martedì 5 aprile 2011

I DUE VOLTI DELL'ACCOGLIENZA

Prendendo spunto da due articoli tratti in ordine di presentazione da"Senza Soste"(che richiama"Il Giornale")e da"Indymedia Lombardia"(che cita"La Repubblica")nel post odierno si tirano le somme sui diversi modi di accogliere i profughi che partono dalle coste del Nord Africa in queste settimane.
Facendo subito un distinguo tra l'ospitalità dei cittadini e quella del governo:i lampedusani da sempre sono stati benevoli con tutti i migranti salvandoli letteralmente quando le condizioni atmosferiche facevano naufragare i barconi in balia delle onde,sia con interventi in mare aperto con pescerecci che in operazioni più vicine alla costa.
Ora fomentati dai mass media e da un'oggettiva difficoltà alcuni di loro hanno manifestato contro questa continua"invasione"in maniere teatrali e ai limiti della guerriglia:comunque le loro reazioni non dico che siano giustificabili ma non vivendo in prima persona quello che provano loro non mi permetto di giudicarli anche tenendo conto che fino ad'ora erano sempre stati comprensivi ed ospitali.
Al contrario il governo attuale ma anche nelle precedenti legislature hanno sempre visto di cattivo occhio questi approdi che ora si stanno intensificando sempre più,non capendo che queste persone stanno fuggendo da una situazione divenuta improponibile nei loro paesi di provenienza,rischiando la vita nelle traversate.
Il primo contributo è ai limiti della barzelletta in quanto l'organo di divulgazione della famiglia Berlusconi racconta della presunta agiatezza dei migranti che mostrano capi di vestiario firmati e cellulari:lo so che è una provocazione del quotidiano propagandistico del regime,ma la maggioranza dei cittadini non sa che nei paesi del cosìdetto terzo mondo tali abiti(tarocco)e cellulari hanno un costo minimo.
Il secondo articolo invece racconta la bella storia che da anni caratterizzano dei piccoli comuni della Calabria che sono riusciti ad integrare benissimo migranti da ogni parte del mondo e nello specifico si fa l'esempio della cittadina di Riace che come sindaco ha il sig.Lucano,un uomo che ha saputo creare e dare realtà ad un'utopia,complimenti!

I profughi di Lampedusa? Tutti ricchissimi. Il delirio de il Giornale.
Leggendo il Giornale di Sallusti si ha l'impressione che la linea editoriale regga su una sola scommessa: quella di una regressione mentale di massa di tutti gli italiani.

Il Giornale non pubblica vere e proprie notizie. Ma solo articoli che, in qualche modo, devono attivare chiacchiere a livello dei luoghi comuni che danneggiano la materia celebrale di chi li usa. Insomma, il Giornale non è una testata di informazione o di agitazione politica. E' solo una testata di propaganda. Del tipo che usava durante la prima guerra mondiale: sparge miti per alimentare argomenti a favore della propria parte in guerra. Non importa che questi argomenti siano sensati o meno. Basta che la gente ne parli.

E per far parlare più la si spara grossa, più si da modo a chi si eccita con l'inverosimile di essere protagonista e meglio è. E' un vecchio, logoro trucco della propaganda che in Italia funziona: la si spara grossa, si fanno diventare protagonisti i personaggi più improbabili alimentano la voce. Questi saranno legittimati dal giornale che gli dà spazio, il giornale sarà legittimato da questo modo di fare. Un circolo vizioso reso possibile quando, dall'altra parte, hai una sinistra timida, impaurita e intellettualmente rasoterra che non è in grado di smascherare il gioco scambiando queste rappresentazioni per le voci egemoni nel paese. E così ecco campagne sul PD comunista (!), su Berlusconi che opera per il bene del paese e via delirando. Stavolta però, sarà il sentirsi senza avversari che fa esagerare, la si è sparata davvero grossa. Il Giornale ha infatti cominciato una campagna per screditare i profughi di Lampedusa. Fin qui nella norma. Solo che è il filo narrativo che fa stramazzare per terra dalle risate chi legge le pagine della testata diretta da Sallusti. Che, in sostanza, argomenta: vanno ricacciati in mare perchè sono ricchi, finti profughi in realtà facoltosi.

