Infatti incita gli ultracattolici di destra a diventare kamikaze usando come esempio i suoi odiatissimi islamici,in una sorta di guerra delle religioni italiana nata allo scopo di difendere"territorio","morale"
e"integrità",ovvero valori e ideologie che il fascismo negli anni bui del regime ha contribuito a sputtanare ulteriormente.
Servono kamikaze cattolici...lo dice il prete fascista.
Servono kamikaze cattolici»
IL RADUNO A PREDAPPIO
Le polemiche parole dell'ex sacerdote Giulio Tam durante il raduno a Predappio, Romagna, a 90 anni dalla Marcia su Roma: «la mia tonaca è una camicia nera taglia XXL»
GIACOMO GALEAZZI
ROMA
«Rosario e manganello» è da sempre il suo motto anti-Islam e ora lancia un appello per trovare kamikaze cattolici. «Gli islamici ci danno un esempio grande, loro si fanno saltare in aria per la fede –ha scandito oggi a Predappio il padre spirituale dei nostalgici mussoliniani, don Giulio Tam.Tutti i nostri camerati ci stanno guardando dal cielo. E' arrivata l'immigrazione, adesso tocca a voi difendere il Paese. Dobbiamo attirare le forze divine per fare le prossime battaglie: è un dovere di ogni italiano difendere la propria patria». Urla dal microfono don Giulio Tam, che non può celebrare la messa al sacrario di Mussolini perché scomunicato dalla Chiesa cattolica. A 90 anni dalla Marcia su Roma, i nostalgici di Benito Mussolini, come ogni anno il 28 ottobre, si sono presentati a Predappio, in Romagna.
Di sè dice: «la mia tonaca è una camicia nera taglia XXL». Il modello di don Giulio sono i "preti neri" del ventennio come don Gino Artini, don Angelo Baroni, fra Galdino, don Alberico Manetti, don Antonio Bruzzesi, fra Ginepro da Pompeiana. O don Ettore Civati, centurione della Milizia, volontario in Albania, podestà in Valtellina e fascista così fascista da finire spretato e diventare funzionario del Minculpop. O su tutti don Tullio Calcagno, il prete scismatico che teorizzò una sua idea di cattolicesimo fascista, diede vita alla rivista Crociata italica, finì sospeso a divinis e scomunicato ed arrivò a un punto tale di rottura con la Chiesa che, davanti al plotone di esecuzione, rifiutò perfino il conforto di un sacerdote. Un "pellegrinaggio" con tappe codificate dalla tradizione: la villa in cui è nato il duce a Carpena, a pochi chilometri da Forlì, una foto ricordo nelle stanze con l'arredo lasciato da donna Rachele, il corteo con le bandiere tricolore, i simboli fascisti e i saluti romani, il rosario farcito di riferiment filo-razzisti e l'omaggio alla tomba di Mussolini. Tra i nostalgici di destra vestiti di nero, anche famiglie con i bambini, qualche reduce e tanti giovani. «Non abbiamo un conto preciso dei partecipati, ma ne stimiamo circa cinquemila», spiega uno degli organizzatori intento a distribuire corone del rosario ai militanti.
A Predappio è "tutto esaurito": alberghi, ristoranti, negozi con i souvenir di Mussolini. L'ex sacerdote vicino ai lefebvriani, che fu candidato alle elezioni europee nel 2009 con Forza Nuova, si è scagliato contro la «politica liberale» degli ultimi anni in Italia ed è interrotto più volte al grido di «duce, duce». «Non credete al centrodestra e al centrosinistra, ci fanno perdere –ha detto. Sono strumenti di un sistema che ci ha distrutto. Leggete bene la storia perché si ripete. Mussolini ci ha dato l'esempio più grande che si può dare nella storia: ha preferito morire piuttosto che piegarsi». Per i militanti di destra, la marcia su Roma non è soltanto una tappa nostalgica, come conferma Domenico Morosini che assieme alla moglie gestisce il centro di ricerca dentro Villa Mussolini: «Se sarò ancora al mondo faremo la marcia pacifica a Roma nel 2012 per il centenario. Il duce ogni anno diventa sempre più importante, penso che dia più fastidio da morto che da vivo».
