L'articolo dipana la matassa del Diritto del mare che fa riferimento ad acque territoriali,acque internazionali oltre al distinguo tra omicidio commesso da militari italiani a supporto di imbarcazioni che producono reddito ma che sono pagati da privita direttamente al Ministero della Difesa(e quindi non più soldati ma contractors e/o mercenari).
Bene han fatto le autorità indiane ad ingabbiare queste bestie(senza offendere quelle a quattro zampe)fascistoidi e se l'ergastolo è la pena massima prevista dallo Stato del Kerala così sia,senza estradizioni che porterebbero ad assoluzione certa per i due assassini(per non parlare di promozioni con tanto di apparizioni televisive da D'Urso e Vespa).
I malavitosi,pericolosi e pirateschi pescatori con le reti cinesi(nella foto originale d'apertura)e i loro familiari ed amici saranno di certo contenti con due killer in meno in giro per gli oceani ed i mari indiani e di tutto il mondo.
Articolo preso da Senza Soste,che fa parallelismi pure con i casi del Cermis e di Calipari,ne avranno da rosicare i militi fascisti nostrani...
L'India fa sul serio.
Saranno interrogati oggi i soldati italiani accusati di aver ucciso due pescatori. Lo scandalo dei “militari in affitto”. Versioni consuete ma l'India non è un ladro di polli. Incredibilmente viene invocata l'immunità come i per i piloti-killer del Cermis o i marines Usa che uccisero Calipari. L'esternalizzazione dei mercenari.
L'uccisione dei due pescatori indiani e' "un crimine imperdonabile" e i responsabili saranno puniti: ad affermarlo e' stato il ministro indiano della Navigazione, G.K. Vasa, secondo quanto riferiscono i media locali.
I due marò del battaglione San marco che erano a bordo dell'Enrica Lexie, accusati dell'uccisione di due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala, compariranno oggi dinanzi ai magistrati. "Saranno consegnati alla polizia di Kollam e portati dinanzi a un giudice", dicono alla polizia. I due militari, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono sotto custodia della polizia militare della marina indiana. Dalla nave erano stati trasferiti nel circolo ufficiali della polizia centrale (Cisf) del Kerala nell'isola di Wellington, vicino Kochi, dove sono stati interrogati dal capo della polizia.
Lo scorso 11 ottobre il ministero della Difesa aveva siglato un protocollo d`intesa con la Confederazione degli armatori (Confitarma) che prevede la scorta delle unità, mercantili italiane contro «atti di pirateria o depredazione». Si tratta di una convenzione che consente a personale armato unità della Marina militare e altre forze della Difesa (Nuclei militari di protezione), oppure «contractors» forniti da società private di mercenari italiane - di imbarcarsi a bordo di navi battenti il tricolore e destinate a solcare acque «a rischio». La Confitarma paga le spese per l`utilizzo di militari sulle proprie imbarcazioni particolare a quel tratto di Oceano compreso tra Corno d`Africa, Stretto di Hormuz e coste indiane, teatro di numerosi attacchi condotti da gruppi di piratii dotati di Kalashnikov e barchini (skiff) che prendono di mira mercantili e petroliere. I militari a bordo, a gruppi di sei, costano agli armatori 500 euro al giorno cadauno che vengono incassati dal Ministero della Difesa.Le scorte armate sono contemplate dal decreto legge del 12 luglio .2011, provvedimento propedeutico al Protocollo di Ottobre, in base a cui «Confitarma si impegna al rimborso degli oneri connessi all`impiego dei nuclei, incluse le spese per il personale, il funzionamento e il sostegno logistico nell`area di interesse». È l`armatore a dover fare richiesta di una scorta militare e provvedere al rimborso dei costi, o in alternativa rivolgersi a società di «private security». La Difesa ha messo a disposizione «dieci nuclei della Marina ciascuno composto da sei uomini». Tra i prescelti ci sono gli specialisti del Reggimento San Marco, gli stessi presenti a bordo della «Enrica Lexie». È previsto che le unità mercantili adibiscano un locale idoneo per il deposito e il trasporto delle munizioni, mentre i militari sono considerati «personale diverso dall`equipaggio», ovvero non sottoposto alla catena di comando della nave, ma inquadrati nelle gerarchie naturali. Stando a quanto riporta la pubblicazione specializzata Analisi Difesa, sull'impiego dei militari sulle navi mercantili italiane, non c'è nessuna perplessità da parte dell’ammiraglio Fabio Caffio, esperto di Diritto del mare, secondo il quale “il contesto può apparire nuovo ma con questo incarico la Marina assolve il compito istituzionale di proteggere gli interessi nazionali all’estero.
