martedì 27 novembre 2012

COMUNICATI NON ASCOLTATI

Le reazioni all'ennesima mano tesa offerta dall'organizzazione paramilitare di Eta ai governi spagnoli e francesi è stata un'altra volta,per il momento,accantonata e non degna nemmeno di una risposta in quanto nessuno dei due Stati che occupano Euskal Herria si ritiene evidentemente degno di prendere solo in considerazione un comunicato da chi da troppo tempo è costretto a vivere in uno stato di sottomissione e di prigionia politica.
I tre punti chiesti da Eta per proseguire il cessate le ostilità per ora rispettato solo unilateralmente sono in sintesi il ritorno in terra basca di tutti i prigionieri politici,una data certa per poter porre fine al disarmo e la concreta smilitarizzazione dei territori di Euskal Herria.
L'articolo preso da Infoaut parla dei buoni propositi di Eta per una convivenza pacifica,la voglia più che legittima di un'indipendenza e dell'arroganza soprattutto da parte della Spagna ed in particolar modo del governo di destra targato Rajoy che abbassa la testa e prosegue con sequestri,torture ed uccisioni dei prigionieri politici baschi.

Eta, i tre punti cardine per il dialogo con lo Stato spagnolo.

L'organizzazione armata basca Eta torna a far sentire la sua voce attraverso un comunicato datato 15 novembre 2012, pubblicato e diffuso nella giornata di ieri dal quotidiano basco Gara. Il sesto da quando l'organizzazione ha dichiarato -nell'ottobre 2011- un cessate il fuoco unilaterale, verificabile e definitivo per venire incontro e appoggiare il processo di risoluzione del conflitto avviato nell'autunno del 2009 dalle forze indipendentiste basche. Il comunicato -diffuso interamente in lingua basca- sottolinea nella sua prima parte come il momento attuale sia caratterizzato da una regressione nel processo di risoluzione durante l'anno, da quando Eta ha deciso di abbandonare la lotta armata. Una preoccupazione espressa attraverso le parole dell'organizzazione che vede un “rischio reale” nel non trovare una via d'uscita per il processo di risoluzione in atto; allo stesso tempo, all'interno del comunicato si ribadisce l'impegno e il sostegno nei confronti della fase politica.
Già in passato Eta aveva espresso la volontà di iniziare un dialogo con gli stati spagnolo e francese e attraverso il comunicato ora avanza le sue proposte sui contenuti del dialogo, tre punti cardine da risolvere e da inserire nell'agenda della risoluzione del conflitto: “Le formule e le scadenze per portare a casa tutti e tutte le prigioniere e esiliati politici baschi”, “le formule e le scadenze per il disarmo, della dissoluzione delle strutture armate e della smobilitazione dei militanti di Eta” e “i passi e le scadenze per la smilitarizzazione dei Paesi Baschi, adeguando alla fine dello scontro armato le forze armate che si trovano nei Paesi Baschi”. Un comunicato quello dell'Eta che suona più ad un invito al dialogo per gli stati francese e spagnolo e che sembra suggerire e chiedere un'assunzione di responsabilità che non può essere unilaterale. I sequestri, le torture, la guerra sporca, l'esecuzione di militanti di Eta, ecc. non possono essere messe da parte o essere negate incessantemente davanti all'evidenza, favoriti da un clima di totale impunità. Ma l'organizzazione armata non si limita solo a pretendere verità da parte dei due stati, si dichiara anche aperta al dialogo, “ascoltando e analizzando” eventuali altre proposte da parte di Madrid e Parigi, fermo restando che i vari punti all'ordine del giorno saranno affrontati in base all'attuale situazione politica, agli obiettivi e al processo di risoluzione.
Tra ieri e oggi, non hanno tardato a farsi sentire le risposte da parte dei due Stati chiamati in causa, e mentre il portavoce del Ministero degli Esteri francese ha rimarcato il totale appoggio al Governo spagnolo per porre fine alla violenza nei Paesi Baschi facendo appello alla totale dissoluzione di Eta, Rajoy non ha voluto commentare il comunicato, limitandosi a dire che “l'unico comunicato che sta aspettando è quello della dissoluzione definitiva”, ennesima prova dell'arroganza che in particolare l'esecutivo spagnolo ha sempre mostrato nei confronti dell'indipendentismo basco. Non si può certo affermare che tale alterigia non si sia dimostrata con i numerosi arresti degli ultimi mesi e con il comportamento spagnolo verso i prigionieri e le prigioniere politiche, così come nei confronti dei rifugiati baschi e le varie dichiarazioni minacciose dei politicanti di turno.
Il rischio di naufragio per il processo di risoluzione sembra essere alto e Eta lo dichiara senza mezzi termini. Ma mentre l'organizzazione armata cerca di rilanciare sul dialogo a delle condizioni ben precise, il muso duro dello Stato spagnolo sembra voler optare per un fracasso del processo, un po' forse per orgoglio spagnolista -poiché non vuole farsi dettare l'agenda da nessuno, men che meno da Eta- o probabilmente per paura ad un processo di risoluzione che sicuramente si sa come è partito ma non si ha la certezza di come potrebbe finire.

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