Le ultime notizie che giungono non da asteroidi che viaggiano a mille anni luce da noi,ma dalla Lombardia,pianeta terra,vogliono fare pagare ai cittadini i test sierologici e gli eventuali tamponi ai cittadini,presso i laboratori privati ovviamente(vedi il secondo contributo :milano.corriere.it/notizie/cronaca ),davvero vivono in un altro pianeta e sono stati presi in balia degli eventi ormai da tre mesi.
Una regione peggio che in stato comatoso senza possibilità di ritorno,in tanti parlano di commissariamento(contropiano regione-lombardia-meravigliateci )ma l'arresto,il fare vedere che un minimo di giustizia in Italia è rimasto,fare pagare chi ha sbagliato fin da subito e non vuole correggere il tiro,anzi non rimpiange nulla di quello che ha fatto(vedi:madn la-regione-lombardia-comincia-far parlare gli avvocati e link allegati).
Non finisce tutto qui,leggendo il primo articolo proposto(www.linkiesta.it ospedale-fiera-milano-fontana-chiude )l'ospedale che doveva essere dei miracoli a breve chiuderà nella vergogna più totale,un'arma a salve sfoderata per mera campagna propagandistica,un buco nell'acqua colossale,una totale sconfitta della regione lombarda governata da criminali ed incapaci.
Poco più di una decina di pazienti per questo tanto decantato ospedale in fiera,mentre tutti o quasi i nosocomi regionali erano al collasso,con centinaia di morti tra i pazienti e i lavoratori,l'ennesimo spreco di denaro servito per farsi belli,cosa non riuscita e per questo i responsabili,Fontana e Gallera per primi,la devono pagare cara.
Il grande flop | Il super-ospedale in Fiera aperto il 6 aprile chiuderà tra due settimane.
di Linkiesta
Ha una capienza di 205 pazienti ma ne ha ospitati finora solo 25. Realizzato in tempi record con 21 milioni di euro, doveva essere il simbolo del rilancio della Regione nella lotta al coronavirus. Ne ha segnato il fallimento.
Un flop totale. L’ospedale allestito in corsa dalla Regione Lombardia alla Fiera di Milano potrebbe chiudere in un paio di settimane. Lo riporta il sito Fanpage.it, che intervista il professor Antonio Pesenti, primario di anestesia e rianimazione del Policlinico di Milano, nonché responsabile dell’Unità di crisi della Regione per le terapie intensive.
L’astronave – Bertolaso dixit – non è mai decollata. L’unica cosa che ha preso il volo, però, sono stati i 21 milioni di euro pagati in tutta velocità per allestire una struttura con una capienza di 205 pazienti, che però ne ha ospitati finora solo 25. Al momento sarebbero solo tre.
Inaugurato con grande solennità (e scarso rispetto delle norme di distanziamento sociale) dopo un mese di lavori, si è trasformato quasi subito, almeno per molti, nel simbolo del fallimento lombardo nella lotta al coronavirus.
Pesenti non è d’accordo: a suo avviso il nuovo ospedale era nato per essere una «scialuppa di salvataggio» e fornire letti in più per pazienti in terapia intensiva. Al 10 marzo, sottolinea, «nessuno poteva prevedere dove si sarebbe fermata l’epidemia e le previsioni erano catastrofiche. Si parlava di 140mila posti di terapia intensiva solo in Italia».
La richiesta dei medici è stata ascoltata dalla direzione sanitaria ed è partito il progetto, «come hanno fatto i cinesi, gli inglesi, gli spagnoli». Agire nell’emergenza con una nuova struttura.
Tanti restano scettici. L’ospedale, alla fine, non è servito («Per fortuna il 6 aprile, il giorno in cui la Fiera è stata consegnata, il numero dei ricoveri ha iniziato a scendere», ha aggiunto), ma il fatto stesso che sia stata concepita una struttura centrale per ospitare i pazienti – quando piuttosto serviva individuare i focolai e isolarli, anziché raggrupparli – è un segno ulteriore della confusione ai vertici della Regione.
Alla quale vanno sommati i ritardi sulla fornitura di mascherine e tamponi, i disguidi (per essere benevoli) nel coordinamento con le strutture locali e, infine, la comunicazione zoppa e disorientata.