Lo scorso 11 ottobre il ministero della Difesa aveva siglato un protocollo d`intesa con la Confederazione degli armatori (Confitarma) che prevede la scorta delle unità, mercantili italiane contro «atti di pirateria o depredazione». Si tratta di una convenzione che consente a personale armato unità della Marina militare e altre forze della Difesa (Nuclei militari di protezione), oppure «contractors» forniti da società private di mercenari italiane - di imbarcarsi a bordo di navi battenti il tricolore e destinate a solcare acque «a rischio». La Confitarma paga le spese per l`utilizzo di militari sulle proprie imbarcazioni particolare a quel tratto di Oceano compreso tra Corno d`Africa, Stretto di Hormuz e coste indiane, teatro di numerosi attacchi condotti da gruppi di piratii dotati di Kalashnikov e barchini (skiff) che prendono di mira mercantili e petroliere. I militari a bordo, a gruppi di sei, costano agli armatori 500 euro al giorno cadauno che vengono incassati dal Ministero della Difesa.Le scorte armate sono contemplate dal decreto legge del 12 luglio .2011, provvedimento propedeutico al Protocollo di Ottobre, in base a cui «Confitarma si impegna al rimborso degli oneri connessi all`impiego dei nuclei, incluse le spese per il personale, il funzionamento e il sostegno logistico nell`area di interesse». È l`armatore a dover fare richiesta di una scorta militare e provvedere al rimborso dei costi, o in alternativa rivolgersi a società di «private security». La Difesa ha messo a disposizione «dieci nuclei della Marina ciascuno composto da sei uomini». Tra i prescelti ci sono gli specialisti del Reggimento San Marco, gli stessi presenti a bordo della «Enrica Lexie». È previsto che le unità mercantili adibiscano un locale idoneo per il deposito e il trasporto delle munizioni, mentre i militari sono considerati «personale diverso dall`equipaggio», ovvero non sottoposto alla catena di comando della nave, ma inquadrati nelle gerarchie naturali. Stando a quanto riporta la pubblicazione specializzata Analisi Difesa, sull'impiego dei militari sulle navi mercantili italiane, non c'è nessuna perplessità da parte dell’ammiraglio Fabio Caffio, esperto di Diritto del mare, secondo il quale “il contesto può apparire nuovo ma con questo incarico la Marina assolve il compito istituzionale di proteggere gli interessi nazionali all’estero.
La questione dei militari italiani accusati di omicidio dei due pescatori indiani, apre un intero universo di problemi politici e giuridici.
"I nostri militari hanno agito per conto dello Stato italiano e quindi godono di quella che si definisce immunità funzionale, per questo non possono essere arrestati dalle autorità indiane" afferma professor Natalino Ronzitti, ordinario di diritto internazionale presso la Luiss di Roma in un'intervista a Il Giornale. "Quei soldati - spiega nell'intervista il consulente - devono essere rilasciati immediatamente. Se hanno commesso delle violazioni saranno giudicati dai tribunali italiani in base al codice militare di pace e alla legge 130 del 2011 che prevede la possibilità di avere a bordo dei team armati". Il prof.Ronzitti, fa però riferimento a due precedenti scandalosi e proprio a discapito dell'Italia. Infatti si riferisce all'immunità di cui hanno usufruito i piloti militari Usa colpevoli della strage del Cermis o i marines americani che hanno ucciso in Iraq il dirigente dei servizi segreti italiani Nicola Calipari. Due sentenze che hanno provocato una forte ripulsa nell'opinione pubblica ma la totale arrendevolezza delle autorità italiane nei confronti del “primus inter pares” statunitense che ha imposto a livello internazionale una sua legge “nazionale”. Ancora più grave la tesi di Ronzitti sulla collocazione geografica degli avvenimenti criminosi. Relativamente alla loro presenza, o meno, in acque internazionali piuttosto che in quelle territoriali indiane, il professor Ronzitti spiega: "No, in questo caso il principio discriminante è che non hanno agito per conto proprio, ma per conto dello Stato italiano. E anche se si trovavano in acque territoriali, vige comunque il principio della legittima difesa. La legittima difesa non intacca il diritto al passaggio inoffensivo". Il prof. Ronzitti e la stessa Farnesina forse sottovalutano che non stanno discutendo delle esecuzioni che avvengono spesso nei posti di blocco o negli inseguimenti che vedono protagoniste le forze di polizia o i carabinieri in Italia. In questi casi non solo le versione piuttosto improbabili fornite dagli agenti vengono prese per buone dai tribunali, ma la controparte spesso sono malavitosi, piccoli criminali o semplici cittadini innocenti. Nel caso in questione, si tratta invece di uno Stato – l'India – con le sue leggi e il suo peso specifico, per cui le riprovevoli furbate a cui sono abituati gli apparati di sicurezza italiani potrebbero trovarsi di fronte dei problemi di natura completamente diversa.
