbe garantito Ncd sul fatto che non ci saranno due maggioranze, quella con Fi per le riforme e quella con Ncd per il governo. Non che Renzi abbia nessuna intenzione di rallentare sull’approvazione della legge elettorale. Ma alcune piccole correzioni, magari sui collegi multipli e sull’entrata in vigore della legge solo dopo un tempo stabilito, sarebbero possibili nel passaggio della riforma al Senato in parallelo alle modifiche su Palazzo Madama.
La tabella di marcia del sindaco di Firenze non intende aspettare chi vuole pestare i piedi, ma tra le parole e i fatti le difficoltà sono tante. I colloqui a Montecitorio sono durati tutta la giornata. “Il governo sarà pronto entro fine settimana”, aveva assicurato a inizio giornata Graziano Delrio, braccio destro del premier incaricato Matteo Renzi. “Il lavoro procede bene, siamo tranquilli”. Anche se la responsabilità, i due sindaci all’improvviso alla guida della politica nazionale, la sentono tutta. “Speriamo davvero”, avrebbero detto ai loro, “che sia la scelta giusta”. Ma ormai il salto nel vuoto è stato fatto, e i dubbi tocca lasciarli alle spalle. L’intento è quello di chiudere il governo entro la fine della settimana, sia per quanto riguarda il programma che la lista dei ministri. Oggi il primo incontro con le varie forze politiche. Guerra totale con la Lega Nord: “Siamo venuti qui”, ha detto il segretario Salvini, “per fare le nostre proposte, ma non concordiamo su nulla”. Poi è stata la volta di Sinistra ecologia e libertà: “La nostra sarà un opposizione non faziosa. Valuteremo i singoli provvedimenti”. Disposta a impegnarsi invece è Scelta Civica: “Speriamo in una legislatura costituente. Noi ci siamo”. Mancano all’appello, tra gli altri, Forza Italia e il Movimento 5 Stelle. I primi faranno il loro ingresso a Montecitorio mercoledì mattina, guidati naturalmente dal pregiudicato Silvio Berlusconi (che già nei giorni scorsi ha incontrato Napolitano). Un incontro che dovrà in qualche modo ribadire l’accordo sulla riforma elettorale e sciogliere gli ostacoli nati con le ultime decisioni di Renzi. Ma non solo Berlusconi. A incontrare il sindaco di Firenze ci saranno anche i grillini, così come ha deciso la rete: Beppe Grillo e i capigruppo D’Incà e Santangelo vedranno il premier e chiederanno che la riunione sia trasmessa in streaming. Il risultato del sondaggio online arriva dopo un pomeriggio di discussioni: prima i parlamentari si sono riuniti in un’assemblea congiunta d’emergenza per valutare le mosse, poi sono stati scavalcati in corsa da un sondaggio online lanciato dai leader Grillo e Casaleggio: “Per noi è una farsa, ma decida la rete”.
Tavolo di maggioranza sul programma, probabilmente alla presenza del solo Graziano Delrio, e una lista di ministri ancora da chiudere. Renzi chiede di andare avanti spediti. Resta ancora il nodo del dicastero dell’Economia, tra i più importanti e quello che dovrebbe dare credibilità a tutto il governo. Finora ci sono stati il ‘no’ secco di Romano Prodi e il rifiuto dell’amministratore delegato di Luxottica Andrea Guerra allo Sviluppo economico e il niet del patron di Diesel Renzo Rosso. Anche Enrico Letta, già sondato da ambienti vicini al Colle prima delle dimissioni del 14 febbraio, non ha alcuna intenzione di tornare sui suoi passi accettando un superministero che accorpi il Tesoro agli Affari europei: “Se sono inadatto a guidare il governo, perché dovrei esserlo in un altro ruolo?”, avrebbe detto l’ex premier agli ambasciatori del Colle. Fuori corsa anche Fabrizio Barca che, durante una telefonata con un finto Vendola registrata dai giornalisti de ‘La Zanzara’, ha spiegato di aver ricevuto pressioni dal patron di Repubblica Carlo De Benedetti, ma di aver subito opposto un secco diniego. E allora chi andrà a ricoprire quell’incarico? Sicuramente qualcuno che sia in grado di trattare con l’Europa visto che, a livello internazionale, Matteo Renzi non è abbastanza o per nulla conosciuto (il New York Times lo ha definito il “sindaco di Napoli”, ndr). Dal Colle arriva l’indicazione dell’ex Bce Lucrezia Reichlin che però a L’Unità ha dichiarato: “Non condivido quel poco che ho letto del piano di Renzi”. Tra i tecnici, prende quota il nome dell’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini; non si esclude neppure il neo direttore dell’Istat Pier Carlo Padoan. No comment invece dal presidente Ferrari Luca Cordero di Montezemolo a cui Renzi avrebbe chiesto, secondo Il Corriere, di usare la propria moral suasion con gli arabi nell’affaire Alitalia. C’e poi chi accredita la possibilità che Mario Draghi spinga per la riconferma dell’attuale ministro di via XX Settembre Fabrizio Saccomanni e chi ipotizza nomi più fantasiosi come quello della senatrice di Scelta civica Linda Lanzillotta.
Governo Renzi, primo giorno di consultazioni. Alfano: “Sì senza Vendola”LA CRONACA ORA PER ORA - Il leader Ncd promette appoggio al governo se non imporrà la patrimoniale e materrà la stessa alleanza "che ha sostenuto Letta". Ma tanto Vendola si è chiamato fuori: "Indisponibili ai compromessi". Con un referendum online, la rete chiede a M5s di andare all'incontro. La Lega chiude le porte

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