giovedì 9 febbraio 2012

SERVI DELLA GLEBA CHE SI RIBELLANO

Articolo che riprercorre indietro il tempo per esemplificare lo stato in cui ci troviamo ai nostri giorni paragonandolo al medioevo nel suo senso di gerarchia socio economica:io non considero quel periodo come tetro e selvaggio per molti altri motivi,ma veniamo alla comparazione.
Così come nel 1200 e giù di lì il potere era racchiuso nelle mani di pochi così come la ricchezza,ed i vassalli feudatari alias gli alti borghesi e politici di oggi tenevano in pugno la plebe con il terrore e con dazi esorbitanti da pagare,e quel che restava nelle mani del popolo rappresentante la base della piramide sociale era a malapena sufficiente per il mantenimento della propria famiglia.
Non è cambiato poi molto rispetto a quell'epoca e l'articolo proposto da Indymedia approfondisce questi temi che vedono contrapporsi i servi della gleba con i vassalli di oggi:banchieri,faccendieri e politici.
Ora la plebe non aspetta centinaia di anni come allora per ribellarsi e rovesciare il potente sullo scranno,ha più conoscenza e capacità di afferrare il coltello dalla parte del manico e di usarlo contro il padrone.
Tempi medievali.

Viviamo tempi medievali che ci riportano a quell’occidente europeo senza stati, popolati da signori feudali guerrafondai che difendevano i loro interessi territoriali, battagliando per annettere nuovi domini e occupando le terre dei più svantaggiati, senza progetto comune ne leadership politica, senza grandi mire per costruire nulla, senza un potere centrale agglutinante che imponesse un ordine stabile. Il feudalesimo era pura dispersione casistica, mancanza di unità, assenza di norme, arbitrarietà, particolarità e varietà di situazioni.
E se un giorno è stato possibile che nascesse l’industria in officine e case, il distacco dalle città e una crescita demografica sostenuta, è stato a partire dall’agricoltura intensiva e dagli eccedenti di tasse di un mondo contadino che aveva cominciato a scuotersi la dipendenza e gli abusi del potere esercitato dai signori feudali, e cominciò a contare poco a poco con un accumulo di reddito per consumare e commerciare, generando ricchezza. Ma oggi osserviamo il risorgere dell’economia della sussistenza, la suicida diminuzione dell’eccedente, la perdita del potere acquisitivo della classe media e bassa, trasformate al pauperismo vitale. Non c’è eccedente, non c’è consumo, non c’è risparmio. Si asfissia il circuito economico; si lavora solo per mangiare (se va bene, ndt). La povertà intrappola la classe media europea; il 23% della popolazione vive una situazione di rischio povertà e esclusione sociale, specialmente bambini, giovani e immigranti. Retrocedono dalla classe media e la mobilità interclassista e aumentano i lavoratori con stipendi da sopravvivenza, i servi del XXI secolo.
Proliferano allo stesso tempo i governi despotici, pseudo-democrazie, governi tecnocrati, tasse dei poteri economici, dove i dirigenti non servono al benessere della maggioranza ma all’interesse di pochi, dando rifugio alla diseguaglianza, e , quindi, profondamente illegittimi. Regnano l’arbitrarietà e l’ingiustizia sociale, predominano la paura paralizzante e la sfiducia non solo verso i governanti ma anche tra gli stessi cittadini, competitori quando non nemici disposti a vendere perfino l’anima per mantenere il posto di lavoro o lo status quo, vassalli artificialmente scontrati e disuniti; nazionali di fronte agli immigranti, attivi di fronte ai disoccupati, impiegati pubblici di fronte ai privati, precari di fronte ai posti fissi…..Viviamo sotto il despotismo e l’ambizione delle piranha finanziarie, transazionali e banche, che vogliono crescere a spese del settore pubblico smantellando lo stato del benessere, con la connivenza dei nostri politici e la nostra decerebrata apatia, e questo modo di vivere rassegnata e stupida che ci porta a sopravvivere afferrati alla nostra bolla di sicurezza instabile, individualisti, indifferenti all’interesse pubblico, ciechi di fronte alla disgrazie altrui, che consentono la degenerazione brutale delle istituzioni. Abbiamo consegnato la nostra libertà, la nostra carica solidale o la virtù civica secondo le parole di Montesquieu, e le abbiamo messe in mani di altri, snaturandole e deprezzandole. Ma la libertà non vale nulla quando solo la usiamo per scegliere tra una o un’altra marca commerciale, la libertà serve molto poco quando l’inaccettabile viene accettato e quando si permette di mettere in vendita il proprio futuro. Viviamo in tempi medievali che ci incitano all’introspezione timorosa e alla disunione servile, veri freni del progresso e della giustizia sociale.
Fonte
Traduzione: FreeYourMind!

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