La seconda questione “giuridica” aperta dalla vicenda della Enrica Lexie, è che questa storia dei militari presi in affitto dagli armatori non è affatto limpidissima. Da un lato si privatizza la funzione pubblica dei militari dello Stato, dall'altra non temiamo di essere smentiti se tra qualche mese o qualche anno vedremo che per la riduzione dei costi si passerà da funzionari militari pubblici a contractors/mercenari privati a un prezzo di mercato, quindi minore. E se i mercenari italiani costeranno ancora troppo si assumeranno quelli extrcomunitari che costeranno meno e soprattutto creerano meno problemi e rogne giudiriche come quelle in cui sono incappati i due marò del battaglione San Marco. E' l'esternalizzazione bellezza!!
Sergio Cararo"I nostri militari hanno agito per conto dello Stato italiano e quindi godono di quella che si definisce immunità funzionale, per questo non possono essere arrestati dalle autorità indiane" afferma professor Natalino Ronzitti, ordinario di diritto internazionale presso la Luiss di Roma in un'intervista a Il Giornale. "Quei soldati - spiega nell'intervista il consulente - devono essere rilasciati immediatamente. Se hanno commesso delle violazioni saranno giudicati dai tribunali italiani in base al codice militare di pace e alla legge 130 del 2011 che prevede la possibilità di avere a bordo dei team armati". Il prof.Ronzitti, fa però riferimento a due precedenti scandalosi e proprio a discapito dell'Italia. Infatti si riferisce all'immunità di cui hanno usufruito i piloti militari Usa colpevoli della strage del Cermis o i marines americani che hanno ucciso in Iraq il dirigente dei servizi segreti italiani Nicola Calipari. Due sentenze che hanno provocato una forte ripulsa nell'opinione pubblica ma la totale arrendevolezza delle autorità italiane nei confronti del “primus inter pares” statunitense che ha imposto a livello internazionale una sua legge “nazionale”. Ancora più grave la tesi di Ronzitti sulla collocazione geografica degli avvenimenti criminosi. Relativamente alla loro presenza, o meno, in acque internazionali piuttosto che in quelle territoriali indiane, il professor Ronzitti spiega: "No, in questo caso il principio discriminante è che non hanno agito per conto proprio, ma per conto dello Stato italiano. E anche se si trovavano in acque territoriali, vige comunque il principio della legittima difesa. La legittima difesa non intacca il diritto al passaggio inoffensivo". Il prof. Ronzitti e la stessa Farnesina forse sottovalutano che non stanno discutendo delle esecuzioni che avvengono spesso nei posti di blocco o negli inseguimenti che vedono protagoniste le forze di polizia o i carabinieri in Italia. In questi casi non solo le versione piuttosto improbabili fornite dagli agenti vengono prese per buone dai tribunali, ma la controparte spesso sono malavitosi, piccoli criminali o semplici cittadini innocenti. Nel caso in questione, si tratta invece di uno Stato – l'India – con le sue leggi e il suo peso specifico, per cui le riprovevoli furbate a cui sono abituati gli apparati di sicurezza italiani potrebbero trovarsi di fronte dei problemi di natura completamente diversa.
La seconda questione “giuridica” aperta dalla vicenda della Enrica Lexie, è che questa storia dei militari presi in affitto dagli armatori non è affatto limpidissima. Da un lato si privatizza la funzione pubblica dei militari dello Stato, dall'altra non temiamo di essere smentiti se tra qualche mese o qualche anno vedremo che per la riduzione dei costi si passerà da funzionari militari pubblici a contractors/mercenari privati a un prezzo di mercato, quindi minore. E se i mercenari italiani costeranno ancora troppo si assumeranno quelli extrcomunitari che costeranno meno e soprattutto creerano meno problemi e rogne giudiriche come quelle in cui sono incappati i due marò del battaglione San Marco. E' l'esternalizzazione bellezza!!
tratto da www.contropiano.org
20 febbraio 2012
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