sabato 11 febbraio 2012

C.E.JUPITER:UN CLUB,UNA PASSIO'

Rientro nella storia del calcio quando alcune squadre erano state fondate con uno spirito rivoluzioario e romantico e pure i giocatori erano anarchici,operai e combattenti e non primedonne strapagate pronte a cambiare casacca da un giorno all'altro.
Il team in questione è il Club Sportivo Jupiter,di Barcelona,nato nel 1909 ed era la squadra operaia della capitale catalana e negli anni del prefranchismo ha avuto la possibilità di gareggiare contro la squadra della borghesia il F.C.Barcelona e l'Espanyol quella della burocrazia castigliana,riuscendo ad ottenere un titolo nazionale nel 1925.
Dalle sue fila,sia dei soci,dei tifosi che dei giocatori,uscirono parecchi rivoluzionari che si opposero al franchismo e molti di loro furono fucilati nello stesso stadio dove giocavano mentre altri furono esiliati o imprigionati.
L'articolo è tratto da Senza Soste e fornisco pure il link della squadra catalana che ora milita nel campionato regionale e che a modo suo ha fatto la storia sia del calcio che della rivoluzione spagnola:http://www.jupiterce.es/index.php?option=com_content&view=frontpage&Itemid=1 .

"El Jupiter", la squadra di calcio degli operai che fecero la rivoluzione.
‘Tout ce que je sais de plus sur à propos de la moralité et des obligatios des hommes, c’est au football que je le dois’. (Albert Camus)
La dittatura,la Guerra Civile, lo strapotere dei grandi club. Oggi del club sportivo Jupiter rimangono le memorie . Lo stadio fu demolito nel 1948 da Franco, al suo posto oggi sorgono locali alla moda, le discoteche , le boutique , che in pochi decenni hanno cancellato la faccia proletaria di Barcellona.Lo Jupiter continua però a resistere. Nacque al Poble Nou, il quartiere fitto di fabbriche,ma anche di sedi del sindacato anarchico,che dava rifugio a chi era in fuga dalla polizia. Oggi gioca a ‘La Vernera’, ‘Carrer Agricultura’ del ‘barrio’ di Sants Marti de Provencals, nella periferia nord,in un campo stretto tra casermoni di quattordici piani. Il ‘Club Sportivo Jupiter’ ha mutato posto ma non ha cessato di vivere. Era la ‘Selecion Obrera’ e il nome significava ribellione, anarchia e lotta di classe. Fondato il 12 maggio del 1909, lo stesso anno in cui le strade di Barcellona videro la ‘ Semana Tragica’, alla ‘Cerveceria Cebrian’, da due operai inglesi,per dargli il nome ci si affidò al caso. I soci andarono sulla spiaggia di Mar Bella, dove c’erano gare di palloni aerostatici. Quello che vinse, si chiamava‘Jupiter’. La prima partita l’ ‘equipo’ con la casacca a bande grigio e granata, in omaggio alla Catalogna, la disputò sul campo della ‘Bota’. Qui,a partire dall’ inverno del 1939, Franco fece fucilare gli anarchici che combattevano la sua dittatura. Ne furono sepolti in riva al mare così tanti che ancora negli anni ’50, il vento portava l’odore dolciastro dei corpi in putrefazione. Sulle tombe, vennero costruiti alberghi,il ‘Foro della Cultura’, un depuratore e una ‘Columna della Concordia’ che suggerisce una indecente simmetria tra vittime e carnefici. La prima sede del club fu sulla ‘rambla del Pueblo Nuevo’, dove vivevano i tanti anarchici che avevano fatto di Barcellona, la ‘Rosa de Foc’.La città che sempre insorgeva contro lo stato e i privilegi. I primi soci del club,quasi tutti anarchici , adottarono come stemma la cinque strisce sormontate da una stella azzurra a cinque punte.
‘ Ero bambino negli anni ’60’ dice Julio Nacarino, memoria storica del club ‘ la squadra era già in decadenza e Franco ci aveva tolto lo stemma e i colori sociali, però il mito resisteva e ci affascinava. Anche oggi che giochiamo nel campionato regionale e siamo dimenticati da tutti. Nel 1925 siamo stati campioni di Spagna, abbiamo fatto la rivoluzione, tanti dei nostri sono finiti in carcere. Tutto questo è stato il nostro Jupiter’.Storie di un calcio che predicava la giustizia sociale. Si perché, in ‘Barca’ era il club della borghesia , l’Espanyol’ era l’ ‘equipo’ della burocrazia castigliana ,lo Jupiter era invece la squadra degli ‘obreros coscientes’.‘ Con il passare degli anni , le connotazioni politiche del club si fecero più marcate-continua Nacarino- il club si affiliò al sindacato degli anarchici, la CNT, e più tardi al ‘Soccorso Rosso’. Aumentò anche il numero dei soci, agli inizi degli anni ’20, erano più di duemila. Ogni domenica , lo stadio di ‘via Lope de Vega’, si riempiva di pubblico. Il periodo che va dal 1917, quando il club, guarda caso lo stesso anno della Rivoluzione d’Ottobre, si proclamò campione di Barcellona e il 1925, quando si insignì del titolo di campione della Catalogna e di tutta la Spagna , fu definito del ‘pistolerismo’. Centinaia di anarchici furono‘sparati’ dagli uomini del ‘Barone’, un mercenario prezzolato pagato dai padroni o sottoposti alla ‘ley de fuga’dai poliziotti . Ma gli anarchici resistettero e tra quelli che tennero duro, c’erano i soci dello Jupiter.Nel 1923, Primo de Rivera , prende il potere e per lo ‘Jupiter’, è tempo di persecuzioni. Il club cambiò nome, si definì ‘Hercules’. Molti membri del club furono incarcerati ,altri costretti alla clandestinità, ci fu anche chi fuggì in Francia .Nel 1924, lo stemma del club fu vietato:‘Perché rappresenta una chiara ostentazione della bandiera separatista catalana’.Ma l’anno seguente, quando la banda militare suonò la marcia reale, tutto il pubblico si alzò in piedi a fischiare. Il governatore militare, scatenò allora un’ondata di arresti tra i soci . Sono tempi duri quelli, sia per gli operai che per il football proletario. Scioperi, attentati e scontri a fuoco lampeggiano per tutta la città: da Plaza de Catalunya alle Ramblas,alle viuzze del ‘Barrio Chino’ .Per lo ‘Jupiter’,nessuna stupida ipocrisia sullo ‘sport che deve situarsi al di sopra delle parti’, il club da quale parte stare se l’è scelta fin da subito.
‘ Il club dava al movimento gran parte dei suoi incassi’- spiega sempre Nacarino,senza nascondere un sorriso. I soldi servivano per pagare gli avvocati, aiutare le famiglie dei tanti rinchiusi al ‘Modelo’e comprare armi per gli anarchici che rispondono colpo su colpo .Lo stadio fu trasformato in arsenale. Le pistole erano smontate e nascoste nelle camere d’aria dei palloni, quando ‘el equipo’ andava in trasferta . In questo modo operai, giocatori e anarchici combattevano la loro battaglia. Solo l’avvento della Repubblica,pose fine al massacro .Il 25 settembre del 1931, per lo ‘Jupiter’ fu un giorno di festa. Il leader dell’indipendentismo catalano , Francisco Macià,ormai vecchio,con tutti i capelli e i baffi candidi, si recò allo stadio e consegnò alla squadra il vecchio stemma del club .Lo ‘Jupiter’ poté così ricominciare a giocare con i suoi colori. Ma tutto questo durò poco. Il 19 luglio del 1936 all’alba, tutto il Pueblo Nuevo si svegliò al lamento delle sirene delle fabbriche.
‘ I nostri vecchi si ricordano molto bene di quel giorno. La moltitudine si diresse al campo, erano tutti presenti, inclusi alcuni giocatori. Faceva caldo e il terreno da gioco nereggiava di uomini. Le armi scarseggiavano , però all’improvviso si cominciò a cantare. Era una vecchia melodia già cantata durante la rivolta delle Asturie. ‘A Las Barricadas’, alla fine , gli operai presero i fucili e si allinearono ordinatamente nello spazio compreso tra le due porte. Fu da lì , dal campo dello Jupiter , da dove uscirono per fare la rivoluzione’.
Uscirono dal campo da gioco su due camion che erano stati parcheggiati direttamente sul campo da calcio. Gli operai montarono sul tetto della cabina una mitragliatrice ‘Hotchkiss’, poi si diressero verso il centro della città, incontro ai soldati. Fino a pochi minuti prima erano stati all’interno dell’appartamento di Gregorio Jover che dà direttamente sullo stadio. E tutti loro, da Durruti ad Ascaso, da Ortiz a Garcia Oliver, a Ricardo Sanz, tutti gli anarchici più conosciuti insomma, abitano al massimo a poche centinaia di metri di distanza. Per molti,pochi mesi dopo, si aprivano le porte del carcere. Per altri ci fu un esilio che durò quasi quaranta anni. Altri, troppi, finirono davanti ai plotoni di esecuzione, o toccò loro ‘el vil garrote’.La vittoria del fascismo significò anche per lo Jupiter il principio della fine. Oggi la squadra si allena nella zona della Verneda. Per arrivarci, bisogna prendere la metropolitana e poi camminare a piedi fino alla scalinata che porta al ‘Barrio San Martin’. Lì fu esiliato il club in quella che allora era aperta campagna. Le autorità franchiste vollero sradicare la squadra di calcio dal Pueblo Nuevo, da quel quartiere da cui si erano levati i clamori della rivolta. Il 2 aprile del 1996 in una casa di riposo, proprio nei pressi de ‘La Verneda’,moriva a quasi novanta anni, Ricardo Ortiz Ramirez, uno dei ‘Nosotros’,che aveva sempre detto con orgoglio che lui era ‘ Figlio del Pueblo Nuevo’.Ed era anche stato uno dei due uomini che nella notte del 18 luglio del 1936 aveva montato una mitragliatrice sul tetto di uno dei due camion che erano usciti dal terreno di gioco dello ‘Jupiter’ per andare a combattere c i soldati. Sotto le tribune , lo ‘Jupiter’ ha oggi la sua casa, con le bacheche che mostrano decine di trofei. Fra i quadri, le foto che ritraggono Macià, in un angolo fa mostra di sé uno stendardo che trasmette una immortalità malinconica.
‘ Dobbiamo dare una sistemata’ dice un ragazzino . I suoi compagni terminano una partitella d’allenamento. Sono contenti perché questa domenica è passata bene. Hanno vinto 2-0 col Sitge , nel campionato regionale. Mentre vanno a farsi una doccia, lanciano uno sguardo alle vecchie medaglie. I più giovani sorridono, c’è chi sogna di battere il ‘Barca’ o il ‘Real’, anche loro in qualche modo sognano di cambiare il mondo.
Per ulteriori notizie su ‘El Jupiter’: Fundacion Andreu Nin, www.redlibertaria.com
Lorenzo Micheli
tratto da Senza Soste n.56

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