La prova provata, secondo il foglio lisergico diretto da Sallusti, sarebbero i capi firmati indossati dai profughi a Lampedusa. Insomma le finte Nike, i giubbotti contraffatti Adidas che si trovano a pochissimi euro nei mercatini del Nordafrica. In effetti nelle foto abbiamo visto un immigrato indossare la maglia che aveva Ibrahimovic l'ultimo anno all'Inter. Deve essere stato un colpo per una testata che, fedele al padrone, sostiene anche le più improbabili ragioni del Milan. Siccome al Giornale manca il senso del limite allora la testata di Sallusti esibisce anche la seconda prova: non solo i profughi di Lampedusa vestono capi firmati ma hanno anche il cellulare. Non ci vuole molto a capire che quando vai in mare il cellulare è un elemento di tracciabilità che, per un naufrago, può salvare la vita. Ma parliamo di giornalisti che la realtà la vedono dai vetri oscurati del Suv, in fondo li capiamo. Anche perchè scrivono per lettori che non escono di casa oppure, se lo fanno, non sarebbero in grado di distinguere un cinese da un cesto di limoni. Tanto c'è una sinistra azzerata che li riconosce tutti come maggioranza del paese (non è vero ma con avversari del genere governerebbe anche uno estratto a caso dall'elenco telefonico di Ulan Bator).

E così Il Giornale si dedica a raccogliere questa dichiarazione del governatore del Veneto Zaia «Di sicuro, quelli che arrivano con le scarpe da ginnastica firmate, il giubbottino all’occidentale e il telefonino in mano non è gen­te che chiede asilo politico». Eh già, grazie alla Lega e al Giornale abbiamo scoperto che, mentre gli occidentali amano il free climbing, i maghrebbini hanno la loro forma di turismo estremo. Consiste nel passare la notte, in mare e al freddo, ammassati in centinaia in barche pronte ad affondare. Una volta arrivati il piacere del relax consiste nel farsi confinare nelle tendopoli di Lampedusa senza mangiare e bere. Quelli si che, per loro, sono centri fitness ma vedi te la differenza antropologica.

E come i turisti bianchi trovano in Africa un comitato di accoglienza con folklore locale, e danze nel deserto, i nordafricani amano incontrare dei pescatori urlanti al porticciolo di Lampedusa. Con grida che solo all'incauto cronista sembrano di protesta, in un tentativo di ricacciare i migranti in mare, ma che in verità fanno parte del pacchetto turistico pensato per gli ospiti nordafricani.

E noi che non ce ne eravamo accorti, meno male che Il Giornale c'è.
la fonte:http://www.ilgiornale.it/interni/e_santoro_ora_arruola_i_clandestini_radical_chic/26-03-2011/articolo-id=513844-page=0-comments=1
(red) 29 marzo 2011

Ghandi, Guevara, Impastato sulle banconote: Si batte moneta locale per gli immigrati


Riace batte Mineo, dove gli italiani convivono con gli stranieri. Nel paese calabrese, per i rifugiati il sindaco Lucano si è inventato banconote con la faccia di Gandhi per sopperire alla lentezza dei fondi per l'asilo e dice: "A Mineo c'è un centro di detenzione che costa, noi con 24 euro a persona copriamo tutte le spese".
di RAFFAELLA COSENTINO

RIACE - Il Mahatma Gandhi sulle banconote da 50 euro, Martin Luther King su quelle da 20, Che Guevara e Peppino Impastato sui tagli da 10 e il cuore grande dei piccoli comuni sulla cartamoneta da 1, 2 e 5 euro. Battere moneta locale è solo l'ultima trovata per aiutare i rifugiati del sindaco di Riace, Domenico Lucano, ormai noto come "Mimmo il curdo" o "Lucano l'afghano". Un primo cittadino per cui la fascia tricolore è riduttiva, visto che amministra un comune in cui eritrei, etiopi, somali, ghanesi, afghani, palestinesi e serbi convivono pacificamente fra loro e con gli italiani. Nel piccolo centro della locride, non solo gli stranieri sono ben accetti, sono addirittura richiesti per salvare il borgo dal suo destino di inesorabile declino demografico e sociale.

