Pietro Arcidiacono,ventiquattrenne catanese che milita in serie D nella società del Nuovo Cosenza,ha mostrato sotto la divisa di gioco una maglietta con la scritta"Speziale innocente",uno dei due ultras che hanno pagato con una recente condanna per la morte dello sbirro Raciti,che secondo i giudici è stato colpito dai due giovani durante degli scontri di un dopo derby Catanoa-Palermo del 2007.
Tesi che ancora è stata messa in discussione visto che varie testimonianze messe a tacere ed insabbiate hanno dimostrato che il servo in divisa è stato investito da un fuoristrada di suoi colleghi,come descritto nel secondo contributo preso da Quotidiano Nazionale.
Il primo articolo è di Sky Italia dove per l'ennesima volta la megera,arrogante e supponente vedova dello sbirro Raciti esterna la propria furia come una vipera contro tutto e tutti,dimenticandosi che la collettività italiana paga di vivere a lei e ai suoi figli per il resto della loro esistenza.
Maglietta pro-Speziale, Daspo per Arcidiacono.
Arcidiacono segna ed esulta mostrando la maglia pro-Speziale
Aveva esultato mostrando una maglietta in difesa dell'ultrà del Catania condannato per l'omicidio dell'ispettore Raciti. Adesso l'attaccante della Nuova Cosenza non potrà frequentare gli stadi per tre anni. La vedova Raciti: "Chieda scusa ai miei figli"
Il questore di Catanzaro ha emesso un provvedimento Daspo nei confronti del giocatore della Nuova Cosenza, Pietro Arcidiacono, di 24 anni. La decisione è stata assunta dopo che, sabato scorso, l'attaccante della squadra che milita in serie D aveva festeggiato un gol mostrando una maglietta con la scritta "Speziale è innocente", riferendosi a uno dei due ultras del Catania condannati in via definitiva per l'omicidio dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, avvenuto il 2 febbraio 2007 a Palermo al termine di un derby con il Catania.
Il giocatore non potrà frequentare uno stadio di calcio per i prossimi tre anni.
"Provvedimento giusto" - "Non possiamo che condividere la decisione del Questore di Catanzaro, Guido Marino", afferma in una nota il segretario generale del Coisp, Franco Maccari. "Quello del calciatore - aggiunge - è stato un gesto intollerabile che non ha nulla a che vedere con i valori dello sport, anzi ha rappresentato un insulto alla memoria di Filippo Raciti, alle sofferenze dei suoi familiari, al dolore dei suoi colleghi. Una esibizione vergognosa ed inopportuna, che non può trovare alcuna giustificazione, perché rappresenta una apologia dell'odio e della violenza nei confronti delle Forze dell'Ordine. Sono certo che anche la Federcalcio assumerà provvedimenti che siano da esempio per tutti, così come la Magistratura valuterà ipotesi di reato e l'eventuale coinvolgimento di altri compagni di squadra".
"Abbiamo anche apprezzato moltissimo - conclude Maccari - la decisione della società del Cosenza Calcio di dissociarsi subito e senza ambiguità dall'iniziativa del proprio tesserato, comunicandone l'immediata sospensione. Una prova di sensibilità e attenzione, consona ad una città come quella di Cosenza, la cui grande tradizione sportiva, civile e democratica non può essere offuscata dalla assurda iniziativa di un irresponsabile".
"Sanzionata la libertà di pensiero" - "In Italia persino la libertà di pensiero e di espressione è sanzionata", replicano i legali di Speziale, gli avvocati Giuseppe Lipera e Grazia Coco. "La condanna di Antonino Speziale è certamente una decisione che non si può né digerire né accettare - aggiungono i penalisti - ma nonostante il clamoroso errore giudiziario siamo pronti a tutto per fare emergere la verità.
