venerdì 15 maggio 2020

LA LOMBARDIA "PRIVATA" DELLA SALUTE


Basta austerity - Ma perché tutti questi soldi spesi male ...
E' doveroso il ritorno per puntualizzare lo stato in cui la regione Lombardia,la più colpita dagli effetti del coronavirus al momento e con ampi margini di ulteriore vergognoso e tragico aumento nelle prossime settimane,condannando nuovamente l'operato della giunta e dei due imbecilli Fontana e Gallera(vedi:madn arrestateli-subito )che ribadiscono le ennesime balle sul come la regione abbia contenuto meglio di altre il contagio.
Al momento la Lombardia ha un terzo dei casi accertati(con tamponi in numero percentuale minore di altre regioni,e che si pagano di tasca propria),la metà dei morti ed un trend in aumento,cosa che è il contrario che nel resto della nazione.
La gran parte delle rsa regionali hanno avuto un terzo di deceduti a singola struttura,c'è il solito scaricabarile delle colpe prima ai cinesi(i famosi primi presunti untori)poi al governo,hanno nel mezzo della pandemia comprato pagine di quotidiani per difendere il"modello Lombardo"e continuato a fare propaganda nonostante i numeri li condannano senza possibilità di replica.
Ma la perla di tutto questo marciume è l'ospedale in fiera di cui si parla nei due articoli proposti(contropiano leffimero-ospedale-milanese e left la-piramide-di-fontana-e-gallera )e dove c'è ampia dimostrazione dell'inettitudine criminale recidiva della sanità regionale della Lombardia,rappresentata da due tra i più spregevoli e odiosi rappresentanti figli della politica marchettara e propagandistica leghista e del centro destra in generale,senza riuscire a fare nulla di concreto,anzi sommando danni,complici e sostenitori dell'aziendalizzazione ospedaliera del comparto pubblico foraggiando il settore privato da decenni.

L’effimero ospedale milanese.

di  M. D. 
Secondo il dott. Antonio Pesenti, responsabile dell’Unità di Crisi della Regione Lombardia per le terapie intensive, l’Ospedale della Fiera di Milano, voluto dalla giunta Fontana e inaugurato con grande strepito ai primi di aprile, potrebbe essere smantellato già alla fine del mese di maggio.

“Questo ospedale sarà il simbolo della battaglia vinta contro il Coronavirus e sarà il simbolo della ripresa della Regione”, aveva tuonato il governatore lombardo Fontana. Speriamo non sia così, perché vorrebbe dire che la ripresa si trasformerà in un clamoroso disastro.

Era apparso subito chiaro che l’operazione Ospedale Fiera era sbagliata e continuava a ripercorrere la strada fallimentare dell’ospedale d’”eccellenza” lombardo.

Il progetto era palesemente di difficile realizzazione per la difficoltà a reperire il personale necessario e le attrezzature e anche sbagliato dal punto di vista medico, poiché non può essere funzionale un ospedale con la sola terapia intensiva e senza le altre competenze specialistiche che la devono sostenere.

Inoltre, era evidente la provvisorietà di un ospedale realizzato negli spazi della Fiera, che ben presto dovrà confrontarsi con la necessaria ripresa della sua attività.

In breve, dalla sua apertura sino a oggi l’Ospedale Fiera ha ospitato una decina di pazienti a fronte di uno spreco di 21/26 milioni di euro – cifre chiare non ne sono state fornite – che avrebbero potuto essere impiegati per riadattare strutture permanenti inutilizzate, per la prevenzione e assistenza territoriale e per l’aumento del numero di tamponi; cioè per quelle esigenze che oggi sono fondamentali per immaginare una ripresa meno pericolosa delle diverse attività in Lombardia.

Tra l’altro il governo, in vista di probabili riacutizzazioni dell’epidemia, ha chiesto alle regioni di mantenere una riserva di posti letto di terapia intensiva e sembra che la struttura della Fiera non possa garantire gli standard indicati dal Ministero della Salute.

In pratica, si rischia di dover spendere altri soldi per costituire tale “riserva” negli ospedali sul territorio, per non correre il rischio di trovarsi impreparati a nuove eventuali emergenze. Questo avendo sprecato donazioni private e fondi pubblici che hanno contribuito in parti uguali al costo di questo ospedale rivelatosi inutile.

Il clamoroso fallimento del progetto dell’Ospedale della Fiera è la palese conferma della Caporetto della giunta leghista che ha interpretato l’emergenza Covid-19 come un problema di terapia intensiva, dimenticando completamente tutte le altre strutture sanitarie più utili a prevenire e contenere il fenomeno.

Una giunta che continua tenacemente a favorire il privato, anche per quanto riguarda i test sierologici a cui alcune imprese od organizzazioni potrebbero voler sottoporre i propri lavoratori e collaboratori.

Tali test si potranno effettuare solo in strutture private e se una persona risulterà positiva dovrà in seguito sottoporsi a tampone, a un prezzo calmierato di 62 €, ma solo per i tamponi e reagenti attualmente disponibili. In futuro non si sa.

Si tratta comunque di un ennesimo regalo ai laboratori privati e della dimostrazione della non volontà della giunta lombarda di farsi carico dei problemi dell’epidemia, come sarebbe doveroso in un caso così grave.

