sabato 9 maggio 2020
MILANO NON SI FERMA,MILANO RESTATE A CASA,MILANO SI RIPARTE,MILANO SI RIFERMA?
Com'è vero che in un batter d'occhio in politica si fa presto a cambiare idea e prendere decisioni che sono il contrario di quelle prese il giorno prima,le scuse e le ammissioni di colpa se ci sono le si dicono a bassa voce,mentre i proclami si sbandierano ai quattro venti.
Ce li ricordiamo il sindaco Sala e il segretario Pd Zingaretti volato in fretta e furia da Roma a fine febbraio a fare gli aperitivi a Milano(poi l'attuale Presidente della Regione Lazio si ammalò subito dopo di Covid-19),la città che non si ferma,o Gori a Bergamo della città che corre(vedi:madn spunta-fuori-un-nuovo-untorelultra ),mentre ora tutto il contrario,a Bergamo dopo centinaia di morti e Milano che era la roccaforte capitale della Lombardia che delegava alle province circostanti il lazzaretto regionale per non farsi infettare.
Le immagini ritrite dei navigli che sembrano essere piene di gente con focali che chi s'intende un poco di fotografia,nemmeno tanto,sanno che l'effetto schiacciato è illusorio,hanno dato adito a sparlare di qualche decina comunque di rincoglioniti come principali nuovi untori senza nemmeno accusare apertamente la gestione regionale da cani che ha provocato la metà delle morti in Italia dovute al coronavirus.
L'articolo di Contropiano(milano-gli-spensierati-complici-dello-sceriffo-sala )parla di questa presa d'autorità di Sala che minaccia nuove restrizioni per via di quattro gatti mentre non vede,o meglio finge di non accorgersene,che il male è lì a poca distanza,basta guardare verso il Pirellone, parafrasando l'ormai troppo citato e stufo saggio che indica la luna e lo stolto che guarda il dito.
Milano. Gli spensierati complici dello sceriffo Sala.
di Nico Vox
Ma se negli States, comportamenti definibili demenziali quali quelli di partecipare a party, denominati per i tempi che corrono “Covid-19”, rischiano di rappresentare una coazione a ripetere e di per se pericolosi nella sua diffusione, come chiamarli quelli che nella Milano delle movide sui Navigli, in un sol giorno, han visto una loro riedizione?
Stupidi ed incoscienti? Oppure insofferenti a 2 mesi di clausura forzata? In entrambe le domande, le risposte più semplici ma nel contempo più naturali, identificano questi atteggiamenti, esplosi all’improvviso, come iper-soggettivistici, noncuranti di preoccupazioni che, al contrario, invece pervadono e preoccupano migliaia di lavoratori, costretti da lunedì 4 maggio, al rientro nei luoghi di lavoro.
E chi se ne è avvantaggiato è stato il prode sindaco di Milano, Sala, al quale non è sembrato vero il poter ripetere con altre parole, ma non con altri intenti, la “Milano non si ferma” con “Milano deve riprendere a lavorare”, ma non a divertirsi.
E i nostri baldi frequentatori dei Navigli questa volta gli hanno dato una mano, visto che non solo l’ex capo di Expo 2015 li ha sgridati come si fa ad uno scolaretto che ha appena compiuto una marachella, ma ha addirittura sottolineato con voce perentoria, che le sue dichiarazioni sono li ad essere come un vero e proprio ultimatum.
Chi dovremo ringraziare se e quando la scure della repressione, quella che si è materializzata a Milano il 25 Aprile, diventerà ordinaria amministrazione nel tentativo di “contenere” nuove e vecchie forme di protesta civile, come potrebbero essere i flash mob o molto più semplicemente lo stare in piazza o nelle strade con le giuste precauzioni di salvaguardia dal possibile contagio, mantenendo le distanze consentite dal decreto di marzo e che potrebbero subire antichi comportamenti delle “forze dell’ordine” così pesanti e massivi come avvenuto in via Padova, proprio in occasione della Festa della Liberazione?
Detto questo, non resta che sottolineare la gravità “dell’avvertimento” di Sala, il quale, giunto a questo punto, ricorda da vicino le puntuali esternazioni da sceriffo dell’omologo di Fontana, nel ruolo istituzionale, De Luca, presidente a sua volta, della Giunta Campana, sempre attento a rievocare, anche con l’innata vocazione vocale e posturale, un “condottiero” di quel tempo che fu.
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