"Chieda scusa ai miei figli" - "Arcidiacono è uno stupido e un presuntuoso, sono contenta per il Daspo del questore di Catanzaro nei suoi confronti. Con quella maglietta ha offeso i miei figli. Chieda loro scusa, perché non prova a solidarizzare con loro, che da quasi sei anni non possono più pronunciare la parola papà? E dire che, in questi anni, non l'ho mai visto in Tribunale, a chiedere verità e giustizia". Così Marisa Grasso, la vedova di Filippo Raciti, che si dice "contenta per la decisione della questura di Catanzaro. Spero anzi che anche la questura di Catania emetta dei decreti di Daspo nei confronti di quegli ultrà etnei che ancora domenica scorsa hanno esposto striscioni e cantato cori offensivi della memoria di mio marito".
L'INDISCREZIONE
"Raciti investito dalla camionetta
Non fu ucciso da un ultrà"
Non fu ucciso da un ultrà"
Nuova ricostruzione sulla morte dell'agente durante gli scontri del derby Catania-Palermo, riportata da un settimanale: "Una camionetta della polizia in retromarcia. Un urto. Poi l'ispettore si accascia". E' l'ipotesi avanzata dalla difesa del 17enne accusato
Palermo, 5 aprile 2007 - Una camionetta della polizia in retromarcia. Un urto. Poi l'ispettore si accascia. Dal verbale di un agente forse una nuova verita' sulla tragedia di Catania. In un'anticipazione del numero de l'Espresso in edicola domani, nuova ricostruzione sulla morte dell'ispettore capo di polizia, Filippo Raciti, deceduto durante gli scontri del derby Catania-Palermo del 2 febbraio scorso.
"Il Discovery della polizia si muove in retromarcia per sfuggire all'inferno di pietre, fumo e bombe carta scatenato dagli ultras catanesi - scrive L'Espresso -. Poi, un botto improvviso sulla vettura. In quel momento l'ispettore Filippo Raciti si porta le mani alla testa e si accascia. Due colleghi lo adagiano nel sedile posteriore del fuoristrada; l'ispettore si lamenta dal dolore e non riesce a respirare.
Potrebbe essere in questo racconto, nel verbale redatto il 5 febbraio scorso alla squadra mobile di Catania, la soluzione del "caso Raciti", l'ispettore di polizia morto dopo gli scontri con i tifosi durante il derby Catania-Palermo del 2 febbraio. A raccontare e' l'autista del fuoristrada, l'agente scelto S. L., 46 anni. E' lui che ricostruisce dettagliatamente quella giornata di follia: dall'arrivo dei pullman con i tifosi del Palermo sino agli ultimi momenti di Raciti. Il passaggio piu' importante del verbale va collocato intorno alle 20,30. Piu' di un'ora dopo il presunto contatto con gli ultras di fronte al cancello della curva Nord e a partita appena conclusa, mentre fuori dallo stadio continua la guerriglia".
Rivela S.L.: "...In quel frangente sono stati lanciati alcuni fumogeni, uno dei quali e' caduto sotto la nostra autovettura sprigionando un fumo denso che in breve tempo ha invaso l'abitacolo... Raciti ci ha invitato a scendere dall'auto per farla areare. Il primo a scendere e' stato Raciti. Proprio in quel frangente ho sentito un'esplosione, e sceso anch'io dal mezzo ho chiuso gli sportelli lasciati aperti sia da Balsamo che dallo stesso Raciti ma non mi sono assolutamente avveduto dove loro si trovassero poiche' vi era troppo fumo. Quindi, allo scopo di evitare che l'autovettura potesse prendere fuoco, mentre era in corso un fitto lancio di oggetti e si udivano i boati delle esplosioni, chiudevo gli sportelli e, innescata la retromarcia, ho spostato il Discovery di qualche metro. In quel momento ho sentito una botta sull'autovettura e ho visto Raciti che si trovava alla mia sinistra insieme a Balsamo portarsi le mani alla testa. Ho fermato il mezzo e ho visto un paio di colleghi soccorrere Raciti ed evitare che cadesse per terra".