Parallelamente, la giunta regionale lombarda non prende in considerazione il cosiddetto test “pungidito”, di pratica molto semplice e veloce e di costo assai modesto – tra i 5 e i 10€ -che potrebbe essere adatto allo screening di massa di aziende, di scuole e di comunità. Un test tra l’altro facilmente ripetibile e la cui risposta è rapida.

E’ vero che tale test non garantisce certezza sulla contagiosità della persona, ma solo sul suo avvenuto contatto con il virus ed è soggetto a errori, ma è così anche per il test sierologico attraverso prelievo in vena. Ci si chiede quindi perché non possa essere considerato utile.

Inoltre, sulla questione dei test sierologici, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo sul comportamento della giunta Fontana, scaturito dalla decisione della Regione di revocare la manifestazione d’interesse (preliminare per la gara) aperta il 6 aprile, decidendo per l’affidamento diretto senza valutare quindi altre offerte, alla ditta Diasorin.

Questa indagine si aggiunge a molti altri esposti presentati dai familiari di anziani deceduti nel Pio Albergo Trivulzio, di lavoratori del Don Gnocchi di Milano, dei portavoce nazionali di Potere al Popolo e di altri cittadini colpiti da lutti che probabilmente potevano essere evitati.

La situazione che si configura è non solo di incapacità, ma anche di corruttela politica e di incuranza della salute, ma anche delle condizioni di vita dei cittadini lombardi che ha caratterizzato le giunte di destra degli ultimi decenni in Lombardia. Per questo si motiva la richiesta di revoca dei poteri alla giunta regionale nel suo insieme e non solo per l’assessorato al welfare.

Infatti, non ha senso pensare a una destituzione – pur giusta – dell’assessore Gallera senza prendere in considerazione la politica complessiva seguita dalla giunta, che ha propugnato la parola d’ordine dell’aziendalizzazione nella sanità ma anche di tutti gli altri settori, come i trasporti e la formazione professionale, con relative privatizzazioni.

Il malgoverno della Lombardia si articola in tutti i quadranti sociali anche se oggi si avverte maggiormente nella sanità. Questa politica, nella sua complessità, nella suo avere pervaso tutti i settori della società, porta oggi la Lombardia ad avere il triste primato dei contagi in Italia e la più alta percentuale di decessi nel mondo rispetto ai contagiati.

Si tratta quindi di rilanciare la presenza pubblica nella gestione della società, nella sanità come in tutti gli altri campi della vita produttiva e sociale. Questo si potrà fare solo se la giunta Fontana se ne andrà.

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La piramide di Fontana e Gallera.

di Giulio Cavalli
L’ospedale anti Covid alla Fiera di Milano voluto dalla giunta lombarda sta per chiudere. Costo dell’operazione: 26 milioni di euro. Pazienti curati: 25. Un flop monumentale

Dunque l’ospedale faraonico anti coronavirus in Fiera a Milano, fortemente voluto dal duo tragicomico Fontana-Gallera, chiuderà i battenti. Per fortuna non ci sono stati abbastanza malati per riempirlo e, soprattutto, per nostra sfortuna il disastro della programmazione lombarda dal punto di vista sanitario può essere fotografato con il suo smantellamento.

L’avevano tanto desiderato, i capi della Lombardia, con quel desiderio che li coglie ogni volta che c’è da edificare, da innalzare, da costruire spot e propaganda. Fa niente che la stragrande maggioranza dei medici chiedesse con quei soldi di rinforzare le strutture esistenti e fa niente che tutti ne avessero contestato la mancanza di personale e la zona troppo periferica per poter lavorar in rete.

Costo totale dell’operazione: circa 26 milioni di euro. Immaginate cosa si sarebbe potuto fare con una cifra del genere: medici e infermieri assunti, tamponi, tracciamento, telemedicina. Di tutto.

L’hanno inaugurato il 31 marzo 2020 con quelle inaugurazioni che piacciono tanti ai berlusconiani e ai leghisti, con l’icona di Bertolaso in prima fila, con un bel assembramento che li ha svergognati sui giornali di tutto il mondo.

Avrebbe dovuto avere 600 posti: alla fine ne ha avuti 200. Per 25 ospiti in totale. Oggi sono tre, anche se non ci sono conferme ufficiali. È costato un milione di euro a paziente, fate voi.

Ce l’hanno presentato come la soluzione a tutti i problemi, è stato contestato da tutti i medici («fa ridere i polli» disse il professore Gattinoni) e ora viene spazzato via totalmente. Non rimarrà niente. O almeno, quasi niente: quei 26 milioni sono passati di mano in mano e hanno ingrassato chi dovevano ingrassare.

Intanto a Bergamo costruivano un ospedale da campo in pochi giorni e con la collaborazione gratuita di ultrà e alpini, per dire.

L’ospedale temporaneo in Fiera è la piramide di Fontana e di Gallera, un monumento innalzato mentre servivano buone pratiche e cure. A differenza delle piramidi vere non rimarrà nemmeno un mattone ai posteri ma la vergogna sì, quella rimarrà tutta.

A proposito: si difendono dicendo che sono soldi delle donazioni. Chiedete ai donatori come sono felici, se vi capita.

Buon giovedì.

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