L'accoglienza nei piccoli centri. Seppure le cronache di questi giorni da Lampedusa a Ventimiglia sembrano negarlo, in Italia l'accoglienza è possibile. Riace, con appena 1800 abitanti, ha aperto le porte a ben 230 rifugiati e richiedenti asilo e ha fatto di questo una politica vincente. Dando un tetto e borse lavoro alle famiglie straniere ha impedito la chiusura delle scuole per mancanza di bambini, ha ridato vita alle tante case lasciate vuote e abbandonate per sempre dagli emigranti calabresi. I vecchi abitanti non torneranno più dal Canada, dall'Australia, dall'Argentina. I nuovi arrivano con il Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo.

L'idea della moneta locale. Ma il ripopolamento è più veloce del tempo che ci mettono i finanziamenti pubblici a entrare nella disponibilità del comune. "Ci vogliono sei o sette mesi", dice Lucano. Per ovviare a queste lentezze burocratiche che non tengono conto della spesa quotidiana, il sindaco calabrese ha deciso di coniare la sua cartamoneta. Ci ha fatto stampare sopra i ritratti dei suoi riferimenti politici e sociali e ha dato le banconote ai rifugiati beneficiari, che con quelle vanno a fare acquisti nelle botteghe del paese. I negozianti le collezionano alla stregua di un ticket mensa e poi battono cassa al comune quando arrivano i fondi dello Sprar.
200 euro a persona per il vitto. "Usiamo questo sistema per incentivare l'economia locale - afferma il primo cittadino - così rendiamo autonomi i beneficiari e questo è importantissimo per le relazioni umane in paese, inoltre la nostra spesa diventa molto trasparente e verificabile". Per il vitto, i rifugiati hanno diritto a 200 euro a settimana, questo vuol dire che una famiglia di 4 persone ha 800 euro per vivere e non paga l'alloggio. Tutto in cartamoneta locale, quasi a conferma del fatto che Riace è l'isola che non c'è: un posto in cui si trova una casa a chi non ce l'ha, si convive a dispetto delle differenze di lingua, cultura e religione e quando non ci sono i soldi, si stampano in loco all'istante.

Wenders: A Riace la vera utopia. I progetti d'accoglienza hanno creato posti di lavoro per i giovani e questa storia è diventata celebre in tutto il mondo. Il regista Wim Wenders vi ha girato il primo documentario d'autore in 3D e ha dichiarato a Berlino che "'La vera utopia non è la caduta del muro, ma quello che è stato realizzato in alcun paesi della Calabria, Riace in testa".

Un modello efficace e lo Stato risparmia. Un esempio di primaria importanza perché dimostra che, prima del "villaggio della solidarietà" di Mineo, il sistema d'asilo in Italia funzionava, pur con tanti limiti. La ricetta era quella di integrare piccoli gruppi di rifugiati e richiedenti asilo distribuendoli sul territorio nazionale in accordo con le comunità locali. Soprattutto con questo sistema i costi per lo Stato erano contenuti. Per queste ragioni, le pincipali organizzazioni umanitarie che si occupano di rifugiati, tra cui il Cir, l'Alto commissariato Onu (Acnur) e il Centro Astalli, si sono opposte alla decisione del governo di trasferire al Residence degli Aranci tutti i richiedenti asilo dei centri d'accoglienza d'Italia (Cara).

E le commissioni territoriali. Senza contare che devono traslocare anche tutte le commissioni territoriali che esaminano le domande di protezione internazionale. Tuttavia, nel paese in provincia di Catania è ormai pienamente in funzione il mega campo militarizzato lontano dal centro abitato in cui sono già arrivate quasi 1800 persone. Nessuno conosce al momento i costi di questa operazione, ma sicuramente parliamo di più di 30 euro a persona a cui va aggiunto il canone d'affitto alla ditta Pizzarotti di Parma.

Un centro militarizzato imposto dall'alto. "A Mineo è stato attivato un centro di detenzione contro la volotà delle comunità locali - dice il sindaco Lucano - come si può parlare di accoglienza quando è sorvegliato da Polizia e Carabinieri? A Riace non ci sono, non ce n'è bisogno". Il modello di cui è testimonial migliora la qualità della vita di tutti, italiani e stranieri, a costi più bassi. "Riceviamo circa 24 euro a persona accolta - spiega ancora il primo cittadino calabrese - una quota in cui sono comprese le buste paga degli operatori, gli affitti delle case, le utenze domestiche, le spese mediche e di scolarizzazione e anche le borse lavoro".

(04 aprile 2011)
repubblica.it

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