Raciti viene adagiato sul sedile e soccorso da un medico della polizia. L'ispettore muore per la manovra imprudente di un collega alla guida del Discovery? A ipotizzarlo, dopo avere letto il verbale, e' adesso la difesa dell'unico indagato, il minorenne Antonio S. arrestato pochi giorni dopo gli scontri, e accusato dell'omicidio.
Scrive il medico Giuseppe Caruso, nella consulenza di parte: le fratture delle quattro costole dell'ispettore e le sue lesioni al fegato sono compatibili, "con abbondante verosimiglianza, con il bordo dello sportello di un fuoristrada o dello spigolo posteriore di un identico autoveicolo". "Si potrebbe ribaltare dunque - scrive ancora L'Espresso - lo scenario proposto dalla polizia e dal pm della Procura presso il Tribunale per i minorenni, Angelo Busacca, che accusano il giovane di avere scagliato, con altri, un pezzo di lamiera contro un gruppo di agenti, tra cui Raciti, che tentavano di proteggere i tifosi del Palermo. Un gesto compiuto, come testimoniano le riprese video, tra le 19,04 e le 19,09. La partita giudiziaria ora si gioca sul terreno medico-legale.
A sostegno della nuova richiesta di scarcerazione per mancanza di indizi del minorenne gli avvocati Giuseppe Lipera e Grazia Coco hanno depositato la consulenza di Caruso che demolisce le considerazioni del medico-legale del pm, Giuseppe Ragazzi. "La frattura delle coste, a maggior ragione quando le coste fratturate sono diverse", scrive Caruso, "comporta dolori lancinanti e difficolta' respiratorie immediate e non consentono, a chiunque, lo svolgimento delle normali attivita' fisiche". Come ha fatto Raciti, dunque, si chiedono i difensori, a fronteggiare gli ultras catanesi, dalle 19,08 sino alle 20,20, con quattro costole fratturate e un'emorragia al fegato senza avvertire dolori?
"La risposta e' affidata a una nuova consulenza medico-legale collegiale, che gli avvocati hanno chiesto al gip Alessandra Chierego, con "esperti di chiara fama, non escludendo l'ipotesi di dovere chiedere la riesumazione del corpo dell'ispettore". Oltretutto Raciti, dopo le 19,08, ha continuato il suo lavoro senza problemi, come testimonia il suo collega Lazzaro: "Mentre eravamo in macchina non ho sentito Raciti lamentare dolori o malessere". "Dopo due mesi di indagini della polizia di Catania - conclude l'Espresso - ora il caso Raciti e' affidato ai carabinieri del Ris di Parma: i risultati della nuova perizia si conosceranno entro un paio di mesi.
"Il Discovery della polizia si muove in retromarcia per sfuggire all'inferno di pietre, fumo e bombe carta scatenato dagli ultras catanesi - scrive L'Espresso -. Poi, un botto improvviso sulla vettura. In quel momento l'ispettore Filippo Raciti si porta le mani alla testa e si accascia. Due colleghi lo adagiano nel sedile posteriore del fuoristrada; l'ispettore si lamenta dal dolore e non riesce a respirare.
Potrebbe essere in questo racconto, nel verbale redatto il 5 febbraio scorso alla squadra mobile di Catania, la soluzione del "caso Raciti", l'ispettore di polizia morto dopo gli scontri con i tifosi durante il derby Catania-Palermo del 2 febbraio. A raccontare e' l'autista del fuoristrada, l'agente scelto S. L., 46 anni. E' lui che ricostruisce dettagliatamente quella giornata di follia: dall'arrivo dei pullman con i tifosi del Palermo sino agli ultimi momenti di Raciti. Il passaggio piu' importante del verbale va collocato intorno alle 20,30. Piu' di un'ora dopo il presunto contatto con gli ultras di fronte al cancello della curva Nord e a partita appena conclusa, mentre fuori dallo stadio continua la guerriglia".