E adesso? Con i contagi in calo e i reparti di terapia intensiva ormai sollevati dall’emergenza, si pensa anche alla completa dismissione.
Proprio così. «A breve chiuderemo le attività», cioè tra due settimane. Anche perché il governo sta lavorando a un decreto che, per prevenire altre emergenze, obbligherà le Regioni ad avere una scorta di posti in terapia intensiva.
«Se la Fiera corrisponderà ai requisiti che saranno richiesti, allora resterà in piedi». Altrimenti «verrà chiusa o smantellata, quello che c’è dentro impiegato in altri ospedali o altre attività di assistenza». Una fine ingloriosa.
Ma per i vertici della Regione è quasi una fortuna: avranno l’opportunità, insperata, di cancellare più tracce possibili della loro gestione della crisi.
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L’assistenza
Lombardia, sì ai test sierologici Covid da privati: tampone obbligatorio per i positivi, al prezzo di 62,89 euro
Non c’è un prezzo stabilito per i prelievi del sangue, mentre per il tampone il prezzo consigliato è di 62,89 euro. I contagiati segnalati all’Ats. Le regole per le aziende.
Via libera ai test del sangue proposti da privati per trovare gli anticorpi al coronavirus. Con l’obbligo di sottoporre i positivi anche al tampone (da acquistare al prezzo consigliato di 62,89 euro) e di non togliere energie alle analisi per il pubblico. La Regione detta le linee guida per l’esecuzione al di fuori del Sistema sanitario regionale dei test sierologici, utili a dire chi si è imbattuto nel Covid-19 ma non in grado, al momento, di dire chi è ancora contagioso. Le delibere tanto attese sono arrivate ieri. L’assessore alla Sanità Giulio Gallera (FI) sottolinea che «il test sierologico non ha una valenza diagnostica, ma epidemiologica, quindi abbiamo previsto che per certe comunità o gruppi, come le aziende, si possa fare uno screening» per capire come il virus si sia diffuso.
Chi lo propone dovrà occuparsi di tutto, dall’acquisizione dei test sierologici ai contatti con i laboratori per le analisi. Ed è tenuto ad acquistare preventivamente un numero di tamponi pari al 10 per cento del personale che desidera sottoporre allo screening. Anche il tampone sui positivi agli anticorpi da coronavirus sarà a carico dei privati, visto che la rete del sistema sanitario regionale ha già molto lavoro. I positivi saranno anche segnalati alle Ats per essere monitorati, così come dovrà essere comunicato l’avvio dell’indagine con tutti i dettagli (più sotto, la procedura nel dettaglio). Dato per assodato che i laboratori non potranno processare meno tamponi di quanti ne analizzano oggi, l’incremento di produttività dovrà essere destinato all’80% al pubblico e al rimanente 20% alle richieste del privato. La tariffa di riferimento per i tamponi è 62,89 euro, mentre non c’è un prezzo consigliato per il test sierologico.
Le due delibere suscitano le critiche dell’opposizione in Regione. «La Lombardia parte in ritardo e non risolve il Far West che si è già creato — dice il capodelegazione del Pd in commissione Sanità Gian Antonio Girelli —. Molte aziende hanno riaperto il 4 maggio, eppure le regole sui test arrivano solo oggi. La Regione dà il via libera ai tamponi a pagamento, quando da tempo denunciamo che se ne fanno troppo pochi e ci è stato risposto che il problema è la carenza di reagenti. Evidentemente non è così». E il consigliere Massimo De Rosa (M5s) si chiede: «Per quale motivo Regione ha atteso oltre un mese?».
Il Pirellone ridefinisce anche una delle regole per il ritorno in comunità di chi è stato in isolamento durante la fase di lockdown. Solo i casi accertati di Covid dovranno sottoporsi a doppio tampone finale. I sospetti della Fase 1 potranno uscire dopo 14 giorni senza sintomi o lontani da un caso accertato e a loro verrà proposto, su base volontaria, il test sierologico pubblico. Per tutti i pazienti sospetti della Fase 2, invece, è previsto un tampone in tempi rapidi e l’isolamento dei contatti. Anche loro verranno sottoposti a tampone se avranno sintomi o, in assenza di sintomi, a fine quarantena.
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