L'appuntamento a Predappio, come dimostra il dispiegamento di forze dell'ordine lungo la strada, preoccupa gli amministratori locali: alla vigilia dell'anniversario non sono mancate le polemiche, quest'anno in particolare dopo la scelta del sindaco del piccolo comune, Giorgio Frassineti (del Pd) di far pagare una tassa di 30 euro a tutti i pullman in arrivo. «In dieci anni mai una discussione –aggiunge Morosini. Perché tutti vengono proprio a Predappio? Perché cercano un leader che purtroppo ormai non c'è in Italia». Quella di Mussolini «è la terza tomba più visitata al mondo, con centomila persone l'anno. Qui non facciamo politica, anche se c'è chi vorrebbe». Per l'anniversario dei 90 anni, l'artista di Gradara Mirko Ambrogini ha realizzato a Villa Mussolini una Via Crucis "Lacrime e sangue", per sottolineare i problemi del popolo italiano dovuti alla crisi economica. Iniziative di questo genere, spiega, sono «sempre contestate: è un sacrificio fare qualcosa in ricordo di Mussolini. Il fascismo e Mussolini è sempre qualcosa di scomodo, specialmente in un momento in cui l'Italia non ha una guida. Fa paura la presenza di Mussolini, perché moltissime delle sue idee erano una guida sicura per l'Italia».
Don Tam sospeso a divinis e scomunicato, è stato espulso anche dalla confraternita di Lefebvre. Di lui scrive Gian Antonio Stella: «“don” Giulio Maria Tam, in realtà non è “don”. Non lo è mai stato. Figlio di un impiegato comunale democristiano, mamma democristiana, un fratello più o meno leghista, un altro deputato alla Regione Lombardia per i Democratici di Sinistra tra i quali è finito con i cristiano-sociali di Pierre Carniti, altri due vagamente di centrodestra, è diventato fascista quando aveva quindici anni ed era già avviato a diventare un colosso di quasi due metri con le spalle a due ante e le mani enormi. Attivista di Alleanza Cattolica, vedeva la Chiesa conciliare come una «banda di mollaccioni senza spina dorsale». Quindi, va da sé che, quando lo Spirito Santo lo chiamò, lui avvertì la chiamata come un mussoliniano monito: “a noi!”. E si andò a rinchiudere nel seminario di Ecône fondato dal vescovo Marcel Lefebvre». «Presi i voti (scismatici) nel 1980, ha girato mezzo mondo come missionario dei cattolici ultra-tradizionalisti nemici del Concilio Ecumenico Vaticano II: due anni in Italia, due in Svizzera, due in Messico, due in Spagna, due in Francia». Precisa Stella: «Sempre più duro, sempre più nero. Al punto che quando nel 2000 avvenne il tentativo di un riavvicinamento tra gli eredi del monsignore ultra-tradizionalista e la Chiesa, lui si oppose con tale cocciutaggine da essere buttato fuori dalla Fraternità: era troppo estremista anche per loro».
http://vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/itali...
IL RADUNO A PREDAPPIO
Le polemiche parole dell'ex sacerdote Giulio Tam durante il raduno a Predappio, Romagna, a 90 anni dalla Marcia su Roma: «la mia tonaca è una camicia nera taglia XXL»
GIACOMO GALEAZZI
ROMA
«Rosario e manganello» è da sempre il suo motto anti-Islam e ora lancia un appello per trovare kamikaze cattolici. «Gli islamici ci danno un esempio grande, loro si fanno saltare in aria per la fede –ha scandito oggi a Predappio il padre spirituale dei nostalgici mussoliniani, don Giulio Tam.Tutti i nostri camerati ci stanno guardando dal cielo. E' arrivata l'immigrazione, adesso tocca a voi difendere il Paese. Dobbiamo attirare le forze divine per fare le prossime battaglie: è un dovere di ogni italiano difendere la propria patria». Urla dal microfono don Giulio Tam, che non può celebrare la messa al sacrario di Mussolini perché scomunicato dalla Chiesa cattolica. A 90 anni dalla Marcia su Roma, i nostalgici di Benito Mussolini, come ogni anno il 28 ottobre, si sono presentati a Predappio, in Romagna.
Di sè dice: «la mia tonaca è una camicia nera taglia XXL». Il modello di don Giulio sono i "preti neri" del ventennio come don Gino Artini, don Angelo Baroni, fra Galdino, don Alberico Manetti, don Antonio Bruzzesi, fra Ginepro da Pompeiana. O don Ettore Civati, centurione della Milizia, volontario in Albania, podestà in Valtellina e fascista così fascista da finire spretato e diventare funzionario del Minculpop. O su tutti don Tullio Calcagno, il prete scismatico che teorizzò una sua idea di cattolicesimo fascista, diede vita alla rivista Crociata italica, finì sospeso a divinis e scomunicato ed arrivò a un punto tale di rottura con la Chiesa che, davanti al plotone di esecuzione, rifiutò perfino il conforto di un sacerdote. Un "pellegrinaggio" con tappe codificate dalla tradizione: la villa in cui è nato il duce a Carpena, a pochi chilometri da Forlì, una foto ricordo nelle stanze con l'arredo lasciato da donna Rachele, il corteo con le bandiere tricolore, i simboli fascisti e i saluti romani, il rosario farcito di riferiment filo-razzisti e l'omaggio alla tomba di Mussolini. Tra i nostalgici di destra vestiti di nero, anche famiglie con i bambini, qualche reduce e tanti giovani. «Non abbiamo un conto preciso dei partecipati, ma ne stimiamo circa cinquemila», spiega uno degli organizzatori intento a distribuire corone del rosario ai militanti.