Rivela S.L.: "...In quel frangente sono stati lanciati alcuni fumogeni, uno dei quali e' caduto sotto la nostra autovettura sprigionando un fumo denso che in breve tempo ha invaso l'abitacolo... Raciti ci ha invitato a scendere dall'auto per farla areare. Il primo a scendere e' stato Raciti. Proprio in quel frangente ho sentito un'esplosione, e sceso anch'io dal mezzo ho chiuso gli sportelli lasciati aperti sia da Balsamo che dallo stesso Raciti ma non mi sono assolutamente avveduto dove loro si trovassero poiche' vi era troppo fumo. Quindi, allo scopo di evitare che l'autovettura potesse prendere fuoco, mentre era in corso un fitto lancio di oggetti e si udivano i boati delle esplosioni, chiudevo gli sportelli e, innescata la retromarcia, ho spostato il Discovery di qualche metro. In quel momento ho sentito una botta sull'autovettura e ho visto Raciti che si trovava alla mia sinistra insieme a Balsamo portarsi le mani alla testa. Ho fermato il mezzo e ho visto un paio di colleghi soccorrere Raciti ed evitare che cadesse per terra".
Raciti viene adagiato sul sedile e soccorso da un medico della polizia. L'ispettore muore per la manovra imprudente di un collega alla guida del Discovery? A ipotizzarlo, dopo avere letto il verbale, e' adesso la difesa dell'unico indagato, il minorenne Antonio S. arrestato pochi giorni dopo gli scontri, e accusato dell'omicidio.
Scrive il medico Giuseppe Caruso, nella consulenza di parte: le fratture delle quattro costole dell'ispettore e le sue lesioni al fegato sono compatibili, "con abbondante verosimiglianza, con il bordo dello sportello di un fuoristrada o dello spigolo posteriore di un identico autoveicolo". "Si potrebbe ribaltare dunque - scrive ancora L'Espresso - lo scenario proposto dalla polizia e dal pm della Procura presso il Tribunale per i minorenni, Angelo Busacca, che accusano il giovane di avere scagliato, con altri, un pezzo di lamiera contro un gruppo di agenti, tra cui Raciti, che tentavano di proteggere i tifosi del Palermo. Un gesto compiuto, come testimoniano le riprese video, tra le 19,04 e le 19,09. La partita giudiziaria ora si gioca sul terreno medico-legale.
A sostegno della nuova richiesta di scarcerazione per mancanza di indizi del minorenne gli avvocati Giuseppe Lipera e Grazia Coco hanno depositato la consulenza di Caruso che demolisce le considerazioni del medico-legale del pm, Giuseppe Ragazzi. "La frattura delle coste, a maggior ragione quando le coste fratturate sono diverse", scrive Caruso, "comporta dolori lancinanti e difficolta' respiratorie immediate e non consentono, a chiunque, lo svolgimento delle normali attivita' fisiche". Come ha fatto Raciti, dunque, si chiedono i difensori, a fronteggiare gli ultras catanesi, dalle 19,08 sino alle 20,20, con quattro costole fratturate e un'emorragia al fegato senza avvertire dolori?
"La risposta e' affidata a una nuova consulenza medico-legale collegiale, che gli avvocati hanno chiesto al gip Alessandra Chierego, con "esperti di chiara fama, non escludendo l'ipotesi di dovere chiedere la riesumazione del corpo dell'ispettore". Oltretutto Raciti, dopo le 19,08, ha continuato il suo lavoro senza problemi, come testimonia il suo collega Lazzaro: "Mentre eravamo in macchina non ho sentito Raciti lamentare dolori o malessere". "Dopo due mesi di indagini della polizia di Catania - conclude l'Espresso - ora il caso Raciti e' affidato ai carabinieri del Ris di Parma: i risultati della nuova perizia si conosceranno entro un paio di mesi.
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