A Predappio è "tutto esaurito": alberghi, ristoranti, negozi con i souvenir di Mussolini. L'ex sacerdote vicino ai lefebvriani, che fu candidato alle elezioni europee nel 2009 con Forza Nuova, si è scagliato contro la «politica liberale» degli ultimi anni in Italia ed è interrotto più volte al grido di «duce, duce». «Non credete al centrodestra e al centrosinistra, ci fanno perdere –ha detto. Sono strumenti di un sistema che ci ha distrutto. Leggete bene la storia perché si ripete. Mussolini ci ha dato l'esempio più grande che si può dare nella storia: ha preferito morire piuttosto che piegarsi». Per i militanti di destra, la marcia su Roma non è soltanto una tappa nostalgica, come conferma Domenico Morosini che assieme alla moglie gestisce il centro di ricerca dentro Villa Mussolini: «Se sarò ancora al mondo faremo la marcia pacifica a Roma nel 2012 per il centenario. Il duce ogni anno diventa sempre più importante, penso che dia più fastidio da morto che da vivo».
L'appuntamento a Predappio, come dimostra il dispiegamento di forze dell'ordine lungo la strada, preoccupa gli amministratori locali: alla vigilia dell'anniversario non sono mancate le polemiche, quest'anno in particolare dopo la scelta del sindaco del piccolo comune, Giorgio Frassineti (del Pd) di far pagare una tassa di 30 euro a tutti i pullman in arrivo. «In dieci anni mai una discussione –aggiunge Morosini. Perché tutti vengono proprio a Predappio? Perché cercano un leader che purtroppo ormai non c'è in Italia». Quella di Mussolini «è la terza tomba più visitata al mondo, con centomila persone l'anno. Qui non facciamo politica, anche se c'è chi vorrebbe». Per l'anniversario dei 90 anni, l'artista di Gradara Mirko Ambrogini ha realizzato a Villa Mussolini una Via Crucis "Lacrime e sangue", per sottolineare i problemi del popolo italiano dovuti alla crisi economica. Iniziative di questo genere, spiega, sono «sempre contestate: è un sacrificio fare qualcosa in ricordo di Mussolini. Il fascismo e Mussolini è sempre qualcosa di scomodo, specialmente in un momento in cui l'Italia non ha una guida. Fa paura la presenza di Mussolini, perché moltissime delle sue idee erano una guida sicura per l'Italia».
Don Tam sospeso a divinis e scomunicato, è stato espulso anche dalla confraternita di Lefebvre. Di lui scrive Gian Antonio Stella: «“don” Giulio Maria Tam, in realtà non è “don”. Non lo è mai stato. Figlio di un impiegato comunale democristiano, mamma democristiana, un fratello più o meno leghista, un altro deputato alla Regione Lombardia per i Democratici di Sinistra tra i quali è finito con i cristiano-sociali di Pierre Carniti, altri due vagamente di centrodestra, è diventato fascista quando aveva quindici anni ed era già avviato a diventare un colosso di quasi due metri con le spalle a due ante e le mani enormi. Attivista di Alleanza Cattolica, vedeva la Chiesa conciliare come una «banda di mollaccioni senza spina dorsale». Quindi, va da sé che, quando lo Spirito Santo lo chiamò, lui avvertì la chiamata come un mussoliniano monito: “a noi!”. E si andò a rinchiudere nel seminario di Ecône fondato dal vescovo Marcel Lefebvre». «Presi i voti (scismatici) nel 1980, ha girato mezzo mondo come missionario dei cattolici ultra-tradizionalisti nemici del Concilio Ecumenico Vaticano II: due anni in Italia, due in Svizzera, due in Messico, due in Spagna, due in Francia». Precisa Stella: «Sempre più duro, sempre più nero. Al punto che quando nel 2000 avvenne il tentativo di un riavvicinamento tra gli eredi del monsignore ultra-tradizionalista e la Chiesa, lui si oppose con tale cocciutaggine da essere buttato fuori dalla Fraternità: era troppo estremista anche per loro».
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